Il nuovo singolo di Kefàli (al secolo Giorgia Testa) la vede dichiarare la propria autoaffermazione: trovare l’oro dentro di sé e partire da questo per andare avanti (forse dopo una storia finita) sapendo di ‘valere’.
Il discorso sul sé diventa rapidamente un’esortazione a tutti a volersi bene esaltando il buono che ognuno porta co sé.
Un pop con riflessi r’n’b e una produzione sintetica per un pezzo con degli spunti.
Ciò da cui Eric Mormile non può guarire è, prevedibilmente, l’amore, che porta con sé follia e pazzia…
Nonostante l’argomento ormai stravisto, affrontato con poca originalità, va riconosciuto al cantante e chitarrista napoletano di aver almeno cercato un formula sonora non troppo banale, dando al sax soprano di Alessio Castaldi il ruolo di protagonista, affiancandogli con discrezione la propria chitarra elettrica; il risultato è un pop che si colora di vaghi accenti fusion che danno al pezzo una certa piacevolezza di ascolto…
Un titolo da possibile ‘tormentone’estivo, nasconde un pezzo all’insegna della fragilità, in cui il ‘lui’ di turno è l’unico a far ritrovare la pace alla lei che tende a perdere il controllo davanti al chiacchiericcio e alla pochezza di vista gente, in televisione e non solo.
La veste è quella di un pop dai riflessi elettronici, non troppo ‘piacione’.
Una riflessione sulla perdita – di sé stessi o di qualcuno di caro – e sulla necessità in qualche modo di andare avanti.
In attesa del prossimo lavoro sulla lunga distanza, K-ANT propone questo singolo, all’insegna di un pop che a tratti flirta con sonorità che riecheggiano certa dance francese: ammiccante ma non troppo, con un cantato che sfocia un accenno di rap.
Una vicenda sentimentale con le sue traversie, sullo sfondo litorale di Ostia (credo): la racconta Bede, rapper reggino di stanza anni nella capitale.
Il tono accorato, i suoni non eccessivamente ‘prodotti’; apprezzabile l’essersi preso tutto il tempo necessario: si può ancora raccontare una storia, senza limitarsi alle emozioni del momento.
Nome che comincia ad avere una certa circolazione nella scena indipendente capitolina, UnFauno si pone il classico interrogativo, attendendo che ci sia chi arrivi a salvarlo.
Cita Bene, Gaber e Dante, tra rap, vocazione cantautorale ed elettronica, ma il gioco sulla ‘parola con la c’ è facile…
Albert
Dopamina
Gotham Dischi / INgrooves
Una riflessione sulla crescita e sul diventare grandi, sull’onda del ricordo di chi non c’è più.
Albert, al secolo Leonardo Benedettini da Milano, venticinquenne con un discreto bagaglio già alle spalle, presenta un pezzo di pop cantautorale con un cantato che tende al rap, circondato da suoni essenziali che danno risalto alle parole.
Parte dalla sua ‘Errestrana’, Grid, per un pezzo che vuole esaltare l’unicità di ognuno contro la tendenza a voler mettere etichette, trattare tutti e tutte come ‘brand’, giudicare senza sapere.
Sta crescendo, la ragazza padovana (al secolo Fabiana Mattuzzi): nella personalitàe nell’interpretazione, oltre che nella volontà di ‘mandare un messaggio’, attraverso un pop elettronico venato di ‘r’n’b.
Willy Vi feat. Francy
Regalo
Key Records/Altafonte Italia
Una dedica amorosa abbastanza consueta, in forma di (t)rap: a presentarcela è Willy Vi, conosciuto soprattutto per la sua attività di ballerino, che a quanto leggo gli ha dato soddisfazioni più che discrete. Accompagnato dalla voce femminile di Francy, con un arrangiamento dall’essenzialità apprezzabile.
