Periodica selezione di brani e singoli ripresi dalla recensioni del blog. Come al solito, preciso che non si tratta di una classifica vera e propria, anche se i brani sono comunque ‘ordinati’ in modo crescente di gradimento…
Babibevis, ‘Self’ Saimon Sail, ‘Backseat’ NedNack, ’23 Anni Star’ ODE, ‘Quello che mi fai tu’ Michele De Martiis, ‘L’Al di là delle favole’ Giovanni Salerno, ‘Vieni via con me’ Ferretti, ‘Appunti di vita’ Faax, ‘Seck’s’ Sheddy, ‘Fotoreporter’ Sisto, ‘Cara’ Sara Laure, ‘Habit Serrée’ Weid, ‘Riposo di Angeli’ Molla, ‘Ibiza’ La Sofy, ‘Psycopratika’ Erik, ‘Ehi, sai cosa c’è?’ Yael, ‘Gap’ Marco Bonvicini, ‘Ballad of the Sea’ Lorenzo Carucci, ‘Marta’ Emilio Stella, ‘Sul pianeta degli amanti’ Riccardo Ruggeri, ‘Pharmakon’ Lo Straniero, ‘Collezione Primavera-Estate’
Un inno al contatto con la natura e alla pace che ne deriva, rapporti umani più ‘pacifici’ con gli altri inclusi. Il nuovo singolo di Weid, alias Simone Maritano (dalla provincia torinese) cerca una vena cantautorale tra le pieghe di un synth pop per lo più rarefatto, ma disposto qua e là ad assumere tinte più accese.
Saimon Sail Backseat PaKo Music Records/Visory Records/Believe Digital Nuovo singolo per Simone Nuccio, alias Saimon Sail: emozioni a ruota libera dai sedili posteriori di un’auto diretta chissà dove, dichiarazioni d’amore a una ‘lei’ seduta a fianco o forse no. Per il giovane cantante e autore di Ravenna, un pop in salsa trap senza scosse.
La ‘Miccia’ di Alessandro Sciannimanico – barese trapiantato a Roma – è quella che viene accesa dalla fine di una relazione, bnia facendo scoppiare il consueto insieme di emozioni, tra rabbia e rimpianto.
Il pezzo, all’insegna di un pop cantautorale leggero ma non troppo ammiccante, descrive più che altro il tentativo del protagonista di togliersi la lei di turno.
Confezione gradevole, scrittura promettente, ma ancora acerba.
Nuova produzione per il ravennate Simone Nuccio, alias Saimon Sail: nelle intenzioni, un brano per reagire a certi momenti di solitudine, accettando che non tutto può andare sempre dritto e imparando a valorizzarsi.
Esiti abbastanza minimi: poco più di due minuti la durata, il ritornello ripetuto in maniera anche troppo insistita, un cantato su cui pesa troppo il consueto filtro elettronico.
Seduta di spalle, assorta nei suoi pensieri, incurante delle minime scocciature del quotidiano, Sara J Jones attende che qualcuno le dia un valido motivo per voltarsi: non chiede l’impossibile, anche solo il dono di tre rose gialle e la certezza che il mondo non è solo (rap)presentato dai telegiornali.
La cantautrice milanese, classe ’94, che dopo una pausa è tornata da poco sulla scena, col precedente brano ‘Waterproof’, presenta una nuova prova, dai tratti intimisti nel testo (il brano peraltro prende le mosse da un quadro legato a un’intensa vicenda famigliare), che riporta timori e paure, in modo discreto e non eccessivamente plateale. Apprezzabile, pur nella confezione di un pop sintetico con vaghi tratti chill out abbastanza anonimo.