Archive for the ‘Roma’ Category

BUONGIORNO, ROMA!!!

Un grande scrittore americano ha fatto dire a uno dei suoi personaggi: “Da un grande potere derivano grandi responsabilità”. La nostra fiducia vi ha dato un grande potere: ora sta a voi usarlo con responsabilità.

EVVIVA VIRGINIA RAGGI, EVVIVA IL MOVIMENTO 5 STELLE, EVVIVA ROMA.

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MARINO – THE END

Peccato, veramente.

Continuo a pensare che Marino è finito come è finito non solo per certi suoi limiti (di ‘limiti’ però ne hanno tutti, e se mi si permette un paragone, qualche cena addebitata di straforo è comunque meno grave di decine di assunzioni di amici e parenti, ma vabbè…), ma anche perché, fin dall’inizio, ha avuto tutti contro, a partire dal PD.

Che le ‘badanti’ di Marino, Causi ed Esposito in testa, avrebbero colto il primo ‘casus belli’ per far crollare tutto, era prevedibile fin dall’inizio: l’unica colpa di Marino è avergliene dato l’opportunità.

Sia come sia, sono convinto di una cosa: in queste ore ladri, palazzinari, mafiosi, pseudointellettuali da salotto, giornalisti messi a 90° e tutti gli esponenti del peggior lerciume capitolino stanno brindando ad ostriche, caviale e champagne.

Il futuro? Probabilmente, il ritorno al potere di quelli che hanno governato Roma negli ultimi trent’anni, riducendo Roma come è oggi.

Altro che Marino. MALEDETTI.

MARINO E I SUOI BADANTI

Torno, cercando di essere breve, sulle questioni ‘romane’.
Il sindaco Marino nei giorni scorsi ha presentato il nuovo ‘restyling’ della propria giunta, volto, almeno nelle dichiarazioni, a segnare una ‘svolta’ che dovrebbe portare a qualche risultato concreto…
Non è dato di sapere quanto questa nuova fase durerà: l’impressione tuttavia è che almeno un paio dei nuovi nomi messi in giunta siano stati imposti ‘dall’alto’ con la funzione di ‘bombe ad orologeria’ pronte ad esplodere al momento giusto per causare l’ennesima crisi e portare Roma al voto, con l’obbiettivo, che tutti immaginano, di aggiungere la Capitale all’elenco dei ‘feudi’ renziani.
Al di là della strategia politica, le scelte appaiono equamente divise tra ‘positive’ e ‘negative’.

Cominciamo dalle brutte notizie: la scelta peggiore e deleteria è quella del nuovo vice Sindaco ed Assessore al Bilancio, Causi: tutti lo dipingono come un amministratore di ‘esperienza’, uno che conosce bene Roma, sia dal punto di vista amministrativo, avendo curato il bilancio anche con Veltroni, che politico.
L’impressione è che Causi sia stato imposto a Marino come si fai coi badanti per gli anziani: una sorta di deterrente alla ‘mania’ (insopportabile per il PD romano) del sindaco di fare di testa sua… L’impressione è che da ora in poi a Roma non si muoverà foglia che Causi non voglia.
Nonostante tutto, se Causi avesse dato prova senza ombra di dubbio di essere un buon amministratore, la cosa potrebbe anche avere dei lati positivi.
Il problema è che l’amministrazione Veltroni ha lasciato Roma con un buco di bilancio di dimensioni abnormi, uno degli elementi che hanno portato Roma nella situazione in cui è oggi… e chi curava il bilancio all’epoca di Veltroni? Proprio Causi… io non voglio portare il ragionamento su deduzioni sbagliate, le conclusioni tiratele voi.

Ai Trasporti, altro settore nevralgico della città, è stato portato Esposito, quello che ha fatto ‘carriera’ scagliandosi un giorno si e l’altro pure contro i No-Tav in Val di Susa… mi chiedo se il soggetto abbia le reali competenze per affrontare il caos del trasporto pubblico a Roma; in ogni caso, la ‘funzione politica’ di Esposito sembrerebbe essere quella di ‘riferire’ direttamente a Renzi su quello che succede a Roma, onde far capire al Presidente del Consiglio quando sarà il momento più adatto per staccare la spina all’amministrazione Marino.