Il Re Tarantola I mostri non stanno sotto il letto, ma stanno nella cassetta della posta Il Piccio Records / La Stalla Domestica Una serie di considerazioni e pensieri buttati lì, a casaccio più o meno, all’insegna di un’attitudine al fare tutto per conto proprio: Manuel Bonzi, originario della Valcamonica, se la canta e se la suona tutto da solo (chitarra, basso e batteria), nella sua stanza – studio ribattezzata La Stalla Domestica, all’insegna di un punk – pop senza pretese, che regala tre minuti leggeri – leggeri, con un filo di critica sociale e una punta di irriverenza religiosa.
Ode Metà Artist First Un mix di pop, r’n’b e hip hop, arricchito da campioni di tromba, leggerezza tipicamente estiva. Il nuovo singolo di Edoardo Rainoldi, originario di Monza, designer negli Stati Uniti poi tornato qui per giocarsi la carta della musica, riflette sul tempo che passa e sulle difficoltà di realizzarsi pienamente, spesso appunto fermandosi a metà strada. Resta la sensazione che il contorno, fin troppo ‘leggero’, faccia perdere un po’ l’idea di fondo.
Cantante, coreografa, ballerina professionista, fireperformer e insegnante di danza, La Sofy esordisce con questo singolo all’insegna del riappropriarsi dell’indipendenza dopo una relazione finita dance – pop dai ritmi sostenuti, frutto anche dell’intervento del Dj e Producer oZZo.
GLI ALTRI
ODE Quello che mi fai tu Artist First ODE, Edoardo Raimondi da Monza, presenta un brano di stampo r’n’b arricchito da una vena funky, specie negli inserti chitarristici, per descrivere i postumi di una relazione andata male. Confezione pop, toni accesi, ma manca un filo di ‘spinta’.
Michele De Martiis L’al di là delle favole PaKo Music Records Una relazione ormai finita a cui guardare senza serbare rancore, conservando quanto di buono è stato. I rimpianti non mancano, così come la speranza un giorno magari di riprendere il percorso. Michele De Martiis, anconetano, classe ’75, qualche singolo già all’attivo per una carriera che solo da poco ha cominciato a produrre qualche frutto, presenta un tipico brano di pop / rock, toni accesi e mood solare con chitarre di contorno.
Sisto Cara Artist First Terzo singolo per il marchigiano Giovanni Peretti (‘Sisto’ da Sisto V, Felice Peretti, marchigiano anche lui, ma parentela non verificata), dedicato a un abbandono non reale ma solo temuto, in un brano dedicato alla propria ‘lei’. Synth pop abbastanza ordinario, con echi da elettronica francese anni ’80.
NedNack 23 Anni Star Da Torgiano, provincia di Perugia, a Roma e ritorno: dalla cima della Torre Baglioni nel borgo umbro, NedNack ‘intona’ un pezzo tutto volto all’avercela fatta, sbattendo in faccia agli scettici di un tempo il proprio ‘essere’ arrivato con una sfilata di macchinoni per il corso del paese, sotto lo sguardo perplesso e divertito degli abitanti. Trap – pop con qualche inserto ‘elettrico’ per quello che non è il primo episodio in cui il giovane sbandiera il suo essersi affermato: le rivalse sono comprensibili, ma se ripetute rischiano di scadere nella semplice ostentazione…
Le ‘Immagini dal Mondo’ sono quelle che vediamo tutti i giorni, che abbiamo visto nel corso della nostra vita, quelle, forse, che ci augureremmo di vedere. Andrea Rana da Lodi, una carriera divisa tra gruppi cover, band ‘originali’ e carriera solista, nel suo nuovo singolo parla di sé, “Vagabondo più con la testa che coi piedi” e non solo di sé. Lo fa unendo il risalto cantautorale dato alle parole, alla forza hard rock (con qualche ‘tentazione metal’) delle chitarre: come dei Nomadi ipervitaminizzati o un Ligabue più ‘coraggioso’.
NedNack Figli di chi PaKo Music Records/Visory Records/Believe Digital Un inno al ‘farsi da sé’, puntando a obbiettivi ‘alti’ senza limitarsi al mito del mondo patinato dei figli di papà. Dall’hinterland perugino a Roma (videoclip ambientato nelle vie del centro) NedNack sottolinea, come nel precedente pezzo, l’importanza di percorrere la propria strada nonostante tutto e di riuscire a farcela anche senza avere le spalle coperte dal benessere famigliare, prendendo in giro ironicamente proprio l’effimero mondo di chi forse ha ottenuto troppo senza aver ‘lottato’ granché. Pop giovanilistico per i tempi attuali, ma per il momento può bastare.
