Archive for giugno 2022

ERIK, FAAX, GIOVANNI SALERNO, FERRETTI, SHEDDY, CARLOMANZO: SINGOLI

IL SINGOLO DELLA SETTIMANA

Erik
Ehi, sai cosa c’è?
Gradevole pop con retrogusto beat per questo pezzo firmato da Giuseppe Stalfieri, in arte Erik, originario di Francavilla in Sinni, Basilicata.
Video festaiolo a bordo piscina per un pezzo che anticipa il disco di esordio di prossima uscita e fa parte della colonna sonora del film “E Buonanotte” di Massimo Cappelli.

GLI ALTRI

Faax
Seck’s
Moving Beyond ADA Music Italy
Nuovo singolo per Fabio Cannavale, rapper romano classe ’92 che da un paio di anni ha rilanciato la propria attività, pubblicando una manciata di singoli.
Tribolazioni sentimentali assortite, espresse con un rap ‘all’italiana’ di stampo decisamente classico, ma che si fa apprezzare per i toni non troppo sopra le righe e per la chiarezza di esposizione.

Giovanni Salerno
Vieni via con me
Digital Distribution Bundle
Apprezzato DJ e produttore, Giovanni Salerno esce con questo brano tipicamente estivo, con annesso video balneare e festaiolo.
I giovani Arianna Truncè – soprattutto – e Giuseppe Giovinazzi interpretano questo pezzo solare, dedicato alla speranza che una classica ‘storiella’ estiva possa diventare qualcosa di più.
Il ritornello resta, tanto basta.

Ferretti
Appunti di Vita
Ci prova, Mattia Ferretti da Mogliano (provincia di Macerata), a proporre il suo personale mix di rap, decisamente orientato al pop, e sonorità rock; ad aiutarlo, ha chiamato Andrea Mei, uno che di ‘rock italico’, se ne intende, avendo collaborato con Nomadi e Gang.
L’esito è però abbastanza fiacco, offre l’impressione di elementi giustapposti, anziché di un insieme coerente.
Il tutto messo al servizio di un testo dedicato alla necessità di (ri)valutare sé stessi, apprezzando ciò che si è.
Le idee di fondo, sonore e testuali, sono apprezzabili, ma c’è da lavorarci.

Sheddy
Fotoreporter
Digital Distribution Bundle
Voglia di divertirsi senza pensare troppo al domani, a fianco alla propria ‘lei’, magari sulle rive del Trasimeno, dove è ambientato il video, in questo nuovo pezzo del perugino Edoardo Chiocci, alias Sheddy.
Rap-pop leggero, adatto alla stagione.

Carlomanzo
Premi Oscar
Visory Indie

I ‘Premi Oscar’ del titolo sono quelli che Carlomanzo – giovane cantautore di Salerno già con qualche singolo all’attivo – avrebbe sul comodino se girasse un corto amatoriale per ogni sua pippa mentale… immagine inserita in un brano tipicamente incentrato su insicurezze e indecisioni tipiche di un’età che si vorrebbe adulta, ma ancora non ‘matura’.
Pop gradevole, non eccessivamente ammiccante.

RICCARDO RUGGERI, “NON CI ASPETTA NESSUNO (SE NON MILIARDI DI FOTO)” (VINA RECORDS / ADA MUSIC ITALY)

Riccardo Ruggeri esordisce da solista dopo una decina di uscite nell’ambito di vari progetti, con un lavoro che vuole essere la ‘summa’ di quindici anni di viaggi, incontri, collaborazioni aggiunti ad anni di studio e ricerca nell’ambito di voce, improvvisazione, etnomusicologia.
Dodici brani all’insegna di un’elettronica fatta di dub, dance, synth e via dicendo, primnra qua e là a prendere derive rock, strizzare l’occhio al funk, aprirsi a paesaggi a western o a suggestioni mediterranee.
Su tutto domina l’interpretazione di Ruggeri, tra la strafottenza di un Morgan, l’ironia di Gaber, sperimentazioni che possono ricordare vagamente Dalla.
Lo affiancano qua e là alcuni compagni di strada, in sede di produzione, talvolta agli strumenti; la vocalist milanese Emma Elle unica ‘voce ospite’, in ‘Pharmakon’.
“Non ci aspetta nessuno” è soprattutto un profluvio di parole, critiche ai media, ricordi più o meno lontani, riflessioni sul mondo della musica ai tempi del web e degli algoritmi..
Un lavoro per certi versi quasi arrogante nel modo di (im)porsi; arrogante, a ragione veduta.

