…OVVERO: DEL COME, QUANTO E PERCHE’ GIOCO (E PERDO)
Mi rendo conto che tutto ciò può essere archiviato alla voce ‘pippe mentali’, tuttavia alla fine queste pagine servono anche come ‘sfogatoio’, ai lettori abituali dico e non : nessuno vi obbliga a leggere da cima a fondo le mie elucubrazioni, se non vi va, passate oltre.
L’UMORE ONDEGGIA, GLI ALTRI VINCONO E TU PERDI
La cosa peggiore del gioco è che ti cambia l’umore: o meglio, il tuo umore comincia a dipendere strettamente dai successi – rari – o dagli insuccessi (molto più frequenti): perdi? La tua vita fa schifo e sei un fallito. Vinci? Il mondo è luminoso e una speranza c’è; e questo credo a prescindere dall’ammontare della vincita o della perdita. A mia ‘discolpa’, come ho scritto precedentemente, c’è l’essermi posto dei paletti, lo stabilire dei ‘firewall’ che mi consentano di non ‘tracimare’… vado in sala scommesse e ne vedo tante. Questo forse è il lato più ‘simpatico’ della situazione, ti accorgi che in fondo non sei quello messo peggio, che a fronte del tuo euro di media buttato via ogni giorno, c’è gente che spende dieci volte tanto… a volte però è difficile stabilire una relazione; anzi, per quegli strani processi mentali che si attivano, ti sembra che gli altri vincano sempre e che tu sia l’unico a rimetterci… poi in realtà pensi: si però, se io vinco un euro ogni cinque che ne spendo, c’è gente che ne vince 20, si, ma ogni 100. Però alla fine è difficile, pensare così razionalmente, c’è sempre qualcosa che ti porta a pensare che gli altri vincono e tu perdi.
DELLA RICERCA DI UN ‘SISTEMA’…
Spesso si è portati a pensare (almeno io, lo sono), che è una questione di ‘resistenza’, che dai e dai poi vinci… Il problema è che bisogna quanto tempo passa (e quanti soldi scommetti) prima di vincere: prendiamo per esempio che una persona scommetta costantemente su un evento dato a ‘3’: giochi un euro la prima volta, ti va male, giochi la seconda, ti va male, giochi la terza e vinci: in questo caso, ha giocato 3 euro e 3 te ne sono entrati. Il problema nasce dal fatto che la ‘quota’ non rispecchia le probabilità ‘reali’: è difficile, insomma, che un evento dato a ‘3’ si verifichi il 33% delle volte. Questo vuol dire che alla quarta volta, si dovranno ‘investire’ 2 euro per ottenerne 6 e andare sopra di uno, e ala quinta bisognerà investirne 3 per incassarne 8 e andare in totale sopra sempre di uno… ma giunti alla quinta volta, per ottenere un ‘profitto’ di ‘1’ si sono già ‘investiti’ 8 euro e non è detto che la vittoria arrivi: man mano che si va avanti bisognerà ‘investire’ sempre più soldi anche solo per restare ‘in pari’…
…E DELLA SUA MANCATA APPLICAZIONE
Il problema dell’insistenza o se volete della ‘resistenza’ è questo: prima o poi si vince, ma bisogna vedere quanto si sia disposti a perdere prima. Il mio problema fondamentalmente è che mi stufo presto, o meglio non riesco ad adottare una logica coerente: ieri per dirne una, ho perso quattro euro, ma se avessi adottato la logica dello ‘scommetti sempre sulla stessa tipologia di risultato’, probabilmente sarei venuto via con 3 euro in più… Perché questo succede? Perché a un certo punto, salta la ‘logica’, perché stando lì uno viene attratto da ‘altro’ e sviato dal suo ‘percorso’… poi arriva il momento in cui ti appare il tipo di scommessa su cui ti sei dato come principio di puntare, ma la quota ti sembra troppo alta, rinunci e alla fine quella scommessa ti sarebbe risultata vincente.
PERDERE E’ ‘UMANO’
Il problema di fondo è che le quote degli eventi sportivi – anche quelle delle simulazioni virtuali di gare di auto o di partite di calci o – come quelle dove scommetto io, sono fissate da sistemi computerizzati; l’uomo non è un computer, è sempre vittima delle emozioni (io in particolare sono un tipo abbastanza emotivo) e prima o poi ‘toppa’ perché permette alle emozioni di superare la ‘razionalità’. Spesso, mi ritrovo a pensare che – paradossalmente – perdo perché a un certo punto subentra il ‘freno’, l’incapacità di rischiare oltre, la paura di perdere, il fatto che no, nonostante il principio dello ‘scommetti sempre sullo stesso oggetto’, stavolta è meglio evitare… e a quel punto puntualmente se avessi scommesso avrei vinto… o almeno questa è la mia impressione, potrebbe anche essere una percezione distorta.