Ode Poco Rumore A1 Entertainment Artist First Edoardo Rainoldi da Monza, classe ’97 una carriera da designer tra Stati Uniti e Gran Bretagna mollata per tornare in Italia e cercare il successo con la musica. Il singolo d’esordio è descrive la classica dualità tra la capacità di trasmettere emozioni e momenti in cui ci si sente incapaci di comunicare col mondo. Più che l’r’n’b e il soul nella voce – abbastanza ‘canonici’, si fanno apprezzare i suoni impastati di elettronica, curati da YOISHO, tra i quali emerge qualche suggestione dub.
Sarai Mollami Ora The Bluestone Records/Talentoliquido/Believe Digital Prima la leggera ‘Laissez – faire’, poi la più intensa ‘Gif’; oggi Sarai (al secolo Sara Bassotti, da Roma, classe ’01), torna con questo pezzo a metà strada: una storia d’amore come tante, che si consuma rapida come un fuoco d’artificio e che presto pone il problema di chi debba lasciare chi. Nessun dramma, ma solo un disincanto ironico e un po’ amaro, sullo sfondo del pub dov’è cominciato tutto. La conferma di una cantautrice di personalità, di un’interprete a cavallo tra soul e jazz che brano dopo brano sembra trovare sempre ulteriori conferme.
Donson Quello che non vuoi LeindieMusic/Artist First Pieni anni ’80, a partire dai synth nei suoi del nuovo singolo di Andrea Domini da Brescia, alias Donson. Le parole descrivono un’incertezza esistenziale, oggi tipica non solo dei giovanissimi, ma anche di chi, come il cantautore, è a metà tra i 20 e i 30: non si sa bene chi si è, si è solo in grado di dire ciò che non si vuole. A metà anche la proposta, tra rap e un’impostazione più cantautorale.
Zart Disneyland Red Owl Records/Visory Records/Believe Digital Torna dopo tre anni il savonese Zart. La bellezza e leggerezza di una relazione come il classico parco di divertimenti: non superficialità, ma la felicità di stare insieme, magari con sorprese dietro ogni angolo. Pop leggero che qua e là rievoca uno scenario sonoro da sala giochi o, appunto da parco di divertimenti.
Sì fa chiamare Krait, si chiama Michela Di Mauro, e ha scelto di buttarsi anima, corpo e soprattutto voce, sul versante più duro del rock: attività ben avviata coi Deceit Machine, affiancata dai primi passi da solista, giunta al terzo singolo.
Accompagnato da un video ‘pulp’ che riporta a Robert Rodriguez e più in là a Tarantino, tra gangster e donne fatali, ‘Slate’, prodotto da A-Kurt, è un pezzo che strizza l’occhio a certo rock ‘industriale’ (Nine Inch Nails, Alec Empire, qualcosina dei Fear Factory) e che gioca ovviamente gran parte delle sue sorti sull’attitudine e la performance della vocalist, che fa flirtare screaming ‘metallico’ e cadenze hip hop.
L’esito, pur non fenomenale, è comunque più che gradevole, specie per chi magari è un po’ stanco di artiste votate a soul e affini.
Il pianeta rock di casa nostra a cercarle può ancora riservare delle sorprese.
Secondo singolo dell’anno per Francesco Morrone, cosentino di nascita, ‘nomade’ per vocazione, in attesa di pubblicare il suo secondo lavoro da solista.
Riflessioni sparse sull’amore, le insicurezze che portano alla fine delle storie, l’impossibilità, nonostante tutto, di chiudersi ai sentimenti; voce e chitarra con suggestioni orientali che conferiscono al pezzo un sapore quasi onirico, complice un’interpretazione quasi sussurrata, sempre sotto traccia, all’insegna di una parola più parlata che cantata con qualche reminiscenza di Fosssati.
