Archive for the ‘Uncategorized’ Category

NEIM, PLATONICO, BATTISTA, JOKA DIABLO, CORTESE: SINGOLI

IL SINGOLO DELLA SETTIMANA

Parole di Vetro

Neim

Male di vivere assortito nel nuovo singolo di questo duo pisano.

Fatta la tara con pensieri un po’ troppo giustapposti, la formula di un rock ‘sintetico’ tendente all’oscurità è applicata in modo abbastanza efficace.

PlatoNico

Venire dal nulla

Red Owl Records/Ingrooves

Un synth pop dai riflessi dark per il nuovo singolo di PlatoNico, dalla provincia di Ravenna: scelta sonora abbastanza azzeccata, testo forse un po’ troppo all’insegna del ‘nessuno mi capisce’.

Battista

Stronza emozione

Cosmophonix Artist Development/Altafonte Italia

Pop-dance con una bella dose di disco anni ’70 a fare da cornice a varie ed eventuali su una storia ormai finita, con un’ambientazione anch’essa ‘discotecara’ che suggerisce di non starci troppo a pensare e cogliere l’attimo; testo abbastanza ‘consueto’, ma il ritmo c’è.

Joka Diablo feat. Debrealfk

Na stella nun mor

Keyrecords

Esponente della scena rap napoletana, Joka Diablo collabora col concittadino Debrealfk per un brano a base di traversie sentimentali assortite.

Ordinarietà e scontatezza prendono rapidamente il sopravvento.

Cortese

Nazca

Artist First

Cantautorato pop a tema sentimentale (e come ti sbagli…) per il salentino Cortese, qui coadiuvato da un ‘esperto del mestiere’ come Molla.

La confezione effettivamente può anche essere gradevole, ma tutto finisce per perdersi in buona parte nel ‘già sentito’.

LEFRASIINCOMPIUTEDIELENA, LAPLASTIQUE, SARA J JONES, FAB AND THE GOOD ONES: SINGOLI

IL SINGOLO DELLA SETTIMANA

LefrasiincompiutediElena

Glicine

ADA Music Italy

Una dolente e avvolgente ballata ‘indie’, come non se ne sentono più, e specifico: ‘indie’ nel senso tradizionale del termine, non quello che s’intende da qualche anno a questa parte.

Un filo di voce imbastito su una tessitura chitarristica caracollante e un filo abrasiva, sullo sfondo di una vicenda sentimentale in cui si fanno largo difficoltà di comunicazione.

Il nuovo pezzo del capitolino Raffaele Quarta, che anticipa il secondo lavoro lungo di prossima uscita ci catapulta nella felice stagione a cavallo tra i ’90 e gli ’00, donandoci un brano che suona retrò senza apparire superato.

Laplastique

Overthinking

È un pezzo che sembra uscito dal repertorio di qualche folk singer degli anni ’70 il brano di Laplastique che anticipa il suo primo EP di prossima uscita.

La cantante marchigiana (all’anagrafe, Laura Gismondi) trapiantata a Bologna, ha scritto il pezzo in piena ‘clausura’, nell’Estate 2020 e titolo e atmosfera danno corpo a quwsto affastellarsi di pensieri.

Chitarra e voce, archi ad arricchire l’ensemble, per un’interpretazione un filo troppo controllata, come se ci fosse il timore di incorrere in qualche sbavatura a lasciarsi andare troppo.

Sara J Jones

563

Orangle Records/ADA Music Italy

‘563’ sono i chilometri che separano Milano da Roma, protagonisti di una storia in cui lui ha approfittato della distanza per non essere del tutto sincero…

Sara J Jones torna con un brano che si intuisce autobiografico, all’insegna di un’interpretazione intensa accompagnata da suoni essenziali.

Fab And The Good Ones

Seven days (am weak)

Estratto dal primo EP, “Common Days”, del trio capitolino, questo pezzo è a cavallo tra REM e grunge, il gusto per un certo rock ‘alternativo’ e qualche chitarra sferragliante del secondo.

Manca forse di un po’ di ‘decisione’ in più, restando lì in attesa di decollare, ma è comunque un piacevole ascolto.

