Archive for agosto 2012

NAPOLITANO VS LA MAGISTRATURA VS I GIORNALI VS FATE UN PO’ VOI

Premetto che in tutta questa situazione non ci ho capito nulla, del resto in fatto di ‘diritto’ non ci capisco quasi niente, altrimenti avrei fatto giurisprudenza. Comunque, detto in due parole, da quello che ho compreso, l’ex Presidente del Senato Mancino è stato intercettato mentre parlava col Presidente della Repubblica e col suo assistente giuridico riguardo la questione della famosa trattativa Stato – mafia, sulla quale sta indagando la Procura di Palermo. A questo punto Napolitano s’è inca**ato, perché sostiene che il Presidente della Repubblica non può essere intercettato non solo direttamente (ossia quando chiama lui DAL suo telefono), ma anche quando viene chiamato da altri SUL suo telefono, e così ha tirato in ballo la Corte Costituzionale.  Da qui è scoppiato il casino, la faccenda è diventata politica, si è accusato Napolitano di ostacolare il raggiungimento della verità; la cosa è ovviamente passata sulla stampa, si sono verificate le consuete fughe di notizie sul contenuto delle intercettazioni, con conseguente scambio di accuse, la principale delle quali è stata: quando ad essere intercettato era Berlusconi che parlava dei ca**i suoi al telefono andava tutto bene; se ad essere intercettato è Napolitano che parla con Mancino a proposito delle indagini della Procura di Palermo, allora alzate le barricate…  Personalmente, la cosa ha smesso di interessarmi quando è diventata motivo di lite da cronicario tra Scalfari e Zagrebelski: ritengo alquanto avvilente che non si sia messi di fronte allo squallido spettacolo di due vecchi incartapecoriti che litigano a proposito di un loro coetaneo: siamo a livelli di lite da osteria.  Poi l’altra sera mi è capitato di vedere la trasmissione di Mentana, con un altro vecchio, il giornalista Macaluso, uno che a ottant’anni e passa invece di andare alla bocciofila continua a dirigere un giornale (si capisce che odio i vecchi? Ebbene si, odio i vecchi e credo che al compimento degli 80 anni alle persone dovrebbe essere impedito di avere un ruolo di qualsivoglia rilevanza pubblica: avete dato il vostro, basta); tale Macaluso, dallo spiccato accento napoletano, che non si capiva nulla o quasi di ciò che diceva; poi c’era Di Pietro, poi c’era Ferrara che stava lì col solo scopo di cercare di mettere nel sacco Travaglio, altro ospite e poi c’era Boccia del PD, che vabbè, taccio per carità di patria. Insomma, una trasmissione incasinata in cui nessuno, eccetto forse Travaglio, cercava di far capire qualcosa agli spettatori. Travaglio, avrà ragione? Avrà torto?, almeno parlava agli spettatori, gli altri no, parlavano tra di loro. La mia impressione è che si sia davanti all’ennesimo, macroscopico, diversivo: si parla delle telefonate del Presidente Napolitano, perché non si può parlare d’altro, visto che l’intero sistema politico, o quasi, ha appaltato il cervello a Monti; i minatori sardi che si autorecludono sotto terra, l’ILVA, prossimamente la FIAT, le tante aziende in crisi, la benzina alle stelle, la disoccupazione pure, e LORO (i politici e i loro fogli di propaganda, ossia i giornali) hanno trovato il modo di sviare per l’ennesima volta l’attenzione, di parlare d’altro, di scantonare i problemi veri. Chiaramente, la ricerca della verità sulla trattativa Stato – mafia è sacrosanta; veramente, sarebbe sacrosanto pure dire la parola fine su Piazza Fontana, Ustica e la Stazione di Bologna, ma sappiamo come vanno le cose in Italia. Allora, siccome – non nascondiamoci dietro un dito – la ‘trattativa’ sarà l’ennesima questione irrisolta di questa Nazione, forse sarebbe il caso di parlare dei problemi delle persone comuni… Ma di quelli, non ha voglia di parlare nessuno, eccetto Grillo… ah, è vero, ma Grillo  è ‘fascista’ e quindi non ha diritto di parola… Benvenuti in Italia, fine estate 2012…

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A VOI

 

