Secondo disco sulla lunga distanza per Ilario ‘Ila’ Rosso; torinese, classe ’76, Rosso aveva già attirato le attenzioni della critica col suo precedente lavoro, “Bellapresenza”, prodotto da Cristiano Lo Mele e Gigi Giancursi dei Perturbazione, che Rosso ha accompagnato in varie date del tour 2012, avendo così modo di farsi conoscere anche dal pubblico.
“Secondo me i buoni” si inserisce in quel filone del cantautorato italiano ‘serio-ma-non-troppo’, pronto a riflettere sulle storture del mondo che ci circonda, ma sempre con un accenno di sorriso, a volte sarcastico, a volte semplicemente amaro.
Dodici brani che guardano alla nobile tradizione, citando di sfuggita De André o Dalla, ma anche a tempi più recenti: il gusto per il cambio di marcia e d’atmosfera, il costante attraversamento dei generi non può che ricondurre a Capossela, con tutti i debiti distinguo e sottolineando come Rosso non sia un semplice imitatore, ma cerchi comunque di dare un’impronta stilistica sufficientemente autonoma alle proprie composizioni.
Ballate folk, marce funebri in stile New Orleans, pezzi per piano e voce, pop ‘di classe’, qualche accenno rock sono i territori che Rosso attraversa nello scorrere del disco, dietro al microfono ed imbracciando la chitarra, mentre un manipolo di compagni di strada contribuisce ad ogni tappa con archi e fiati.
Vite instabili, indecise o semplicemente incompiute, vissute all’insegna di sogni più o meno irrealizzabili; esistenze ai margini, in cui il mondo viene filtrato dal vetro di una bottiglia o dalle sbarre di un carcere; una società sbandata, in cui l’azzurro del cielo è stato sostituito da quello di una maglia da calcio, dove domina l’ansia della competizione…a salvarsi, forse, sono giusto i puri di cuore o, in conclusione, i morti… e il cantante si mette in gioco in prima persona, riflettendo sulla totale mancanza di sicurezza insita nella scelta della professione, affidando i propri destini ad una ‘Canzone cafona’ probabilmente destinata ad avere più successo di qualsiasi brano ‘impegnato’.
Ila Rosso propone temi non nuovi in una veste forse non originalissima, ma comunque discretamente personale; lo fa il più delle volte col sorriso sulle labbra e con modi talvolta apertamente ludici e questo lo rende più gradevole di molti colleghi di ‘ultima generazione’ che sembrano raggiungere il successo solo imbracciando la chitarra e attaccando a lamentarsi…
Chi vuole, può ascoltare il disco qui.