Archive for marzo 2022

TESHA, MIRCO OLIVASTRI, LA VOLPE SOPHIA, FRANCESCO SAVERIO SERRETTI: SINGOLI

Tesha
Apnea
The Music Painter

Depressione e attacchi di panico e la forza (e il coraggio) di affrontarli, nel.nuovo singolo di Tesha (Emanuele Scardino), cantautore milanese di estrazione soul / r’n’b.
L’Apnea è quindi il senso di oppressione e soffocamento che si priva in queste situazioni, sintomo più drammatico di una condizione che negli ultimi anni si è fatta più diffusa a causa di ciò che si è vissuto, e gli eventi di questi giorni non migliorano la situazione.
Aiutarsi e farsi aiutare, dunque, in un pezzo in cui il messaggio sembra perdersi in suoni fin troppo canonici (quasi anonimi); l’inserto rap movimenta un po’ la situazione, ma forse non a sufficienza.

Mirco Olivastri
Aquilone senza filo

L’Aquilone senza filo è la libertà di essere sé stessi, con i propri difetti, i propri lati deboli, le proprie vite complicate: non sempre è possibile, nel quotidiano, anzi: spesso si è costretti per tanti motivi a mettere tutto da parte: la notte resta la dimensione privilegiata per essere sé stessi, anche se alla fine di vorrebbe gridare il proprio essere alla luce del giorno.
Romano, classe ’92, dal 2020 Mirco Olivastri ha cominciato a proporre i propri singoli, in maniera cadenzata, ma senza fretta.
Cantautorato impastato di rock, chitarre elettriche a dare sostegno a una voce che in questo caso più che cantante è quasi narrante.
La ‘scuola romana’ è dietro l’angolo, magari quella più recente e ‘di strada’, un po’ alla Fabrizio Moro che non quella dei locali e dei club.

La Volpe Sophia
La Speranza
WOL – Warriors of Love
La Volpe Sophia è un personaggio ideato da Andrea Lucisano, protagonista di una serie di brevi clip di animazione, a cavallo tra educazione e intrattenimento, il cui nocciolo è la filosofia.
Qui il progetto assume una sua versione canora, introdotta, non a caso, da una citazione del filosofo Aldo Masullo, prima di assumere la forma di un solare e caloroso invito a guardare sempre a quella cometa capace di illuminare anche le notti più buie.
Siamo, certo, dalle parti delle canzoni per l’infanzia, ma il messaggio può giungere a tutti.

Francesco Saverio Serretti
Molecole
YPK
Il futuro è incerto e a volte fa anche paura, il passato è un rifugio di ricordi destinati a restare tali; resta il presente, in cui l’amore, attraverso la metafora di atomi e, appunto, ‘Molecelole’, può offrire il sostegno necessario ad affrontare incertezze e rimpianti.
Chitarrista per formazione e poi cantautore, Francesco Saverio Serretti si esprime attraverso sonorità essenziali e rarefatte, quasi liquide, non a caso nel video che accompagna il brano l’acqua è elemento dominante, con accenni a suoni obliqui e sbilenchi: l’atmosfera è sospesa, e riporta certe sensazione dei primi giorni della clausura collettiva del 2020, quando tutto aveva assunto contorni irreali.
Un cantautorato con accenni indie che sembra dover ancora inquadrare compiutamente il proprio stile.

ANDREA RANA, NEDNACK, ODE, SARAI, DONSON, ZART: SINGOLI

Andrea Rana
Immagini dal Mondo
Materiali Musicali

Le ‘Immagini dal Mondo’ sono quelle che vediamo tutti i giorni, che abbiamo visto nel corso della nostra vita, quelle, forse, che ci augureremmo di vedere.
Andrea Rana da Lodi, una carriera divisa tra gruppi cover, band ‘originali’ e carriera solista, nel suo nuovo singolo parla di sé, “Vagabondo più con la testa che coi piedi” e non solo di sé.
Lo fa unendo il risalto cantautorale dato alle parole, alla forza hard rock (con qualche ‘tentazione metal’) delle chitarre: come dei Nomadi ipervitaminizzati o un Ligabue più ‘coraggioso’.

