Preceduto dal singolo ‘Facile Preda’, uscito qualche settimana fa, ecco arrivare questo EP, primo lavoro ‘importante’ da solista per Gloria Abbondi, alias Zelda Mab.
Un pop (nel senso migliore) che nei cinque brani presenti viene vestito di volta in volta di sonorità ruvide, sintetiche o vagamente industriali, a tratti con qualche chitarra sferragliante, senza mai andare sopra le righe e lasciando la scena alla vocalità della cantautrice e polistrumentista – qui infatti è lei a occuparsi di tutto – di Bolzano, a tratti dal sapore quasi anni ’60.
Sentimenti, soprattutto, ma anche – sul finale – uno sguardo alla realtà circostante.
Si fa ricordare soprattutto la titke track, che sembra uscita dal repertorio migliore dei Prozac+ (e forse non a caso vista la passata esperienza di Gloria Abbondi nei Sick Tamburo, che di quella band furono in parte un seguito).
Un esordio promettente: più che un punto di arrivo, si spera un buon inizio.
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13 Nov
ZELDA MAB, “ELETTRICITÀ” EP (RIFF RECORDS)
31 Lug
FACTANONVERBA. KEVIN LOV3, AIRGLOW, REBENGA, DOMENICO ZUMBO, FAINEST: SINGOLI
IL SINGOLO DELLA SETTIMANA
Factanonverba
Diversi da chi
Red Owl Records
Una lunga strada alle spalle, il duo sassarese formato da Paolo Vodret earco Calisai si appresta a pubblicare il primo EP.
Eccoli, nell’attesa, uscire con questo pezzo, dedicato alla diversità.
‘Diversi’ sì, ma da chi, in un mondo in cui in determinati contesti si esalta il valore delle differenze, ma in cui poi allo stesso tempo fortissime sono le spinte all’omologazione?
Sottotraccia forse l’interrogativo su se sia o meno possibile al singolo semplicemente affermare la propria personalità, senza passare per la diversità o somiglianza a una categoria o l’altra.
Un rock arrembante, cui i synth schierati a fianco delle chitarre danno connotazioni per un verso quasi industriali, per l’altro, offrendo vaghe allusioni alla magniloquenza sonora di certe proposte dei Muse.
Fedele al proprio nome, il duo dona un pezzo d’impatto.
GLI ALTRI
Kevin Lov3
Non mi manchi
Dasein
Una storia finita, il messaggio che dice “Nin mi manchi”, ma il pensiero che tra una storia occasionale e l’altra torna alla lei su turno.
Kevin Lov3, originario di Lugano, ex skater, affermato tatuatore da un po’ di tempo alla ricerca di una realizzazione musicale, presenta un trap dall’,umore malinconico, sullo sfondo di una festa tra amici in piscina, nel video girato da Sam Shomey.
L’argomento è abbastanza ‘consueto’, la forma anche, ma la scelta di un mood ‘minimale’, sullo sfondo di un video che punta a un’atmosfera di allegria rilassata, senza esagerazioni, si lascia apprezzare.
Airglow
My Brother’s Girlfriend
Distrokid
Rock scanzonato con qualche influenza punk e alternative per questo nuovo singolo dei parmensi Airglow.
Un pezzo all’insegna della leggerezza velata di un pizzico di malinconia, il riferimento a certi film – soprattutto americani, credo – ambientati nei college, tra divertimento e brevi amori in attesa di incamminarsi verso l’età adulta.
Già ampiamente sentito, ma con una discreta esecuzione.
Rebenga
Cuore Rotto
Anatomia della fine di un rapporto nel nuovo singolo dei fratelli modenesi Andrea e Fortunato Renga.
Un’elettronica che strizza l’occhio al pop sintetico degli anni ’80 accompagno un mezzo parlato – mezzo cantato ‘corretto’ dai consueti filtri vocali, che non sembra andare troppo oltre i caratteri canonici del genere.
Domenico Zumbo
Libero di Volare
Un accorato inno alla libertà, a guardare il mondo in mondo diverso magari liberandosi delle troppe costrizioni che ci assillano la vita.
Ci mette del sentimento, Domenico Zumbo, reggino di nascita, milanese d’adozione, una laurea in architettura in tasca, esperienze sul grande e sul piccolo schermo.
