Grid, alias Fabiana Mattuzzi da Padova, che dopo il precedente ‘Testacoda’, torna con questo pezzo che, come afferma lei stessa, vuole rivelare una parte nascosta di sé: l’Intimo Glamour del titolo diventa così una sorta di metafora del proprio lato nascosto e non detto, al non limitarsi all’apparenza: “Attenzione, posso apparire in un modo, ma non è detto che non possa essere anche altro”; senza, va precisato, che vi siano necessariamente sottintesi ‘sexy’ come il titolo potrebbe forse suggerire. Il video del resto ci mostra la giovane cantante in una versione vagamente più ‘dura’ in un garage (e non è un caso, dato che la nostra è cresciuta a pane-e-motori) e decisamente più glamour per le vie di Roma, tra mattina e crepuscolo. Un canonico ‘urban pop’ con quel tanto di ‘ammiccante’ ma senza esagerare.
Arianna Chiara Se non ricordo
Nuovo singolo per la milanese Arianna Chiara De Piccoli, o semplicemente Arianna Chiara: cantautrice, va sottolineato, dato che il pezzo se lo è scritto lei. Una giovane donna alle prese con una relazione che sembra non aver più nulla da dire oltre una quotidianità ormai anonima: darci un taglio oppure riscoprire il valore di quel rapporto, dal quale si è stata comunque cambiata? Brano che si lascia ascoltare, oltre che per le parole, anche per il riuscito arrangiamento, ‘pop ma non troppo’.
PierC FriendsWithBenefits Gotham Dischi / Artist First
PierC, in arte Piercesare Fagioli, milanese di nascita e piemontese di adozione, ha avviato il suo percorso musicale fin da ragazzino, cominciando ad ottenere fin da molto giovane i primi risultati (quattordicenne, ad esempio, partecipò a “Ti lascio una canzone” su RaiUno), trasferendosi recentemente a Milano per motivi di studio. Il capoluogo milanese diventa così il teatro di un nuovo capitolo della sua vicenda musicale, aperto da questo singolo, inno a un modo ‘leggero’, ma non senza qualche ‘dubbio esistenziale’, di vivere la vita, il tutto raccontato utilizzando un pop – dance con rimandi agli ’80.
Tommaso La Notte La fine del capitalismo Auand Records / Pirames International
A breve distanza dal precedente ‘Shampoo alla Camomilla’, torna il cantautore pugliese con questo pezzo che descrive, ancora una volta, le conseguenze di una ‘rottura’. Lei da una parte, a cercare solitudine e riflessioni tra le mura domestiche, dall’altra lui, che invece si perde in mille elucubrazioni, cercando magari dii ingannare l’analoga solitudine con notti passate al bar. Intorno un mondo distante, fatto di suore che partecipano ai ‘talent’ e porno su Internet. Beat elettronici con vaghi accenni ‘indie’ scandiscono il tutto.
‘900
Dolore
PM Productions
Un pezzo dedicato a chi soffre in silenzio, attanagliato da un ‘male di vivere’, sia esso provocato da un vuoto interiore, o da un evento traumatico, scendendo in un buco dal quale è difficile uscire se non si chiede aiuto, essendo allo stesso tempo incapaci di esprimere quella richiesta. Paolo Motta, in arte ‘900, infanzia e giovinezza trascorse tra Italia e Australia, la musica vissuta e studiata e un’esperienza già corposa accumulata, torna a non troppo tempo di distanza dal precedente singolo ‘Viaggiare’ con questo nuovo pezzo che dà voce a chi non l’ha o chi semplicemente non riesce a esprimerla, con un cantautorato contemporaneo che può a tratti ricordare il Tiziano Ferro più maturo.
Mattia Cortivo Leonardi Prelude in C Major, Op. 3 Digital Distribution Bundle
Mattia Cortivo Leonardi è un giovane pianista e compositore padovano che, pur essendo quasi un esordiente (come si può intuire, questa è solo la sua terza composizione pubblicata), sta mostrando la capacità e l’attitudine necessarie a uscire dagli ambiti ristretti del pubblico ‘di genere’ per raggiungere un uditorio più vasto, anche grazie agli auspici della TRB Records e della sua sottoetichetta Digital Distribution Bundle, dedicata agli artisti emergenti, che ha voluto dare spazio anche ad un compositore classico. Una dedica al genere femminile, partendo dal quadro di Gustam Klimt ‘Le tre età della donna’, nella forma di un ‘Preludio’, tipologia di brano solitamente concisa – e anche qui siamo poco oltre i 4 minuti – e che grazie alla sua brevità si presta molto anche all’ascolto di chi non è avvezzo al genere. Personalmente ascolto molta musica classica, ma non possiedo certi strumenti per giudicare la qualità del pezzo: a me ha ricordato alla lontana certe brevi composizioni di Bach, ma più di questo non posso dire.