PLAYLIST 1.2022

Periodica selezione di brani e singoli ripresi dalla recensioni del blog.

Come al solito, preciso che non si tratta di una classifica vera e propria, anche se i brani sono comunque ‘ordinati’ in modo crescente di gradimento…

Gaetàno, ‘Colibrì’

Solisumarte, ‘Palazzi bui’

Tommaso La Notte, ‘Piedi al muro’

NedNack, ‘Vita’

Scianni, ‘Nascondino’

Krifal, ‘Solitudine’

Fanizzi, ‘Sandra’

Liede, ‘Chance’

Patrick De Luca, ‘Asfalto e Nuvole’

Gulino, ‘Pongo’

Jalisia Dollson, ‘Dreamers in Las Vegas’

Sara Laure, ‘Prima Donna’

Fusaro, ‘Il Silenzio Basta e Avanza’

Trunchell, Etc., ‘Truman Show’

Debora Pagano, ‘Donna Titanio’

Valentina Rizzi, ‘Addio (Ti sto lasciando andare)’

Sugar for your lips, ‘Idea’

Francesco Morrone, ‘Le Mani’

Arianna Chiara, ‘Il sapore delle fragole’

La Complice, ‘Torta Margherita’

The Ghibertins, ‘Ropes & Kites’

Miglio, ‘Manifesto’

FABIO COSIMO, MANG, TOMMASO LA NOTTE: SINGOLI

Fabio Cosimo
Restare Svegli
TRB Rec

Elettropop vagamente danzereccio con qualche ascendenza anni ’80 per questo nuovo singolo di Fabio Cosimo: la storia di una notte, il fuoco della passione rapidamente consumato, forse con una sottile vena di rimpianto.

Mang
Segre1o
Digital Distribution Bundle

Nuovo singolo per questo poco più per Emanuele Giuglietti, alias Mang; l’amore nascente, i tira – e – molla, il ‘non detto’, timori e qualche paura che lascia appunto tutto ‘segreto’, fino a quando il sentimento reciproco sboccia definitivamente.
Brano tipicamente post-adolescenziale il una canonica confezione pop con qualche ascendenza caraibica.

Tommaso La Notte
Shampoo alla Camomilla
Auand Records / Pirames International

Vent’anni, una ‘gavetta’ già da tempo avviata, un EP e vari live in apertura dei concerti, tra gli altri, di Diodato e Clementino, Tommaso La Notte da Bisceglie si prepara al debutto sulla lunga distanza con “Pop Notturno”, di prossima uscita.
Lo riascoltiamo nel frattempo con questo nuovo singolo, di ambientazione notturna (poteva essere altrimenti?), in cui il nostro annega proverbialmente nell’alcool (senza esagerare e limitandosi al gin) i dolori per l’abbandono sentimentale.
Resta, alla fine, il ricordo dello ‘shampoo alla camomilla’ dell’amata, un barlume di dolcezza in una notte più buia del solito.
Cantautorato indie pop piacevole nei suoni e che tra una citazione di Vasco e una menzione di Pasolini rivela qualche interessante potenzialità.

HYPE ZULU, “SAI CHE” SINGOLO (MAQUETA RECORDS / ARTIST FIRST)

Nuovo singolo per il giovane romano, in attesa di pubblicare il primo disco sulla lunga distanza.

Fine di una storia, con lui che non riesce a dimenticare lei e a riempire il vuoto e le scrive una lettera in forma di canzone d’impronta trap (con tanto di voce ‘filtrata’).

Tema classico e sviluppo canonico: il letto è gelato senza di lei, anche un rumore può suscitare il suo ricordo, lei è insensibile… l’impressione è di una ‘semplicità’ un filo eccessiva anche per un brano di stampo post adolescenziale.

