No, vabbè: non ci ho creduto nemmeno io, quando mi sono arrivate due segnalazioni su due artiste praticamente omonime…
Comunque, questa, di Sara Jones, è romana e ancora agli inizi; qui la vediamo alle prese con un noto farmaco che più che per lo stomaco si vorrebbe usare per un cuore ‘col riflusso’, salvo concludere che il cuore tutto sommato è meglio tenerselo così com’è.
Un cantautorato pop abbastanza consueto, ma sostenuto comunque da un’interpretazione discreta.
Milanesi di origine kosovara, i due fratelli che danno vita ai Nova King offrono il classico ritratto del ragazzo di strada indurito da una vita non facile e poco incline ai sentimenti con la propria compagna.
Il campionario a cavallo tra trap e rap è più o meno ompleto, a cominciare dall’autotune, catene e orologi inclusi, ostentati in copertina.
Unica variazione sul tema, l’introduzione di un violino sul finale, forse a conservare un legame con le proprie origini.
Stavolta Il Re Tarantola si sofferma sull’aver passato ampiamente la trentina, continuando a vivere con poche certezze e molto cazzeggio, mentre intorno c’è chi è già ‘arrivato’.
Il ‘Colesterolo’ del titolo c’entra poco (nominato di sfuggita), in questo brano in cui l’attitudine punk del nostro è filtrata attraverso tastiere vintage con effetti molto pop anni ’80.
Come il titolo suggerisce, una lettera di scuse, probabilmente a un ‘lui’ (o ‘lei’) immaginario, o forse un po’ a sé stessa, probabilmente per non saper gestire i momenti complicati di ogni relazione.
Il nuovo singolo di Sara J Jones non riesce a spiccare il volo più di tanto: un’interpretazione con qualche tratto rap comunque efficace, un contorno synth pop anche troppo ‘canonico’.
Revman, poliziotto – rapper che mette il ‘cantar parlando’ al servizio di temi sociali, torna con un brano scritto e inciso con gli alunni delle classi quinte dell’Istituto Elisa Barozzi Beltrami del paese dell’hinterland milanese.
Nato dal ‘Laboratorio Rap’ organizzato con la Onlus FARE X BENE, il pezzo si articola su concetti semplici e diretti soprattutto contro il bullismo e le offese personali, fenomeni ben conosciuti dai ragazzini in età scolare.
Un contorno sonoro da rap vecchio stile per un’iniziativa lodevole.
I bulletti della scuola che mi volevano picchiare li odio ancora tutti
Il Piccio Records / La Stalla Domestica
Un pezzo di mezzo punk rock, con un cantato quasi rappato è il nuovo singolo de Il Re Tarantola, alias Manuel Bonzi da Bienno (Valcamonica); due – tre concetti buttati lì e affiancati in modo nonsense, col solito stile (auto)ironico all’insegna, più o meno, del cazzeggio.
Preceduto dal singolo ‘Facile Preda’, uscito qualche settimana fa, ecco arrivare questo EP, primo lavoro ‘importante’ da solista per Gloria Abbondi, alias Zelda Mab. Un pop (nel senso migliore) che nei cinque brani presenti viene vestito di volta in volta di sonorità ruvide, sintetiche o vagamente industriali, a tratti con qualche chitarra sferragliante, senza mai andare sopra le righe e lasciando la scena alla vocalità della cantautrice e polistrumentista – qui infatti è lei a occuparsi di tutto – di Bolzano, a tratti dal sapore quasi anni ’60. Sentimenti, soprattutto, ma anche – sul finale – uno sguardo alla realtà circostante. Si fa ricordare soprattutto la titke track, che sembra uscita dal repertorio migliore dei Prozac+ (e forse non a caso vista la passata esperienza di Gloria Abbondi nei Sick Tamburo, che di quella band furono in parte un seguito). Un esordio promettente: più che un punto di arrivo, si spera un buon inizio.
Il Re Tarantola I mostri non stanno sotto il letto, ma stanno nella cassetta della posta Il Piccio Records / La Stalla Domestica Una serie di considerazioni e pensieri buttati lì, a casaccio più o meno, all’insegna di un’attitudine al fare tutto per conto proprio: Manuel Bonzi, originario della Valcamonica, se la canta e se la suona tutto da solo (chitarra, basso e batteria), nella sua stanza – studio ribattezzata La Stalla Domestica, all’insegna di un punk – pop senza pretese, che regala tre minuti leggeri – leggeri, con un filo di critica sociale e una punta di irriverenza religiosa.