Nuovo singolo per Claudio Rigo da Torino, cantautore con un passato e presente da imprenditore, e la passione per la musica, portata avanti in parallelo.
Un caleidoscopio di colori come metafora della vita coi suoi alti e bassi, e come fonte di speranza verso il futuro.
Voce e piano con inserti di chitarra elettrica, per un brano nel solco del classico cantautorato – pop di casa nostra, senza scosse.
Abbruzzese di Lanciano, un trascorsi di batterista nei Management Del Dolore Post Operatorio (qualcuno forse li ricorderà), Ceroli ha fa qualche tempo avviato la carriera da solista, con un EP e qualche singolo, in un percorso che punta, a breve, all’uscita del primo lavoro sulla lunga distanza.
Cantautorato indie, per un brano che descrive il naufragio di una relazione con un cantato minimale e quasi sussurrato che si perde in un’atmosfera sonora evanescente, tra effetti e riverberi assortiti.
Un’altra notte per voltare pagina rispetto a una storia finita e ricominciare: notturno il riferimento, danzereccia l’impostazione, per un brano che strizza l’occhio ad r’n’b e soul, a cominciare da una vocalità abbastanza ‘consueta’.
Ruggero Ricci (un passaggio a X-Factor, ormai parecchi anni fa), prosegue il suo percorso all’insegna di un pop decisamente ‘piacione’ e ammiccante, anche troppo…
Brano d’esordio per Lorenzo Gulino, romano, classe ’96.
Il ricordo di chi non c’è più, tra maliconia e dolcezza, assieme allo sguardo verso il futuro: indistinto, certo, ma pronto a diventare come pongo da plasmare tra le proprie mani.
Canonico l’accompagnamento chitarra – piano, per un brano che invita a trovare sempre una luce nei momenti bui.
Milanese, classe ’93, Valentina ha fatto una dignitosa gavetta, partenio come corista per Mondo Marcio, fino ad avviare la carriera solista, giungendo alla pubblicazione, lo scorso anno, di un primo EP, “Ferro e Magnete”.
Un addio, dunque, nel suo nuovo singolo: sofferto, ma aperto alla rinascita e alla libertà, visto che rappresenta la parola fine posta a una relazione annichilente e malsana, fatta di dipendenze nocive.
La giovane cantautrice riesce a dare interpretare le proprie parole col giusto mix di rabbia, tristezza e voglia di libertà: una cena cantautorale che si sposa con un hip hop / r’n’b senza troppi cedimenti al ‘facile consumo’.
Scianni
Nascondino
Troppo Records
Al secolo Alessandro Sciannimanico da Bari, ma trapiantato a Roma, gioca a ‘Nascondino’ con gli altri quando si tratta di emozioni e sentimenti. Il pezzo è un invito a entrare nel suo mondo per scoprirlo a poco a poco.
Pop con aspirazioni cantautorali, voce in primo piano con un contorno sonoro scarno.
Avevamo lasciato Patrick De Luca la scorsa estate, con il latin pop di ‘In questa notte buia’, suo secondo singolo; lo ritroviamo con un brano più volto a una certa ‘malinconia esistenziale’, forse un po’ ‘di maniera’, tra pop e r’n’b’.
La voce, c’è; il resto, un po’ meno.
La Complice
Torta Margherita
Troppo Records
La ‘Torta Margherita’ come simbolo del calore domestico e di una storia d’amore ormai conclusa.
Irene Ciarrocchi da Fermo, formazione accademica (jazz) già un pugno di singoli all’attivo e aperture ai live, tra gli altri, di Dente, Moltheni e Dimartino, torna con questo brano apertamenye sentimentale (a differenza dei precedenti).
Il connubio voce – elettronica dà al tutto un che di onirico, vagamente etereo, vicino eppure distante come lo sono i sogni.
Cosentino di nascita, nomade per vocazione: Francesco Morrone ha fatto del viaggio la sua cifra esistenziale, sovrapponendola alla propria dimensione artistica: l’Italia percorsa in lungo e in largo in bicicletta per promuovere il suo primo EP, un tour internamente percorso a bordo di una Wolksvagen T3 Caravelle.
