Disco d’esordio per i catanesi Cube, nati dalla precedente esperienza degli Stereonoises: sostanzialmente un duo, formato da Andrea Di Biasi, autore di testi e musiche, nonché voce del gruppo, e Antonio Gangemi; il primo, artefice della consistente componente elettronica, il secondo a occuparsi di batterie e percussioni; con loro, un manipolo di musicisti ‘ospiti’, chiamati a curare chitarre e bassi.
Un disco gradevole, pur nel suo evidente ripercorrere strade ampiamente battute: dall’elettropop degli anni ’80, al matrimonio – celebrato soprattutto in quel di Manchester – tra rock e dance, con qualche accenno di psichedelia.
Efficace la scelta di giostrare tra italiano e inglese, con una scrittura per lo più volta all’introspezione e ai rapporti sentimentali; mood per lo più malinconico, senza esagerazioni e comunque accompagnato da una certa vivacità nei suoni.
Un disco che si lascia ascoltare, pur con qualche incertezza, forse ancora troppo vincolato alle band di riferimento, ma che comunque presenta un gruppo con delle potenzialità.