Le notizie positive sono gli altri due nomi: Marco Rossi Doria, incaricato di curare Istruzione e Periferie, è un nome che ispira fiducia, per vissuto e competenza… certo, bisognerebbe intendersi sui ‘limiti geografici’ del termine ‘Periferie’: se per ‘periferia’ si intende ad esempio tutto ciò che è al di fuori del cosiddetto ‘anello ferroviario’ – chi conosce Roma sa di cosa parlo – parliamo di una superficie di territorio che equivale ai tre quarti del totale, forse qualcosa di più; se intendiamo le più classiche ‘borgate’, l’estensione si riduce, ma parliamo comunque almeno di un milione – un milione e mezzo di abitanti: mi chiedo che cosa preveda l’impegno di Doria per le ‘periferie’.

Ultimo nome quello di Luigina Di Liegro, nipote di Don Luigi, fondatore della Caritas: come lo zio, una vita spesa a favore degli ultimi e di altre ‘periferie’, quelle che Papa Bergoglio ha definito ‘esistenziali’: gli è stato assegnato l’Assessorato al Turismo, scelta non casuale, perché nei prossimi mesi ‘turismo’ a Roma vorrà dire soprattutto ‘Giubileo’, con evidenti implicazioni sotto il profilo dell’associazionismo religioso e delle opere di carità; anche in questo caso il profilo appare elevato, vedremo quali e quanti saranno gli spazi di manovra.

La nuova giunta Marino sembra comunque, sotto molti aspetti, una sorta di ‘Commissariamento politico’ del Comune: di certo Marino avrà meno libertà di prima nel proporre iniziative da molti considerate ‘estemporanee’ (ad esempio le pedonalizzazioni, l’allontamanento dei camion bar dalle aree turistiche, il registro delle unioni omosessuali) e avrà uno spazio di manovra limitato dalla presenza di una personalità ingombrante come quella di Causi e da quella di Esposito, in qualità di referente di Renzi.

L’impressione conclusiva è che a meno di grosse sorprese i prossimi mesi saranno volti a cercare di risolvere le urgenze rappresentate da trasporto pubblico e nettezza urbana, per poi staccare la spina nei primi mesi del 2016 ed andare al voto in primavera.

MUSEE D’ORSAY – CAPOLAVORI

Roma, Complesso del Vittoriano, fino all’8 giugno

Eccezionale. L’aggettivo, abbastanza abusato, appare per una volta più che adeguato. L’esposizione dedicata alla collezione del museo parigino, noto soprattutto per la collezione impressionista, è di quelle imperdibili, per gli artisti esposti, ma anche soprattutto per le opere scelte, alcune delle quali vere e proprie perle poco conosciute.

La mostra viene aperta da una sezione introduttiva che mostra l’evoluzione del museo, da stazione in stato di abbandono trasformata in area espositiva anche grazie al contributo dell’architetto Gae Aulenti, fino alle ultime modifiche, per restare al passo coi tempi.

Il percorso vero e proprio si snoda all’insegna di un’evoluzione storica abbastanza consueta e con essa lo sviluppo ‘ideale’ del movimento impressionista, sfociando poi nelle sue più immediate derivazioni (puntinismo e simbolismo, coi primi accenni di espressionismo e pittura astratta); l’apertura è dedicata al ‘ciò che c’era prima’, con alcuni esempi di pittura ‘accademica’ trai quali svetta la Diane di Delaunay… poi ecco irrompere l’impressionismo, con l’uso della luce e il ricorso a soggetti tratti dal quotidiano: i paesaggi campagnoli di Pissarro e i boschi innevati di Sisley, le barche a vela di Monet ma anche quelle di Van Rysselberghe, che sembrano quasi sfumare nelle pennellate puntinate del mare.

Successivamente, ecco le opere a tema cittadino, per il ritratto o per la ripresa di scene di vita reale: colpiscono, su tutti, le ballerine di Degas, le “Bretoni con l’ombrello” di Bernard e “Il circo” di Seurat con la sua riduzione all’essenziale. La ritrattistica è il terreno in cui l’impressionismo lascia spazio alle complicazioni ‘espressioniste’, in cui il ritratto ‘esteriore’ il mezzo per cominciare a riflettere sull’interiorità: ed ecco allora la figura “A letto” di Vuillard, che sembra quasi sfumare e perdere d’identità tra le lenzuola, ma soprattutto la donna ritratta di spalle in “Hvile” di Vilhelm Hammershoi.