NedNack
Figli di chi
PaKo Music Records/Visory Records/Believe Digital
Un inno al ‘farsi da sé’, puntando a obbiettivi ‘alti’ senza limitarsi al mito del mondo patinato dei figli di papà.
Dall’hinterland perugino a Roma (videoclip ambientato nelle vie del centro) NedNack sottolinea, come nel precedente pezzo, l’importanza di percorrere la propria strada nonostante tutto e di riuscire a farcela anche senza avere le spalle coperte dal benessere famigliare, prendendo in giro ironicamente proprio l’effimero mondo di chi forse ha ottenuto troppo senza aver ‘lottato’ granché.
Pop giovanilistico per i tempi attuali, ma per il momento può bastare.

Ode
Poco Rumore
A1 Entertainment Artist First
Edoardo Rainoldi da Monza, classe ’97 una carriera da designer tra Stati Uniti e Gran Bretagna mollata per tornare in Italia e cercare il successo con la musica.
Il singolo d’esordio è descrive la classica dualità tra la capacità di trasmettere emozioni e momenti in cui ci si sente incapaci di comunicare col mondo.
Più che l’r’n’b e il soul nella voce – abbastanza ‘canonici’, si fanno apprezzare i suoni impastati di elettronica, curati da YOISHO, tra i quali emerge qualche suggestione dub.

Sarai
Mollami Ora
The Bluestone Records/Talentoliquido/Believe Digital
Prima la leggera ‘Laissez – faire’, poi la più intensa ‘Gif’; oggi Sarai (al secolo Sara Bassotti, da Roma, classe ’01), torna con questo pezzo a metà strada: una storia d’amore come tante, che si consuma rapida come un fuoco d’artificio e che presto pone il problema di chi debba lasciare chi.
Nessun dramma, ma solo un disincanto ironico e un po’ amaro, sullo sfondo del pub dov’è cominciato tutto.
La conferma di una cantautrice di personalità, di un’interprete a cavallo tra soul e jazz che brano dopo brano sembra trovare sempre ulteriori conferme.

Donson
Quello che non vuoi
LeindieMusic/Artist First
Pieni anni ’80, a partire dai synth nei suoi del nuovo singolo di Andrea Domini da Brescia, alias Donson.
Le parole descrivono un’incertezza esistenziale, oggi tipica non solo dei giovanissimi, ma anche di chi, come il cantautore, è a metà tra i 20 e i 30: non si sa bene chi si è, si è solo in grado di dire ciò che non si vuole.
A metà anche la proposta, tra rap e un’impostazione più cantautorale.

Zart
Disneyland
Red Owl Records/Visory Records/Believe Digital
Torna dopo tre anni il savonese Zart.
La bellezza e leggerezza di una relazione come il classico parco di divertimenti: non superficialità, ma la felicità di stare insieme, magari con sorprese dietro ogni angolo.
Pop leggero che qua e là rievoca uno scenario sonoro da sala giochi o, appunto da parco di divertimenti.

SUGAR FOR YOUR LIPS, “SPLEEN” (OVERDUB RECORDINGS)

Il dato geografico stavolta ha un peso: la Calabria e Cosenza non sono certo il ‘centro’ del rock italico, anzi: probabilmente fanno parte della periferia, più o meno estrema.

E tuttavia la convizione nei propri mezzi può portare una band come gli Sugar For Your Lips a calcare le scene per quasi un decennio, vivere delle difficoltà, rinascere, giungere a ribalte nazionali come Sanremo Rock (non chissà che, ma qualcosa conta) e, finalmente, a pubblicare il proprio primo lavoro sulla lunga distanza. Non resilienza, ma autentica resistenza.