Con una suggestiva cerimonia d’apertura, ‘guidata’ dall’astrofisico Stephen Hawking, si sono aperte ieri le Paralimpiadi.  L’edizione di Londra è già considerata il più grande successo nella storia della manifestazione, per Paesi partecipanti, 80, e riscontro di pubblico: 80.000 spettatori alla cerimonia d’apertura, biglietti quasi esauriti. Un ulteriore passo in avanti verso la ‘parità’: io spero che un giorno non ci sia più bisogno di un evento ‘separato’, organizzato a un mese dalle Olimpiadi dei ‘normodotati’, quando i riflettori si sono spenti e nell’universo mondo ormai il calcio ha proceduto alla solita ‘occupazione militare’ dei media. Speriamo un giorno di vedere tutto organizzato nello stesso periodo, gare per ‘normodotati’ alternate a quelle per i disabili, cerimonie d’apertura e di chiusura comuni. Ci vorrà del tempo, ma prima o poi credo ci si arriverà. Nel frattempo, speriamo di poter assistere bel successo dei nostri, molto ‘quotati’ in numerose discipline, forse addirittura più degli atleti privi di handycap.

LEGGE 40

Sinceramente non capisco cosa ci sia di male nel condurre delle analisi su un embrione per capire se è sano o meno, e nel caso, decidere di non procedere all’impianto,  specie se poi comunque in una fase successiva della gravidanza si può ricorrere all’aborto, procedura tra l’altro pure più pericolosa per la madre. A pensare male si fa peccato, ma viene da pensare che i cattolici puntino poi sul fatto che ormai i medici obbiettori pullulano e quindi: prima si stoppa la diagnosi pre-impianto, poi occupiamo gli ospedali coi ‘nostri’ e rendiamo più complicato interrompere la gravidanza e – solito modo di pensare dei cattolici – imponiamo il nostro modo di pensare perché è giusto, sacrosanto, noi siamo gli unici al mondo in possesso della Verità assoluta e tutti gli altri sono peccatori che devono marcire all’Inferno. E tirano in ballo l’eugenetica, come se poter scegliere se avere un figlio o mettere al mondo un essere umano destinato a soffrire come un cane per tutta la vita fosse equivalente a decidere se mettere al mondo un bimbo alto, biondo e con gli occhi azzurri. Che poi loro sono quelli che ‘tutelano la vita’, ma poi sono gli stessi che sostanzialmente dicono che la ‘vita vera’ è un’altra, quella dopo la morte e quindi se uno soffre durante questa ‘parentesi terrena’ che vuoi che sia,  a ognuno la sua croce. Liberissimi di pensarla così ovviamente, quello che è inaccettabile è che si mettano un gradino sopra agli altri e pretendano di applicare a tutti il loro modo di pensare… Poi tra l’altro vorrei capire: questi si riempono la bocca dalla mattina alla sera con la famiglia… ma quando sono andati al Governo, e ci sono stati parecchio, ultimamente, quando mai hanno fatto provvedimenti per la famiglia? Non sono riusciti ad approvare manco il famoso ‘quoziente famigliare’, e sono sempre partiti da altro: prima, arriva la legge 40, e possibilmente tutti quei provvedimenti che obblighino le persone a mettere al mondo dei figli anche se destinati alla sofferenza, poi (ossia mai) arrivano i sostegni economici alle famiglie che si ritrovano casi del genere in casa. Che poi, in fondo, uno può anche arrangiarsi senza il sostegno pubblico: a ognuno la sua croce…