MARCO BONVICINI, “WILD SILENCE” (NEW MODEL LABEL”)

Ha una storia lunga e articolata, Marco Bonvicini: dal prog, al funky fino al rock senza troppe etichette; dalle band alla carriera solista, alle numerose e svariate collaborazioni.
Nuovo capitolo della vicenda discografica del cantautore bolognese, “Wild Silence” trasporta l’ascoltatore in territori sospesi in ‘terre di confine’; decisa l’impronta di certo folk americano contemporaneo, in una formula semiacustica che unita a qualche effetto, dà a tratti l’idea di parole e musica provenienti da un ‘altrove’ vagamente discostato dalla comune realtà.
Costante la suggestione di quegli spazi aperti in cui il ‘Silenzio Selvaggio’ della natura prende il sopravvento sul ‘rumore di fondo’ della società.
La dimensione per certi versi onirica di certi brani, talvolta a lambire territori psichedelici, trova un contraltare in brani da una vocazione più apertamente rock, tinte accese e solari.
Un lavoro dalle tinte variegate, in cui Bonvicini è affiancato da un manipolo di compagni di strada, ad arricchire un ensemble musicale che, facendo praticamente a meno delle percussioni, eccetto un isolato battito di mani, si fonda su chitarre e bassi, piano e hammond, cori di accompagnamento.
Un lavoro capace di farsi riascoltare.

LORENZO CARUCCI, MOLLA, YAEL, SARA LAURE, BABIBEVIS: SINGOLI

IL SINGOLO DELLA SETTIMANA

Lorenzo Carucci
Marta
YPK Entertainment

Una ragazza alle prese con le difficoltà della vita, sentimentali e non, e coi cambiamenti che questi producono su personalità e carattere.
Il clima è solare, ma si avverte una malinconia di fondo, se la protagonista in fondo è costretta a cambiare la propria attitudine per i troppi rimpianti.
Lorenzo Carucci, giovane romano con una già una certa esperienza alle spalle, propone un cantautorato pop efficace e che non rinuncia alla riflessione.

GLI ALTRI

Molla
Ibiza
INRI
Non il brano ‘vacanziero’ che ci si potrebbe aspettare, dato il titolo, ma invece una riflessione sulle proprie mancanze e sul valore che assumono i sentimenti nei momenti di debolezza.
Il nuovo singolo di Molla, alias Luca Giura, barese, oltre che cantautore apprezzato produttore, unisce un testo – scritto da Donato Santoianni – capace di dire qualcosa a sonorità da club, con un retrogusto malinconico.

Yael
Gap
Singolo di esordio per Sarah Tisba, giovane varesina con una formazione lirica alle spalle, che mette le proprie indiscutibili doti canore al servizio di un pop – soul di discreta fattura che strizza l’occhio a sonorità internazionali.
Il brano, scritto da lei stessa, è un incoraggiamento a non abbattersi e a sperare nel meglio anche nei periodi difficili.
Le corna di un animale di montagna che fanno capolino tra le nubi, che campeggiano sull’artwork che accompagna il pezzo, sono il richiamo a chi, apparentemente debole, alla fine ce la fa.

Sara Laure
Habit Serrée
Cosmophonix Artist Develpoment / Altafonte Italia
Come il precedente ‘Prima Donna’, anche questo nuovo singolo di Sara Laure, emergente italo – africana (Sara Laura Roldo all’anagrafe) del panorama pop-soul di casa nostra, è dedicato alla presa di coscienza e alla valorizzazione della propria femminilità.
Un abito può essere un’arma di seduzione, ma ancora prima un elemento di autogratificazione, per valorizzarsi, sentirsi e vedersi attraenti; la seduzione è affidata soprattutto ai suoni, orientati verso suggestioni latine, tipicamente estive.