Non si può quindi non guardare con occhio benevolo questi nove brani, che partono da Baudelaire e dallo Spleen, il ‘male di vivere’ che diventa fonte di creazione artistica, che toccano “Il Visconte Dimezzato” di Calvino, e lambiscono la ‘caverna’ del mito platonico prima di arrivare a una sorta di pacificazione dove il malessere iniziale è quanto meno mitigato dalla consapevolezza che tutti ‘valiamo’ qualcosa (e mi scuso se questo ricorda uno slogan pubblicitario) a prescindere dagli altri e dal contesto e che in questo possiamo trovare se non una soluzione, almeno un minimo di conforto.

In mezzo, un mix di rabbia, dolore e altre forti emozioni, a descrivere un percorso che porta soprattutto a un conflitto con sé stessi, alla ricerca forse di una propria personalità, a tentare vie di fuga, a cercare di comprendere se dietro all’impressione di essere ‘ombre’ di qualcun altro o ‘fantasmi di sé stessi’ ci sia poi qualcosa di vero.

“Spleen” cerca insomma di rispondere a certe classiche domanda sul ‘senso’, specie in un periodo in cui sembra sempre più evidente la frattura tra chi cerca di imporre la propria personalità su tutto e tutti e chi questa personalità non sembra nemmeno sicuro di averla veramente.

Il tutto tradotto con suoni e un’attitudine che possono ricordare un certo ‘rock italico’ un filo ‘di maniera’ (vedi alla voce: Le Vibrazioni), ma tentando almeno di ‘depurarlo’ di certe eccessive concessioni al ‘facile consumo’, con scelte sonore più ‘taglienti’, a tratti rumorose e con accenti talvolta ‘metallici’.

La dimostrazione che anche non essendo al centro di certi ‘circuiti’ tradizionali, si possono raggiungere dei risultati.

ROS, “ALLEGRIA MALDISTRIBUITA” (ADA MUSIC)

Dopo la partecipazione a “X-Factor”, la collaborazione con Manuel Agnelli, l’attività live in apertura, tra gli altri, per Afterhours, Marilyn Manson, Bad Religion e A Perfect Circle, per i ROS giunge il momento del primo lavoro sulla lunga distanza, autoprodotto e anticipato da un paio di singoli usciti nel corso dell’ultimo anno.

Un disco ‘generazionale’, va detto subito, intriso di tutte le forti emozioni tipiche della gioventù, che sprizza vitalità post-adolescenziale da tutti i pori dei dieci brani presenti.

Trascinato dall’interpretazione di Camilla Giannelli, figlia delle ‘riot girl’ della seconda metà degli anni ’90, il trio toscano, completato da Lorenzo Peruzzi e Kevin Rossetti, sforna un lavoro all’insegna di un garage – punk con qualche tentazione pop e tante chitarre sferraglianti, che molto deve a certe esperienze a quegli anni, e non solo.

Un lavoro in cui sul ‘fatto sonoro’, prevale di gran lunga l’aspetto emotivo, con questo rincorrersi di rabbia e malinconia, tentativi di ribellione, il sentirsi ‘fuori posto’, perché quel ‘posto’ alla fine non lo si è ancora trovato e spesso ci si ritrova a combattere un mondo che non si comprende e dal quale forse non si è compresi.

Non è un caso, allora, che tutto si concluda con un sonoro ‘Vaffanculo’, laddove il discorso si era aperto con ‘Normosuper’ (già singolo) in cui, appunto si esprimeva questa incapacità di essere, o ‘sentirsi’ parte dei ‘cosiddetti normali’.

L’apice è la furiosa quanto dolente ‘Ballata per chi non sa ballare’, in cui tocca appunto il culmine questa poetica dell’irregolarità.

Malinconia e rabbia, ma controluce anche una buona dose della tenerezza e dolcezza di chi in fondo più che malinconico o furente, si sente semplicemente indifeso.

