Secondo lavoro per i veneti Lo-Fi Poetry: dopo il primo omonimo EP, un nuovo pugno di brani – cinque – all’insegna di un’ampia gamma di riferimenti: da certo rock alternativo (potrebbero venire in mente i Placebo) a una furiosa ruvidità grunge / punk, da sonorità più genericamente ‘indie’ a loop elettronici.
Il gioco delle ascendenze e delle definizioni è facile ed è lo stesso quartetto a scherzarci su, fin dal titolo e dalla title track di apertura, mentre gli altri pezzi vanno a comporre il classico ‘ritratto generazionale’ a base di ‘rivendicazioni’ (“Meglio soli che in mezzo ai ricchi”, è il grido ripetuto del brano di chiusura), momenti ‘sentimentali’ e una parentesi vagamente delirante.
Il risultato, abbastanza eterogeneo, alla fine soddisfa; l’inserimento episodico di piano e contrabbasso offre qualche arricchimento sonoro, il cantato che tende al parlato rimanda inevitabilmente a Massimo Volume od Offlaga Disco Pax, ma mantiene comunque una certa originalità; la presenza di un’ospite femminile – Rozalda – al microfono di ‘Gli umori di te’, il brano più ‘aggressivo’ del disco, è un’efficace variazione,
Un lavoro che si lascia ascoltare, lasciando a un eventuale più ‘corposo’ seguito un’idea più compiuta.