Babibevis
Self
Vixuniversalmusic

Osaro Bevis Agho, alias Babibevis, esce con un nuovo estratto dal disco “Homeandabroad’.
Inno al volersi bene, all’essere come si è, al sentirsi ‘a posto’ con sé stessi, all’insegna di un pop dai contorni dance, arricchito da qualche suggestione africana – retaggio dell’artista’ – che avrebbe meritato maggior peso.
Parole alla fine anche troppo ‘consolatorie’ e utili fino a un certo punto, specie se rapportate a un mondo che in fondo guarda poco all’indole e al carattere dei singoli e che richiede soprattutto che tutti si adeguino sempre e comunque all’andazzo generale.
L’amor proprio e il ‘volersi bene’ non penso bastino…

FUMETTAZIONI 2.22

Brevi (più o meno) recensioni di letture disegnate.

MYTHOS – HULK
Paul Jenkins e Paulo Rivera (con stile pittorico) rileggono le origini di Hulk, in quello che è uno dei capitoli del progetto ‘Mythos’, che ripresentava le origini di alcuni dei più iconici personaggi della Marvel.
Voto: 7

MYTHOS – CAPTAIN AMERICA
Un riassunto della vita di ‘Cap’, dall’infanzia ‘mingherlina’ all’esperimento che lo renderà una bandiera dei più elevati americani in giro per il mondo, fino all’ibernazione, al risveglio e alla nuova vita di ‘Vendicatore’.
Il tandem Paul Jenkins – Paulo Rivera una garanzia.
Voto: 7

ANT, Vol. II
Dopo il buon riscontro della prima miniserie, Mario Gully e la sua creatura finiscono nel roster della Image, per questa serie regolare.
I primi numeri seguono la falsariga degli episodi precedenti, la protagonista Hannah alle prese con la ricerca della verità su sé stessa e il suo alter-ego, man ben presto tutto si aggroviglia, e soprattutto si perde progressivamente l’interrogativo di fondo, ossia se Hannah stia vivendo una realtà o sono una lunga proiezione della immaginazione.
L’arrivo di uno sceneggiatore aggiunto, Jeffrey Kaufman, non risolve la questione, anzi e così la serie resta monca, chiusa dopo il numero 11. Peccato.
Voto: 6

ANT UNLEASHED
Terzo tentativo, terzo flop. A qualche tempo di distanza dalla chiusura della prima serie regolare, interrotta senza un finale col numero 11, Mario Gully riproponeva la sua creatura, con Mario Turini a contribuire alla parte grafica.
Stavolta ci si gioca la carta dello ‘spiegone’, ma il risultato è che col numero 3 si chiude bottega, anche qui senza chiudere la storia.
Peccato, per un personaggio che aveva delle potenzialità, cui contribuiva anche un aspetto ‘sexy’, ma che poi non ha trovato mai la sua vera strada: l’idea di un personaggio che non si capisce se reale o solo frutto di una fantasia era anche azzeccata e molto intrigante, ma le buone idee di base non bastano, se non si riesce a svilupparle.
Ci sta provando attualmente Erik Larsen, che ha comprato da Gully i diritti, riprendendo le fila del discorso col numero 12 della seconda serie e poi con una nuova serie regolare, di cui sono usciti solo due numeri; a uno sguardo distratto non sembra suscitare la stessa curiosità dei precedenti.
Forse semplicemente Ant ha perso la sua occasione, rimanendo relegata al ricordo o alla (ri) scoperta casuale di pochi appassionati.
Voto: 5

UNITY
Megacrossover in 18 parti, distribuito su varie testate della Valiant, che negli anni ’90 assieme a Image e altri editori insidiò per qualche anno il dupolio Marvel – DC.
Protagonisti tutti i pesi massimi della casa, personaggi come Solar, X-O Manowar, Archer and Armstrong, Magnus Robotfighter, uniti contro la ‘supercattiva’ di turno, intenta a distruggere e ricostruire da capo l’intero creato.
Passo più lungo della gamba, che si risolve in una derivazione della mitologica “Crisis” della DC, con molto meno appeal grafico (ad esclusione di Barry Windsor Smith) e maggiore confusione narrativa, anche frutto della necessità di mantenere il focus dei singoli episodi sui titolari delle testate relative.
Alcuni ‘azzardi’ – rapporti incestuosi suggeriti tra la nemesi e il proprio figlio, alcune scene vagamente osé – peraltro poco funzionali ai fini della narrazione, non salvano la vicenda da qualche sbadiglio in attesa di un finale che cerca di essere originale, non riuscendoci del tutto.
La dimensione gargantuesca non paga: la sufficienza c’è, ma è stiracchiata.
Voto: 6