Non è un caso, quindi, se in questo suo nuovo singolo, anticipazione del prossimo lavoro sulla lunga distanza, Morrone riflette ancora una volta su questo “Girovagare”, su questo “Non darsi pace”, frutto di “Un dissidio interiore”, di “Una guerra da sfamare”.
Sì guarda qui e al di là del Mediterraneo, sonorità ‘popolari’ e provenienti da lontano, il mare un dimensione naturale per chi viaggia, che però all fine si chiede “perché rimani tra le mie mani?”.
Il ‘restare’ che diventa a tratti incomprensibile per chi è abituato a partire.
Secondo singolo per questa giovane cantante afroitaliana, dalla provincia italiana.
Un convincente soul / r’n’b dei tempi attuali, impastato di elettronica il cui esito, con tutti i debiti distinguo in termini di capacità produzione, non è poi così distante dai punti di riferimento internazionali.
Molto del merito va alla cantautrice, che riesce a rendere credibile il cantato in italiano (cosa poi non troppo scontata, visto il genere), per un brano dedicato al coraggio e alla rivalsa di affermare sé stesse – il pezzo è rivolto innanzitutto alle donne, ma alla fine non solo, quando si è vittime di bullismo e soprusi assortiti.
Il cammino certo non è facile – “Quante lacrime ho dovuto versare per far emergere il diamante reale” – ma bisogna avere il coraggio di intraprenderlo, e Sara Laure del suo ‘diamante’ – artistico e a dirla tutta pure estetico – può sicuramente essere orgogliosa.
“Resta, come se fossimo a una festa”, canta Gea (Gaia Daria Miolla); ma la ‘festa’ – ovvero: l’amore – è già quasi finito e forse non basterà un altro cocktail a ravvivare la fiamma.
La giovane cantautrice e polistrumentista (cominciò da piccola, con la batteria) barese, con già una solida gavetta alle spalle (con la partecipazione a “The Voice of Italy” nel 2018), presenta un pezzo dai contorni r’n’b, all’insegna di una certa leggerezza sonora , che pur nella sua ‘consuetudine’, risulta gradevole.
Quotidiane malinconie con una punta di male di vivere nella nuova proposta del romano Fabio Cannavale, alias Faax; un canonico flusso di parole con tappeto elettronico più o meno accattivante.
Poco distinguibile tra le tante proposte analoghe in circolazione.
Andrea Frontera da Como (ma con origini salernitane) presenta un brano in cui si parte dall’infanzia (“Guardavi Sailor Moon, ma volevi Lamù) per affrontare il vissuto di 23 anni di vita: obbiettivo forse un tantino ambizioso per un artista più o meno agli esordi, che sfocia in un brano abbastanza anonimo, all’insegna di moduli più o meno trap con tappeti elettronici elementari e un cantato / parlato che avrebbe bisogno di maggior rodaggio.
Il ritorno di Riccardo Frunzio, alias Zest, è dedicato alle scorie lasciate da una relazione fin troppo totalizzante, al punto di trasformarsi in una gabbia.
Il tema è svolto, come suggerisce il titolo, con una parvenza di r’n’b che però finisce per essere messa in secondo piano dall’impostazione mezzo parlata – mezzo cantata – un po’ filtrata un po’ no – della voce (con un’esecuzione a mezza bocca a tratti poco distinguibile) e col consueto contorno ‘sintetico’.
Saturazione
Torre di Controllo
Gotham Dischi / Artist First
Innocuo pop – rock (zona ‘Vibrazioni’) e affini, per questo quartetto milanese.
Tema, manco a dirlo, la fine di una relazione e il modo di riprendersi, concetto poi ampliabile a tutte le situazioni difficili della vita.
Chitarre elettriche per dare potenza, tastiere in aggiunta per ammorbidire un po’.
Certo, il piedino lo si batte e quindi il pezzo alla fine può dirsi riuscito, ma tutto sembra troppo ‘impostato’, attento a evitare sbavature o di essere troppo aggressivo.
Orecchiabile pop – rock con vena cantautorale per questa collaborazione tra Francesco Sich (Francesco Del Giudice) e Paolo Motta, in arte ‘900, esponenti emergenti della scena romana.