QUANTO GIOCO E QUANTO PERDO
Scommetto, mediamente, tra 1 e 3 euro al giorno; attualmente le mie perdite del 2014 ammontano a oltre 80 euro, quindi siamo a un po’ più di un euro al giorno… guardando alle medie degli scorsi due anni, in cui ho scommesso molto di meno, facendo due conti mi pare che la mia perdita netta resti abbastanza costante, attorno al 30 – 40 per cento dei soldi scommessi… chiaramente il discorso però si fa più complicato perché se si parla di ‘valore’ assoluto, allora i numeri sono diversi… se non avessi mai scommesso da inizio anno, oggi avrei 80 euro in più, che non cambiano la vita, ma nel mio caso avrebbero significato, per esempio qualche film in più al cinema.
SCOMMETTO PERCHE’ NON HO NIENT’ALTRO DA FARE?
Se quindi dovessi accettare il principio dello ‘scommetto per rimpinguare le casse’, dovrei accettare il fatto che l’obbiettivo è fallito: l’obbiettivo sarebbe stato raggiunto se fossi stato un computer e avessi sempre scommesso adottando lo stesso principio (anche se manco è detto): ma visto che sono un essere umano, ‘deviare’ dal percorso è un rischio e un avvenimento frequente… allora, perché scommetto? Forse, perché non ho altro? Sono sempre riuscito a limitare il mio scommettere perché alla fine ‘i soldi mi servono anche per altro’: tuttavia questo ‘altro’, col tempo è andato riducendosi… una volta le mie voci di spesa ‘voluttuaria’ includevano fumetti, cd, libri, cinema, mostre, dvd, riviste musicali, la piscina, la tessera del digitale terrestre a pagamento… Poi, per un motivo o per l’altro tutto si è ridotto, progressivamente: problemi di costo, spazio, reperibilità e ‘utilità’ hanno portato progressivamente a eliminare dalla lista la tv a pagamento, i dvd, le riviste musicali; una certa ‘stanchezza’, e ‘noia’, oltre che alle tasse di Monti mi hanno fatto eliminare dall’elenco la piscina; obbiettivi problemi di spazio hanno condotto all’eliminazione della voce ‘cd’: peraltro quando ne hai migliaia, che col tempo si smagnetizzeranno senza che tu abbia avuto il tempo nemmeno di riascoltarli, ti chiedi dove sia l’utilità… lo stesso vale per i libri: mi ritrovo con centinaia di volumi, della stragrande maggioranza dei quali ho solo vaghi ricordi: alla fine ti chiedi: “ma a che serve?”; a resistere sono i fumetti (ma qui il discorso è analogo a quello dei libri: quanto passerà prima che tutto questo ‘accumulo’ mi venga a noia?) il cinema (anche se non è che ultimamente siano usciti ‘sti capolavori), le mostre (fortunatamente sotto quel profilo a Roma il 2014 è un anno formidabile) e qualche cena con gli amici… cose alle quali non riesco a rinunciare e che hanno la precedenza sulle scommesse, che tuttavia col tempo, proprio con questo progressivo ‘spegnimento’ di altre passioni, stanno acquisendo un peso maggiore. Questo mi consola, in fondo: a differenza dei ‘ludopatici veri’, non rinuncio ad ‘altro’ per scommettere; piuttosto, le scommesse sono ‘frenate’ dal dover spendere in altro… tuttavia, ribadisco, la noia fa la sua parte; probabilmente, dopo vent’anni e passa di accumulo compulsivo di fumetti, cd e libri (dovuto suppongo, alla necessità i riempire ‘vuoti’ di altro genere), uno si stufa e, più o meno inconsciamente, cerca altro…
SCOMMETTO PERCHE’ NON HO NIENT’ALTRO IN CUI SPERARE?
Io forse questo ‘altro’ l’ho trovato nelle scommesse, anche se faccio fatica a capire perché, nonostante tutte le inca**ture che prendo, continuo ad insistere, a ‘cercare un modo per vincere’, nella speranza, probabilmente, che questo riesca a colmare in qualche modo le mie frustrazioni lavorative, l’impressione, pesante, di essere un peso morto, privo di qualità ‘spendibili’ nel mercato del lavoro, a rimorchio, come ho scritto in altri post, di quanto realizzato da altri… In fondo, mi chiedo, se anche trovassi il modo di ‘guadagnare’ con le scommesse, come userei quei soldi? E la risposta che puntualmente arriva è che probabilmente li userei per essere meno ‘dipendente’ dagli altri… mi rendo conto benissimo che questa è la ricerca di una ‘scorciatoia’ e che le scorciatoie portano spesso a ‘perdersi’, ma il problema è che sono sfiduciato, apatico, in una certa misura indolente e refrattario al volermi assumere delle ‘sfide’… e allora è più facile scendere le scale, fare cinquanta metri ed andare a tentare la ‘fortuna’, dandomi delle ‘regole’ il cui funzionamento non sono mai riuscito a testare fino in fondo, frenato dalla paura di perdere (o di vincere?) o dalla tendenza a deviare dal percorso prefissato.
Come cantava Conte, “è tutto un complesso di cose”…