Un ‘tango’ onirico, sull’onda del ricordo di un amore forse passato.
La giovane Tarsia torna con un brano che mescola pop, cantautorato e accenti jazz a evidenziare la qualità di voce e interpretazione; peccato che il contorno sonoro finisca per essere un po’ debole.
Influenzata per esplicita ammissione dalla scena berlinese, la nuova composizione di questo DJ e produttore bresciano fa parte di quel filone dance che cerca di coniugare il dancefloor alla ricerca di qualcosa in più da dire: un pezzo che, sul filo dell’ipnosi, assume connotati quasi onirici.
Giovane esponente della scena pop capitolina, Giamba torna facendosi dare man forte da Biondo, la cui corposa esperienza l’ha visto passare da “Amici” a “Sanremo”, fino alla recente prova ne “Il Fabbricante di Lacrime”.
Il risultato è il classico pezzo sentimentale in cui si cerca di porre rimedio a una relazione che sembra sul punto di finire.
Pop ampiamente condito di sintetizzatori, filtri vocali non troppo invasivi, nel caso genere si lascia ascoltare.
Dopo un disco di esordio nel 2021 e in attesa di un EP di prossima uscita, il capitolino Guidobaldi sforna un brano dedicato alle difficoltà della relazione all’epoca di smartphone e social, all’insegna di un’ironia dal retrogusto amaro.
Un mix di cantautorato e brit pop forse in questo caso un po’ troppo sbrigativo.
Metafore astronomico – sentimentali nel nuovo singolo di questo giovane cantautore pugliese, che però non sembra andare oltre un pop di maniera, di marca vagamente sanremese.
Pioggia Rossa Dischi / Non Ti Seguo Records / Altafonte Italia
La Tomba come metafora della fine di una fase, in cui magari seppellire le esperienze negative per aprire un nuovo inizio.
A cinque anni e passa dall’EP di esordio, il trio genovese dei Saam torna con un singolo all’insegna di un post hardcore caracollante, convincente nei suoni, che potrebbe lasciarsi andare di più nelle parole e nell’interpretazione.
Due EP e un terzo in arrivo, collaborazioni dal vivo e non solo con artisti di primo piano, la Scooppiati Diversamente Band da ormai un decennio porta avanti un progetto che vai oltre il semplice ‘fatto musicale’, nel segno dell’integrazione tra ‘normodotazione’ e disabilità.
‘Liberatemi’ è un inno, appunto, alla liberazione dal dolore e la sofferenza, all’insegna di un pop rock solare dalle tinte quasi AOR, trainate dall’interpretazione di Ketti Giansiracusa, ed è quasi un peccato che la band non abbia premuto più decisamente il pedale del rock, come testimonia l’intro vagamente anni ’70 che lascia trasparire più ampie potenzialità.
Un pugno di singoli all’attivo, il romagnolo Enrico Garattoni presenta il suo nuovo progetto, articolato in una serie di brani che lo vedranno accompagnato di volta in volta da vari ospiti.
Qui lo affiancano i Bellanotte, duo del quale scopro far parte Barbara Suzzi, che avevo a suo tempo apprezzato tantissimo nel progetto tutto al femminile Io e La Tigre.
Ecco quindi questo singolo, che parla della felicità e del diritto a raggiungerla, con un bel po’ di rabbia verso un mondo che spesso ‘rema’ contro.
Un indie – pop ‘elettrizzato’ da spezie punk, che ricorda tanto altro, dai Prozac+ in poi.
Arrivano i primi caldi e si apre ufficialmente la stagione dei tormentoni primavera / estate 2024.
I fratelli (non gemelli, anche se lo sembrano e ci giocano su) Ferrini si buttano nella mischia, col classico brano a base di apprezzamenti che scivolano rapidamente in allusioni sessuali manco troppo sottintese, come si evince dal titolo.
Pop con quel tanto di immancabile dance necessaria per essere ballato qua e là nei prossimi mesi.
Secondo ‘assaggio’ dell’esordio sulla lunga distanza in uscita a maggio.