Tutto si risolve in canoni già sentiti, all’insegna di un cantautorato pop sanremese che ricorda vagamente Zarrillo, in cui il piano apre con intensità, e il finale è ‘acceso’ da un solo di chitarra elettrica forse superfluo.
Fainest feat. MasterMaind
Sgt. Pepper
Puff Records
Un album e vari singoli all’attivo, i Fainest sono tra quelli che, nel calderone trap – rap che va debordando sempre più, ‘ce l’hanno fatta’.
L’esplicita citazione beatlesiana, nel titolo e nell’artwork che accompagna il loro nuovo singolo, trova compimento in un testo dai risvolti ironici: non ‘tormentoni’, ma semplici ‘canzonette’ scrivono i nostri, e i Beatles li possono imitare giusto nelle copertine dei dischi.
Tuttavia, il duo mostra di voler andare oltre le consuete (e consunte) ‘basi sonore’ del genere, cercando una maggiore ricchezza sonora – con predilezione per il funky – che permette al pezzo di sollevarsi un po’ rispetto a tante simili proposte.
26 Gen
ELEPHANT BRAIN, “NIENTE DI SPECIALE” (LIBELLULA MUSIC)
Quasi cinque anni di attività, un EP che li ha portati ad esibirsi in apertura, tra gli altri, di Giorgio Canali e Zen Circus ed ora il primo lavoro sulla lunga distanza per questo quintetto di Perugia.
“Niente di speciale” è la classica espressione ‘da vita quotidiana’, di chi magari si ritrova a ‘galleggiare’ non avendo ancora trovato una situazione ‘definita’ sotto il profilo sentimentale, lavorativo, esistenziale.
Una ‘poetica del quotidiano’ che la band traduce con grinta, modi il più delle volte rabbiosi, per un suono dominato da muri di chitarre e una sezione ritmica ‘quadrata’.
Nove brani veloci, d’impatto, memori di tutto un certo filone ‘alternativo’ d’oltreoceano, con ascendenze hardcore e qualche flirt punk.
La costante tensione, la frustrazione per occasioni perse e scelte sbagliate si traduce in un’esortazione complessiva a non mollare, trovando magari nel non essere ‘allineati’ l’orgoglio necessario ad andare avanti.
Un disco arrembante, come ogni tanto ce n’è bisogno.
24 Feb
LO-FI POETRY, “LA MIA BAND” (NEW MODEL LABEL)
Secondo lavoro per i veneti Lo-Fi Poetry: dopo il primo omonimo EP, un nuovo pugno di brani – cinque – all’insegna di un’ampia gamma di riferimenti: da certo rock alternativo (potrebbero venire in mente i Placebo) a una furiosa ruvidità grunge / punk, da sonorità più genericamente ‘indie’ a loop elettronici.
Il gioco delle ascendenze e delle definizioni è facile ed è lo stesso quartetto a scherzarci su, fin dal titolo e dalla title track di apertura, mentre gli altri pezzi vanno a comporre il classico ‘ritratto generazionale’ a base di ‘rivendicazioni’ (“Meglio soli che in mezzo ai ricchi”, è il grido ripetuto del brano di chiusura), momenti ‘sentimentali’ e una parentesi vagamente delirante.
Il risultato, abbastanza eterogeneo, alla fine soddisfa; l’inserimento episodico di piano e contrabbasso offre qualche arricchimento sonoro, il cantato che tende al parlato rimanda inevitabilmente a Massimo Volume od Offlaga Disco Pax, ma mantiene comunque una certa originalità; la presenza di un’ospite femminile – Rozalda – al microfono di ‘Gli umori di te’, il brano più ‘aggressivo’ del disco, è un’efficace variazione,
Un lavoro che si lascia ascoltare, lasciando a un eventuale più ‘corposo’ seguito un’idea più compiuta.
