Avevano appena pubblicato il proprio esordio, gli Elephant Brain, quando il mondo ‘ha chiuso’…
Così, nella clausura forzata e soprattutto nell’impossibilità di portare la propria musica in giro, nella rinuncia obbligata al rapporto col pubblico, sono nati e sono stati costruiti i pezzi che compongono questo secondo lavoro.
Canzoni ‘da odiare’: il paradosso forse è voluto, forse chissà un filo di rabbia nei confronti di questi brani nati in quel contesto c’è veramente… il mood del resto non è certo dei più tranquilli: dal cantato gridato alla grintosa ruvidità delle chitarre alla sezione ritmica ‘quadrata’ e granitica, i nove pezzi (inclusi i brevi strumentali in apertura e chiusura) sono una corsa senza soste, ad eccezione di ‘Rimini’, dove si riprende fiato, in quella che è un’ode alla tranquillità, alla ricerca di serenità.
Una pausa, appunto, in un lavoro, quello del quintetto proveniente da Perugia, che parla di incertezze, di notti insonni, dell’agognato ritorno alla normalità, della frustrazione di un periodo in cui la normalità è negata: senza riferimenti espliciti a quanto successo, ma in un semplice rincorrersi di emozioni e di parole usate per descriverle.
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20 Nov
ELEPHANT BRAIN, “CANZONI DA ODIARE” (LIBELLULA MUSIC / BELIEVE)
3 Lug
LO STRANIERO, “FALLI A PEZZI!” (AUTOPRODOTTO / LIBELLULA MUSIC)
Il titolo è un’esortazione, forse detta fra sé e sé: i dieci pezzi che compongono il terzo disco de Lo Straniero nelle parole della band riprendono e concludono una trilogia dedicata alla ‘fuga’.
Non è un caso che il pezzo di apertura, ‘Milano Sanremo’ rievochi la classica del ciclismo, sport in cui la ‘fuga’ (verso la vittoria) è uno dei momenti topici.
Eppure i protagonisti del disco con le loro storie, i loro momenti soprattutto, sono tutt’altro che agonisti, tanto meno vincenti.
“Falli a pezzi!” è piuttosto un disco dedicato agli ‘irrisolti’: gente che non sa, non può o non vuole trovare una ‘strada’ e che sogna, appunto, fughe da Milano al mare sanremese, dove nessuno sa chi siano o cosa facciano.
L’affetto, che fa capolino di tanto, può essere un luogo di protezione, ma non risolve
Persone che alla fine non hanno forse trovato un’identità, finendo a volte per farsi travolgere dagli eventi.
Indie – elettronica con sfioramenti hip hop, e quindi si va a lambire il trip hop, episodicamente a sconfinare sul dancefloor, con qualche vaga somiglianza con l’elettroclash che andava di moda ormai un po’ di tempo fa.
Vengono in mente i mai dimenticati (almeno da me), Ustmamò, anche per la voce intrisa di dolcezza di Federica Addari, componente femminile di un doppio cantato femminile – maschile.
Un disco da ascoltare in riva al mare, circondati da futile allegria, mentre non si sa che fare della propria vita.
15 Mag
STELLARE, “WAVE” (AUTOPRODOTTO / LIBELLULA MUSIC)
Curioso o forse no, che questo collettivo di producers e strumentisti che si è battezzato ‘Stellare‘ abbia scelto come primo progetto un disco tutto dedicato all’acqua, frutto di due residenze presso il Museo Galata del Mare e l’Acquario di Genova: in fondo, si ricorda spesso che mentre siamo impegnati alla corsa verso Marte e all’esplorazione del cosmo, conosciamo in fondo ben poco di ciò che succede nelle profondità marine…
Il titolo, “Wave” non nasconde invece sorprese: il moto delle onde, il rollio delle barche, il linguaggio delle balene, i suoni prodotti dalle creature del mare sono la base su cui sono stati costruiti suoni e idee: i dieci brani presenti, quasi completamente strumentali, offrono un unico, continuo movimento, un andare e tornare, l’ipnotico movimento di una risacca sonora dal quale farsi prendere e lasciare.
‘Ambient’ è ovviamente la prima parola che viene in mente, seguita a ruota da ‘psichedelia’, ma tra le pieghe sonore del disco è possibile trovare ascendenze new wave, allusioni a certe sperimentazioni elettroniche, a tratti anche qualche suggestione da dancefloor.
