Qualche riflessione sulla questione dei dipendenti pubblici che timbrano il cartellino e poi si fanno gli affari loro…
Il fenomeno è chiaramente odioso e segno di un malcostume e della totale mancanza di ‘senso civico’ e ‘senso del dovere’, però… Però mi viene da dire che se si dà modo alle persone di approfittare di determinate situazioni, poi non ci si può lamentare se c’è chi se ne approfitta.
Il nodo della questione sta nel fatto che non si dovrebbero creare situazioni in cui ci si affida alla buona fede del lavoratore, perché sappiamo tutti che al mondo ci sono anche le persone in malafede.
Se una persona può permettersi il lusso di timbrare il cartellino e poi andare a fare la spesa, o addirittura di dare il cartellino a un altro perché lo timbri al posto suo, è perché sa di non essere sgamata; quindi, per prima cosa, mancano i controlli.
Gli uffici, quindi, funzionano male, se non c’è un ‘responsabile’ (il superiore in grado, il capo ufficio, il capo settore, o simili) che controlli l’effettiva presenza sul posto di lavoro del lavoratore… A meno che, non siano tutti d’accordo e il capo in questione non avvalli certe abitudini, perché tanto poi capita pure a lui e tutto diventa un coprirsi a vicenda; oppure, altra possibilità, il ‘capo’ non c’è e certi uffici sono articolati in semplici gruppi di persone dove nessuno deve rendere conto a nessuno e quindi tutti si fanno i ca**i propri.
Io però ho tanto l’impressione che a monte il problema sia un altro: se in un qualsiasi ufficio c’è del lavoro – magari anche tanto – da fare, allora l’assenza di un lavoratore si fa sentire, incide sulla produzione, per esempio sul numero di pratiche evase; se c’è del lavoro da fare, è impossibile che prima o poi qualcuno, lungo la catena di comando (a forza di risalire l’organigramma, prima o poi qualcuno onesto che svolga i controlli lo si troverà, almeno spero, altrimenti dovremmo concludere che tutta la pubblica amministrazione è marcia e mi auguro che non sia così), non si accorga che un ufficio lavori meno degli altri e non scopra che questo dipende dal fatto che i lavoratori invece di lavorare vanno in palestra, a fare la spesa o se ne restano a casa.
Io quindi ho tanto l’impressione a che a monte di certi comportamenti, ci sia il fatto che certi lavoratori sul posto di lavoro non hanno un ca**o da fare: a quel punto, nel migliore dei mondi possibili, un lavoratore farebbe una segnalazione: scriverebbe a qualcuno, dicendo: guardate che qua non abbiamo un cavolo da fare dalla mattina alla sera.
Chiaramente, se un lavoratore sa che andando sul posto di lavoro non avrà niente da fare per ore, se sa che la sua presenza o meno sul luogo di lavoro non farà la minima differenza, consapevole che anche i superiori chiuderanno un occhio, sapendo quale sia la situazione, finirà prima o poi per fregarsene.
Ci si può meravigliare se quindi una persona che sa di dover passare ore in ufficio senza fare niente, finisce per impiegare il suo tempo in maniera più utile, andando a fare la spesa, o attività fisica o magari decide direttamente di starsene a casa, tanto che vada sul posto di lavoro o meno, poco cambia?
Non vuole essere una giustificazione: i furbi che non fanno niente, sapendo che c’è chi lavora al posto loro ci sono sempre, ma prima o poi sono gli stessi colleghi che si rompono le scatole e li denunciano… In molti casi in questione, mi pare che invece il problema sia ‘di massa’: ci sono interi uffici in cui i lavoratori portano avanti determinati atteggiamenti scambiandosi i favori.
Allora, il problema del dipendente truffatore smette di essere una pura questione di inciviltà, per diventare il segno di una cattiva organizzazione degli uffici e della macchina della pubblica amministrazione… del resto, a pensarci è una conseguenza prevedibile, in uno Stato dove i partiti politici hanno usato i posti del pubblico come una promessa e come un bacino elettorale: per decenni insomma, di dipendenti pubblici ne sono stati assunti troppi per poter assegnare i posti promessi in campagna elettorale, e il risultato è stata la moltiplicazione degli uffici e della spesa per gli stipendi di persone assunte per non fare nulla (esempio principe quello dei famosi ‘enti inutili’).
Non siamo nel migliore dei mondi possibili e non ci si può affidare alla buona fede delle persone: giusto e sacrosanto licenziare chi viene beccato a fare altro invece che stare sul posto di lavoro, ma a monte c’è la necessità di organizzare una pubblica amministrazione efficiente, dove le persone venga assunta per lavorare e non perché bisogna mantenere quanto promesso in campagna elettorale, dove non ci siano più uffici o enti creati ad hoc per assegnare scrivanie e poltrone.
Una pubblica amministrazione efficiente individua puntualmente i compiti e gli obbiettivi di uffici e singoli lavoratori e crea meccanismi automatici di controllo in cui la furbizia non può durare a lungo senza essere scoperta, perché l’assenza di un lavoratore dalla sua scrivania si ripercuote subito sul lavoro compiuto da un ufficio.
Una pubblica amministrazione efficiente è insomma una condizione necessaria perché certe situazioni non possano verificarsi… altrimenti non ci lamentiamo se il lavoratore che non ha nulla da fare finisce per farsi gli affari suoi: dopo tutto, se non in ufficio non c’è niente da fare, uscire per delle commissioni, o per fare attività fisica diventa una valida alternativa e un modo più costruttivo di usare il proprio tempo.