Ode Metà Artist First Un mix di pop, r’n’b e hip hop, arricchito da campioni di tromba, leggerezza tipicamente estiva. Il nuovo singolo di Edoardo Rainoldi, originario di Monza, designer negli Stati Uniti poi tornato qui per giocarsi la carta della musica, riflette sul tempo che passa e sulle difficoltà di realizzarsi pienamente, spesso appunto fermandosi a metà strada. Resta la sensazione che il contorno, fin troppo ‘leggero’, faccia perdere un po’ l’idea di fondo.
Factanonverba Diversi da chi Red Owl Records Una lunga strada alle spalle, il duo sassarese formato da Paolo Vodret earco Calisai si appresta a pubblicare il primo EP. Eccoli, nell’attesa, uscire con questo pezzo, dedicato alla diversità. ‘Diversi’ sì, ma da chi, in un mondo in cui in determinati contesti si esalta il valore delle differenze, ma in cui poi allo stesso tempo fortissime sono le spinte all’omologazione? Sottotraccia forse l’interrogativo su se sia o meno possibile al singolo semplicemente affermare la propria personalità, senza passare per la diversità o somiglianza a una categoria o l’altra. Un rock arrembante, cui i synth schierati a fianco delle chitarre danno connotazioni per un verso quasi industriali, per l’altro, offrendo vaghe allusioni alla magniloquenza sonora di certe proposte dei Muse. Fedele al proprio nome, il duo dona un pezzo d’impatto.
GLI ALTRI
Kevin Lov3 Non mi manchi Dasein Una storia finita, il messaggio che dice “Nin mi manchi”, ma il pensiero che tra una storia occasionale e l’altra torna alla lei su turno. Kevin Lov3, originario di Lugano, ex skater, affermato tatuatore da un po’ di tempo alla ricerca di una realizzazione musicale, presenta un trap dall’,umore malinconico, sullo sfondo di una festa tra amici in piscina, nel video girato da Sam Shomey. L’argomento è abbastanza ‘consueto’, la forma anche, ma la scelta di un mood ‘minimale’, sullo sfondo di un video che punta a un’atmosfera di allegria rilassata, senza esagerazioni, si lascia apprezzare.
Airglow My Brother’s Girlfriend Distrokid Rock scanzonato con qualche influenza punk e alternative per questo nuovo singolo dei parmensi Airglow. Un pezzo all’insegna della leggerezza velata di un pizzico di malinconia, il riferimento a certi film – soprattutto americani, credo – ambientati nei college, tra divertimento e brevi amori in attesa di incamminarsi verso l’età adulta. Già ampiamente sentito, ma con una discreta esecuzione.
Rebenga Cuore Rotto Anatomia della fine di un rapporto nel nuovo singolo dei fratelli modenesi Andrea e Fortunato Renga. Un’elettronica che strizza l’occhio al pop sintetico degli anni ’80 accompagno un mezzo parlato – mezzo cantato ‘corretto’ dai consueti filtri vocali, che non sembra andare troppo oltre i caratteri canonici del genere.
Domenico Zumbo Libero di Volare Un accorato inno alla libertà, a guardare il mondo in mondo diverso magari liberandosi delle troppe costrizioni che ci assillano la vita. Ci mette del sentimento, Domenico Zumbo, reggino di nascita, milanese d’adozione, una laurea in architettura in tasca, esperienze sul grande e sul piccolo schermo. Tutto si risolve in canoni già sentiti, all’insegna di un cantautorato pop sanremese che ricorda vagamente Zarrillo, in cui il piano apre con intensità, e il finale è ‘acceso’ da un solo di chitarra elettrica forse superfluo.
