Tre dischi all’attivo, un quarto in uscita, nel segno della totale ecosostenibilità, registrato in camper e in mezzo alla natura, grazie all’ausilio di pannelli solari.
Nathalie molti la ricorderanno per la vittoria a “X-Factor”, ormai oltre un decennio fa, altri per il suo successivo passaggio sanremese.
La cantautrice romana non si è mai fermata, continuando una carriera forse lontana dai riflettori, ma non senza riconoscimenti, che oggi ne fa una delle voci – e penne – di rilievo del panorama capitolino.
Il nuovo disco s’intitolerà “Freemotion” e non a caso ad anticiparlo arriva un singolo, all’insegna di un solare cantautorato folk, che nelle parole e nel video ‘hippie’ appare un po’ un inno a riconquistare i propri spazi e il proprio tempo.
“Una canzone per noi”: quei tre / quattro minuti di ‘leggerezza’ che possono essere l’anticamera al liberare le emozioni che caratterizza il titolo del disco.
I fratelli milanesi Nova King tornano con un brano che, per un volta, guarda a certe esperienze non come un vanto, ma come qualcosa che finisce per portare più danni che altro.
Lo stile di vita da ‘ragazzacci di strada’, spesso esaltato con eccessiva leggerezza, qui diventa, concretamente, un modo per rovinarsi la vita.
Pezzo giocato sul contrasto tra il messaggio è il clima sonoro che rimanda al classico ‘gangsta rap’, con qualche spezia ‘etnica’, forse retaggio dell’origine kosovara dei due.
Dopo aver pubblicato il primo lavoro sulla lunga distanza lo scorso anno, Luca Fol con questo singolo all’insegna di un elettropop dall’attitudine dance: si parte ironizzando sulla propria generazione, si finisce a sé stessi, ugualmente ironici.
Il ‘tiro’ c’è, anche se i suoni e l’attitudine portano dritti al Morgan dei Bluvertigo, con qualche accenno di Subsonica: il pezzo però funziona.
Tutto si può dire, eccetto che Wendi Grandinetti non abbia avuto una vita interessante.
Una carriera di attore hard, a quanto pare anche promettente, lasciata per seguire le orme paterne e diventare una sorta di fuoriclasse della barberia, avendo anche una clientela VIP; un libro, intitolato “Nato per vincere” (viva la modestia…) e un corposo seguito sui social, fino a giocarsi oggi la carta musicale.
È un peccato che di tutto questo in ‘Non sono come te” non resti granché, a parte la vuota ostentazione di status symbol che domina il video, tra belle ragazze, macchine e orologi di lusso, a fare da contorno a un testo che parla di una ‘rivalsa’ come tante, condita con una certa supponenza.
“Fatturo più di te”, con tanto di ‘dito medio’ rivolto allo spettatore, in un brano all’insegna di un ibrido pop – hip hop già ampiamente sentito.
Se da un lato è anche comprensibile la volontà di affermazione di ‘uno che ce l’ha fatta’, dall’altra appare un’occasione sprecata da parte di chi avrebbe molto altro da raccontare, a proposito di repentini cambi di direzione e scelte di vita anche abbastanza coraggiose.
Una preghiera al proprio Santo Protettore, affinché gli dia sostegno nella sua quotidiana attività, tra il crimine e le storie di emarginazione che spesso ne sono a monte.
Revman, poliziotto di professione, rapper per vocazione, torna con la sua proposta, volta a coinvolgere i giovani attraverso l’uso dei loro generi di elezione.
Fidarsi di qualcuno all’inizio di un rapporto (non è specificato se di amicizia o sentimentale), cercare di capire se si è di fronte a “un poker d’assi o a un bluff”, cercare di capire se è meglio tenere conto di un passato deludente o fare piazza pulita: dejavu o amnesia, appunto.
Lara Serrano da Genova dà voce a questi concetti forse affastellando un po’ troppe idee insieme, esprimendole con un cantato dalla tendenza hip hop, all’insegna di un pop nel quale irrompe la ‘solita’ chitarra elettrica, che in questi casi sembra messa lì ‘tanto per’.
La grinta e il cuore ci sono, ma non convinse fino in fondo.