6 Mag
SPAGHETTI WRESTLERS – EP (VINA RECORDS)
Vabbè: visto il nome, la copertina con un tizio con la maschera di un gallo calcata in testa e i ‘nomi di battaglia’ dei protagonisti – John Doe, Al Purun e Super Nacho – non ci si può aspettare di certo uno di quei dischi di cantautorato ‘depressivo’ oggi tanto di moda…
Lo ‘scherzo’ continua con l’intro, tratto dal film “Nacho Libre” con Jack Black, ma poi si comincia a fare – più o meno – sul serio: con cinque pezzi al fulmicotone, all’insegna di un garage che guarda alla tradizione ma anche alle rivisitazioni più o meno recenti e di un punk rock analogamente sospeso tra vecchia e nuova scuola (vedi alle voci: Green Day, Offspring et similia), qualche spora ‘southern’.
Chitarre sferraglianti, sezione ritmica ‘quadrata’, cantato sguaiato ma non troppo, qualche coretto ‘anthemico’…
Gli Spaghetti Wrestlers (dietro ai quali si nascondono due componenti degli Invers e uno dei fondatori della Vina Records), danno insomma l’idea di uno di quei progetti nati in modo quasi estemporaneo, magari con nemmeno troppo impegno e una buona dose di ‘cazzeggio’, ma nel corso del quale ci si è accorto di poter fare le cose ‘sul serio’ e alla fine il tutto risulta un ascolto troppo breve.
4 Mar
MEGANOIDI, “DELIRIO EXPERIENCE” (AUTOPRODOTTO – LIBELLULA MUSIC)
Sembra ieri, che si saltellava con ‘Supereroi contro la Municipale’, e invece sono passati vent’anni.
I Meganoidi celebrano l’anniversario con il loro sesto disco sulla lunga distanza, che porta con sé tutte le tipiche considerazioni sul tempo che passa, la maturità raggiunta e via dicendo.
Temi che la band genovese affronta più o meno direttamente lungo i dieci pezzi di “Delirio Experience”: si fanno i conti col passato, ma senza nostalgie, ci si ritrova ‘maturi’ senza che questo voglia dire rinunciare a vivere il ‘presente’ in maniera ‘attiva’, senza farsene travolgere, ma cercando di tenere salde le redini della propria vita.
Una maturità che appare essere anche e soprattutto sentimentale: in due episodi si parla di paternità, mentre in ‘Gocce’ le lacrime di gioia diventano metafora della necessità di esternare i propri sentimenti.
Non si rinuncia a qualche parentesi più ‘cazzeggiona’, in un disco che Luca Guercio e Davide Di Muzio hanno voluto essere immediato, non eccessivamente ‘lavorato’ per conservare un contatto emotivo diretto con l’ascoltatore.
Un rock memore dell’impronta punk-ska degli inizi, magari corretto con elementi pop, ma senza ammiccamenti, per un lavoro cui partecipa, tra gli altri, Francesco La Rosa, ex batterista del gruppo.
Un efficace festeggiamento dei vent’anni di attività, cercando di rimanere fedeli a sé stessi, ma senza fingere che il tempo non sia passato.
10 Dic
JOE D. PALMA, “GENERAZIONE BRUCALIFFO” (LA CLINICA DISCHI / LIBELLULA MUSIC)
Un EP di cinque pezzi è il biglietto da visita di giovane trio padovano, che formatosi poco più di un anno fa ha subito avviato un’intensa attività live, raggiungendo velocemente il traguardo della prima prova discografica.
La ‘generazione Brucaliffo’ è quella dei ventenni – ma anche qualcosa di più – di oggi, che vivono la loro quotidianità tra studi portati avanti forse senza troppa convinzione, lavori saltuari, vicendende sentimentali proverbialmente non tutte ‘rose e fiori’, sullo sfondo di una provincia la cui mentalità può risultare spesso limitante: cinque pezzi che parlano di sogni, aspirazioni e chiacchiere ‘da bar’ prima di andare a sbarcare il lunario consegnando pizze di sera.
Giovani con poche sicurezze, ma senza che le incertezze diventino macigni: in fondo resta sempre lo spazio per un po’ di leggerezza e ironia.
I Joe D. Palma danno al loro progetto la veste musicale di un rock dalle venature a tratti punk: chitarre sferraglianti senza esagerare, un occhio alla gradevolezza pop, qualche spazio maggiormente riflessivo per quello che alla fine è un ‘assaggio’ per una band che, pur dovendo ancora trovare una propria identità stilistica compiuta riesce comunque ad essere efficace grazie alla propria attitudine.