Consueto riassuntino di singoli ed estratti dai dischi recensiti qui sul blog. Preciso che non si tratta di una classifica, almeno non in senso stretto, anche se comunque i brani sono sistemati in una sorta di ‘crescendo’: il meglio alla fine…
Claudio Rigo, ‘La vita perfetta’ (Remix) GiAga, ‘Italiano’ Dany De Santis – Emanuele Laimo, ‘Pazzo di Te’ Brugnano, ‘Draghi’ Giaco, ‘Kiki’ Estoy Pocho, ‘Otra Noche’ Kefàli, ‘Ex’ Parrelle, ‘Dolomiti’ Dylan, ‘Non me ne vanto’ Patrick De Luca, ‘In questa notte buia’ Fabio Cosimo, ‘Droghe’ Bento, ‘Forget Your Life’ No Name (feat. Salvatore Saba), ‘Fireworks’ Ruggero Ricci, ‘Bombe atomiche’ Atomi, ‘Tutte quelle cose’ Portobello, ‘Il Senso della Vita’ Pietrosauro feat. Clementino, ‘Favorita’ Gianluca Amore, ‘Senza ragione’ Luvespone – Moby Rick, ‘Odisseo’ Francesco Sisch, ‘La stessa canzone’ Noemi D’Agostino, ‘Sottovoce’ Sarai, ‘Laissez-faire’ Alis, ‘Paura di Me’ Arianna Gianfelici, ‘Tutto il nostro folle amore’ Fabrizio Festa, ‘È così che fa l’amore’ Fabe, ‘Alibi’ Blutarsky, ‘Game7’ Tamé ‘Prequel’ Costa, ‘Talischer’ Fallen, ‘Unveiling Teardrops’ Chris Yan, ‘Verstand (intelletto)’ Alberto Pizzo, Robs Pugliese, ‘Sparks’ Max Aloisi Trio, ‘Lonely Wolf’ Laino & Broken Seeds, ‘Spells & Magic’ Spaghetti Wrestlers, ‘Cobe’ Ros, ‘L’Ultima Volta’ Tuasorellaminore, ‘Fahrenheit’ Manuela Ciunna, ‘Cui te lo dissi’ Alex Savelli – Ivano Zanotti, ‘Spears’
La ‘lei’ a cui si riferisce il titolo è la vita con tutte le sue contraddizioni: la calma e il furore del traffico, il silenzio della notte e il caos…
Sette pezzi che si dilungano arrivando a sfondare il ‘muro’ dei dieci minuti, con l’eccezione della più breve apertura.
La formula è quella consueta adottata dal polistrumentista che si destreggia tra tastiere, chitarre. elettronica, tappeti: ambient, ‘impressionismo’, evocazioni cinematografiche, per composizioni in cui domina la rarefazione.
Nuova produzione per il prolifico compositore, che presenta sette nuovi pezzi interamente strumentali, nel segno della sua proposta stilistica: minimalismo, ambient, suggestioni ‘spaziali’ e atmosfere gotiche, tra tastiere, chitarre e ‘tappeti’ assortiti, con qualche spruzzata new wave.
Tinte crepuscolari ma non troppo, per un disco come al solito evocativo.
Otto composizioni per otto giorni, che vogliono raccontare la pausa di riflessione di una persona che fa i conti col passato, riflettendo su cosa volere dal futuro.
Il discorso sonoro (come in tutta la produzione dell’autore, anche qui si parla di composizioni strumentali) continua ad essere radicato in sonorità dilatate e suggestioni ‘d’ambiente’, con piano, sintetizzatori e chitarre a tessere trame imbastire su tappeti e inserti presi dalla ‘realtà’; resta salda la matrice impressionista.
La varietà sonora va comunque arricchendosi, dando vita a pezzi meno ‘monolitici’, con accenti da colonna sonora e qualche accenno ‘dream pop’ sparso qua e là.
Prolifico polistrumentista (una media di due lavori l’anno), Fallen apre il 2020 con otto composizioni che, pur evocando ‘il mondo fuori’, è frutto di un processo quanto mai ‘intimista’: una settimana passata in una casa di montagna, i contatti con l’esterno – ‘reali’ e ‘virtuali’, ridotti al minimo indispensabile.
Non è del resto una novità: il compositore predilige i momenti di solitudine, isolamento, silenzio, che offrono spazi per la riflessione e il contatto con le proprie emozioni.
Stavolta, l’autoisolamento ha portato a riguardarsi alle spalle, dall’infanzia alla vita adulta, in un processo che, nelle parole dell’autore, consente a cuore e anima di ritrovare una reale ‘casa’, sia pure solo a momenti, essendo più impossibile nascondersi e isolarsi da una realtà crudele.
Sintetizzatori, piano e piano elettrico, chitarre, tessono trame evanescenti, elemento consueto delle produzioni di Fallen, stagliandosi sullo sfondo di tappeti ed effetti sonori liquidi e dilatati.
Ambient,suggestioni siderali, impressioni ‘cinematografiche’ (con qualche rimando a Vangelis) si mescolano in un lavoro che si affida, come nello stile del compositore, soprattutto all’evocatività, ascolto ideale per i momenti di quiete che talvolta ci vengono offerti da una realtà circostante spesso frenetica.
Uno spazio per le emozioni in un mondo troppo spesso emotivamente dispendioso.