PATERNALISMO FASCISTOIDE, OVVERO: L’OSSESSIONE DEL CONTROLLO

Siamo al delirio: ieri ascolto al tg le novità riguardanti il cosiddetto ‘Decreto Balduzzi’, dal nome del Ministro della Sanità. Una serie di misure previste (la tassa sui superalcolici), in parte condivisibili (l’imposizione di una distanza minima tra scuole e sale slot)… e poi, il colpo di teatro, in pure stile paternalistico, fascistoide, che tradisce un’autentica ossessione del controllo. In pratica, secondo quanto trapelato, il decreto prevede che per praticare qualsiasi attività fisica, presso palestre, piscine, etc… Si debba presentare il certificato di un medico sportivo. Fino ad ora, tale certificato era necessario solo per l’agonismo. Se quanto suggerito da tv e giornali è corretto, il decreto imporrà che anche per fare due salti in palestra si debba andare a cercare un medico sportivo, laddove fino ad oggi bastava in certificato del medico di famiglia, che per conto mio era già eccessivo, visto che i medici ‘sti certificati te li fanno pagare… bastava anche solo una semplice autocertificazione, della serie: la salute è mia, ci faccio quel ca**o che mi pare.
Invece no. Adesso anche per andare a fare i due proverbiali ‘salti in palestra’ bisognerà andare a cercare un medico sportivo (com’è noto, ve ne sono ad ogni angolo di strada), il quale si farà pagare a peso d’oro una visita medica sommaria e, ben conoscendo il livello di ‘responsabilità’ dei medici al giorno d’oggi, t’inviterà a ritornare armato dei risultati di una serie infinita di esami che ti richiederà di fare onde non prendersi, appunto, la responsabilità di scrivere due righe. Tutto questo ovviamente si tradurrà in lauti incassi per i medici sportivi, ulteriori spese per i contribuenti e un peso aggiuntivo per il Servizio Sanitario Nazionale, che vedrà moltiplicarsi elettrocardiogrammi, esami radiologici, ortopedici e via dicendo.
Col risultato che chi vorrà farsi due vasche o quattro salti, dovrà magari aspettare settimane, se non mesi. Tutto questo per un malinteso concetto di ‘salute pubblica’, un paternalismo inutile, l’ossessione per invadere e mettere il naso nella vita privata dei cittadini.
Mi domando il prossimo passo quale sarà: magari imporranno anche a chi corre nei parchi o per strada di girare col certificato medico appresso, manderanno in giro i carabinieri a controllare e a fermare chi ne sarà sprovvisto? E, aggiungo, considerando che anche il sesso è equiparabile a una discreta attività fisica, prima di farsi una trombata sarà obbligatorio presentare al partner il certificato di ‘sana e robusta costituzione?’. Siamo, veramente, alla follia.
Io capisco che in fondo la motivazione è la famosa prevenzione, il ‘fai gli esami prima per la tua salute… così poi eviti di aggravare il peso sulle casse dello Stato se ti succede qualcosa’ (alla fine tutto si riduce a quello, ai soldi: della salute dei cittadini mica gli frega niente), ma qui veramente siamo all’ossessione di mettere il naso in qualunque aspetto della vita quotidiana delle persone… attendiamo a gloria le telecamere al bagno o in camera da letto.

ROMA – CATANIA 2-2

CAMPIONATO 2012 / 13, Prima Giornata

Gli ultimi avvenimenti, caso Conte in testa, avevano accentuato il senso di ripulsa per il ‘pallone’ che già di mio provo in ogni estate ‘olimpica’, tuttavia ieri sera sono finito sul consueto divano a casa di amici, perché alla fine le partite ti offrono comunque occasioni ‘conviviali’ che vanno colte…

L’esordio della seconda Roma di Zeman offre nè più né meno di ciò che c’era da aspettarsi: una squadra ancora in parte in fase di rodaggio, alla quale non si poteva chiedere certo di partire ‘a 1000’ contro un avversario che, come il Catania, punta a raccogliere più punti possibile nella prima fase del campionato. Una difesa che convince, pur essendo per certi versi ‘da rivedere’, un centrocampo anonimo e per certi versi impalpabile che finisce per limitare le potenzialità dell’attacco. Due reti segnate, entrambe di fattura ai limiti del superlativo, altrettante subite: la prima abbastanza casuale (anche a prescindere dalla dubbia regolarità), perché frutto di un rimpallo fortuito; la seconda invece subita in pieno per un sbilanciamento difensivo. Ulteriore rischio di subire il terzo gol, controbilanciato da un palo della squadra giallorossa. Risultato tutto sommato giusto, ma una vittoria della Roma non sarebbe stata scandalosa.

IL TABELLINO

STEKELENBURG: 6 Inoperoso per tutta la partita, incolpevole sui gol. Prima uscita e ne prende due: si materializzano gli incubi dell’anno scorso, gli auguriamo un campionato meno terrorizzante.