MOONSHADOW
Moonshadow è il classico fumetto universalmente giudicato come un capolavoro, che non può mancare nella biblioteca di ogni appassionato, etc…
Jean Marc De Matteis, uno che a cavallo tra gli ’80 e i ’90 ha regalato agli appassionati di supereroi, tra le altre, delle indimenticabili sequenze dell’Uomo Ragno e Capitan America, molla il genere e si butta a capofitto in un vortice a cavallo tra fantasy, “Alice nel Paese delle Meraviglie” e “Oliver Twist”, sci-fi e Pinocchio, raccontandoci le alterne vicende dell’omonimo protagonista: un tipico ‘romanzo di formazione’: dramma, gloria, guerra, bizzarrie assortite, dall’infanzia al passaggio all’età adulta (la storia è raccontata dal protagonista, anziano) in quella che viene definita una ‘Fiaba per adulti’, cui si aggiunge un’appendice (superflua) che ci narra sinteticamente cosa è successo successivamente.
Il problema è che De Matteis non è né Carroll, né Dickens né Collodi, non è un maestro di sci-fi, né un gigante del fantasy, anche se quest’opera ha portato molti ad annoverarlo nelle categorie.
Introducendo “Moonshadow”, l’autore afferma come quest’opera sia la sua più personale, in cui si è preso la libertà creativa che i confini angusti di maschere e mantelli non gli avevano consentito.
Sono parole sentite altre volte: l’autore di ‘genere’ che per essere sé stesso scrive tutt’altro.
J.M. De Matteis secondo me resta però innanzitutto uno scrittore di supereroi (che tra l’altro l’hanno portato alla fama, qualcosa vorrà dire) e in questo non può e non deve esserci nulla di male.
Ovvio che sapendo scrivere e non essendo uno ‘scarparo’, “Moonshadow” non è certo un fumetto di serie B.
Tuttavia, mi pare difficile definire ‘capolavoro’ un guazzabuglio poco digeribile (500 pagine, originariamente uscite in svariati albi singoli) di episodi ed eventi che si affastellano uno dietro l’altro, narrati per lo più con le didascalie di una voce fuori campo (siamo al confine tra romanzo illustrato e fumetto), con un lettering in corsivo che risulta ancora più indigesto.
Impreziosito – e sostenuto – dall’estro pittorico di John J. Muth (e, in qualche episodio, Kenth Williams o George Pratt) “Moonshadow”, più che un esercizio di libertà espressiva, appare la ‘solita’ ricerca da parte di uno scrittore ‘di genere’ dell’accettazione da parte della ‘Serie A’, del ‘Salotto Buono’, del ‘posto a sedere alla Tavola dei Grandi’.
C’è questa situazione per cui prima o poi chi scrive fumetti ‘di genere’ è chiamato – o si sente quasi obbligato – a dover dimostrare di saper fare altro, per ottenere una sorta di bollino o sentirsi dire “OK: sei dei nostri”.
C’è il pregiudizio diffuso nei confronti dei supereroi che si porta appresso il complesso d’inferiorità da parte di chi li scrive.
È triste, in fondo, perché lo sforzo di aprire la mente verso altri generi dovrebbe essere di chi legge, non di chi scrive.
Non dubito che De Matteis fosse sincero: il fumetto di supereroi, come succede per altri generi, ha dei codici e pone dei limiti, che però possono essere allo stesso tempo stimoli alla creatività.
Io però non mi sento di unirmi al coro: per me “Moonshadow” non è un capolavoro e soprattutto non è ‘il capolavoro’ di De Matteis: per quello forse consiglierei “L’ultima caccia di Kraven”, saga dell’Uomo Ragno che non arriva 150 pagine: molte meno, ma quanta più forza nella lettura di due personaggi e del loro rapporto.
Certo, non posso discutere un giudizio ampiamente diffuso tra gente di cui va riconosciuta l’affidabilità: “Moonshadow” può essere considerato un capolavoro; pur pensandola diversamente, ne caldeggio comunque la lettura, perché banalmente è l’unico modo per farsene un’idea.
Voto: 6,5