FUMETTAZIONI 4/19

Brevi (più o meno) recensioni di letture disegnate…

 

SHAZAM – POWER OF HOPE
Dini e Alex Ross in uno dei capitoli del loro progetto dedicato alle principali icone della DC.
Stavolta sotto i riflettori c’è Capitan Marvel, in una storia che prende spunto dal suo essere un ragazzino -supereroe per parlare della sofferenza dei più piccoli, quella causata dalla malattia o imposta dagli adulti.
Voto: 7,5

 

TRENCHER
Doveva essere una serie, ma chiude dopo soli 4 numeri: erano i tempi della Image, della ‘riscossa’ degli autori che prendevano in mano i destini delle proprie creazioni; il progetto imbarcò anche Keith Giffen, che contribuì con le deliranti vicende di una sorta di zombie cyborg incaricato di rispedire nell’aldilà le anime reincarnatesi per errore: botte da orbi e uno slang ai limiti della comprensione per quello che (forse) sarebbe potuto essere un degno erede di Lobo, altro personaggio ‘nobilitato’ da Giffen.
Peccato per il rapido naufragio della serie, a colori e lettering della quale contribuì Lovern Kindzierski.
Voto: 7

 

INVINCIBLE 67
Mark e la sua famiglia sotto attacco e come al solito il finale non sarà scontato.
Voto: 7
La situazione nel frattempo si complica ulteriormente anche per Tech-Jacket.
Voto: 6,5

 

HAVOC AND WOLVERINE: MELTDOWN

Post guerra fredda, coi due mutanti tirati in mezzo al piano di un essere che punta a sfruttare il potete di Havoc di assorbire e liberare energia, con contorno di centrali nucleari e una femme fatale titubante.
Scrive un autore di punta come Walter Simonson; disegna, anzi, dipinge John J.Muth.
Voto: 7,5

 

SANDMAN MYSTERY THEATRE: BLACKHAWK
Mentre in Europa Hitler avvia il suo piano di conquista, oltreoceano Sandman ha a che fare con un esule polacco ingiustamente accusato di omicidio.
La rodata accoppiata Wagner – Seagle dà vita a una storia piuttosto ‘consueta’ tra giustizieri in maschera e climi Hard Boiled.
Voto: 6,5

 

THE WALKING DEAD 60
Si chiude la vicenda di ‘Beta’ e, probabilmente, anche quella di Negan.
Numero che chiude conti in sospeso, in attesa della ‘cavalcata finale’ che nei prossimi 10 numeri porterà alla chiusura della serie.
Voto: 7

 

THE MEDUSA CHAIN
Graphic Novel uscita per la DC a metà anni ’80 e firmata da Ernie Colon: il protagonista viene condannato a una sorta di esilio su un’enorme astronave avviata a una missione interminabile e piena di rischi.
Niente di incredibilmente originale, disegni classicamente sudamericani.
Voto: 6

 

SUPERMAN – IT’S A BIRD…
Steven T. Seagle scrive e disegna (coadiuvato da Teddy Kristiansen) la storia (autobiografica?) di un autore di fumetti alle prese con il più iconico dei supereroi, mentre attorno a lui rapporti famigliari e sentimentali sembrano sfaldarsi. Un ‘dietro le quinte’, una riflessione sul processo creativo e su come questo possa erigere una barriera tra gli autori e il mondo reale.
Voto: 8

 

BATMAN – WAR ON CRIME
Paul Dini e Alex Ross alle prese col Cavaliere Oscuro in questa graphic novel che vede Batman rivedere sé stesso in un bambino terrorizzato dopo aver assistito alla violenta fine dei propri genitori, cercando di evitare che prenda una cattiva strada; il nocciolo della missione di Batman – e di quella parallela di Bruce Wayne – riletto da due grandi del fumetto contemporaneo.
Voto: 8

 

SUPERMAN – PEACE ON EARTH
Sconfiggere la fame nel mondo si rivela un’impresa impossibile anche per Superman: troppe le aree di povertà, troppo difficile portare il cibo da una parte all’altra del pianeta, impossibile portare alla ragione regimi che non tollerano ingerenze.
L’Uomo di Acciaio si arrende e torna semplicemente uomo, mettendo a disposizione degli ‘ultimi’ la sapienza contadina della propria famiglia adottiva, perché siano loro stessi a uscire dalla povertà.
Un apologo scritto con intensità da Paul Dini e disegnato magistralmente da Alex Ross.
Voto: 8