ROBERTO RAJMONDI, SISTO, FERRARA&BORGHETTI, GABS, VALENTINA RIZZI, NOCHIA: SINGOLI

Roberto Rajmondi

Canto Notturno (di un Papua Errante del Pacifico)

ROyAL

‘Salmo Salvato’, lo definisce lo stesso canautore siciliano, classe ’87, il terzo disco di prossima uscita di cui questo pezzo è una prima anticipazione: un bambino in riva al mare che parla all’Oceano che l’ha generato (in una sorta di riproposizione contemporanea del celebre ‘Canto Notturno’ leopardiano), sul quale non volano più uccelli e il cui orizzonte è offuscato da un’isola di rifiuti di plastica.

Viene in mente Dalla e il suo “Così stiamo uccidendo il mare”…

Un cantato sottovoce, quasi sgomento davanti alla catastrofe, un accompagnamento essenziale, in cui si staglia il violino, a dare a tutto un sapore da ‘ballata popolare’ (tutt’altro che allegra, intendiamoci), per un brano che non sembra aprire spiragli davanti a un disastro ormai pressoché compiuto.

Sisto

Amsterdam

Artist First

L’incontro con ‘lei’ che assume contorni lisergici, fino a rievocare la proverbiale capitale di certe ‘trasgressioni’…

Il secondo singolo di Sisto, alias il marchigiano Giovanni Peretti (lo pseudonimo deriva da Papa Sisto V, stesso cognome e stessa regione dell’artista) è all’insegna di un pop con contorno sintetico e aggiunta di sax, con un vago sapore vintage.

Ferrara&Borghetti

Scusa

YPK Entertainment

Gianluca De Angelis e Alexandros Paride Sangermano, alias Ferrara&Borghetti, messinese il primo, da Cosenza il secondo, già qualche singolo all’attivo, tornano con una classica lettera di scuse all’amata dopo una litigata.

Una ballata pop nel filone di Ultimo e delle giovani leve del pop, chitarra e voce, mirata più sui ‘sentimenti’ che sull’originalità.

Gabs

Supereroe

Artist First

Secondo singolo per Emanuele Lovisi, alias Gabs.

Non un inno a qualche superessere ma, per contrasto, un pezzo incentrato sulle proprie fragilità, a cominciare da quel dimenticarsi le cose che si teme l’amata scambi per trascuratezza… se non altro, Gabs non ha paura dei ragni.

Il giovane cantautore originario della provincia di Salerno, ma trapiantato a Roma, dove sta seguendo studi musicali, sforna un brano in cui l’urgenza di mettere nero su bianco certe impressioni prevale su tutto il resto.

maggiore riflessione a approfondire un po’ il discorso non avrebbe nuociuto…

Valentina Rizzi feat. Mondo Marcio

Nella mia tempesta

Gotham Dischi

Sì rinnova la collaborazione tra Valentina Rizzi e Mondo Marcio (la cantautrice ha esordito proprio come corista del rapper) per questo brano incentrato sui sentimenti: una ‘lei’ che cerca un amore che le stia vicino anche nei momenti più ‘difficili’, un ‘lui’ pieno di dubbi sulle sue capacità di sostenere il ruolo.

Dominano cadenze rap / hip hop, in un brano forse un po’ scontato.

Molto più convincente era stato ‘Addio’ precedente singolo della cantautrice.

Nochia

Weekend

Il weekend dovrebbe essere momento di evasione, ma viene reso amaro dal ricordo di una relazione ormai conclusa.

Nuovo singolo per Giuseppe Grillo, alia Nochia, ispirato come al solito al pop a cavolo tra anni ’80 e ’90, tra 883, Raf e la sigla di “Beverly Hills 90210”, con tanto di sax, citata anche nel video.

Apprezzabile nella sua semplicità, nel suo non voler dare altro che un momento di leggerezza, anche con qualche sorriso.

Divertente.