SPIDER-MAN: LIFE STORY
La vita dell’Uomo Ragno dagli anni ’60 al primo decennio del nuovo secolo, raccontata
infrangendo la regola aurea del genere (e non solo): i supereroi non invecchiano.
Seguiamo così decennio per decennio le vicende di Peter Parker, dalla fine di Gwen Stacy alla ‘possessione’ da parte del Doctor Octopus, passando per la ‘famigerata’ ‘Saga del Clone’, modificate tenendo conto del passare del tempo, l’Uomo Ragno che invecchia, i figli che arrivano e crescono, nessun intervento soprannaturale che azzeri la relazione con MJ…
Un divertissement riuscito solo in parte, a tratti un po’ frettoloso, che dovendo scegliere una storia / saga per decennio ha dovuto magari scegliere alcune saghe ‘deboli’ ed escluderne di magari più rilevanti.
Scrive Chip Zdarsky, disegna Mark Bagley, tra coloro che hanno lasciato la loro impronta nell’evoluzione grafica del ‘Ragno’.
Voto: 6

SHE-HULK (2014) 7 – 12
Sequenza di numeri che conclude la serie del 2014 dedicata alla ‘gigantessa verde’, personaggio ritornato recentemente a far parlare di sé per una (a quanto pare, poco riuscita) serie tv.
Al centro, un processo a Captain America per un ‘fattaccio’ successo quando non aveva ancora assunto il ‘Siero del Supersoldato’; in tribunale Jennifer dovrà vedersela con Matt Murdoch (alias Devil).
Gli altri numeri sono abbastanza ‘d’ordinanza’, ma il giudizio sulla serie, scritta da Charles Soule e curata nella grafica da Kevin Wada e Xavier Pulido, resta tutto sommato positivo: la scelta di mescolare legal thriller, ironia e qualche cazzotto, tutto sommato ha pagato.
Voto: 6,5

WEID, SAIMON SAIL: SINGOLI

Weid
Riposo di Angeli
TRB rec.

Un inno al contatto con la natura e alla pace che ne deriva, rapporti umani più ‘pacifici’ con gli altri inclusi.
Il nuovo singolo di Weid, alias Simone Maritano (dalla provincia torinese) cerca una vena cantautorale tra le pieghe di un synth pop per lo più rarefatto, ma disposto qua e là ad assumere tinte più accese.

Saimon Sail
Backseat
PaKo Music Records/Visory Records/Believe Digital
Nuovo singolo per Simone Nuccio, alias Saimon Sail: emozioni a ruota libera dai sedili posteriori di un’auto diretta chissà dove, dichiarazioni d’amore a una ‘lei’ seduta a fianco o forse no.
Per il giovane cantante e autore di Ravenna, un pop in salsa trap senza scosse.

PLAYLIST 5.2022

Periodica selezione di brani e singoli ripresi dalla recensioni del blog.
Come al solito, preciso che non si tratta di una classifica vera e propria, anche se i brani sono comunque ‘ordinati’ in modo crescente di gradimento…