Fainest feat. MasterMaind Sgt. Pepper Puff Records Un album e vari singoli all’attivo, i Fainest sono tra quelli che, nel calderone trap – rap che va debordando sempre più, ‘ce l’hanno fatta’. L’esplicita citazione beatlesiana, nel titolo e nell’artwork che accompagna il loro nuovo singolo, trova compimento in un testo dai risvolti ironici: non ‘tormentoni’, ma semplici ‘canzonette’ scrivono i nostri, e i Beatles li possono imitare giusto nelle copertine dei dischi. Tuttavia, il duo mostra di voler andare oltre le consuete (e consunte) ‘basi sonore’ del genere, cercando una maggiore ricchezza sonora – con predilezione per il funky – che permette al pezzo di sollevarsi un po’ rispetto a tante simili proposte.
Ixia Tutto ebbe inizio Maqueta Records / Artist First Poi improvvisamente ti capita un brano come questo e meno male che c’è qualcuno che riesce ancora a evadere dal minimo quotidiano e metterci un po’ di fantasia. Patrizia Ceccarelli ha cominciato con l’hip hop, prima di innamorarsi a tutto il mondo legato alle leggende celtiche, musica compresa, assumendo il nome di Ixia, prima nei giochi di ruolo, poi nel suo lavoro di cantante. Così, dopo aver pubblicato qualche anno fa un primo lavoro in inglese, “Catherine”, incentrato sul viaggio di una donna che vuole ‘schiarirsi le idee’ sui due spasimanti che le corrono dietro, e in attesa di un secondo disco, ecco la sfida di reinterpretare e in parte reinventare quel primo lavoro in italiano. Azzardo, considerato che la musica centurione qui da noi non è certo in cima alle classifiche, pur potendo contare su un certo zoccolo duro di appassionati. ‘Tutto ebbe inizio’ ci narra ovviamente l’inizio della storia, coi suoni tipici del genere, mescolando suggestioni folk con vaghe allusioni progressive che fanno da contorno a una dolcezza vocale che è l’elemento dominante del brano. Che la voce in questione appartenga a chi ha la bellezza eterea di un personaggio uscito da qualche leggenda, è dettaglio magari marginale, che però completa il ‘quadro’. Insomma, si può dire che bello che ogni tanto arriva chi ci porta in altre epoche, altri mondi?
GLI ‘ALTRI’
Just Jake Adone e Afrodite Cosmophonix Artist Development / Artist First Sebbene somigli a un mero pretesto per raccontare una storia d’amore totalizzante quanto fugace che al suo termine lascia le consuete macerie emotive, va comunque apprezzato il riferimento mitologico, segno che ogni tanto i giovani artisti di oggi riescono a riversare in brano troppo spesso volti al rapido consumo qualche riferimento colto. Ugualmente apprezzabile l’idea di girare un video in in teatro antico, non ho capito quale, con tanto di tanti di statue che sembrano osservare impassibili l’esibizione del giovane Just Jake, calabrese di origine, emiliano di adozione. Siamo di fronte a una proposta abbastanza consueta, un pop con qualche suggestione latina che tende a scivolare verso rap e varie derivazioni, col contorno del solito ‘effetto’ applicato alla voce. Le parole non spiccano per originalità, ma resta comunque la scelta di location e titolo, che se non altro mostra la volontà di ampliare l’orizzonte culturale.
Poliziotto di professione, rapper per vocazione, Sebastiano Vitale da Palermo ha scelto la”Giornata internazionale contro l’omofobia, la biofobia e la transfobia”, per pubblicare il suo nuovo singolo, brano in cui una dedica sentimentale si mescola un messaggio sulla singolarità e specialità di ognuno, ampliando il proprio a un messaggio di comprensione tra gli esseri umani, al di là qualsiasi differenza. Non è un caso quindi che nel video sia presente un abbraccio tra ragazzi vestiti con le bandiere di Russia e Ucraina. Rap – pop discretamente orecchiabile, ma l’importante è il messaggio.
Il Re Tarantola feat. Spasio Derozer Aiutiamoli a casa loro comprando le loro lauree Il Piccio Records / Artist First Pezzo che in origine doveva chiamarsi ‘Trota’… se cercate ‘laurea Trota’ su Internet, capirete tutto. Un sano brano di punk rock, proposto da Manuel Bonzi, non un novellino (tre dischi e un EP all’attivo), in collaborazione con Spasio Derozer che dell’omonima band è il batterista, ma qui interviene ai cori. Registrato a casa propria durante la clausura collettiva di due anni fa, dipinge con chitarre sferraglianti quadro in cui talvolta si immaginano lavori improbabili, per poi prendere atto che chi li fa sul serio, arriva fa qualche parte: le lauree sono materiale da compravendita… Ogni tanto, ci vuole.