Titoli a tema, dalle ‘profondità’ che aprono il disco (‘From the Depths’) al ‘Mare Calmo’ che lo chiude: in mezzo, ritornano i riferimenti all’acqua, mentre due composizioni sono dedicati alle balene.
Se la maggior parte del lavoro appare quella produttiva di ‘costruzione’ del suono, non mancano gli strumenti più ‘canonici’, a cominciare dal sassofono di Moritz Schuster o dalle chitarre di Federico Dragogna (Ministri), proseguendo con archi, pianoforte tastiere.
Ale Bravo, FiloQ, Raffaele Rebaudengo, Francesco Bacci aka Lowtopic, Guido Affini, Alberto Bof completano la squadra che ha concorso alla realizzazione del progetto, passato attraverso studi creati appositamente in location acquatiche utilizzando, tra gli altri, microfoni subacquei posti a 12 metri di profondità, o percussioni estemporanee trovate sul posto.
‘Suggestivo’ è il termine più immediato e più che mai indicato, per un’immersione che permetta di ‘staccare’ dalle ansie del quotidiano.
17 Apr
LUCA FOL, “IO SONO MENO INGLESE DI THÈ”
Riminese, classe ’94 Dopo due dischi in inglese, pubblicati sotto pseudonimo, il passaggio all’italiano e al suo vero nome.
Synth pop condito con chitarre a tratti arrembanti, undici pezzi all’insegna di uno sguardo, a tratti ‘stranito’, episodicamente stralunato sulla quotidianità nevrotica, propria e altrui.
Il primo Max Gazzè – per somiglianza vocale e di umore – incontra i Bluvertigo, per assonanze sonore.
Riuscito? Si ascolta.
17 Apr
MATTIA PELLICORO, “KO LANTA” (LIBELLULA MUSIC)
Mattia Pellicoro, nato in Puglia, studente a Milano, ‘Erasmus’ in Spagna’, ‘Viaggio della vita’ in Thailandia, da cui Ko Lanta, la località che dà il nome al disco e al brano di apertura.
EP di esordio in cinque pezzi che riassumono un po’ il tutto: tracce della canzone popolare, residui della tradizione spagnola, uno sguardo da ‘La finestra sul Naviglio’ o girando per strada in cui si avverte un briciolo dell’ironia di Gaber.
Stretta autobiografia – ‘In fondo va bene’ è il risultato di un tentativo sanremese non arrivato in porto – chitarra e voce che rievocano serate di universitari fuori sede, partiti più per accumulare esperienze che per lo studio in sé (a scanso equivoci, il nostro si è comunque laureato in Ingegneria).
Tutto fila, anche troppo veloce e immediato: la colloquialità non sempre è un pregio…
23 Gen
THE GHIBERTINS, “THE LIFE & DEATH OF JOHN DOE” (MOB SOUND RECORDS / LIBELLULA MUSIC)
‘John Doe’ è, naturalmente, lo sconosciuto per antonomasia, il ‘soggetto ignoto’ di tanti film e serie americani, qui per estensione, diventa un po’ il simbolo dell’uomo comune, la cui vita tra alti e bassi, glorie e miserie, vittorie e sconfitte viene riassunta nel secondo lavoro sulla lunga distanza dei milanesi The Ghibertins.
Nove brani (cui si aggiungono l’Intro’ e l’Outro’), uno per ogni decennio, dall’infanzia alla vecchiaia avanzata, che il quartetto milanese snoda attraverso un mix sonoro dove prendono piede certe suggestioni del neo-folk d’oltreoceano (penso, tra gli altri, a Sufjan Stevens), spesso con una ricchezza sonora che restituisce impressioni quasi orchestrali.
Il tradizionale nucleo chitarra – basso – batteria viene arricchito da un trio di archi e un quartetto di fiati; la voce di Alessio Hoffmann trova talvolta la controparte femminile di Alice Grasso, con interventi di due complessi corali, uno dei quali di bambini.
Il risultato è un lavoro che, pur intriso di una ricorrente malinconia, trova momenti di luminose aperture, accompagnando la narrazione – in prima persona – di una vita non facile, che tra errori e momenti di solitudine, riesce però a trovare la pace e il calore degli affetti.
