Archive for febbraio 2022

KRAIT, FRANCESCO MORRONE, CLAUDIO RIGO, CEROLI, RUGGERO RICCI: SINGOLI

Krait

Slate

Produzione: A-Kurt

Sì fa chiamare Krait, si chiama Michela Di Mauro, e ha scelto di buttarsi anima, corpo e soprattutto voce, sul versante più duro del rock: attività ben avviata coi Deceit Machine, affiancata dai primi passi da solista, giunta al terzo singolo.

Accompagnato da un video ‘pulp’ che riporta a Robert Rodriguez e più in là a Tarantino, tra gangster e donne fatali, ‘Slate’, prodotto da A-Kurt, è un pezzo che strizza l’occhio a certo rock ‘industriale’ (Nine Inch Nails, Alec Empire, qualcosina dei Fear Factory) e che gioca ovviamente gran parte delle sue sorti sull’attitudine e la performance della vocalist, che fa flirtare screaming ‘metallico’ e cadenze hip hop.

L’esito, pur non fenomenale, è comunque più che gradevole, specie per chi magari è un po’ stanco di artiste votate a soul e affini.

Il pianeta rock di casa nostra a cercarle può ancora riservare delle sorprese.

Francesco Morrone

L’amore non conviene

Autoprodotto / Believe

Secondo singolo dell’anno per Francesco Morrone, cosentino di nascita, ‘nomade’ per vocazione, in attesa di pubblicare il suo secondo lavoro da solista.

Riflessioni sparse sull’amore, le insicurezze che portano alla fine delle storie, l’impossibilità, nonostante tutto, di chiudersi ai sentimenti; voce e chitarra con suggestioni orientali che conferiscono al pezzo un sapore quasi onirico, complice un’interpretazione quasi sussurrata, sempre sotto traccia, all’insegna di una parola più parlata che cantata con qualche reminiscenza di Fosssati.

Claudio Rigo

Giorni e Colori

DK Records

Nuovo singolo per Claudio Rigo da Torino, cantautore con un passato e presente da imprenditore, e la passione per la musica, portata avanti in parallelo.

Un caleidoscopio di colori come metafora della vita coi suoi alti e bassi, e come fonte di speranza verso il futuro.

Voce e piano con inserti di chitarra elettrica, per un brano nel solco del classico cantautorato – pop di casa nostra, senza scosse.

Ceroli

Tre Giorni In Hangover

Biscottificio Records

Abbruzzese di Lanciano, un trascorsi di batterista nei Management Del Dolore Post Operatorio (qualcuno forse li ricorderà), Ceroli ha fa qualche tempo avviato la carriera da solista, con un EP e qualche singolo, in un percorso che punta, a breve, all’uscita del primo lavoro sulla lunga distanza.

Cantautorato indie, per un brano che descrive il naufragio di una relazione con un cantato minimale e quasi sussurrato che si perde in un’atmosfera sonora evanescente, tra effetti e riverberi assortiti.

Sì lascia ascoltare.

Ruggero Ricci

È un’altra notte

VR Digital

Un’altra notte per voltare pagina rispetto a una storia finita e ricominciare: notturno il riferimento, danzereccia l’impostazione, per un brano che strizza l’occhio ad r’n’b e soul, a cominciare da una vocalità abbastanza ‘consueta’.

Ruggero Ricci (un passaggio a X-Factor, ormai parecchi anni fa), prosegue il suo percorso all’insegna di un pop decisamente ‘piacione’ e ammiccante, anche troppo…

HUMPTY DUMPTY & LA GUERRA DELLE FORMICHE: “NO WORD IS EVER ENOUGH” (SUBTERRA LABEL)

Acqua sotto i ponti ne é passata parecchia, dal 2016, anno del precedente lavoro di La Guerra delle Formiche, ensemble a formazione variabile nato dalle idee del viterbese Carlo Sanetti.

Ritroviamo il progetto assieme a Humpty Dumpty, cantautore messinese dalle molte idee e i pochi compromessi: 21 dischi e varie collaborazioni all’attivo, senza mai essere assurto agli ‘onori delle cronache musicali’, forse nemmeno quelle dei settori più attenti alla cosiddetta ‘musica indipendente’.

Il risultato è questo racconto di un”Apocalisse Sentimetale’, come viene definita, in cui La Guerra delle Formiche, con interventi strumentali e vocali aggiunti, si è incaricata di eseguire interamente ciò a cui Humpty Dumpty ha fase di scrittura.

“No Word Enough” sembra uscito direttamente dal primi anni 2000, epoca d’oro per un certo indie – folk ‘intimista’, memore della precedente lezione dello showgaze, un orecchio a certi episodi dei Radiohead non troppo sperimentali, l’idea di una proposta ‘alternativa’, o ‘indie’, o chiamatela come volete, in cui gli echi, i riverberi, la dimensione onirica e vagamente psichdelica poteva trovare uno sviluppo al di là di certi muri sonori al confine del – e talvolta oltre – il rumorismo.

