Giunto al terzo lavoro sulla lunga distanza, il pescarese Daniele Mammarella si è ormai affermato come uno degli alfieri italiani del fingerstyle chitarristico (come suggerisce la parola, il suonare la chitarra con le sole dita, senza l’ausilio di plettri o simili), ottenendo anche importanti riconoscimenti all’estero.
Dodici composizioni esclusivamente strumentali (ad eccezione del pezzo di apertura, ‘Wake Up (In The Morning)’, cantato), per chitarra classica, nelle quali – come in ogni disco per strumento solista – la tecnica la fa da padrone.
Non si cade però nel virtuosismo fine a sé stesso, anche se qua e là certo e anche comprensibilmente, Mammarella mette in mostra la sua maestria.
Un lavoro, in cui il chitarrista è episodicamente accompagnato da alcuni colleghi, in cui si evita il rischio di eccessiva autoreferenzialità grazie a un certo dinamismo: da riferimenti country, inevitabili se si parla di chitarra classica, a costruzioni più vicine a noi, con attitudini pop e vagamente rock, fino a suggestioni da musica antica, “Wild Universe” è un lavoro che, complice anche la durata non eccessiva, riesce a mantenere viva l’attenzione e curiosità dell’ascoltatore.
In un’epoca in cui a prevalere sono le iperproduzioni, l’elettronica, i campionamenti, ogni tanto fa bene tornare alla musica suonata nel modo più essenziale.
Nikita di cognome fa Pelizon e forse a qualcuno questo dirà qualcosa: vincitrice del “Grande Fratello VIP” qualche anno fa, modella, star del web e chi più ne ha più ne metta.
Esperienze riversate, soprattutto negli aspetti più negativi, in questo singolo, che i vita a fregarsene di haters e quant’altro, esaltando la propria unicità.
Pop dalle vaghe tinte surf e rockabilly che tutto sommato funziona, a cominciare dalla vena vagamente sarcastica dell’interpretazione.
Oltre le gambe, mostrate in copertina, c’è di più…
La band del lago di Garda prende le mosse da Antonio Machado per un’esortazione a essere artefici del proprio destino e non arrendersi all’idea che tutto sia già scritto.
Un pop – rock che parte un po’ all’insegna dell’ordinario per acquisite tinte vagamente oniriche, sfiorando la fusion: un sentiero che andrebbe ulteriormente esplorato.
MIA (Wallace) Pezzo evidentemente dedicato al personaggio di Pulp Fiction, il nuovo brano di Ventu è una discreta frustata elettrica; peccato tutto resti a abbastanza abbozzato, nei suoni e nelle parole.
L’incertezza per il futuro in un periodo di cambiamenti è il tema di questo nuovo singolo di Sbazzee, giovane cantautrice italo libanese dalla provincia di Padova: voce e interpretazione convincono come nel precedente singolo; il pezzo si muove all’insegna di un pop sottilmente sintetico, forse un po’ anonimo.
Un disco sulla lunga distanza all’attivo, un collaborazione in terra ucraina con l’artista locale Alyosha, proprio durante una delle fasi più dure della guerra, Fabio De Vincente torna con un pezzo che, più che agli ultras, è dedicato al ‘pallone nazionale’, allegoria di glorie e cadute della vita, nella forma di un pop venato di rock.
Un’elettronica estenuante, dai riflessi cyber e le tinte quasi horror.
Scozzesi di Glasgow, gli Outblinker giungono al traguardo del primo lavoro sulla lunga distanza dopo aver frequentato location sonore in mezza Europa, molteplici collaborazioni, EP e singoli, pause di vario genere – in mezzo anche la pandemia.
L’esito di un cantiere sonoro aperto da anni sono queste sei composizioni, lunghe, almeno per i tempi attuali: costantemente oltre i cinque minuti di durata, fino a oltrepassare i sette e gli otto, giocati sull’incedere spasmodico di synth che non trovano mai pace, la cui consistenza viene accresciuta da percussioni granitiche, con l’inserto qua e là di chitarre, in,sospettate maracas e un elemento vocale che, filtrato e campionato, finisce per essere un ulteriore arricchimento dell’ensemble sonoro, più che il mezzo per un’interpretazione testuale ‘tradizionale’.