PLAYLIST 2.2022

Periodica selezione di brani e singoli ripresi dalla recensioni del blog.

Come al solito, preciso che non si tratta di una classifica vera e propria, anche se i brani sono comunque ‘ordinati’ in modo crescente di gradimento…

Claudio Rigo, ‘Giorni e Colori’

Settembre28, ‘Come un giornale’

Damiano, ‘Numero Sconosciuto’

Scream!, ‘Datti Forza’

Ruggero Ricci, ‘Un’altra notte’

Davidof, ‘Riad’

Fedrix & Flaw, ‘Ikigai’

Caravelle & Mercvrio, ‘Incoscienti’

Cance, ‘Mosca Bianca’

Giulia Rubini, ‘Cosa Senti’

Sara J Jones, ‘Waterproof’

Francesco Morrone, ‘L’amore non conviene’

Ceroli, ‘Tre giorni in hangover’

Tramontana, ‘Cedere’

Krait, ‘Slate’

Humpty Dumpty & La Guerra Delle Formiche, ‘The Waiting Song’

Lalla Bertolini, ‘Primo dell’anno’

CARAVELLE & MERCURIO, DAVIDOF, TRAMONTANA: SINGOLI

Caravelle & Mercvrio

Incoscienti

The Bluestone Records / Talentoliquido / Believe Digital

In amore ogni tanto è bene essere ‘Incoscienti’ lasciarsi alle spalle il passato, non stare tanto a pensarci su e vivere il ‘momento’: ce lo dicono Caravelle e Mercvrio, esponenti della nuova generazione della scena cantautorale capitolina.

I due danno vita a un brano dai suoni spogli, essenziali, una tenue chitarra che si accompagna a un duetto vocale ugualmente discreto: atmosfere che rimandano a un certo neo folk intimista d’oltreoceano unite alla lezione dei ‘fratelli maggiori’: i vari Fabi, Silvestri, Gazzè.

Giovani (anche se non proprio dei ragazzini: entrambi laureati e con una discreta gavetta alle spalle) da tenere d’occhio.

Davidof

Riad

Autoprodotto /ADA Music

Calabrese di Palmi, Pietro Sturniolo, alias Davidof, ha già percorso la sua brava gavetta (classe ’87, non un giovanissimo), culminata con un manipolo di singoli pubblicati per la Hokuto Empire di Francesco Facchinetti.

‘Riad’, che segna l’avvio di un nuovo capitolo, con ADA Music, riporta le suggestioni della capitale saudita, usando una tavolozza di nuance mediorientali che, anche se ormai abbastanza già sentite, offrono comunque una loro suggestività.

La città di Riad serve comunque come pretesto / metafora per il classico pezzo sentimentale, incentrato su incognite, insicurezze assortite, fragilità, difficoltà di comunicazione, sull’onda dei ricordi.

Il nostro non è un novellino, e si sente, ma forse il pezzo va troppo alla ricerca di sonorità e soluzioni oggi anche troppo ‘consuete’.

Tramontana

Cedere

Troppo Records

L’inno alla cedevolezza del singolo di Mario Tramontana da Catania (in vista di un EP di prossima uscita), non tanto un’esortazione alla rinuncia, quanto al lasciarsi andare.

In un mondo in cui troppo spesso si è in prende conflitto – con gli altri, con sé stessi, col ‘mondo’ (che tra l’altro di suo è già pieno di conflitti, come tutti stiamo vedendo) – il non ‘dannarsi troppo’ se una soluzione, può essere quanto meno un modo alternativo di sopravvivere.

Disincanto misto a un atteggiamento quasi ‘zen’, un ‘lascia che sia’, forse semplicemente l’idea che non tutti sono adatti a una vita in cui ci si sveglia tutti i giorni con ‘l’elmetto’ per andare contro qualcuno o qualcosa.

Non poteva che essere un brano all’insegna della semplicità di chitarra e voce, espresso con disincanto, senza fare a meno di un filo di ironia.