A metà a metà strada tra Colapesce e Di Martino e Depeche Mode, questo di Matera confeziona un synth pop dalla grana rarefatta e l’atmosfera sospesa ad accompagnare un testo ellittico, frammenti parlati di un soliloquio.
La difficoltà di comprendere e di comprendersi, quando si tratta di faccende sentimentali e non solo, nel nuovo singolo di Cortese.
Lo spid come metafora del ‘codice’ che ognuno si porta dentro e che permette di capirsi; a volte, si finisce per rinunciare, limitandosi a osservare in silenzio.
Il gioco sul contrasto tra una tessitura chitarristica solare, che evoca a tratti gli spazi visti dal finestrino di un treno che attraversa la val Padana e le parole a descrivere la situazione difficile di chi si richiude in sé stesso, ritraendosi in un ambiente casalingo, perché stufo delle tribolazioni del quotidiano.
Siciliano da tempo a Bologna, Licciardi sforna un nuovo singolo ispirato esplicitamente a certo neo folk americano.
Alla vigilia dell’uscita del suo nuovo disco, Luca Fol ha presentato questa allegra anticipazione.
Pensieri sparsi sull’onda dei sentimenti e della riflessione su sé stessi, il ‘Diktat’ del titolo sembrerebbe essere quello di lasciarsi e lasciare andare, senza troppe complicazioni.
Un pop rock decisamente solare per un brano dall’attitudine ludica e vagamente surreale.
Un trio misto romano – pugliese per un’esortazione a seguire la propria strada, senza curarsi di chi prova a contenere le proprie aspirazioni o abbassare le proprie aspettative.
I Lumied esibiscono una ventata di pop rock interpretata da una vocalità femminile con una discreta attitudine.
Un inno alla gioventù da parte di chi potrebbe essere un fratello maggiore.
Il veronese Ulula, svariate esperienze all’attivo e un disco di prossima uscita, dedica ai giovani un movimentato pezzo di pop immerso in un’elettronica che sfiora vagamente la psichedelia, con qualche rimando ai migliori Subsonica.
Due dischi e svariate collaborazioni all’attivo, il pescarese Giuseppe D’Alonzo torna con un singolo dedicato a chi gode del tempo prezioso a propria disposizione senza disperderlo in troppe futilità.
Influenze funky e disco anni ’70 per un pezzo incentrato sulla chitarra elettrica, suo strumento d’elezione, che il musicista maneggia accennando qualche virtuosismo, ma restando all’interno di una cornice strettamente pop.
A una settimana circa dall’uscita del loro secondo lavoro, Cecilia Miradoli e Max Tarenzi, alias Pinhdar ne pubblicano una nuova anticipazione, stavolta estremamente onirica: suggestioni new wave in atmosfere sospese, accentuate dal video, in cui tutto e non solo le rose, viene congelato.
Il capitolino Blutarsky propone un hip hop che si fa piacere, privo della fretta di molti suoi colleghi, in cui ci si prende il tempo per qualche riflessione anziché ripetere due o tre volte lo stesso concetto, interpretato con la propria voce e senza il ricorso invasivo a ‘sostegni elettronici’, con un accompagnamento sonoro essenziale.
Secondo singolo per Simone Ciccioni, alias Ladrone00, che dà voce alle insicurezze e al disagio di un mondo che poco si addice alla fragilità; a dare un minimo di sostegno intervengono i sentimenti.
Un rap contornato di sonorità dance, a tratti anche troppo invasive.
Emanuele via già conosciuto per il suo lavoro con Eugenio in via di gioia rinnova la collaborazione col quartetto d’archi Charlie T (violino, violoncello, contrabbasso, arpa).
‘Scacchi’, primo estratto dal nuovo lavoro, di prossima uscita, è un classico è una classica composizione di vaga ispirazione cinematografica (leggi Nyman, Ludovico Einaudi), forse non originalissima ma comunque suggestiva.
Palmer Generator
Ventre III
Bloody Sound
Gruppo a ‘conduzione familiare’ – padre e figlio e zio – i Palmer Generator pubblicano questo secondo strada dalla loro più recente fatica.