 

ME AND JOE PRIEST
Su una Terra in cui tutti i maschi e parte delle femmine sono diventati sterili, un prete è l’unico ad essere ancora in grado di procreare…
Idea sfiziosa, sviluppo frettoloso, visto lo spazio esiguo (50 pagine).
Gregg Potter scrive, Ron Randall disegna.
Voto: 5

 

INVINCIBLE 68
Numero interlocutorio: si sistemano questioni in sospeso, ci si prepara per la (lunga) battaglia finale.
Voto: 6

Attesa anche per Tech-Jacket, per il quale un’esistenza tranquilla sembra un miraggio.
Voto: 5,5

 

BATMAN – BIRTH OF THE DEMON
Le origini di Ra’s Al Ghul, uno degli ‘arcinemici’ di Batman, narrate dal creatore del personaggio Dennis O’Neill e da Norm Breyfogle, autore che caratterizzò graficamente il personaggio nei ’90 e prematuramente scomparso qualche anno fa, qui all’apice della carriera.
Una storia di ambizione e vendetta raccontata in modo magistrale.
Voto: 8

CINQUE UOMINI SULLA CASSA DEL MORTO, “KAIRÒS” (AUTOPRODOTTO / LIBELLULA MUSIC)

Nell’antica Grecia, ‘Kairós’ era un particolare concetto di tempo, legato all’azione, traducibile, alla lontana, come ‘occasione’, ‘opportunità’. Concetto che sembrerebbe adattarsi bene all’idea dell’uscita, di un lavoro – il secondo, per i friulani (di Cividale) Cinque Uomini Sulla Cassa Del Morto – che assume una certa importanza.

Il quintetto ha apportato alcune correzioni alla propria formula, continuando certo a prediligere la strumentazione acustica, legata alla matrice folk, inserendo con parsimonia elementi elettronici, dando vita a un lavoro per lo più orientato a un rock la cui componente acustica riporta a vaghe ascendente country, guardando talvolta a una certa tradizione italiana, anche con qualche allusione prog, pur senza sottovalutare il lato ‘pop’ della questione, senza eccessivi ammiccamenti.

Lavoro che nasce – dichiaratamente – più che mai come disco d’insieme, in cui i cinque componenti hanno forse provato a ‘scavare’ maggiormente nel proprio vissuto, anche a seguito di certe critiche di eccessiva ‘leggerezza’; i temi sono comunque ‘canonici’: frequentemente si va a ‘sbattere’ sui sentimenti e le complicazioni annesse, con qualche parentesi dedicata all’introspezione, allo sguardo al tempo che passa, alle scelte, alle occasioni perse, alle opportunità, e qui si ritorna al titolo del disco.

Un lavoro corposo, che non si risparmia: 13 pezzi per quasi un’ora di durata non sono poi frequentissimi, per un’autoproduzione.

Un lavoro che si lascia ascoltare.

LO-FI POETRY, “LA MIA BAND” (NEW MODEL LABEL)

Secondo lavoro per i veneti Lo-Fi Poetry: dopo il primo omonimo EP, un nuovo pugno di brani – cinque – all’insegna di un’ampia gamma di riferimenti: da certo rock alternativo (potrebbero venire in mente i Placebo) a una furiosa ruvidità grunge / punk, da sonorità più genericamente ‘indie’ a loop elettronici.

Il gioco delle ascendenze e delle definizioni è facile ed è lo stesso quartetto a scherzarci su, fin dal titolo e dalla title track di apertura, mentre gli altri pezzi vanno a comporre il classico ‘ritratto generazionale’ a base di ‘rivendicazioni’ (“Meglio soli che in mezzo ai ricchi”, è il grido ripetuto del brano di chiusura), momenti ‘sentimentali’ e una parentesi vagamente delirante.

Il risultato, abbastanza eterogeneo, alla fine soddisfa; l’inserimento episodico di piano e contrabbasso offre qualche arricchimento sonoro, il cantato che tende al parlato rimanda inevitabilmente a Massimo Volume od Offlaga Disco Pax, ma mantiene comunque una certa originalità; la presenza di un’ospite femminile – Rozalda – al microfono di ‘Gli umori di te’, il brano più ‘aggressivo’ del disco, è un’efficace variazione,

Un lavoro che si lascia ascoltare, lasciando a un eventuale più ‘corposo’ seguito un’idea più compiuta.

