Gli ‘inattesi’ del titolo possono essere i figli, con tutto il bagaglio emozionale che questi comportano; nelle parole che chiosano il booklet, la necessità di tornare a vedere i nuovi nati come ‘esseri umani’ e non di volta in volta come consumatori, contribuenti o ‘numeri’ buoni per le statistiche.
Il quinto disco del vicentino Davide Peron non è però un disco dedicato ai figli e alla genitorialità: l’inattesa è un concetto che si amplia, abbracciando l’incontro con l’altro (in controluce, il tema delle migrazioni); l’arrivo il ritorno di emozioni nuove o sopite, tra l’amore (l’emozione più inattesa di tutte) e i momenti ‘rivelatori’ che arrivano dal minimo quotidiano: un filo d’erba, un fiore.
Un disco cantautorale, che attraversa scenari di eleganza semiacustica, con ‘derive’ rock, appena accennate. Sette pezzi, meno di mezz’ora la durata complessiva, il contributo recitato di Eleonora Fontana, attrice e compagna del cantautore, che per vocalità può ricordare vagamente Fossati.
Un disco che scorre via un po’ troppo velocemente e che a tratti da’ l’idea di una compostezza formale un po’ eccessiva nei suoni, come se i testi, a tratti anche intensi, avessero meritato una veste sonora più decisa e caratterizzante.
Posted by sherazade on 25 giugno 2018 at 22:11
Mezz’ora La durata complessiva è sufficiente per elaborare i temi che tu dici?
Sembra interessante.
Sherabuongiorno
Posted by crimson74 on 27 giugno 2018 at 09:40
Beh, non è che sia un trattato di filosofia… sono canzoni nelle quali l’autore mette i suoi pensieri e le sue esperienze… 🙂
Posted by sherazade on 27 giugno 2018 at 10:47
capitto ti ho!