Un quarto d’ora e passa di durata, così come ‘extralong’ sono gli altri tre capitoli di “Ventre”, questa composizione si stende all’insegma di moduli post – rock, con accenni noise in un panorams colorato di tenui tine oniriche e accenni psichedelici.
Il nuovo brano del cantautore di Genzano (provincia di Roma) esce in occasione della Giornata Mondiale dei Disturbi Alimentari, ed è infatti un accorato appello al prendersi cura di sé, smettendo di dare peso a tutto. L’intento è lodevole, l’esito forse un po’ troppo ‘di maniera’ ed eccessivamente ‘accorato’.
Una carriera ventennale, passata attraverso i generi, K-Ant torna con un rap incisivo, che ricorda la migliore stagione italiana del genere, in cui fa il punto sulla propria situazione esistenziale.
Un inno a essere sé stessi, liberandosi finalmente dei traumi del passato, specie se si è stati vittime di bullismo.
Romano trapiantato a Milano, Jack Scarlett prosegue nella sua proposta di cantautorato pop dalla forte grana emotiva; comprensibile, ma forse un filo eccessiva.
Jamie, alias il (t)rapper marchigiano Aziz Gazelle, torna con un brano incentrato sulle solite pene d’amore. Tema trito e ritrito, svolgimento canonico; nei suoni almeno su cerca di andare oltre le solite basi, utilizzando un bel po’ di elettricità, dagli echi crossover.
Secondo singolo per il duo veronese composto da Davide Corlevich e Cristiano Mecchi, chitarrista classico il primo, attivo il secondo nella scena alternativa della città scaligera.
‘Farewell Kisses’ è una delicata ballad costruita sul riuscito contrasto, non troppo accentuato, tra le delicate tessiture della chitarra e il cantato roco e vagamente ‘sporco’.
Brano che anticipa un full length di prossima uscita, esito della collaborazione tra Marco Bernacchia e Edoardo Grisogani, titolari dei rispettivi progetti Above The Tree e Drum Ensemble Du Beat, che già avevano unito le forze una prima volta, una decina di anni fa.
L’afrobeat incontra l’elettronica in un pezzo forse troppo breve, che lascia la voglia di un seguito e spinge a un ascolto ripetuto.
Gruppo di lungo corso, sebbene mai di primo piano, del pop – rock italico, gli Oro a fine 2023 hanno segnato il loro ritorno, con una formazione rinnovata capitanata dal muro storico Valerio Zelli
‘Mantra’ è una ‘ballad’ che invita all’autostima, evitando di essere troppo severi con sé stessi e le proprie mancanze.
Siamo dalle parti di Vasco Rossi, complice una vocalità a tratti roca; i suoni ci sono, come dimostra il solo di chitarra centrale, ma il brano sconta il solito peccato storico di certo rock tricolore, ossia il non voler oltrepassare un certo limite per conservare la ‘bella forma’.
Un po’ di ‘sporcizia’ in più magari ogni tanto non guasterebbe…
Non proprio una passeggiata, affrontare la storica ‘Gli Uccelli’ di Battiato.
Tuttavia la giovane Hetra, che si presenta come un’aliena caduta sul pianeta Terra, lo fa con un certo stile, all’insegna di un’interpretazione quasi sotto traccia, sonorità eteree e una vocalità dai toni gravi, a tratti quasi ruvidi.
Una riflessione sulla fine dei rapporti sentimentali ai tempi dei ‘social’, dove volenti o nolenti si finisce sempre per imbattersi negli ‘ex’ di turno online.
La propone il romano Luca Di Napoli, all’insegna di un discreto pop contornato di elettronica.
Incertezze esistenziali in salsa pop soul nel nuovo brano di Grazia Garassino, che non vuole rassegnarsi al grigiore esistenziale di percorsi precostituiti, nel lavoro e nei rapporti interpersonali.
L’originalità latita, ma c’è almeno un po’ di personalità a sostenere il tutto.