PIRIS: 6 Una delle novità del rivoluzionato pacchetto arretrato romanista, gioca una discreta partita fino al secondo gol, dopo il quale si perde un pò, favorendo l’occasione per il tris catanese.

BURDISSO: 5,5 Prima partita ufficiale dopo mesi di infortunio: la volontà c’è, le gambe forse un pò meno e credo che vi sia anche un pò di comprensibile timore; condivide con Piris la responsabilità del secondo vantaggio del Catania.

CASTAN: 6 Altro buon esordio; personalità e puntualità. Il rimpallo casuale che offre a Marchese  (in fuorigioco assieme ad altri tre giocatori del Catania) per l’1-0 è una pura casualità.

BALZARETTI: 6,5 La metà sinistra della difesa romanista è quella che funziona meglio: il merito è dell’ex giocatore del Palermo assieme a Castan. Balzaretti però mostra già di avere una marcia in più, soprattutto nell’approccio alla partita e nell’attitudine: autoritario, deciso, sicuro. Alla Roma probabilmente è stato voluto anche per vestire il ruolo di leader in un reparto da rifondare, e risponde positivamente già dall’inizio.

BRADLEY: 6 Il migliore del suo reparto, ma solo perché – altro esordiente – ci mette una grinta tutta particolare, voglioso di mettersi in mostra; grinta peraltro controproducente perché la troppa foga gli fa guadagnare ben presto un’ammonizione. Prova qualche penetrazione, si esercita anche al tiro con scarsa precisione.

DE ROSSI: 5,5 Capitan Futuro non è ancora all’altezza delle attese, ben lontano da ciò che ci si aspetta da lui; propizia, è vero, il pareggio roboante di Osvaldo, ma questo rimane il solo lampo in una prestazione sostanzialmente incolore. Non è da escludere che l’ennesima vicenda legata ad una sua possibile partenza abbia lasciato un pò di stress psico-fisico.

PJANIC: 5,5 Come sopra: impalpabile, come lo studente in grado di prendere 8 che però non si applica e si accontenta di una sufficienza stiracchiata… Comincia il campionato allo stesso modo in cui aveva finito il precedente, senz’altro da lui ci si aspetta di più. Lo sostituisce

FLORENZI: 6 Una ventina di minuti, senza incidere.

LAMELA: 5,5 Si vede poco e dovrà capire che con Zeman non potrà aspettarsi di avere la palla trai piedi e se la dovrà andare a cercare; fa vedere qualcosa di buono, ma il ‘fenomeno’ annunciato lo scorso anno, visto solo in qualche occasione nel campionato passato, appare ancora al di là da venire. Lo sostituisce

MARQUINHO: 5 Un conto sono le attenuanti che possono derivare dal fatto di giocare fuori ruolo; altra storia è entrare e in 10 minuti collezionare falli a ripetizione fino a una meritata ammonizione. Il peggiore.

OSVALDO: 7 Assieme a Balzaretti e – in parte – Totti, è il migliore in campo della Roma: cerca un gol tanto stratosferico quanto improbabile, becca un palo allucinante, segna finalmente, una rete spettacolare che lo ripaga, in parte, per una simile annulatagli lo scorso anno. E’ uno dei pochi a rispondere ‘presente’ fin dall’inizio.

TOTTI: 6,5 Non è un voto ‘tanto per’, di quelli che si danno al Capitano solo perché è Totti. Comincia l’ennesima stagione giallorossa con una partita più che discreta, considerando il suo ritorno a sinistra, uno dei ‘pallini’ di Zeman. L’ennesimo intervento ‘assassino’ di un avversario lo mette fuori causa. Lo sostituisce

NICO LOPEZ 7: Entra, gioca dieci minuti e trova il tempo di mandare in visibilio il pubblico giallorosso. Se son rose fioriranno, ma l’espressione di Bojan in panchina era tutto un programma  e pure Lamela dovrebbe cominciare ad avere qualche preoccupazione.