Si veleggia così tra i territori estremi della ‘club culture’, la synth wave più ‘ardimentosa’, flirtando qua e là col post hardcore, il metal industriale e qua e là, sonorizzazioni da film horror: non avrebbero sfigurato, gli Oublinker, nella colonna sonora di un film di Romero…
Una saturazione sonora che dipinge paesaggi futuribili, evocando qua e là un immaginario cyber in un lavoro in cui ogni brano è concettualmente dedicato a un personaggio per un lavoro che, nel suo complesso, sembra evocare il ‘rumore emotivo’ di quella ‘massa’ efficacemente ritratta nella copertina, opera del pittore scozzese Frank McFadden.
Si arriva quasi con un ‘fiatone auditivo’, alla fine di queste sei tracce, destinate, oltre che agli ‘appassionati del genere’ anche a chi vuole ogni tanto deviare dalle consuetudini del ‘vasto consumo’.
Coppia nella vita e nell’arte, Dana Tejera e Barbara Tomassetti danno vita a un delizioso pezzo di pop cantautorale cosparso di spezie indie e colorato di suggestioni ‘cosmiche,’ in musica e parole.
L’argomento, una volta tanto, non sono cuori infranti e pene d’amore assortite ma il desiderio e la gioia della passione amorosa, raccontate con solarità e leggerezza.
Un efficace sottofondo alla stagione degli amori estivi.
Già fattasi conoscere qualche tempo fa col suo nome reale – Valentina Rizzi – e un paio di singoli discretamente convincenti, Valy torna oggi in una veste in parte rinnovata e un nuovo brano all’insegna dell’essere stessa, con tutti i propri difetti; al destinatario – affettivo o meno – del messaggio non resta che prenderla così com’è, o perdersi.
Cantautorato colorato di soul con accenni hip hop, che ancora una volta convince.
Battista
Come due squali
Cosmophonix Artist Development / Altafonte Italia
Seduzioni discotecare nel nuovo pezzo del giovane cantautore sardo, che trovano adeguata corrispondenza in suoni da dancefloor con ascendenze anni ’90.
Non sono facili le cose per i trentenni di oggi, frenati dal realizzarsi completamente dalle troppe incognite che gli si parano davanti…
A dire il vero poi le cose non sono facili per nessuno o quasi, e allora forse ogni tanto ci vuole un’esortazione a viversi la vita senza troppe preoccupazioni…
Stavolta ci pensa il pugliese Pietro TheWhite, vari singoli già all’attivo, con un brano che profuma di pop estivo.
Il nuovo singolo del giovane Kilian si muove all’insegna di un synth pop che declina rapidamente verso la dance, che fa da contorno a riflessioni assortite sulla crescita sullo sfondo di una relazione ormai finita.
Interessanti i suoni, la scrittura può crescere.
Laura Sorbello
Perdersi Dentro
Il dolore e il vuoto per la scomparsa di una persona cara: li canta, a gran voce, la giovane catanese Laura Sorbello.
Pezzo comprensibilmente caratterizzato da un’urgenza comunicativa che si snoda su un testo diretto, incentrato sulla quotidianità della solitudine, e un’interpretazione in cui l’emotività prevedibilmente prende il sopravvento.
Il titolo del nuovo pezzo del cantautore di Palestrina (Roma) è (quasi) estivo, le sonorità – synth pop con ascendenze anni ’80 – pure; il tema, tutt’altro.
La drammatica condizione di chi è disoccupato, non solo e non tanto per le conseguenze economiche, quanto per il vuoto esistenziale, il sentirsi e vedersi diversi dagli altri, anche solo per lo stile di vita.
Innocente, un disco lungo all’attivo per lui, torna con un pezzo all’insegna della disco – funk che cita i sorrentiani ‘figli delle stelle’, tra leggerezza e disincanto.
Un gioco che sfiora il rock demenziale in un pezzo dedicato all’ossessione per i carboidrati, che deborda in un chitarrismo anni ’70 quasi virulento, che tra le righe omaggia Zappa e compagnia sperimentale.
Una cover del successo di Toto Cutugno, in attesa di un intero disco dedicato alle reinterpretazioni del cantautore.
Massimo Galfano, artista siciliano attivo da oltre un decennio, si gioca la carta del revival, con un interpretazione che segue abbastanza l’originale.
La nuova uscita di questo rapper lombardo si fregia della collaborazione con un produttore affermato come Voluptyk, che dà al pezzo interessanti coloriture afrorap.
Peccato tutto si persa in un testo che come tanti del genere gira attorno agli stessi concetti e alle stesse parole senza approfondire granché, interpretato con l’ausilio del solito autotune.
Il duo romano degli Shalalas, due dischi e un EP all’attivo, rilegge uno dei propri primi pezzi coinvolgendo i Bengala Fire, quartetto della zona di Treviso con un disco di esordio di recente uscita.