L’ultima sala è quella che riserva le sorprese più belle: non solo per ospitare un Van Gogh, un Gauguin e il bellissimo tramonto di Vetheuil di Monet; ma soprattutto per il potente simbolismo dei “Jeux d’eau” di Bonnard, l’argine di “Les Andelys di Signac” e, ultima opera esposta, le “Iles d’or” di Henri – Edmond Cross, in cui lo studio impressionista sulla luce finisce per affacciarsi sul grande mare della pittura astratta. La ‘ciliegina sulla torta’ di una mostra imperdibile.

Elie Delaunay, “Diane”

 

Edouard Vuillard, “A letto”

 

Vilhelm Hammershoi, “Hvile”

 

Pierre Bonnard, “Jeux d’eau”

 

Claude Monet, “Tramonto a Vétheuil”

 

Pual Signac, “Les Andelys”

 

Theo Van Rysselberghe, “Vele ed estuario”

 

Henri – Edmond Cross, “Les iles d’or”

ANNO 2767 AB URBE CONDITA…

BUON

COMPLEANNO

ROMA

!!!!!

MANIFESTAZIONI E SOLIDARIETA’

A volte mi chiedo a cosa serva manifestare, se quello che si ottiene è solo rompere le palle al prossimo… Roma, un venerdì come tanti: davanti al Ministero della Pubblica Istruzione, quattro gatti delle USB (Unioni Sindacali di Base, credo) della scuola protestano… quattro gatti che alla fine bloccano viale di Trastevere, arteria nevralgica che collega il centro di Roma col quadrante sud, costringendo gli automobilisti a improbabili gimcane e i passeggeri di tram e autobus a scendere e a farsi un pezzo a piedi; sceso anche io dal tram, mi fermo a cercare di dialogare con una delle ‘protestanti’, chiedendole se non si rendono conto che così non ottengono alcun risultato, a parte quello di far incavolare ancora di più la gente… in questo periodo poi la maggior parte degli italiani è inc***ata nera per un qualche motivo: dall’altra parte, nessuna risposta, un’espressione come per dire: “lo sappiamo, ma che ci volete fare, è l’unico modo che conosciamo”… saluto e tra me e me mi dico che però ci deve pur essere un altro ca**o di modo: è impossibile che nel 2014 l’unico modo che si conosca di protestare è quello di bloccare il traffico e rompere il ca**o alla gente… perché insomma, l’automobilista o il passeggero dell’autobus non pensano che la colpa è del Governo dei Ministri della Pubblica Istruzione e di quello che volete: i suddetti tirano degli accidenti a chi per protestare rompe il ca**o agli altri; perché diciamocela tutta, col tempo sembra sempre più spesso che ci legittimamente protesta, passi dalla parte del torto, a rompere le scatole al prossimo, quasi per sfizio: è lo stesso discorso degli scioperi dei trasporti e per estensione di qualsiasi ‘agitazione’ che priva gli utenti di un qualsiasi servizio pubblico…  se si pensa che chi si trova la strada bloccata o non sa come andare al lavoro, tiri degli accidenti al ‘Governo ladro’, ci si sbagli di grosso: gli accidenti se li prendono gli autisti, il personale della scuola, o chiunque metta in atto certe agitazioni rompendo il ca**o al prossimo.  Spero che qualcuno con questo discorso ci faccia i conti: in fondo, l’obbiettivo di una qualsiasi protesta dovrebbe essere quello di far conoscere i problemi delle categorie, magari taciuti dai mezzi d’informazione, alla pubblica opinione per ottenerne la solidarietà: ma qui sembra che la solidarietà e del sostegno altrui siano del tutto fuori discussione e che l’obbiettivo sia solo quello di rompere il ca**o al prossimo, ottenendo alla fine il solo risultato di creare una società fatta di ‘categorie’ e ‘compartimenti stagni’, che non dialogano tra loro e si scassano le palle a vicenda.

PERCHE’ FAR SUONARE I ROLLING STONES AL CIRCO MASSIMO E’ UNA TROVATA DEMENZIALE

1) Perché ci sarà un sacco di gente che proverà, riuscendoci, a vedersi il concerto ‘di straforo’;

2) Perché, come già avvenuto ai tempi dello scudetto della Roma, assisteremo alle esibizioni dei soliti cretini che pur di vedere il concerto si arrampicheranno sulle rovine circostanti, rischiando di farsi male loro, o di danneggiarle;

3) Perché il Circo Massimo non è luogo per concerti, celebrazioni sportive o manifestazioni sindacali;  è un luogo storico che va lasciato ai turisti, a chi ci vuole andare a correre o a passeggiare; al massimo ci si possono organizzare spettacoli tranquilli, come concerti classici o teatro;

4) A Roma abbiamo la bellissima spianata di Tor Vergata, usata per l’incontro col Papa ai tempi del Giubileo del 2000: tanto spazio, collegamenti discreti, ma fuori dal contesto urbano; i Rolling Stones, i tifosi della Roma e sindacalisti andassero a suonarsela e a cantarsela lì, invece di rompere il ca**o al centro di Roma;

5) Se Marino conferma il via libera, significa che di Roma non ha capito nulla e che forse dovrebbe andare a fare il sindaco a Las Vegas.