ZEMAN: 5,5 La sua nuova Roma parte imballata, gioca un primo tempo opaco e si trova in svantaggio, forse giustamente, sebbene con un gol palesemente irregolare. Molto meglio l’avvio arrembante del secondo tempo, coronato dal pareggio, ma proprio sul più bello la squadra si ‘pianta’ e prende il secondo gol. Le sostituzioni di Pjanic e Lamela appaiono messe lì senza troppe motivazioni quasi l’allenatore avesse ragionato che ‘tanto a ‘sto punto uno vale l’altro, proviamo questi’. Gli va molto meglio con Nico Lopez. La squadra è ancora in fase di rodaggio, attendiamo di vedere il proseguio. Il pubblico, nonostante l’evidenza (Zeman non ha mai vinto niente per non parlare dei derby) è con lui, quasi fosse arrivato Guardiola. In una serata afosa di agosto, l’Olimpico conta 50.000 spettatori, manco fosse una finale di Coppa; speriamo che i risultati rispondano alle attese, e che il pubblico non si svegli di botto la prossima primavera.

BERSANI

Fascista sarà Lei. Anzi, forse in questo caso bisognerebbe dire stalinista. Siete rimasti quelli,  dietro le apparenze di facciata, i modi melliflui alla D’Alema o quelli fintamente bonari come i suoi, onorevole Bersani, siete sempre quelli. Quelli che ‘votateci e poi stateve zitti, che ce pensamo noi’, gli stessi che appena qualcuno vi critica, lo accusate di connivenza col nemico…. Siete grigi e sotto, sotto, siete brutta gente. E quanno ce vò, ce vò, come si dice a Roma…

R.I.P. NEIL ARMSTRONG (1932 – 2012)

Quando l’ho saputo, mi è dispiaciuto, sinceramente. Purtroppo la mia generazione non è più riuscita a vedere l’uomo passeggiare sul suolo di un altro pianeta: le previsioni ottimistiche, che volevano l’uomo passeggiare su Marte entro il 2000, per tante ragioni, non si sono avverate. Soprattutto, credo, perché gli U.S.A. dal Vietnam in poi hanno preferito spendere soldi per andare alla guerra in giro per il globo, più che per alimentare il programma spaziale. Peccato. Così, se n’è andato il primo uomo che sia mai sbarcato su un corpo celeste extraterrestre… e resta un pò l’amaro in bocca, proprio perché lo sbarco sulla Luna, avvenuto a fine anni ’60 e poi, mi pare proseguito per qualche anno fino all’inizio dei ’70, non si è più ripetuto: verrebbe quasi da pensare che, pur con tutta la tecnologia, i computer, Internet, i cellulari, il mondo di oggi sia peggiore di quello di 43 anni fa, quando almeno ci fu una ‘spinta’ che portò l’uomo su un altro oggetto spaziale. Ray Bradbury, l’autore di “Cronache Marziane” è morto senza vedere l’uomo scendere su Marte: si  è dovuto accontentare di un paio di ‘macchinine’, seguite proprio in questi giorni da un ‘macchinone’ più grosso. La tecnologia ci ha consentito di osservare una bella fetta (anche se pur sempre infinitesimale) di cosmo, sempre più spesso però maneggiando oggetti standosene protetti al sicuro della nostra cara, vecchia, atmosfera. Il massimo che abbiamo raggiunto è stato costruire un mezzo accampamento prefabbricato nello spazio, la Stazione Spaziale, mandandoci della gente a soggiornare in condizioni peraltro molto disagevoli, per qualche mese; non siamo manco più tornati sulla Luna, per dire (questo mancato ritorno peraltro non fa che avvalorare le ipotesi di chi dice che sulla Luna non ci siamo mai stati). Di esplorare altri pianeti, manco a parlarne: è come se Colombo fosse riuscito a progettare dei satelliti capendo così com’è fatta la Terra, accorgendosi che c’erano pure le Americhe e l’Australia. Il progresso scientifico ci ha dato modo di conoscere molte più cose sul cosmo che ci circonda con molti meno rischi (i vari incidenti che hanno visto coinvolte le navicelle spaziali con la perdita di vite umane hanno contribuito all’idea che l’esplorazione dello spazio circostante è forse meglio affidarla a macchine telecomandate); tuttavia non si può non considerare come tutto questo vada contro l’indole dell’uomo: fin da quando centinaia di migliaia di anni fa in Africa abbiamo cominciato la nostra ‘storia’, non ci siamo mai fermati: abbiamo girato in lungo e in largo il pianeta (e certi anfratti delle profondità sottomarine ancora mancano all’appello), non ci siamo accontentati e siamo saliti fin lassù, sbarcando sul quel disco d’argento che fin dai tempi più remoti rischiara le nostre notti. Poi, ci siamo fermati. Certo, meno di 50 anni sono un attimo nella storia del genere umano e  sono convinto che prima o poi riprenderemo, è nel nostro DNA  e nella nostra ragion d’essere; tuttavia, un pò egoisticamente, mi auguro che questo succeda presto, che la pausa sia breve e permetta anche alla mia generazione di tornare a vedere un sbarco, sia pure il ritorno sulla Luna, anche se si tratterebbe di una replica…