Dieci brani giocati quasi interamente sul binomio chitarra – voce, cui si aggiungono percussioni essenziali, isolatamente piano elettrico e synth, qualche arco, in cui domina e si mantiene costante un’atmosfera sospesa, un mood malinconico, sofferente a tratti, che occasionalmente si apre a toni più accesi, o a parentesi di dolcezza, con un paio di contributi femminili alla voce.

Un lavoro da cielo coperto e nuvole dense, che coinvolge.

GIULIA RUBINI, CANCE, FEDRIX & FLAW: SINGOLI

Giulia Rubini
Cosa Senti
Puff Records

L’insicurezza sui sentimenti del suo lui, l’ondeggiare tra sentimenti e razionalità, la voglia di essere sé stessa, con tutti i suoi difetti, anche nelle relazioni.
Sono le tumultuose pene d’amore che agitano il nuovo singolo (il terzo, credo) della torinese Giulia Rubini; un rap / trap al femminile (con tanto di autotune): fresco e immediato, ma un pizzico di originalità in più non avrebbe guastato…

Cance
Mosca Bianca
MUSA Factory
Un inno alla propria originale unicità, contrapposta all’egocentrismo omologato dei ‘social’.
Giulia Cancedda (origini sarde e calabre, nata e cresciuta nei dintorni di Genova, da quanto ho capito) ha fatto la proverbiale gavetta prima di iniziare una carriera che ormai già conta vari singoli.
‘Mosca Bianca’ rivendica la propria personalità e diversità rispetto a una realtà dove tutti cercano l’affermazione personale sui ‘social’ dando poi vita a un rumore di fondo in cui le singoli voci indistinguibili.
Cance la sua voce la usa per cantare, in modo convincente, anche se la formula di un pop cantautorale con accompagnamento di chitarra risulta un po’ troppo ‘consueta’.

Fedrix & Flaw
Ikigai
La Discografica
Già alcuni singoli pubblicati e varie esperienze – anche nelle iniziative collaterali a Sanremo – per questo progetto non così usuale, che vede collaborare fratello e sorella, Federico e Flavia Marra.
“Ikigai”, concetto giapponese di ‘ragione di vita’ applicato ai sentimenti.
Siamo dalle parti del pop giovanile che va per la maggiore – vedi Sanremo – con sonorità sintetiche ed essenziali a fare da contorno a un cantato a due maschile / femminile che almeno è un elemento di originalità; peccato che i soliti filtri appiattiscano le voci; l’impressione: magari un po’ più di coraggio, nel farle sentire al naturale…


SARA J JONES, “WATERPROOF” – SINGOLO

A qualche anno di distanza dalla precedente uscita, torna Sara J Jones, al secolo Sara Libranti da Milano.

Tonalità pop – soul, con esecuzione e suoni discretamente ammiccanti, per affermare la propria personalità anche davanti a certe difficoltà amorose, in questo pezzo scritto a quattro mani con Marco Conte.

Cercare di essere impermeabili, lasciando scorrere via soprattutto chi non si dimostra meritevole delle proprie attenzioni.

FUMETTAZIONI 1.22

Brevi (più o meno) recensioni di letture disegnate, a cavallo tra il vecchio e il nuovo anno.

CAPTAIN AMERICA – THE BLOODSTONE HUNT
Avventura in stile Indiana Jones, con Cap alla ricerca dei frammenti di un antico manufatto, a cui è interessata anche una banda di supercriminali.
Firmano Mark Gruenwald e Kieron Dwyer, ma la saga, a tratti anche divertente, si spegne in un finale confuso e affrettato.
Voto: 5

IRON MAN – STARK WARS
Sequenza di storie più nota da noi come la ‘Guerra delle Armature’, con Tony Stark impegnato a impedire che le sue invenzioni vengano usate da altri individui in armatura per scopi poco nobili.
Una galleria di nemici conosciuti, fino al ‘mostro finale’ nuovo di zecca e a dirla tutta, abbastanza ridicolo.
La scrittura di David Michelinie e i disegni, in condominio tra Bob Layton e Mark Bright, non salvano la storia dal passare del tempo.
Voto: 5,5

