ATTENZIONE: chi ancora non ha visto il film, potrebbe trovare in questo articolo anticipazioni ‘non gradite’; ho cercato di evitare spoiler e spiegazioni troppo esplicite, ma comunque tra le righe è possibile si possano intuire gli sviluppi; chi non ne vuole sapere nulla, è il caso che non legga.
Dopo un decennio e passa e una ventina (21?) di film, la prima, grande era dei ‘cinecomics’ della Marvel – nel frattempo radunati sotto la denominazione di ‘Marvel Cinematic Universe’ – giunge al capitolo finale.
Una conclusione che proverbialmente non può essere definita che ‘cataclismatica’, in cui i nostri eroi, sfiancati e depressi per non essere riusciti a impedire l’ecatombe voluta da Thanos, si trovano improvvisamente (grazie, guarda caso a… Topolino, in quella che chi ha visto e vedrà il film potrebbe leggere come un omaggio alla Disney, attuale proprietaria dei supereroi marvelliani) di fronte a un cunicolo, per quanto stretto, verso una possibile salvezza.
Senza spoilerare troppo (che poi, ‘sta fissazione di alcuni per gli spoiler ha decisamente rotto, e finisce per stimolare l’istinto str***o e un po’ sadico di spiattellare tutto), lo spettatore viene catapultato in una gimcana spazio – temporale che è un riuscito e coinvolgente omaggio a tutto ciò che abbiamo visto finora, per poi tornare nel presente e sfociare nel più classico degli scontri conclusivi in puro stile ‘arrivano i nostri’, in cui ritroveremo tutti (o quasi) i compagni di strada del decennio uniti contro il cattivo e le sue schiere…
Così tutto si conclude, stavolta non senza lasciare vittime sul campo, dando proprio l’idea della fine di un’era e lasciando gli appassionati nell’incertezza riguardo il futuro dei supereroi Marvel al cinema.
Qua e là (e ovviamente nel lungo finale che sistema i destini dei ‘tre grandi’ Capitan America, Thor, Iron Man) si intuisce quali potrebbero essere i progetti futuri: non è certo un segreto che questa è l’ultima volta che abbiamo visto questo cast: Downey Jr. e Ruffalo ormai brizzolati e Jeremy Renner stempiato danno l’idea di quel passare del tempo che sui fumetti cartacei si riesce a imbrogliare ma con cui al cinema non si può barare; in aggiunta, Scarlett Johansson (che per l’occasione ha almeno accettato di ri-tingersi qualche ciocca di rosso, rievocando gli inizi), è ancora in predicato di tornare con un’avventura ‘a sé’ della Vedova Nera, anche se il futuro sembra abbastanza incerto.
Vedremo se la Marvel azzarderà certi passi già compiuti sui fumetti riguardo certi personaggi, o se qui tutto si è limitato a una citazione dei fumetti (a proposito, per chi segue anche il cartaceo, il film include qualche gustosa allusione, soprattutto una… ancora una volta, qui mi fermo).
Il ‘giocattolone’, insomma, funziona: certo tre ore e passa forse sono un tantino troppe, anche se tutto sommato la lunga prima parte, molto ‘citazionista’ offre una grandinata di spunti, oltre che la partecipazione – gustosa – di gran parte dei comprimari ‘di nome’ visti nei film precedenti: i cameo non si contano o quasi, ivi incluso l’inevitabile omaggio a Stan Lee.
Un film che offre esattamente quello che si aspetta, e forse un tantino di più, che trova la sua degna conclusione in una fantasmagorica battaglia finale, che a dire il vero diventa a tratti confusionaria e che io avrei perfino fatto durare di più per dare veramente a tutti i personaggi la possibilità di farsi vedere un’ultima (non per tutti) volta.
Ovviamente non mancano le gag, nei confronti delle quali ormai anche lo spettatore più ‘restio’ finisce per essere ‘vaccinato’ eppure anche in questo caso in determinati frangenti hanno dovuto esagerare; ci si esalta – a me poi vedere certe sequenze in stile ‘siamo qui insieme, diamo addosso al cattivo’ commuovono puntualmente – e sul finale i più emotivi potrebbero farsi scappare una lacrima.
Non sarà forse il migliore film del lotto: il primo Avengers resta irraggiungibile, non solo perché il primo a vedere gli eroi insieme, ma perché dovendo gestire meno personaggi risulta ancora oggi più efficace, così come certi tentativi di introdurre una maggiore ‘complessità’ – il film che viene sempre citato in proposito è “Winter Soldier” – andando oltre le semplici ‘botte tra gente in costume’, sono stati poi decisamente stoppati quando a monte è arrivata la Disney, stabilendo che coi film di supereroi si doveva restare entro i rigidi steccati del ‘cinema d’evasione’, e che laddove si era tentato di suscitare qualche riflessione in più, era invece il caso di buttarla sulla comicità spicciola, ai limiti della torta in faccia… vabbè.
“Avengers Endgame” insomma, conferma un efficace paralleo che altri hanno fatto: il cinema di supereroi è oggi ciò ciò che fino agli anni ’60 fu il western; buoni contro cattivi e lì finisce, con poche eccezioni.
L’avvento di un Peckinpah o anche di un Leone, che cambino la prospettiva, appare ancora al di là da venire.