DI QUARTIERI VUOTI E SERVIZI PUBBLICI CARENTI…

Faccio parte della minoranza degli ‘smacchinati’ ovvero: dei non automuniti. Non sto qui a spiegare tutti i perchè e i percome, vi basti sapere che la mia patente pur restando nel portafoglio, una volta presa non è servita fondamentalmente a nulla. Ergo faccio parte di coloro che d’abitudine usano i mezzi pubblici.  Se vi dico che abito a Roma, suppongo possiate immaginare cosa ciò significhi. Significa – e non è la prima volta che succede – uscirsene ad esempio nel primo pomeriggio di una bella domenica mattina per andarsene al cinema… e tornarsene a casa, dopo aver aspettato i mezzi un quarto d’ora buono. Attenzione: non ho detto ‘IL’ mezzo, ho detto ‘I’ mezzi: perché alla fermata dove prendo l’auto io, passano ben quattro linee, ognuna delle quali in questo caso era utile allo scopo (tanto poi avrei dovuto cambiare, per prendere il famoso Tram 8, la cui notorietà ha talvolta oltrepassato i confini cittadini). Sono romano, so come vanno le cose; tuttavia quando mi trovo in queste situazioni allucinanti non posso fare a meno di andare fuori di testa, inveendo contro Alemanno e chi l’ha preceduto: il disastro dei mezzi pubblici a Roma è cominciato almeno 20 anni fa, ai tempi di Rutelli, ed  è proseguito allegramente con Veltroni, Alemanno diciamo che ci sta mettendo del suo, con la ciliegina sulla torta dell’aumento del prezzo del biglietto…  Non ci si abitua mai, a questa situazione. Uno potrebbe anche dire: hai voluto la bicicletta, adesso pedala, ma è un fatto che il sistema del trasporto pubblico a Roma fa schifo; se a una fermata, dove passano 4 linee, in un quarto d’ora non si vede l’ombra di un autobus, c’è qualcosa che non va, e non mi si venga a dire che  ‘è domenica’: questa storia per cui a Roma di domenica il servizio è ridotto è una delle tante prese per i fondelli ai cittadini, visto che di domenica che gente che prende i mezzi è pieno, e vi garantisco che ho visto fermate sovrafollate in attesa di un autobus… Evidentemente però Alemanno e chi l’ha preceduto i mezzi pubblici non li prendono da un pò… Alle spalle però c’è anche un altro problema: il quartiere dove vivo è il Portuense. Intendiamoci, non è un brutto quartiere: ha le sue aree verdi, ospedali a un tiro di schioppo, raramente finisce sulle prime pagine per episodi di criminalità: un quartiere ‘popolare’, ma abitato anche da professionisti. Non ci si potrebbe lamentare, se non fosse che non esistono luoghi di aggregazione, se si escludono le aree verdi di cui sopra, e quale struttura per ragazzini: non cè un cinema, non c’è un teatro (avevano provato ad aprirne uno, di quelli dedicati a produzioni di nicchia, è rapidamente fallito), non un impianto sportivo né un posto dove poter andare ascoltare la musica, non una biblioteca e non parliamo di musei, o luoghi deputati all’arte … nulla, eccezion fatta per un centro anziani,  un paio di teatrini parrocchiali, e qualche sala scommesse / slot. Per il resto, nulla di nulla. Il punto è questo: che in un quartiere (peraltro discretamente popolato) come questo ci dovrebbero essere anche impianti di questo tipo: chi la sera, o nel fine settimana, volesse andare a svagarsi, non dovrebbe essere sempre costretto a usare la macchina (che magari usa tutti i santi giorni per andare e tornare dal lavoro) o affidarsi a un trasporto pubblico i cui standard probabilmente non raggiungono quelli di tante capitali del Terzo Mondo. Insomma, mancano i luoghi di aggregazione e quando si vuole ‘evadere’, spesso non se ne ha la possibilità: se ci fosse un trasporto pubblico efficiente, anche tanti di coloro che hanno la macchina ne usufruirebbero, perché magari nel fine settimana a uno piace pure ‘essere trasportato’, anziché stressarsi ai semafori… Certi servizi ci sono ovunque, non serve andare all’estero, credo che a Firenze, Bologna, Torino, Milano, Palermo, Napoli, Bari, la situazione sia diversa… A Roma, no… il risultato? Il risultato è che il cittadino alla fine è costretto a starsene a casa, davanti al televisore,  o  a uscire per andare a giocarsi i soldi sulle partite o alle slot machine… BENVENUTI NELLA CAPITALE D’ITALIA.