Il rimpianto per ciò che si è o non detto o fatto, sullo sfondo di una relazione finita: Francesco Lettieri da Napoli, complici un’impronta vocale decisa (con qualche attinenza con Tiziano Ferro) e un afflato sonoro senz’altro azzeccato, propone un brano di pop cantautorale con tutti i crismi: forse non eccessivamente originale, ma con personalità.
Un messaggio per una storia giunta al capolinea, la necessità di voltare definitivamente pagina.
Un’elettronica speziata di etnico con vocalità che profumano della sponda sud del Mediterraneo, nella nuova proposta di questa cantautrice e produttrice napoletana, trapiantata a Roma.
Pugliese di Monopoli, Lory Coletti omaggia col proprio alias l’omonima scrittrice che, nella prima metà del ‘900, sfidò consuetudini e modi di pensare, in un’epoca in cui l’affermazione femminile era ancora una rarità.
Un invito, dai toni vagamente ironici, ad uscire dai propri ‘recinti’, a ‘guardare oltre’, a come sta andando il mondo, per un brano nato contro la xenofobia, ma il cui senso di è poi ampliato fino a riguardare l’intero atteggiamento nei confronti della vita.
Un cantato dai contorni jazz, accompagnato da sonorità pop – chitarra, un pizzico di elettronica – che certo rendono il tutto più accattivante, che finiscono per annacquare un po’ l’impronta vocale.
Un inno alla semplicità della bellezza femminile, un incoraggiamento a valutare sé stesse, un pezzo contro il bodyshaming.
Mauro Spinazzola, tarantino di nascita, padovano d’adozione, un EP e vari singoli all’attivo sforna un brano che mescola pop e hip hop, con un contorno sonoro che può ricordare il Ligabue più commerciale.
Il singolo contribuirà a finanziare l’Associazione di Volontariato “Il Bucaneve”.
L’intento è lodevole, ma l’esito resta un po’ lì, senza convincere più di tanto.
Revman, poliziotto – rapper che mette il ‘cantar parlando’ al servizio di temi sociali, torna con un brano scritto e inciso con gli alunni delle classi quinte dell’Istituto Elisa Barozzi Beltrami del paese dell’hinterland milanese.
Nato dal ‘Laboratorio Rap’ organizzato con la Onlus FARE X BENE, il pezzo si articola su concetti semplici e diretti soprattutto contro il bullismo e le offese personali, fenomeni ben conosciuti dai ragazzini in età scolare.
Un contorno sonoro da rap vecchio stile per un’iniziativa lodevole.
I bulletti della scuola che mi volevano picchiare li odio ancora tutti
Il Piccio Records / La Stalla Domestica
Un pezzo di mezzo punk rock, con un cantato quasi rappato è il nuovo singolo de Il Re Tarantola, alias Manuel Bonzi da Bienno (Valcamonica); due – tre concetti buttati lì e affiancati in modo nonsense, col solito stile (auto)ironico all’insegna, più o meno, del cazzeggio.
Una riflessione sul proprio stare al mondo, affrontando i propri ‘mostri’ per come si può.
La propone Alessandro Sciannimanico, barese trapiantato a Roma, che in questo nuovo brano, prodotto da Molla, mostra l’influenza – positiva – di certo cantautorato capitolino (leggi: Nicolò Fabi).
Inquietudini, insicurezze, gli errori del passato da cancellare: il nuovo brano di Andrea Guerra, alias Seta è un hip hop compassato, vecchio stile, un ritmo dilatato in cui a un fluire di parole senza frenesia, si accompagna una chitarra elettrica che dà il proprio contributo emotivo al pezzo.
Tre EP e la colonna sonora di un videogioco all’attivo, Lorenzo Ciffo propone una nuova breve composizione: domina il piano col contorno di archi e qualche vocalizzo.
Sì respira un’atmosfera vagamente fantasy, genere di riferimento del compositore lombardo, ma il tutto forse è troppo breve e non ha nemmeno il tempo di decollare, restando nei binari del già sentito.
Compiendo un percorso inverso rispetto a tanti altri, ‘SciaronC’ passa dal management discografico a imbracciare il microfono in un inno alla propria affermazione.
Un inno alla propria affermazione, in cui pop e dance vanno a braccetto, diventando intercambiabili. con la produzione di Dany DeSantis: lei diventa il ‘boss’ della situazione: soldi, belle auto e marchi di lusso possono essere status symbol anche al femminile, senza rinunciare alla propria femminilità.