Edodacapo Divento Matto Deposito Zero Studios / The Orchard
Il cantautore tarantino Edoardo Trombettieri – alias Edodacapo, torna con questo singolo che invita ad affrontare con leggerezza le avversità della vita, partendo dal canonico fallimento sentimentale. Sonorità con accenni lounge e chill out per un brano che però non appare mai decollare.
Sis Hunter The DustRealm Music
Un uomo e un lupo, coinvolti in una caccia in cui i ruoli finiscono per invertirsi, metafora del conflitto tra razionalità e istinti. Singolo che anticipa l’uscita di “The Killer in the Looking Glass”, disco d’esordio del duo formato da Mirka Valente e Francesco De Biasi. Una vocalità femminile con una certa personalità si accompagna a sonorità all’insegna di un’efficace ‘drum ‘n’ bass’, accompagnato dalle tessiture di synth e dalla personalità del pianoforte, che nello snodarsi del pezzo (oltre sei minuti la durata) assume connotati onirici.
Disco d’esordio per questo trio proveniente da vicenza, nato dalle ceneri di una precedente esperienza – i Mr60 – animata da due dei componenti del gruppo.
Nove i pezzi presenti, sospesi tra dreampop, vaghe suggestioni new wave, accenni shoegaze, all’insegna di una ‘bassa fedeltà’ fatta di una continua e sottile ruvidità, accompagnata da qualche allusione ‘rumoristica’ e dall’emergere, qua e là, di costanti tentazioni psichedeliche, frutto di una produzione volutamente – e orgogliosamente – ‘artigianale’, per un disco realizzato (anche se ‘costruito’ rende forse più l’idea) in garage, senza l’apporto di trattamenti digitali.
Il risultato è un disco di un pop ‘sghembo’ per certi versi abbastanza ‘classico’ (almeno tenendo presente i generi di riferimento), in cui tutto, a cominciare dalle voci, sembra provenire da una dimensione, da un mondo, leggermente discostato dal nostro, del quale a noi arrivano solo echi vagamente disturbati.
Secondo singolo per Riccardo Frunzio da Modena, in arte Zest, qui accompagnato da Liner, altro giovane esponente della scena ‘urban pop’ italica.
R’n’B come la ‘strada’ che il giovane cantante afferma di voler intraprendere nel prossimo futuro, in una ‘svolta’ maturata nel corso della ‘clausura forzata’ dello scorso anno, accompagnato da un distacco dai ‘social’ volto a capire meglio quali traiettorie di vita seguire.
L’impronta ‘urban’ appare comunque ancora decisamente marcata nei suoni di un pezzo all’insegna dei consueti travagli amorosi.
Nata in Perù, ma dall’età di due anni a Roma, Elis Regina (nome decisamente ‘importante’, per gli amanti della musica sudamericana) Apruzzese si ispira nel suo nome d’arte alla quasi omonima tribù Amazzonica.
“Assassina” è un titolo volutamente provocatorio, per un brano in cui questa esponente del latin pop italico omaggia il potere delle donne, e l’importanza di affermare sé stesse; la confeziona sonora è meno ‘tamarra’ del solito, e anzi: è apprezzabile la scelta di rinunciare a un sovraccarico di suoni per ricorrere invece a certe dilatazioni.
In un pezzo dedicato al ‘femminile’ risulta superflua, se non dannosa, la presenza della voce del colombiano Herman Andre Joya Anaya, qui anche produttore, che ‘rompe’ l’atmosfera creata dalla voce della cantante, della quale non si può non sottolineare l’avvenente bellezza, da lei stessa generosamente mostrata in copertina.
Nuovo singolo per l’irpino Ciro Zerella, solo ‘Zerella’ nel suo progetto musicale, che vanta già un lavoro sulla lunga distanza (“Sotto casa tua”, 2018) e un’attività dal vivo che l’ha portato ad aprire concerti, tra gli altri, di Marlene Kuntz, Giorgio Canali ed Edda.
Brano ‘importante’, dedicato alle migrazioni, in particolare quella dalla Siria, ma che si può estendere anche a ciò che avviene in questi giorni in Afghanistan.
La copertina, così come la grafica, oltre che al titolo – traduzione italiana dell’arabo Inshallah – rimanda a tutto un immaginario lontano ma non così tanto.
Suoni composti, pianoforte in primo piano e sezione ritmica in accompagnamento, forse un po’ troppo, e qualche inevitabile, per quanto vago, accendo mediterraneo.