DRUUNA: MANDRAGORA, APHRODISIA, Il PIANETA DIMENTICATO, CLONE.
Ultimi quattro capitoli usciti delle vicende dell’eroina ideata da Paolo Eleuteri Serpieri.
Druuna si muove – come al solito, poco o per nulla vestita – in paesaggi che vanno dal Paradiso Terrestre a Gironi da Inferno dantesco, tra robot, mutanti e quant’altro, cedendo puntualmente agli istinti del suo corpo rigoglioso e giunonico.
Fusione tra sci-fi ed erotismo (anche oltrepassando il confine col porno), caratterizzato da una ricerca narrativa che sembra un po’ annodarsi su sé stessa nel tentativo di bilanciare l’abbondanza dei disegni che, ai limiti della perfezione, rendono gradevoli e privano di ogni possibile volgarità anche le scene più scabrose.
Letture destinate, ovviamente, solo a un pubblico maggiorenne.
Voto: 7,5

DOCTOR STRANGE 183, SUB-MARINER 22, THE INCREDIBLE HULK 126
Premessa: la prima testata dedicata al Dottor Strange, che proseguiva nella numerazione la storica ‘Strange Tales’, dove il personaggio aveva esordito, anche se ‘in condominio con altri’, chiudeva nel 1969, proprio col numero 183.
Un peccato, perché proprio in quell’albo veniva avviata una saga promettente, col ‘Dottore’ alle prese col tentativo di invasione da parte di una schiatta di esseri extradimensionali dai tratti lovecraftiani.
La soluzione fu proseguire e concludere la saga in due altre testate, usando Strange come ‘guest star’, ospite di Namor prima e di Hulk poi.
Il secondo capitolo risultava a dire il vero convincente, mantenendo a grandi linee le atmosfere horror da catastrofe incombente della prima parte; non così l’ultima, basata sul cliché anche già abbastanza consunto di Hulk che fa per gran parte dell’episodio a pugni con l’anomimo energumeno di turno, avendo poi il ruolo di ‘deus ex machina’ che con la sua forza bruta, e come al solito in parte involontariamente, risolve la situazione.
Un’occasione persa.
Voto: 6

THE RAVEN BANNER
Variazione sul tema dell’eroe alla ricerca del ‘tesoro’ da lui stesso perduto e del conseguente riscatto.
Ambientazione asgardiana, con qualche comprimario conosciuto ai frequentatori abituali di Thor (o della mitologia norrena), con un finale non del tutto ‘canonico’, che non salva una narrazione – di Alan Zelenetz – nel complesso abbastanza piatta.
Lla parte del leone la fanno invece i disegni di Charles Wess.
Voto: 6,5

IRON MAN 258 – 266
Sequenza di storie meglio conosciuta come la ‘Seconda Guerra delle Armature”, in cui Tony Stark è alle prese con una sorta di hackeraggio del proprio sistema nervoso, venendo ridotto a una sorta di burattino.
Scrive John Byrne, all’epoca Re Mida del fumetto supereroistico, disegna un John Romita Jr. ancora in crescita.
Saga discretamente congeniata, che funziona per i 3/4, prima di consumarsi nella solita ‘scazzottata’.
Voto: 6,5

STRANGE TALES 157 – 168
Ciclo finale per la storica testata, che dal numero successivo, pur proseguendo la numerazione, sarebbe stata dedicata al solo ‘Dottore’.
Le storie di quest’ultimo lo vedono avere a che fare con l’entità cosmica del Tribunale Vivente e poi con una sua sorta di analogo, tutto dedicato alla ‘Tecnica’ – con i testi di Jim Lawrence e i disegni di Dan Akins, in linea con la ‘magia’ del personaggio e assumendo oggi un piacevole sapore vintage.
A offrire però il vero spunto d’interesse sono le storie di Nick Fury, che firmate in toto da Jim Steranko, fanno parte di quella sequenza memorabile non tanto per la scrittura (qui il ‘Superagente Segreto’ Marvel è alle prese con un’invasione aliena prima e con un supercriminale orientale poi) quanto per le soluzioni grafiche, che ancora oggi costituiscono un punto di riferimento.
Voto: 8

IRON MAN 258.1 – .4
Curioso e singolare esperimento in cui David Michelinie e Bob Layton, storico team creativo di Iron Man, davano la loro lettura della ‘Seconda Guerra delle Armature’, curata successivamente da John Byrne e John Romita Jr.
Esperimento riuscito a metà: questa versione, e non poteva essere altrimenti, ha in comune con l’originale solo alcune premesse, ed offre un impianto comunque intrigante, culminando con l’improbabile alleanza con un nemico storico; tuttavia lo svolgimento risulta mal distribuito, sfociando in un finale decisamente frettoloso.
Voto: 6

ASTRO CITY: THE DARK AGE 1 – 4
Un ciclo articolato in quattro miniserie: la storia di due fratelli tra gli anni ’70 e gli ’80, al centro una storia di vendetta, sullo sfondo dei grandi eventi che coinvolgono i super eroi mascherati.
Non il migliore dei cicli di Astro City: stavolta le vicende della ‘gente comune’ in un mondo di supereroi si scontrano con un obiettivo troppo ambizioso, seguendo una vicenda famigliare che da comune diventa anch’essa straordinaria, ma tutto viene fin troppo dilatato e alla fine 16 albi sembrano anche troppi, appesantiti dalla necessità di trovare in continuazione nuovi spunti, cosa in cui Busiek è maestro, ma che qui si perde un po’ Busiek racconta molto meglio la sua Astro City nelle storie brevi o nelle miniserie più contenute.
I disegni di Brett Anderson restano comunque una garanzia
Voto: 6,5