Certo, è un’immagine di ‘potere al femminile’ su cui qualcuno potrà avere da ridire ma forse la ‘parità’ passa anche attraverso l’ostentazione del benessere.
Beh, il titolo dice tutto: l’abbiamo fatta fuori dal vaso e adesso sono cavoli nostri… Davide Fasulo, originario di Brindisi, ma da anni a Bologna, dove ha costruito una carriera a cavallo tra musica e teatro, torna con un pezzo all’insegna di un’elettronica tagliente e velatamente oscura, ma dai toni irridenti, accompagnato nell’interpretazione da Enrica Penna e dal rapper Fausto Dee.
Un percorso già avviato, la vittoria ad Area Sanremo nel 2021, la partecipazione a X Factor lo stesso anno, un primo lavoro sulla lunga distanza pubblicato in precedenza, Etta (al secolo Maria Antonietta di Marco) torna con cinque tracce all’insegna di una svolta rock – pop che non disdegna di flirtare con sonorità hard.
Qua e là riemergono tracce dell’hip hop che ha caratterizzato il precedente vissuto sonoro dell’artista, che associate a certe chitarre arrembanti possono ricordare per certi aspetti il nu-metal, mentre basso, batteria e talvolta una drum machine costruiscono un insieme sonoro di grande impatto.
Spicca, ovviamente, l’interpretazione di Etta, all’insegna di un’aggressività a tratti irridente, che si smussa solo nell’unica ballata presente (peraltro anch’essa pronta a esplodere nel finale).
Corredato da una cover di ‘Mi piaci perché’ del Vasco nazionale, “Stress” è la fotografia di una giovane donna che affronta cambiamenti di vita, incertezze personali, piccole e grandi delusioni affettive, scegliendo di ‘mordere’, pur non chiudendo del tutto le porte alla tenerezza.
Chris Yan 1990_Music For Seven Tape Loops And One Performer Christian Mastroianni, sperimentatore con una solida esperienza già accumulata, torna con questa nuova produzione, nata da un filmino famigliare che lo vede bambino giocare col fratello, a cui la composizione è una dedica. L’idea di dare uno sfondo sonoro a questi 14 minuti, affiancando l’audio originale, prende la forma di registrazioni su sette nastri magnetici, a volte un semplice accordo o solo poche note, riprodotte in loop. Siamo dalle parti delle sperimentazioni sonore, in un’operazione che ha in Brian Eno uno degli espliciti ispiratori. Il risultato, dominato dal suono del pianoforte, è onirico, ipnotico; personalmente l’associazione alle immagini, mi ha dato quasi l’idea di essere lo spettatore inopportuno di un privato famigliare, per quanto rappresentato da due fratellini che giocano al parco (ricorrono l’atteggiamento di protezione del maggiore nei confronti del minore, e il modo in cui quest’ultimo si affida al primo). Forse il senso è nel rievocare, attraverso queste immagini e suoni, il proprio vissuto analogo.
Michele De Martiis Cateto Acrobatico (Se penso a te) PaKo Music Records Un gioco basato sugli aggettivi per una canzone d’amore all’insegna della leggerezza. Il nuovo brano del cantautore anconetano Michele De Martiis si muove all’insegna di un pop consueto di poco rinvigorito da qualche sferzata elettrica.
Kefàli Please Cosmophonix Artist Development È un pezzo dedicato alla difficoltà della vita, al peso delle aspettative altrui che a volte portiamo senza che gli altri poi nemmeno se ne accorgano, il nuovo pezzo di Kefàli. La cantautrice di Bergamo, all’anagrafe Giorgia Testa, passata attraverso una parentesi newyorkese decisiva per la propria crescita, propone una ballata pop abbastanza canonica, ma con intensità.
Eliseo Sollevami Un synth pop gradevole, per quanto non granché originale da da sfondo sonoro a un classico brano sentimentale a base di indecisioni e insicurezze Eliseo, cantautore della zona di Caserta, assembla un pezzo in cui tutti gli elementi sono al loro posto, che alla fine pur sollevandosi, non spicca il volo.