Skay, ‘Bustdown’
Mezzanotte, ‘Lockdown nel petto’
Corpoceleste, ‘Oblio’
Massimiliano Acri, ‘Alta Marea’
Donson, ‘Dimmi che è vero’
Donson, ‘Facile’
Fusco, ‘Comfort Zone’
Kevin Lov3, ‘Catene d’Oro’
Mardy Lava, ‘Lambada senza fine’
Just Jake, ‘Adone e Afrodite’
Quasi, ‘Iqos’
Maria Giulia, ‘Anima Inquieta’
Ruggero Ricci, ‘Coccodrilli’
Solisumarte, ‘Unici’
Mona Lisa, ‘Fruit Joy’
Lara Serrano, ‘Follia’
Serena Celeste, ‘Il Sole Dentro’
Scream, ‘Caso della dottrina’
Alfiero, ‘Lontano’
Donson, ‘Bella Canzone’
Grid, ‘Nomade’
Revman, ‘Tra di noi’
ALIC’è, ‘Sigarette’
Edodacapo, ‘Potremmo essere una cattedrale’
Debora Pagano, ‘Bon Ton’
Sara J Jones, ‘Lloret De Mar’
Trunchell, Et., ‘Braille’
Neim, ‘Solo un secondo (Rossofuoco)
Dafne, ‘Come stai’
Alba, ‘Ciao’
Yko, ‘In the name’
Laplastique, ‘Frastuono’
Strade, ‘Bologna meraviglia’
Il Maestrale, ‘Xanadu’
Factanonverba, ‘Impossibile’
Il Re Tarantola, ‘Aiutiamoli a casa loro comprando le loro lauree’
Stellare, ‘Balena 52 Hz’
Misteriseparli, ‘Do you wanna get some?’
RosGos, ‘Greed’
Ixia, ‘Tutto ebbe inizio’
Fusaro, ‘Morto lui rimango io’

FUSARO, “BUONGIORNO (PER TUTTO IL GIORNO)” (VERTIGO / BELIEVE / EDIZIONI CURCI)

A colpire è la sensibilita, la delicatezza, la capacità di inquadrare emozioni e sensazioni con poche parole, essenziali.
Sembra facile, bisogna provarci.
Non è poi probabilmente un caso che il pezzo ‘augurale’, che dà il titolo all’intero lavoro, sia posto in coda al secondo disco (‘album’ si sarebbe detto una volta) di Fabrizio Fusaro, nel segno della consolidata collaborazione – in testi e musiche – con Ale Bavo (già collaboratore di Subsonica e Levante).
Non è nemmeno un caso che invece il disco si apra con ‘Morto lui rimango io’, una ‘mazzata emotiva’ dedicata a chi per un motivo o per l’altro, ha perso la speranza e si ritrova solo, ad appigliarsi al semplice ‘respiro’ come unica ancora al futuro.
Insomma: si apre con la morte di Dio (scegliete voi se con la ‘d’ maiuscola o minuscola) che ci lascia soli a noi stessi, si chiude con le porte che si aprono alla speranza di una bufera che si ritira, allegoria nemmeno tanto nascosta del lockdown e della sua conclusione.
In mezzo si parla di dubbi e incertezze, errori che non si sa come recuperare, l’affidarsi alla ‘Fortuna’ in mancanza apparente di punti fermi su cui costruire il futuro; si parla di amore e di ricordi d’infanzia, di rapporti padre – figlio.
Una costruzione sonora che parte dalla semplicità di chitarra e / o piano e voce per acquisire profondità e ricchezza con effetti assortiti, ad avvolgere l’ascoltatore.
Fuori da certi ‘radar’, lontano dalla ‘frenesia’ che impone di sfornare singoli a ripetizione da dare in pasto all’usa e getta di YouTube, c’è chi dà voce alle fragilità di questi tempi complicati.

ALBA, EDODACAPO, DONSON, ALFIERO, LARA SERRANO, RUGGERO RICCI, MARIA GIULIA, MARDY LAVA : SINGOLI

IL SINGOLO DELLA SETTIMANA

Alba
Ciao
Delma Jag Records / GrooveMusuc

Napoletana di nascita, romana d’adozione, le proprie ‘affinità elettive’ divise tra la musica e la recitazione: prima “Il Paradiso delle Signore”, ora il primo singolo.
Synth pop dai contorni dance per descrivere il groviglio di sensazioni tra relazioni – sentimentali e non – finite e altre ai primi passi; la consapevolezza di fondo che prima di tutto dobbiamo trattare bene e prenderci cura di noi stessi.
Una voce dai tratti quasi infantili, una corporeità vagamente eterea, Alba Giaquinto, nonostante un brano che resta un po’ irrisolto tra riflessività e leggerezza sonora, sembra avere discrete potenzialità.

GLI ‘ALTRI’

Edodacapo
Potremmo essere una cattedrale
Artist First
Il nuovo singolo di Edodacapo, alias il pugliese Edoardo Trombettieri, è una delicata ballata dedicata alle speranze suscitate da un relazione, nonostante le pause, le separazioni e i tira molla.
Tutto molto semplice, dal testo all’essenziale tessitura chitarra e voce, ma nemmeno troppo: apprezzabile la scelta di un’atmosfera molto raccolta.
Si lascia ascoltare.