AVANGUARDIE RUSSE

Roma, Ara Pacis. Fino al 2 Settembre.

Strano: stati a vedere che anche le mostre d’arte contemporanea mi stanno venendo a noia… oppure, semplicemente, la mia mania di ‘vedere tutto’ sta mostrando gli effetti collaterali. Quest’anno è la seconda volta, che mi capita di andare a vedere una mostra  e di uscirne sostanzialmente insoddisfatto: già successe qualche mese a  dietro, con Mirò; è accaduto di nuovo, pochi giorni fa, con l’esposizione dedicata alle Avanguardie Russe. Intendiamoci, come nel caso di Mirò, non si può parlare di una mostra ‘brutta’ , quanto di qualcosa di insoddisfacente: è come se ti avessero solleticato il palato e poi arrivati al dunque, la ‘ciccia’ fosse scomparsa. Che poi, a dirla tutta, stavolta l’organizzazione ci ha messo del suo: insomma, vedì lì i nomi di Malevich, Kandinskji e Chagall ‘strillati’ a tutto volume sui manifesti pubblicitari, poi vai lì e ti accorgi che i primi due sono ‘derubricati’ a inizio mostra, con due aree ‘dedicate’, una mezza dozzina di opere ciascuno; con Chagall si sfiora addirittura la ‘pubblicità ingannevole’, visto che di quadri suoi ce ne sono tre, nessuno dei quali poi riporta (se non in minima parte) le atmosfere ‘oniriche’ le atmosfere tipiche dell’artista; per contro, troppo spazio appare essere stato dedicato  ai cezannisti e ai post-impressionisti, che da soli occupano una gran porzione della mostra; più interessante la sezione dedicate a Larionov e Goncharova che avrebbero meritato forse più spazio. L’esposizione riprende quota con le aree Cubofuturismo – Astrattismo – Costruttivismo, ma anche qui: non mi potete usare il nome di Rodchenko come una sorta di ‘specchietto per le allodole’ e poi esporne una sola opera. Formalmente è corretto, l’autore è effettivamente esposto – ma uno si aspettava un pò di più.  Alla fine a percorrerla tutta ho impiegato un’oretta (contro i 90 minuti circa di media), anche perché poi il numero di opere esposte è tutto sommato non abnorme.  Un punto di merito vorrei però sottolinearlo: la nuova organizzazioni degli spazi espositivi è molto più efficace di prima; a occhio e croce, credo che gli spazi siano stati anche un filo ampliati, fatto sta che tutto è più ampio, luminoso, arioso, venendo meno il senso quasi ‘claustrofobico’, che caratterizzava la precedente articolazione degli spazi, anche e soprattutto grazie all’eliminazione dei due fastidiosissimi corridoi laterali nei quali, nelle occasioni più affollate, quasi non si camminava.

SAMIA YUSUF OMAR

Una storia che colpisce,  ancora di più perché la si viene a sapere a pochi giorni di distanza dalla fine delle Olimpiadi. Un’atleta giunta alle Olimpiadi di Pechino del 2008, di quelle arrivate più con la gioia di esserci, che con l’obiettivo di arrivare sul podio. Il sogno di una vita da atleta che si infrange contro la guerra nel suo Paese, la Somalia. Il seguito della storia la accomuna a tanti come lei: la fuga dalla guerra, l’arrivo sulla costa del Mediterraneo, il sogno di raggiungere l’Italia, l’Occidente e chissà, magari di ricordare a qualcuno la sua esperienza da atleta e riuscire in qualche modo a tornare alle gare. Tutto finito, su un barcone affondato sulla via dell’Italia, come tante volte successo in passato. Una storia come tante… che in un amante dello sport non può non lasciare un pò di amarezza in più.