Jeremy Denver Paracadute Boh, insomma: almeno ci prova, Jeremy Denver (ovvero il triestino Vincenzo Giaramita) a uscire dal ‘recinto’ della trap e a offrire qualcosa di vagamente diverso e in più. Certo, con l’autotune siamo sempre lì, e le rime lanciate una appresso all’altra non sembrano granché ricercate, ma almeno ci mette un pizzico di ironia (che non guasta) e la produzione di Hazel dà al brano un respiro più ampio, rispetto alle solite proposte da ‘una camera e un microfono’, nonostante il solo di chitarra in chiusura sia una soluzione stra – abusata.
Ferretti Non so che voglio Torna Mattia Ferretti, a poche settimane dal precedente ‘Radici’, per un pezzo che descrive le difficoltà di trovare il proprio posto nel mondo, percorrendo una strada che sembra essere tutta in salita. A cavallo tra pop e rap, con una produzione – quella di Andrea Mei – che dà consistenza sonora al pezzo anche con l’aggiunta di fiati. Il testo forse non ecceda in riflessività, gradevole l’impatto sonoro.
Mike 3rd 500.000 Je Suis Autore, manipolatore di suoni, amante e (ri)scopritore di tecnologie desuete, Mike 3rd nel corso di una lunga carriera nelle retrovie può vantare incursioni in generi disparati e collaborazioni con musicisti come Tony Levin o Pat Mastellotto. Oggi lo ritroviamo alle prese con un brano contro la guerra, omaggio Julian Assange, atto di accusa contro gli interessi che troppo spesso affollano le fondamenta degli eventi bellici. Un patchwork antimilitarista che parte dalla prima parte dell’Articolo 11 della Costituzione – “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali” – per poi citare Pink Floyd e Jimi Hendrix, nel frattempo attaccando certe istituzioni internazionali – leggi: NATO – e ricordando come le guerre, lungi dal risolvere i problemi finiscono per lasciare solo morte e distruzione. Elettronica e analogico, apparecchiature ormai quasi introvabili che danno al tutto un sapore vintage, assieme alle immagini in bianco e nero del video, per un brano ruvido, spigoloso, un pop obliquo, urticante e ‘scomodo’, come scomode sono le parole e scomodo è anche ricordare, ogni tanto, che la musica può ancora prendere posizione.
GLI ALTRI
Fainest Freddie Puff Records/Thaurus Il ‘Freddie’ del titolo è Mercury, omaggiato anche nell’artwork che accompagna il nuovo brano di questo duo che ha già ottenuto un discreto successo. Quasi un pretesto, alla fine, per un brano che mescola attitudine dance, una spruzzata di Sudamerica, l’ormai abituale vocalità filtrata, sullo sfondo di una dedica amorosa fin troppo consueta. Che c’entra, alla fine, Freddie? Poco o nulla, e i suoi fan potrebbero pure aveva qualcosada ridire…
Giorgia Canton L’insostenibile tristezza di domenica La viviamo un po’ tutti, quella sensazione di malinconia che ci prende quando la domenica sta per finire e sappiamo che attenderci c’è un’altra settimana, con le sue complicazioni; i pensieri già cominciano ad ammassarsi e c’è poco da fare, a parte forse dire a noi stessi che “Va tutto bene”. Lo sussurra anche Giorgia Canton in questo pezzo che arriva a non troppo tempo dal precedente ‘Com’era avere vent’anni’. Un brano sussurrato, intimo, come l’atmosfera del video, girato di notte all’interno dell’abitacolo di un’auto: la via di fuga forse è a portata di mano, ma ci manca il coraggio. La cantautrice di Verona, ma trapiantata a Belluno, accomuna un po’ tutti, nel raccontare questi momenti in cui restiamo soli con noi stessi e i nostri pensieri e non abbiamo altri che noi stessi a farci forza. Voce, chitarra e piano per un pezzo che potrebbe ricordare certo folk americano dei giorni nostri.
KevinLov3 feat. Marlon Breeze Crazy L’eclettico Kevin Lov3, musicista, tatuatore, street artist originario di Lugano unisce le forza con Marlon Breeze, esponente della scena urban cilena. Un brano dalle atmosfere soffuse, si susseguono rime che partendo dall’abusato concetto di ‘follia’ come semplice ‘non omologazione’, sfociano in un campionario abbastanza consueto di capi d’abbigliamento e accessori di lusso. Esito un po’ scontato, rispetto alle uscite più recenti in cui Kevin Lov3 aveva assunto una veste meno ‘patinata’.