Stavolta la producer pugliese, alias Silvia Dragonieri, la butta sul classico, con un pezzo almeno in parte ispirato al ‘De Divinatione’ di Cicerone, opera un cui estratto è citato esplicitamente,
Il resto è una ‘dichiarazione d’indipendenza’ abbastanza consueta, ma sorretta da un’interpretazione di carattere e un ritmo che coinvolge.
Dopo tre dischi per lo più di inediti Agnese Valle, cantante e clarinettista (o clarinettista e cantante?) capitolina il cui esordio festeggia quest’anno anno dieci anni, si cimenta con il ‘canzoniere italiano’, più e meno recente, in quella che è la prima fase di un progetto più ampio, che in primavera avrà la sua realizzazione compiuta in uno spettacolo di teatro – canzone.
Undici brani – includendo il breve intro, ‘Chi è di scena’, e ‘Sipario’, una vera e propria lista dei ringraziamenti prefazione sta in conclusione, che già danno al lavoro una veste teatrale – che vanno da De Gregori a Tenco, da Zero a Morgan, da Dalla a Brunori Sas, con l’aggiunta di ‘La Fioraia’, inedito firmato da Pino Marino.
Un disco di ‘cover’, quindi, dove il rispetto degli originali non si traduce in una copia carbone, ma in una riproposizione in cui la
sensibilità della cantautrice e del manipolo di musicisti che l’accompagnano, si traduce in una dimensione semiacustica, accompagnata da un uso frequente, ma non invasivo, dell’elettronica.
L’interpretazione sembra a tratti un po’ trattenuta, come se Agnese Valle avesse approcciato i brani in punta di piedi, con un po’ di timore reverenziale.
L’esito comunque trasmette calore, offre un’idea di raccoglimento, evoca già quella dimensione ovattata da ‘poltroncine di velluto’ per la quale il disco è stato concepito.
La ricerca – e la conquista – di una libertà che più di un fine è un mezzo, per ritrovare il contatto con sé stessi, con gli altri e con la Natura.
Non a caso, il nuovo disco di Nathalie arriva dopo aver passato tre anni a bordo di un camper riadattato a studio di registrazione, alimentato a energia solare, registrando i pezzi in giro per il Lazio e Regioni limitrofe, di tappa in tappa.
A cinque anni dal precedente “Into the flow” la cantautrice romana torna con dieci brani a cavallo di folk e rock, un occhio al cantautorato femminile d’oltreoceano (vedi Tori Amos), qua e là il ricorso a tonalità vagamente ‘oscure’ e il ricordo a qualche ruvidità, in un disco naturalmente orientato all’essenzialità di voce, piano e chitarra, cantato in italiano e inglese, con una lieve preferenza per il secondo.
Un percorso che comincia con un bisogno fisiologico di aria e spazi aperti, prendendo le distanze da una società fatta di rapporti umani opprimenti, e la necessità di circondarsi di persone amiche e prosegue con una progressiva presa di coscienza della fallacità degli esseri umani, di quanto nel quotidiano è illusorio.
Il ritorno di Nathalie è una gran bella notizia, e“Freemotion” è il lavoro di una giovane donna nel pieno della maturità artistica.
Indie ed elettronica, trip hop, new wave e qualche chitarra ‘graffiata’ nel nuovo singolo di Cecilia Miradoli e Max Tarenzi, alias Pinhdar, anticipazione del nuovo disco, in uscita da qui a un paio di mesi.
Riedizione di un pezzo risalente a qualche anno fa, il nuovo singolo del rapper per passione e poliziotto di professione è una dedica a tutti i giovani delle zone difficili che rischiano di perdersi, in primis a causa della droga.
Le rime sono dirette per quanto facili, il testo vuole cerca di rifuggire ogni giudizio morale, pur rasentando la retorica.
Rimane comunque apprezzabile l’impegno di chi, facendo parte delle forze dell’ordine, cerca un canale di comunicazione usando i modi dei più giovani, anche se non totalmente il loro linguaggio, visto che forse un certo ‘frasario’ non si addice a chi indossa una divisa.