 

FUMETTAZIONI 7/2018

Ultimo appuntamento dell’anno con le brevi (più o meno) recensioni di letture disegnate.

 

INVINCIBLE 59
La ‘dittatura globale’ instaurata da Robot all’insaputa di gran parte dell’umanità… sembra funzionare: conflitti sedati, istruzione e sanità gratuite, progresso scientifico… La domanda è: si può barattare un ‘mondo perfetto’ con la negazione di ogni dissenso? La risposta di Invincibile è prevedibile, e promette esiti tutt’altro che pacifici…
Voto: 7
In appendice, prosegue la corsa di Wolf-Man verso la resa dei conti finale.
Voto: 6,5

 

CATWOMAN: DEFIANT
Una delle tante ‘alleanze temporanee’ tra Batman e Catwoman (siamo nel ’98, il recentissimo matrimonio ben al di là da venire), con la seconda a finire nei pasticci e il primo a correre al salvataggio. La caducità della bellezza umana (specie quella femminile) fa da sfondo, per una storia a tinte horror scritta con mestiere da Peter Milligan e disegnata da Tom Grindberg, capace di dare sensualità (con qualche accennato ‘azzardo’) alla protagonista, ma meno efficace in tutto il resto.
Voto: 7

 

JUSTICE LEAGUE – ACT OF GOD

Corposa storia alternativa in forma di miniserie che ci narra di come un inspiegabile evento privi i ‘super’ dei loro poteri, lasciando soli vigilanti allenati e genii tecnologici a ‘difendere’ il forte, mentre i ‘cattivi’ si organizzano per la conquista finale…
Cadute in depressione, ricerca di sé stessi, ripartenze da zero, per una storia all’insegna del proverbiale ‘non sono i superpoteri a fare l’eroe’.
Tema abbastanza ‘trito’, ma qui riproposto in modo efficace dal buon ‘mestierante’ Doug Moench con i disegni di Dave Ross.
Voto: 7

 

JLA: ANOTHER NAIL
Il bello delle storie ‘alternative’, staccate dal comune scorrere degli eventi nelle serie regolari, è che gli autori possono sbizzarrirsi come meglio credono.
Alan Davis ci prese gusto e, nel 2004, diede un seguito a “The Nail” (1998), in cui ci aveva posto di fronte a un mondo in cui Superman aveva cominciato con anni di ritardo la propria carriera da eroe.
Qui quelle vicende proseguono, ma il tutto è solo un pretesto per mettere in scena una corsa a perdifiato tra la Terra e lo spazio, coinvolgendo un nugolo di personaggi, fino al canonico scontro finale.
Davis ha così l’occasione di divertirsi, mettendo in scena un meccanismo ad orologeria che fino a 3/4 della storia non si capisce nemmeno bene dove vada a parare, sistemando tutti i pezzi in un finale che non poteva che essere epico.
Una lettura divertente e un godimento per gli occhi, grazie ai disegni dello stesso Davis, coadiuvato da Mark Farmer.
Voto: 8

 

THE WALKING DEAD 56
Ormai è un loop: se a dare problemi non sono i cadaveri ambulanti, sono i viventi; stavolta è lo stesso Rick a rischiare di mandare tutto in malora, mentre un altro personaggio storico sembra destinato alla fine…
Voto: 6,5

 

HULK – GRAY
Grigio: è il colore che Hulk aveva assunto nei primi tempi, prima del verde con cui il personaggio è universalmente noto.
I primi giorni del ‘gigante’; l’inizio, soprattutto, dell’affetto per Betty e di quel complicato rapporto che legherà Bruce Banner e la sua seconda personalità alla donna della loro vita.
Jeph Loeb e Tim Sale in uno dei capitoli del loro ‘ciclo cromatico’ dedicato ad alcuni dei più iconici personaggi Marvel.
Voto: 8

 