Federico Fabi Dolce Signora ADA Music Italy Il giovane Federico Fabi, una delle più interessanti voci offerte negli ultimi anni dal panorama romano, si confronta con la Città Eterna con questa dedica, a cavallo tra la Roma ‘Capoccia’ di Venditti e quella ‘Spogliata’ di Barbarossa. L’incisiva melodia del pianoforte si scontra però con un testo un filo troppo sentimentale, tra storie d’amore e l’orgoglio di chi è nato sul Tevere. L’intento non è semplice, specie quando c’è una tradizione che va dall’inno al sguardo disincantato, passando anche per la parodia (vedi anche ‘Grande Raccordo Anulare’), e il brano resta un bozzetto vagamente naif; gradevole nei suoni, certo, e sentito nelle parole, ma che forse di quello sguardo personale e incisivo che ha caratterizzato i predecessori.
Un’ordinaria storia di caporalato nelle campagne pontine, raccontata da uno dei tanti che arrivano qui da lontano per finire in condizioni disumane e talvolta con finali tragici. A dare voce al protagonista è (Andrea) Alfiero, due dischi già all’attivo, che qui ricorre al contrasto tra un cantautorato pop dai toni solari e la cupezza della storia raccontata. Stridente, ma in fondo efficace.
GLI ALTRI
Seta Tarantola Lo scenario sonoro, un’atmosfera oscura e vagamente apocalittica, è indubbiamente originale; il problema è che il terzo singolo di Andrea Guerra, alias Seta, si perde rapidamente in rime che, spesso ‘sparate’ a raffica, finiscono talvolta per essere poco comprensibili (d’accordo la velocità, ma almeno non mangiarsi le parole). Un classico mix tra rabbia e disillusione per l’altrettanto classica storia d’amore andata male, il tutto archiviato in due minuti. Tutto troppo veloce: l’impressione è che con un po’ di riflessione e approfondimento in più e meno fretta certe qualità di fondo possano emergere meglio.
Jamie Disastro Artist First Una lettera alla madre, la paura di non realizzarsi e di deludere; in controluce, il ricordo di una sorella scompara troppo presto. Non ha avuto una vita famigliare facile, Jamie, alias Aziz Gazzelle, che forse sta cercando nella musica una rivalsa contro quella stessa vita che gli ha già tolto troppo. Un EP già pubblicato e questo nuovo singolo, dove riversa tutte le proprie debolezze, il sentirsi a tratti come un ‘didastro’. Il cantautore / trapper marchigiano ha tanto e per certi versi già troppo, da dire e da raccontare, anche per dare seguito all’attività della sorella nel campo della cura del disagio mentale; lo fa nel modo dei nostri tempi, con parole a raffica e l’autotune, ma cerca comunque una soluzione originale con sonorità più vicine al rock.
Cronico Divieti TRB rec Il nuovo singolo di Fabio Parrottino, dalla provincia di Catanzaro, alias Cronico è una consueta dedica alla ‘lei’ di turno, sullo sfondo di un’altrettanto consueta relazione sentimentale complicata. Apprezzabile la grana vagamente soul dell’interpretazione, ma tutto resta abbasta confinato nel già sentito.
Federico Fabi Le cose che non ti ho detto ADA Music Italy Sulla strada del suo secondo lavoro sulla lunga distanza, Federico Fabi intreccia una delicata dedica alla propria sorella, cercando di immedesimarsi in sé stessa e nel suo affetto per lui. Il giovane cantautore romano insomma vede sé stesso con gli occhi della sorella e in questo modo ci racconta del suo affetto per lui. Brano all’insegna della delicatezza e dei modi gentili ai quali cantautore ci ha abituato, con un tappeto sonoro, affidato alla sola chitarra e a qualche effetto che, pur mantenendo una certa essenzialità, riesce ad essere al contempo discretamente articolato.