THE TWILIGHT CHILDREN
Una cittadina marina in un luogo non meglio precisato, fenomeni inquietanti, gente che scompare e riappare, una misteriosa ragazza…
Gilbert Hernandez (noto soprattutto per la serie di lungo corso “Love and Rockets”, creata assieme ai fratelli Jaime e Mario) e Darwyn Cooke, maestro scomparso troppo presto, danno vita a una favola sospesa, in cui l’elemento soprannaturale è quasi un pretesto per gettare uno sguardo ironico sulle dinamiche in una piccola comunità.
A tratti delizioso.
Voto: 7,5

LALLA BERTOLINI, “LA TERRA LIBERATA” (NEW MODEL LABEL)

Viene da lontano, Lalla Bertolini: un’attività di lungo corso che solo negli ultimi anni ha trovato una realizzazione una realizzazione discografica, con l’esordio della primavera 2020 – “Lo Straniero” – e ora con questo secondo lavoro.

Ancora otto brani (di scrittura più o meno recente, tra cui la rivisitazione di Franco Fosca, esponente dell’underground capitolino a cavallo tra i ’90 e i ’10), ancora una ventina di minuti di durata; ancora, soprattutto, la potenza di questa voce che, continua a dare l’impressione di venire da lontano, di portare con sé un ‘carico’ biografico e un ‘bagaglio tradizionale’.

Un pugno di canzoni in cui domina una dimensione quasi onirica, ‘sfuggente’, che sembra riportare elementi ‘ancestrali’: si parla di acqua (di mare), dello scorrere del tempo e delle stagioni, di fuoco, di terra.

Non però, attenzione, un disco ‘elementale’, o naturale: piuttosto, gli ‘elementi’, fanno da contorno, da scenario, quasi da spettatori impassibili di vicende umane legate o meno alla biografia della cantautrice romana.

Si guarda però anche al di là: un brano dedicato al mai chiarito rapporto tra Simone Weil e Trockij, un pezzo che rievoca un viaggio a New York, tra suggestioni passate e presenti, la ‘title track’, che risalente agli inizi della affermazione leghista, sembra rievocare anhce l’11 Settembre.

Un lavoro in cui Bertolini guarda oltre anche nei suoni: se l’esordio si fondava su chitarra e voce, oggi troviamo un ensemble strumetale che si allarga all’elettricità (anche lasciando i lidi folk per tingersi di rock), ospitando chitatta e batteria assieme a un contrabbasso, fiati e suoni-giocattolo episodicamente.

A restare però è soprattutto la sua voce, che sembra voler mollare certi ‘ormeggi’ – forse qualche timidezza – facendosi più sicura e affermando un’artista che merita ascolto e attenzione.

SCREAM, DAMIANO, SETTEMBRE28: SINGOLI

Scream

Datti Forza

Nuova produzione per il giovane (classe ’02) Alessio Lodivichi.

Un bravo che parte dalle proprie fragilità per diventare esortazione a non abbattersi: non si è gli unici ad avere delle debolezze o vivere momenti-no.

L’intento è senz’altro lodevole, l’esito non spicca per originalità.

Damiano

Numero Sconosciuto

Atom Music Italy

Il diciassettenne Damiano Di Mauro la musica la pratica fin da ragazzino, ed ecco spiegato perché nonostante la giovane età, abbia già cominciato a sfornare i propri pezzi (a questo, si aggiunge ‘Fra luci spente, uscito qualche settimana fa).

Certo, la scrittura è ancora acerba – qui si parla della solitudine accompagnata dal pensiero della persona amata – ma il pezzo non sfigura rispetto ad analoghi di ragazzi più grandi ed affermati; si trova pure il modo di infilarci un solo di chitarra, per certi versi un po’ ‘improprio’, ma che rappresenta comunque un tratto distintivo.

Settembre28

Come un giornale

TRB Rec.

Lei l’ha mollato, appunto, come un giornale vecchio e lui le dedica una canzone, mista di affetto e rabbia, come spesso succede in questi casi.

Il nuovo pezzo di Settembre28, alias Carlo Baratella, è una tipica ballata che sembra uscita dal classico repertorio di Vasco Rossi, complice una somiglianza vocale impressionante, che però finisce forse per essere un elemento a sfavore del pezzo, ascoltando il quale ci si chiede se e quanto il cantautore giochi sulla somiglianza.