Archive for giugno 2018

CUBE, “CUBE” (SEAHORSE RECORDINGS)

Disco d’esordio per i catanesi Cube, nati dalla precedente esperienza degli Stereonoises: sostanzialmente un duo, formato da Andrea Di Biasi, autore di testi e musiche, nonché voce del gruppo, e Antonio Gangemi; il primo, artefice della consistente componente elettronica, il secondo a occuparsi di batterie e percussioni; con loro, un manipolo di musicisti ‘ospiti’, chiamati a curare chitarre e bassi.

Un disco gradevole, pur nel suo evidente ripercorrere strade ampiamente battute: dall’elettropop degli anni ’80, al matrimonio – celebrato soprattutto in quel di Manchester – tra rock e dance, con qualche accenno di psichedelia.

Efficace la scelta di giostrare tra italiano e inglese, con una scrittura per lo più volta all’introspezione e ai rapporti sentimentali; mood per lo più malinconico, senza esagerazioni e comunque accompagnato da una certa vivacità nei suoni.

Un disco che si lascia ascoltare, pur con qualche incertezza, forse ancora troppo vincolato alle band di riferimento, ma che comunque presenta un gruppo con delle potenzialità.

DAVIDE PERON, “INATTESI” (NEW MODEL LABEL / UDU MUSIC)

Gli ‘inattesi’ del titolo possono essere i figli, con tutto il bagaglio emozionale che questi comportano; nelle parole che chiosano il booklet, la necessità di tornare a vedere i nuovi nati come ‘esseri umani’ e non di volta in volta come consumatori, contribuenti o ‘numeri’ buoni per le statistiche.

Il quinto disco del vicentino Davide Peron non è però un disco dedicato ai figli e alla genitorialità: l’inattesa è un concetto che si amplia, abbracciando l’incontro con l’altro (in controluce, il tema delle migrazioni); l’arrivo il ritorno di emozioni nuove o sopite, tra l’amore (l’emozione più inattesa di tutte) e i momenti ‘rivelatori’ che arrivano dal minimo quotidiano: un filo d’erba, un fiore.

Un disco cantautorale, che attraversa scenari di eleganza semiacustica, con ‘derive’ rock, appena accennate. Sette pezzi, meno di mezz’ora la durata complessiva, il contributo recitato di Eleonora Fontana, attrice e compagna del cantautore, che per vocalità può ricordare vagamente Fossati.

Un disco che scorre via un po’ troppo velocemente e che a tratti da’ l’idea di una compostezza formale un po’ eccessiva nei suoni, come se i testi, a tratti anche intensi, avessero meritato una veste sonora più decisa e caratterizzante.

FABRICA, “BAR SAYONARA” (OCTOPUS RECORDS / LIBELLULA MUSIC)

Secondo disco per i campani Fabrica. Il “Bar Sayonara” del titolo esiste davvero, ed è un luogo dove la band si è spesso ritrovata nel corso della gestazione del disco, tanto da diventarne il simbolo e venire citato all’interno dello stesso lavoro.

I ‘bar’ alla fine sono quei luoghi in cui si ‘annusa l’aria’, crocevia sociali in cui diventa evidente che piega stiano prendendo le cose; e probabilmente usato nel titolo il ‘Sayonara’ non è solo un omaggio alle consuetudini del gruppo, ma una metafora dei tempi attuali.

I dodici brani che compongono il disco vanno a disegnare un quadro del ‘mondo che gira intorno’, oltre che dentro alla band (anche i testi sono risultato di un lavoro collettivo, di tre dei quattro membri); si parla certo della propria interiorità, ma si allarga lo sguardo, alle “rovine di una generazione”, a uomini disposti a scelte difficili, a una provincia – nel caso dei Fabrica, quella di Caserta -amata e odiata.

C’è, immancabile, l’amore, ma lontano dai classici stilemi dell’innamoramento, del prendersi e del lasciarsi, ma vissuto in maniera più matura, all’insegna di una reale necessita di condivisione e comprensione reciproca.

I Fabrica ricorrono a un pop – rock dalla vena cantautorale, elettricità e momenti acustici, in cui si sente la mano, in fase di produzione, di Giuseppe Fontanella dei 24 Grana, alfieri del rock campano dai ’90 in poi. Un disco che mostra la vitalità e validità del rock italiano, anche lontano dai riflettori e dai soliti nomi in circolazione.

PLAYLIST 1/2018

Prima – e assai corposa – playlist dell’anno: i brani si sono accumulati ed è mancato il tempo.
Si tratta come al solito di estratti dischi recensiti qui sul blog.

Imperfetto   Fase 39

Non di vento ma di parole   Enzo Beccia

Piove troppo forte   Gibilterra

Condizionale   Before Sunset

Bombe   Rai

Ci dicevano   Cara Calma

Le donne   I Traditori

Wise   State Liquor Store

Al posto delle parole   Amandla

Africa Elettronica    German

Losers we are   Spaghetti Wrestlers

Otium   Alberto Nemo

ást V   Fallen

Dreamcatcher   Echo Atom

Party   Vea

Globophobia   Ropsten

Vento del sud   Truemantic

5:59 A.M.   Quadrosonar

Love won’t go anyhere  Ellen River

Mr. Medicine   Materianera

E Balla!    Capabrò

Gocce   Meganoidi

Cose serie    Priscilla Bei

Rolling Away   Snowapple

Fuori dal tempo   Genoma

BEFORE SUNSET, “PAURA DEL FUTURO” (INLOOP MUSIC)

Primo disco ‘importante’ per questo gruppo di quattro elementi proveniente dalla zona di Casale Monferrato (Alessandria), dopo una precedente prova -“Tufo” – servita forse per trovare l’alchimia giusta.

“Paura del futuro” è titolo che dice tanto – forse anche troppo – dei nove pezzi che lo compongono: un classico, e per certi versi ‘consueto’ catalogo di inquietudini quotidiane di ‘giovani uomini’ alle prese col passaggio all’età adulta: incognite, timori e paure, nostalgie adolescenziali e a tratti infantili, la difficoltà dei rapporti interpersonali e sentimentali, sullo sfondo di una realtà provinciale che induce sogni di fuga, speranze di evasione.

Tematiche abbastanza ‘comuni’, espresse con una scrittura ancora un po’ acerba e interpretate con una vocalità arrembante, rabbia colorata di sofferenza.

Più interessante l’aspetto sonoro: un rock viscerale a tratti incurante della forma, con qualche accento new wave; per certi versi ancora genuino, non ancora troppo mediato da quella tendenza a smussare gli angoli tipica di tutte le rock band italiane alla ricerca del successo.

Un disco insomma che riporta tutti i pregi e i difetti di una band dallo stile ancora in evoluzione.