Kallísto Ti auguro l’amore PaKoMusic Records / Visory Records / Believe Digital Arriva prima o poi il momento in cui si guarda a una relazione finita e si augura l’amore anche a chi è stato a lungo oggetto di recriminazioni, rabbia, e forse pure odio. Ci si arriva perché a volte forse augurando l’amore all’altro si è essi stessi pronti a ricominciare ad amare. La cantautrice romana Kallisto ce lo racconta nel suo esordio, dopo aver trovato il coraggio di condividere la propria arte, tenuta forse troppo a lungo per sé (questo brano risale al 2018). Accompagnata da un video che, in modo tutto sommato singolare, accompagna un pezzo di marca sentimentale a uno scenario horror, di ambientazione cimiteriale, in cui la stessa cantautrice veste i panni di uno zombie, Kallisto mescola modi vicini all’hip hop con un cantato più classico che forse appiattisce un po’ il pezzo, pur con un’interpretazione senz’altro ‘sentita’.
Fernando Alba Il Sole e la Luna Maqueta Records / Artist First Una dedica alla nostra stella e al nostro satellite, che scandiscono la vita di noi mortali con i nostri alti e bassi, restando da sempre i destinatari di sogni, speranze e preghiere. Fernando Alba, siciliano trapiantato a Roma, stavolta ha registrato il brano a Sofia, con la parte dell’Orchestra Sinfonia della Radio Nazionale Bulgara. L’esito è un brano nel solco del più classico cantautorato italiano, nel segno di quel binomio piano (qui suonato da Seby Burgio) e voce che da Conte e Fossati è arrivato fino a Cammariere; con qualche vaga aggiunta – una sezione ritmica dai modi discreto, chitarre acustiche ed elettriche ugualmente a fare da decorazione, Alba offre un nuovo esempio di come la formula non abbia esaurito la propria validità, continuando ad essere strumento efficace per trasmettere emozioni.
Giamba Iqos È giovanissimo, Gian Bautista Cano, nato in Argentina ma a Roma dall’età di un anno, che esordisce con la collaborazione d’esperienza di Massimiliano Acri. Un ballata sentimentale dei tempi attuali, pene d’amore interpretate con un piglio cantautorale, il solito filtro vocale usato come stampella. Apprezzabile comunque la scelta espressiva di non ricorrere alle classiche rime sparate a mitraglietta, ma di affidarsi a un’atmosfera più dilatata.
Wasabi Verde Artist First Chiara Sella, Alessandra Garofalo, Simona Mellone, ovvero le Wasabi, da Roma. Un’interpretazione dalle parti dell’r’n’b con suoni elettropop che guardano territori più ‘aggrssivi’ tenendosene comunque a distanza. L’attitudine c’è.
Sara J Jones & Johnny Joint Iceberg Orangle Records / Universal Music Italia A poche settimane dal precedente ‘Caramelle’, torna Sara J Jones, avvalendosi della collaborazione del rapper di Bergamo Johnny Joint. Pezzo dedicato alla dualità conscio/inconscio, il pezzo offre la conferma di una voce tra le più interessanti del pop italico, che assieme a sonorità inclini alla dance offre un insieme decisamente ammiccante. Il pezzo in sé resta però un abbozzo abbastanza incompiuto, rispetto a un tema che avrebbe richiesto più di qualche parola in più.
Giorgia Canton Com’era avere vent’anni È una ‘ragazza che ha studiato’, Giorgia Canton, e si sente. Varie uscite già all’attivo, tra cui spicca un disco dedicato a Charles Mingus, la cantautrice e pianista veronese di nascita e poi trapiantata a Belluno, offre la riflessione di una donna che sia avvia alla maturità e che guarda ai propri vent’anni con tenerezza e un filo di malinconia, cercando forse di capire se la lei di adesso abbia corrisposto ai sogni e ai desideri della lei di allora. Voce, piano e poco altro, nel segno di una forma pressoché ineccepibile e che sembra un po’ freddina, nonostante a tratti si lasci più andare, specie nel finale.
Kevin Lov3 Cosa vuoi?! Dasein A breve giro di posta dall’uscita del suo primo EP, “Ice Cream Lov3”, il rapper e tatuatore luganese KevinLov3 torna con un singolo che, nelle intenzioni e negli esiti, si vuole allontanare da alcuni luoghi comuni del genere. Meno apparenze ed esibizioni e una maggiore riflessività, in un pezzo in cui l’autore si ferma a pensare a sé stesso, ma anche, come suggerisce il titolo, al rapporto con chi lo segue.