INVINCIBLE 60
Tempo di cambiamenti per Mark ed Eve, alle prese col trasloco su un altro pianeta, alla ricerca della tranquillità persa sulla Terra.
Voto: 6
In appendice, si approssima la conclusione delle vicende di Wolf-Man e proseguono le ‘rese dei conti’
Voto: 6

BOHEMIAN RHAPSODY

Ascesa, trionfo e caduta di Freddie Mercury, seguendo la parallela parabola dei Queen.
Dai palchi di piccoli club ai trionfi negli stadi, dal rapporto complicato con la famiglia, fino a rinnegare le proprie origini, a una vita sentimentale travagliata, caratterizzata da un perenne vuoto riempito da abitudini sessuali fin troppo disinvolte, che finiranno per essergli fatali.

I film biografici (anche se in questo caso è più corretto definirlo come ‘molto liberamente ispirato alla vita di’) vivono quasi esclusivamente sull’identificazione tra il protagonista e il suo interprete: un buon film può essere completamente depotenziato dalla mancata corrispondenza; un film ‘ordinario’ può assurgere a capolavoro grazie a una perfetta imitazione.

“Bohemian Rhapsody” è in sé un film ordinario, che segue senza rilevanti deviazioni il ‘canovaccio’ tipico delle biografie, in un susseguirsi di episodi e aneddoti, spesso romanzati e con più di una ‘forzatura’ narrativa.
“Bohemian Rhapsody” è un capolavoro del genere, reso tale dall’interpretazione memorabile di Rami Malek (fin qui noto al grande pubblico soprattutto per le apparizioni nella saga di “Twilight” o per la serie tv “Mr. Robot”).
Si può dire che alla fine tutto il film, praticamente un musical, scandito dai brani della band, vive nell’attesa dei venti minuti finali, in cui Malek riproduce la memorabile esibizione di Mercury sul palco del “Live Aid”: lì, l’identificazione raggiunge il vertice, in un climax di fronte al quale i più emotivi si preparino a prendere i fazzoletti (io, ex adolescente ‘in fissa’ coi Queen del fazzoletto non ho avuto bisogno, ma gli occhi lucidi avoglia se ci sono stati e la lacrima è venuta giù).

Il resto, come detto, è fatto di musica – tanta, bella e potente – e aneddotica con varie imprecisioni (con due click potete trovare ampi articoli al riguardo), dalla quale esce il ritratto di un Freddie Mercury che finisce per condurre una vita sregolata per colmare il vuoto causato dalla propria incapacità di gestire fino in fondo la propria sessualità.

Sì, quindi, va bene: non posso dare torto a chi sottolinea come l’accuratezza storica del film si sia andata a far benedire fin dalle prime battute; ha ragione chi scrive che in fondo Freddie Mercury si divertiva pure e che descrivere tutto il campionario di feste, frequentazioni di locali ‘equivoci’ e orge come il segno di un vuoto interiore alla fine è riduttivo e sa molto di luogo comune (come se in fondo volersi ‘divertire’ sia una colpa e sia sempre il sintomo di un male più profondo).

Comprendo che sì, è vero, i comprimari si limitano alla ‘somiglianza’ agli originali (a parte Roger Taylor, che c’entra pochino); accetto pure certi pareri, secondo me abbastanza ingenerosi, all’insegna del ‘risparmiatevi i soldi e andatevi a vedere i video originali su Youtube’ o ‘se urlate al capolavoro, allora per coerenza non dovete perdervi una puntata di “Tale e quale show”‘.

Tutto giusto, corretto, comprensibile: però resta il fatto che a me alla fine la lacrima è scesa: e forse ok, dipende dal fatto che coi sentimenti e coi ricordi adolescenziali il gioco è facile e forse in fondo sentirsi sparare la musica dei Queen a tutto volume dentro un cinema evoca alla lontana cosa sarebbe potuto essere vederli dal vivo e ti fa sorgere un filo di rimpianto (io poi al cinema mi emoziono spesso) però boh, nonostante tutto, sì, nel suo genere per me “Bohemian Rhapsody” è un film destinato a farsi ricordare.