Donson
Bella Canzone
LeIndie Music / Artist First
Tutto si può dire di Donson, eccetto che non sia prolifico; Andrea Donini da Brescia continua a sfornare singoli uno appresso all’altro: stavolta una ‘Bella Canzone’ per allontanare quello che non va e per dare voce ai momenti di gioia.
Voce, ukulele e qualcosa di elettronica per due minuti di pop spensierato…
Viene da pensare che, vista la vena creativa, Donson potrebbe andare anche oltre questi bozzetti e cercare di andare oltre esiti che pur ‘diretti’ finiscono per essere un po’ superficiali.

Alfiero
Lontano
Artist First
Originario di Terracina, due lavori sulla lunga distanza all’attivo, l’attività di cantautore affiancata al lavoro di educatore presso una casa famiglia per minori, Andrea Alfiero torna con una riflessione – dedica sull’essre genitori, divisi tra timori e / o paure e l’entusiasmo e la serenità comunicate da chi è appena arrivato o arrivata dal quale farsi portare ‘Lontano’, dai piccoli e grandi problemi della quotidianità.
Voce e piano dominano, inserimenti di archi e altro, per una proposta a metà strada tra Baglioni e Barbarossa.

Lara Serrano
Follia
DistroKid
Già qualche singolo all’attivo, la genovese Lara Serrano torna con un brano che è un po’ un mosaico di sensazioni: dalla propria versione adolescenziale a quella attuale, dalle delusioni ricevute dagli altri allo stare insieme, al fantasticare sul partire per andare altrove.
Il tutto alla fine col desiderio di essere sé stessi e togliersi quella ‘maschera’ che spesso di è costretti a indossare con gli altri per autodifesa.
Un pop con qualche aspirazione cantautorale nel complesso abbastanza fresco.

Ruggero Ricci
Coccodrilli
Orangle Records
Nuovo brano per il cantautore di Lugo (Ra), che ormai già da diverso tempo ha avviato la propria carriera.
Una descrizione varia ed eventuale della varia ed eventuale umanità di cui facciamo parte, uno sguardo non del tutto benevolo, coi ‘Coccodrilli’ del titolo che sullla ‘copertina’ circondano un individuo abbastanza impaurito.
Ci si ferma forse troppo presto (tutto si risolve più o meno in un elenco di ciò che siamo e facciamo) e tutto risulta ulteriormente annacquato da un synth pop abbastanza ‘di maniera’.

Maria Giulia
Anima Inquieta
Nata a Manila, ma cresciuta in Italia, Maria Giulia offre il suo primo singolo, anticipazione di un più corposo lavoro, di prossima uscita.
Una classica ballata intimista, nel segno dell’essenzialità di piano e voce, la cantautrice ad accompagnare nel video la performance pittorica di Sara Auricchio, ‘Anima Inquieta’ ci mette di fronte all’autoritratto di una giovane donna ancora irrisolta, soprattutto nel comunicare la propria vera indole agli altri.
La voce c’è, le cose da dire anche; forse però su tutto aleggia una certa ‘ansia da prestazione’ (comprensibile, visto che è un esordio), che dà un esito in parte un po’ troppo ‘controllato’: qualche sbavatura a volte non è un difetto.
Il video appare un po’ troppo indeciso tra il primo piano dato alla cantautrice e il quadro ‘in fieri’ magari si sarebbe potuto dare pieno risalto alla performance pittorica.

Mardy Lava ft. Lambdabeat, Glitchybot_
Lambada senza fine
LeIndie Music Artist First
Il duo dei Mardy Lava torna con questo pezzo che, come suggerisce il titolo, affonda le radici in uno dei ‘tormentoni’ estivi degli anni ’90, prendendone spunto per una proposta di latin pop impastata di elettronica.
Il ballo e la pista come luoghi dove dimenticare le piccole – grandi crisi quotidiane, specie quelle sentimentali: “del doman non v’è certezza”, insomma…
Tipico pezzo ‘stagionale’, accompagnato dal video di un flash mob organizzato dai ballerini e Carmela Orbello.