Sentimenti protagonisti per un brano che si lascia ascoltare.
Marco Benati da Carpi, classe ’81, un passato da ‘rockettaro’, prima di venire ‘fulminato sulla via di Damasco’ e dedicarsi a un rap con riflessi cantautorali – lui stesso si definisce ‘rappautore’ – e far uscire con questa formula ben tre dischi, cui è seguita una manciata di singoli, questo ultimo in ordine di tempo.
Un catalogo di ‘bellezza’ ricercata non nell’immediato, ma sotto traccia, cercando di gettare lo sguardo, assieme agli altri sensi, laddove questi normalmente non si soffermano.
Un rap che vuole dunque essere ‘pensato’, che rinuncia ad ogni ‘filtro vocale’, per dedicarsi alla semplice parola, ricordando poi alla fine per certi versi il ‘solito’ Jovanotti (o Lorenzo Cherubini che dir si voglia).
La ‘confezione’ ha un certo appeal (anche se gli interventi del sodale Nicholas Manfredini appaiono abbastanza superflui), ma l’impressione è che nel tentativo di invitare a uscire dall’immediato per cercare maggiore profondità (non limitarsi a guardare, ma fermarsi a osservare), si cada un filo troppo spesso in certi clichè, tra cose belle viste con gli occhi chiusi, profumi non sentiti solo col naso, capacità di volare acquisite mentre si sente di stare precipitando, etc…
Il pezzo ha un ‘senso’, ma forse il modo di comunicarlo finisce per essere un po’ scontato.
Tuasorellaminore
Ken e Barbie
Romolo Dischi / Pirames International
Uscito in realtà a luglio, questo nuovo pezzo di Tuasorellaminore (provenienza: Bari, vero nome: sconosciuto), viene ora accompagnato da un video, girato tra Milano e Roma da Cristina Brizzi.
‘Ken e Barbie’, ovvero: come si era e come si diventa e come, a volte, si può cercare di non cambiare.
Tuasorellaminore prende di petto il classico ‘logorio della vita moderna’, rivendicando il contatto mantenuto col proprio ‘io fanciullesco’… tuttavia, mentre con carattere la nostra ricorda come da ragazzina facesse ‘scopare Ken e Barbie’ e avesse scritto la prima canzone a 8 anni, viene da interrogarsi: è veramente la Tuasorellaminore ad aver conservato lo spirito della fanciullezza, respingendo certi meccanismi più o meno ‘alienanti’ dell’età adulta, o era piuttosto la lei bambina ad essere già molto sveglia e intelligente e ad avere dei tratti ‘adulti’?
Sia come sia, il pezzo, che conferma peraltro tutte le doti già mostrate in precedenza (ad esempio in ‘Fahrenheit’), di scrittura, vocali e di ‘costruzione’ di uno stile a cavallo tra soul / r’n’b ed elettronica, appare un efficace invito a non dimenticare ciò che si era, continuando se possibile ad essere un po’ ragazzini e a non buttare tutta la propria fanciullezza alle ortiche con l’avvento della maturità.
La giovanissima (17 anni compiuti da poco) Asia Strangis, al secolo Ninfea, nata a Lamezia Terme, ma poi trasferitasi in provincia di Trento, tre singoli all’attivo, torna con questa ‘riedizione’ del suo primo pezzo.
Una lettera a sé stessa in una fase critica come quella del passaggio all’età adulta, dove le insicurezze superano di gran lunga le certezze e dove l’ancora di salvezza proverbialmente viene offerta dall’Amore, ampiamente inteso: ovviamente di chi si ama o da cui si è amati, ma anche di un’amicizia o quello materno, ancora importante a quell’età.
Ne esce un pezzo che certo, non evadendo troppo dalla ‘consuetudine’, riesce comunque a offrire questa immagine adolescenziale, in cui la ‘Ninfea’ cantante (e in parte già cantautrice) avviata verso la maturità, incontra la ‘Asia’ ancora un po’ bambina, alla cerca di un’identità e di un”affermazione’.