OGNI ESTATE

Per la maggior parte delle persone, l’estate è sinonimo di relax, svago, divertimento: lasciamo perdere il discorso dei ‘forzati delle ferie’, di quelli che come si usa dire, tornano più stressati di quando sono partiti: alla fine, anche a loro, l’estate offre parentesi di ‘leggerezza’. Le mie estati sono, da anni, l’occasione per guardarmi allo specchio e riflettere su una situazione di vita che passano gli anni ed è sempre la stessa, quindi considerando che il passaggio del tempo è comunque un fattore negativo, il quadro peggiora ogni anno. Al fondo delle cose c’è sempre il classico ‘come ho fatto a ridurmi così?’. Da anni non vado in vacanza: è tutta una catena, cominciata negli anni dell’Università, in cui non si sapeva mai che fine fare, causa appelli; gli stessi anni in cui, superati i venti, andare in vacanza coi miei era diventato del tutto improponibile. Poi, i discorsi sono quelli: certo c’è una questione di mancanza di soldi, cui si somma la mancanza di gente con cui andarci in vacanza… Poi c’è la solita scusa, che siccome io non ho un lavoro ‘normale’ sul quale stressarmi come tutti gli altri, allora di tutte ste vacanze non ho bisogno.  E scava e scava, alla fine il motivo sta tutto nella mia incapacità di cambiare, di ‘deragliare’ da una ‘norma’. Vivo 365 giorni all’anno in un mondo autocostruito, edificato su ritmi tutti uguali, incapace di cambiare. Prendiamo uno degli aspetti più piacevoli, la piscina: ma vi pare possibile che da 15 anni e passa a ‘sta parte io ogni autunno mi re-iscrivo in piscina? Manco dovessi farlo per agonismo. No. Trovata una sorta di ‘attività fisica d’elezione’, guai a deragliare… ci sono persone che negli stessi anni credo abbiano cambiato uno sport l’anno, magari arrivando pure  a provare il badminton… Io, no. Alla fine si tratta di ‘mancanza di palle’,  semplicemente… l’accontentarsi, il non aspirare ad altro, il farsi bastare ciò che si ha, persino il ‘bastare a se stessi’. Potrei dare la ‘colpa’ ai miei, ma alla fine ho sempre creduto che ognuno in fondo sia artefice del proprio destino, che, al netto del luogo dove casualmente veniamo al mondo, poi la strada ce la costruiamo noi, cominciando più presto di quanto s’immagini. Potrei dire che è stata una ‘somma’, che uno come me avrebbe avuto bisogno attorno a sè di una famiglia che lo prendesse, in senso figurato,  ‘a calci’, spingendolo fuori dalla palude, anche solo crescendolo insegnandogli di non accontentarsi, di aspirare sempre a qualcosa di meglio. Così, per tanti motivi, non è stato… ma non posso scaricare tutto sugli altri, ci ho messo del mio, insomma: ripeto, ognuno percorre la propria strada alla fine. La mia strada mi ha portato qui, a una vita all’insegna dell’accontentarsi, del ‘non lamentiamoci che c’è chi sta peggio’, di passatempi (i fumetti, la musica,  i libri, etc..), tutti sedentari, di una ‘cura del fisico’ che si è fossilizzata sul nuoto (la corsa talvolta d’estate). Tutto scontato, tutto meccanizzato. Nessun coraggio di cambiare, di evadere, di uscire dalla routine.  Così arriva l’estate, e io resto qui, privo della spinta necessaria a partire, forse conscio del fatto che tre, cinque, dieci, quindici giorni da qualche parte non cambierebbero certo un loop destinato a ricominciare; conscio del fatto che in vacanza, solo e senza ‘spirito d’avventura’, anche nei contatti con le persone, finirei per annoiarmi. Restiamo qui, accontentiamoci di girare per il centro di Roma, confondendoci trai turisti (ti pare poco!! dirà qualcuno, ma la questione non è proprio questa). Sono passati i venti, sono passati i 30, si avvicinano i 40… tutto sempre uguale, la vita corre e io resto fermo.