Factanonverba Impossibile Red Owl Attivi, con alterne fortune, dalla seconda metà degli anni ’90, Marco Calisai e Paolo Vodret, sardi di Sassari, tornano con un rock alternativo con qualche venatura noise che invita a non guardarsi indietro, a rimpiangere il tempo magari sprecato, e a fermarsi a riflettere sulla necessità di un rapporto migliore e più ‘sano’ col tempo stesso.
Donson Facile Artist First Si respira già aria d’estate, in questo nuovo singolo di Andrea Domini, alias Donson. ‘Facile’, ma ‘facile’ non è, il quotidiano coi suoi piccoli / grandi problemi, a cominciare da quelli sentimentali. Pop sintetico, tinte solari, umori malinconici.
Grid Nomade Cosmophonix Artist Develpoment / Altafonte Italia ‘Nomade’ come simbolo di libertà: “Ho bisogno di cambiare quando chiama il vento”, canta (rtndendo all’hip hop) Fabiana Mattuzzi da Padova, con tutta la vitalità dei suoi vent’anni e anche una certa ‘consapevolezza’: già qualche singolo all’attivo, ma soprattutto un percorso avviato fin da ragazzina. Libertà di percorrere la propria strada, viaggiare fisicamente, ma forse soprattutto interiormente… Un pop dalle tinte estive che non rinuncia a una componente di ‘seduzione’: Grid è una bella ragazza e lo dimostra (senza esagerare) con la complicità di un video tipicamente ‘balneare’.
Fusco Comfort Zone Franco Fusco, o semplice Fusco, nel suo nuovo singolo invita l’acoltatore a muoversi e lasciare la sua ‘zona di conforto’. Invito, diciamocelo, di questi tempi un po’ banalizzato, come se tutto dipendesse solo ed esclusivamente dal singolo e non da tutta un’altra serie di fattori che riguardano – in certi casi, purtroppo – il vivere all’interno di ‘gruppi sociali’ coi quali alla fine bisogna fare i conti… La sostanza del messaggio può essere quindi più o meno condivisibile, la forma, un rock arioso a là Foo Fighters può risultare gradevole.
Monalisa Fruit Joy Gotham Dischi Tormenti personali e pene d’amore dei trentenni di oggi, in questo singolo del trio dei Monalisa; l’incapacità di adeguarsi nei tempi attuali porta a rifugiarsi nel passato, nelle estati della propria infanzia, quando tutto sembrava più semplice… Concetti non nuovissimi, espressi con un pop-rock dalla facile presa.
Corpoceleste Oblio Massimo Bartolucci, un paio di singoli all’attivo, sceglie ‘Corpoceleste’ come pseudonimo per il suo nuovo progetto, inaugurandolo con questo singolo. Un fantasma è la presenza silenziosa del video simbolo, forse, di tutti coloro che vorrebbero essere ‘altro’ da ciò che sono e, non riuscendovi, finiscono in esistenze evanescenti, consegnandosi, appunto, all’oblio. Pop con qualche aspirazione cantautorale, che per suoni e stile vocale fatica a discostarsi da tante altre proposte del genere: del resto Corpoceleste è giovane e ha ancora tempo per trovare un proprio stile.
Quasi cinque anni di attività, un EP che li ha portati ad esibirsi in apertura, tra gli altri, di Giorgio Canali e Zen Circus ed ora il primo lavoro sulla lunga distanza per questo quintetto di Perugia.
“Niente di speciale” è la classica espressione ‘da vita quotidiana’, di chi magari si ritrova a ‘galleggiare’ non avendo ancora trovato una situazione ‘definita’ sotto il profilo sentimentale, lavorativo, esistenziale.
Una ‘poetica del quotidiano’ che la band traduce con grinta, modi il più delle volte rabbiosi, per un suono dominato da muri di chitarre e una sezione ritmica ‘quadrata’.
Nove brani veloci, d’impatto, memori di tutto un certo filone ‘alternativo’ d’oltreoceano, con ascendenze hardcore e qualche flirt punk.