16 Gen
FUSARO, LIEDE, NEDNACK, TOMMASO LA NOTTE: SINGOLI
Il Silenzio Basta e Avanza
Vertigo / Believe / Curci Music / Libellula Music
Dopo i buoni riscontri ottenuti col disco di esordio “Di quel che c’è non manca niente”, uscito lo scorso anno, il cantante torinese Fabrizio Fusaro torna con questo singolo, spiccatamente intimista.
Il silenzio non tanto e non solo come ‘incomunicabilità’; in questo caso, si rivivono situazioni del passato che più o meno tutti hanno sperimentato: un viaggio in macchina a fianco del padre, nessuna intenzione di parlare, forse perché non si ha voglia di finire a litigare, o per non affrontare certi discorsi ‘importanti’, o magari solo perchè, in certi casi “il silenzio basta e avanza” e non c’è bisogno di riempirlo con tante parole.
Cantautorato indie cui la collaborazione in fase di produzione con Ale Bavo, conferisce un atmosfere intimista e sfuggente, quasi onirica, come sono spesso i ricordi.
Chance
Techno -pop con suggestioni da club per questo nuovo singolo di Liede, torinese ‘cantautore in teoria, in pratica è un casino’; le scorie di una relazione giunta al termine, con le inevitabili speranze di ‘nuove possibilità’, le ‘Chance’ che però si ampliano fino a coinvolgere tutto un vissuto pregno di insoddisfazione, di un odio – verso il mondo – che finisce per diventare un abito e un’abitudine, il porre un muro tra sé e gli altri, mentre magari si cerca di non pensare buttandosi a capofitto nei vizi, più o meno ‘pericolosi’ del sabato sera…
Brano in cui una certa leggerezza sonora, appunto tipica del ‘disimpegno del week end’, si accompagna a un testo che nella sua apparente semplicità, nasconde tutte le complicazioni di un ‘vivere’ che a volte è decisamente complicato.
Vita
DogsLife
Tanta voglia di rivalsa, non senza una buona dose di rabbia nei confronti di chi non sembra voler fare altri che ‘smontarti’.
Perugino di nascita, NedNack è uno di ‘quelli che vogliono farcela’: terzo singolo per lui, un brano motivazionale, in buona parte autobiografico, per invitare a non mollare e a credere in sé stessi, anche quando si è gli unici a farlo, senza scoraggiarsi.
Un rap / hip hop abbastanza di circostanza, testo non indimenticabile, ma l’intento va comunque apprezzato, in tempi non facili, specie per i più giovani.
Piedi al muro
Jazz Engine (AUAND) / Pirames International
Nuovo brano per il prolifico (anche troppo…) Tommaso La Notte, uscito col suo primo lavoro sulla lunga distanza, “Pop Notturno”, lo scorso dicembre, di cui questo è il sesto estratto, un inno alla ‘felicità trovata nelle piccole cose, a dire il vero poco originale.
5 Dic
ATLANTE, PAURE / VERITÀ (PAN MUSIC / LIBELLULA MUSIC)
Secondo lavoro per questo trio di stanza a Torino, dedito a un mix di rock ed elettronica.
“Paure / Verità”: sensazioni ed emozioni che nella vita sono spesso e volentieri collegate, le une nascendo o trovando significato nelle altre.
Si affrontano le proprie paure e si scopre magari qualcosa di ‘vero’ su sé stessi o al contrario, cercando certe ‘verità’ si finisca per affrontare le proprie paure.
Tutto ciò, nelle parole della band, partendo da due elementi – cardine: l’Amore e il Tempo: anch’essi intimamente legati, nel loro svolgersi e ripetersi, con alti e bassi.
Nove brani in cui riflessioni sui sentimenti, specie sullo svolgersi di ‘storie’ spesso destinate a concludersi nello stesso momento in cui cominciano, e sul senso di vuoto lasciato dopo la loro fine, trovano un ampliamento in altrettante considerazioni sullo svolgersi dell’esistenza in generale, prendendo in parte le mosse dalla visione offerta da Terzani ne “La fine è il mio inizio”, qui tradotto ne “L’inizio è la mia fine”.
La formula sonora, come accennato, cerca di coniugare rock ed elettronica, sulla scorta di artisti come Bon Iver, riprendendo la lezione ‘alternative’ dei Verdena nel contempo guardando a una certa scena cantautorale (loro stessi citano Niccolò Fabi).
Qua e là, tentativi maggiormente ‘radio friendly’ (vagamente à la Foo Fighters), qualche ballata malinconica (accenni di Afterhours) si mescolano episodi all’insegna di tentativi sperimentali.