LA NEVE A ROMA…

…tanto bello vederla cadere e imbiancare tetti e monumenti, quanto meno piacevole doverla spalare: abitando all’ultimo piano, me se n’è ammassata un bel pò in terrazzo; avrei potuto lasciarla lì, ma non mi sono fidato di eventuali ‘gelate’, così ieri pomeriggio mi sono armato di secchi e paletta, e sono riuscito a eliminarne la gran parte. Esperienza personale a parte, vorrei fare qualche considerazione su quello che è successo.
Che Roma abbia fatto una figuraccia, è abbastanza assodato, soprattutto a livello nazionale, con i cittadini settentrionali a riderci appresso per quella che può bollarsi come minimo come ‘scarsa previdenza’.
Che qualcosa sia andato storto, appare sicuro, e non mi riferisco a quella percentuale di caos che in una città dove non nevica mai è ampiamente prevedibile e accettabile: mi riferisco invece alle conseguenze più ‘drammatiche’ (gente bloccata per ore sul Grande Raccordo Anulare), o comiche, come le pale per spazzare distribuite in piazza.
Qualcosa nella ‘catena di comando’ deve essere andato storto. Il sindaco Alemanno ha sicuramente delle colpe, se non dirette, almeno indirette: il suo scaricare la colpa sulla Protezione Civile appare mettere in mostra un nervo scoperto.
La questione dei millimetri di pioggia che si trasformano in centimetri di neve appare ridicola, i casi sono due: o alla Protezione Civile non hanno pensato a informare di quella ‘traduzione”, o al Comune di Roma manca gente competente che sappia che un conto sono i millimetri di pioggia, un conto i centimetri di neve.
Il duetto visto oggi pomeriggio dalla Annunziata ribadisce le posizioni: secondo Alemanno la Protezione Civile non è stata abbastanza chiara nell’illustrare i rischi, secondo Gabrielli il Comune di Roma e gli altri enti coinvolti non hanno colto la gravità.
Il problema secondo me è che un sindaco non può affidare tutto a ciò che gli dice la Protezione Civile: che a Roma sarebbe nevicato era dato praticamente per sicuro dalla stragrande maggioranza delle previsioni metereologiche degli ultimi giorni (a proposito: mi chiedo quanti automobilisti siano stati tanto previdenti da mettere le catene nel portabagagli per ogni evenienza: è lo stesso discorso del sindaco, non si può affidare la propria esistenza agli altri, sarebbe il caso di usare autonomamente il cervello, ogni tanto…); allora, a prescindere da ciò che dica la Protezione Civile, se io sono un sindaco e in certe situazioni ho una responsabilità, prendo comunque dei provvedimenti a prescindere: se non altro, tengo pronti a entrare in azione in qualsiasi momento gli spazzaneve per liberare il Raccordo e le arterie stradali più importanti, e faccio spargere il sale prima, poi se nevica, bene, sennò, sono stato comunque previdente; e, aggiungerei, cerco di fare in modo che i mezzi pubblici siano anch’essi dotati di catene e funzionino a dovere (ieri, il giorno dopo la nevicata, mi risulta che di auto ne girassero ben pochi). Non si può pendere dai comunicati della Protezione Civile: sarebbe il caso, ogni tanto, di accendere il cervello e agire per cavoli propri (il sindaco ne ha il potere); non è una questione di chissà quale livello tecnico, sarebbe bastato un pò di buon senso. Cosa della quale evidentemente il sindaco di Roma non è granché dotato.

P.S. In tutto questo casino sollevato su Alemanno, ci si sta dimenticando di quell’altro genio di Moretti, l’A.D. di Ferrovie dello Stato:  i casi di passeggeri restati per ore bloccati sui treni sono allucinanti, ma  naturalmente si giustificherà il tutto con ‘l’eccezionalità delle condizioni’…