La costante tensione, la frustrazione per occasioni perse e scelte sbagliate si traduce in un’esortazione complessiva a non mollare, trovando magari nel non essere ‘allineati’ l’orgoglio necessario ad andare avanti.
Un disco arrembante, come ogni tanto ce n’è bisogno.
Secondo lavoro per i veneti Lo-Fi Poetry: dopo il primo omonimo EP, un nuovo pugno di brani – cinque – all’insegna di un’ampia gamma di riferimenti: da certo rock alternativo (potrebbero venire in mente i Placebo) a una furiosa ruvidità grunge / punk, da sonorità più genericamente ‘indie’ a loop elettronici.
Il gioco delle ascendenze e delle definizioni è facile ed è lo stesso quartetto a scherzarci su, fin dal titolo e dalla title track di apertura, mentre gli altri pezzi vanno a comporre il classico ‘ritratto generazionale’ a base di ‘rivendicazioni’ (“Meglio soli che in mezzo ai ricchi”, è il grido ripetuto del brano di chiusura), momenti ‘sentimentali’ e una parentesi vagamente delirante.
Il risultato, abbastanza eterogeneo, alla fine soddisfa; l’inserimento episodico di piano e contrabbasso offre qualche arricchimento sonoro, il cantato che tende al parlato rimanda inevitabilmente a Massimo Volume od Offlaga Disco Pax, ma mantiene comunque una certa originalità; la presenza di un’ospite femminile – Rozalda – al microfono di ‘Gli umori di te’, il brano più ‘aggressivo’ del disco, è un’efficace variazione,
Un lavoro che si lascia ascoltare, lasciando a un eventuale più ‘corposo’ seguito un’idea più compiuta.
Vent’anni di attività, una manciata di demo, un disco sulla lunga distanza e, ora, un nuovo EP a segnare – forse – l’avvio di una nuova fase.
I romani Profusione offrono all’ascolto sei brani, tra cui uno strumentale con inserti di ‘spoken word’ posto in chiusura e una cover (abbastanza ‘anonima’) di ‘L’importante è finire’, portata al successo da Mina (non la prima volta che viene riproposto da una band ‘alternativa’).
Il gruppo capitolino si inserisce nell’ormai copioso filone del rock ‘alternativo’ che dai primi anni ’90 ha seguito le sorti di quanto avveniva oltreoceano, tra grunge e derivazioni assortite, ascendenze vagamente punk e hardcore, ruvidità che sfiorano, senza oltrepassarli, i confini del ‘rumorismo’, suggestioni stoner.
Testi (in italiano) che tra rabbia e rimpianto appaiono riferiti soprattutto a travagli sentimentali; fa eccezione ‘Fottuti e felici’, critica verso un certo atteggiamento di ‘apatia esistenziale’ che nell’attesa di ‘tempi migliori’ vede la vita passare…
Un lavoro giocato più sulla grinta e l’impatto che sull’originalità, ma in questo caso attitudine e corposità di suoni possono (forse) bastare.
Vabbè: visto il nome, la copertina con un tizio con la maschera di un gallo calcata in testa e i ‘nomi di battaglia’ dei protagonisti – John Doe, Al Purun e Super Nacho – non ci si può aspettare di certo uno di quei dischi di cantautorato ‘depressivo’ oggi tanto di moda…
Lo ‘scherzo’ continua con l’intro, tratto dal film “Nacho Libre” con Jack Black, ma poi si comincia a fare – più o meno – sul serio: con cinque pezzi al fulmicotone, all’insegna di un garage che guarda alla tradizione ma anche alle rivisitazioni più o meno recenti e di un punk rock analogamente sospeso tra vecchia e nuova scuola (vedi alle voci: Green Day, Offspring et similia), qualche spora ‘southern’.
Chitarre sferraglianti, sezione ritmica ‘quadrata’, cantato sguaiato ma non troppo, qualche coretto ‘anthemico’…
Gli Spaghetti Wrestlers (dietro ai quali si nascondono due componenti degli Invers e uno dei fondatori della Vina Records), danno insomma l’idea di uno di quei progetti nati in modo quasi estemporaneo, magari con nemmeno troppo impegno e una buona dose di ‘cazzeggio’, ma nel corso del quale ci si è accorto di poter fare le cose ‘sul serio’ e alla fine il tutto risulta un ascolto troppo breve.