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PICCOLI ANIMALI SENZA ESPRESSIONE, “CERCO CASA VISTA MARTE” (IRMA RECORDS)

Secondo lavoro per il progetto di Andrea Fusario, già trai membri fondatori dei Virginiana Miller, nei quali ha suonato il basso nei primi due dischi (Gelaterie sconsacrate ed Italia Mobile).

Il titolo sintetizza una sorta di ossimoro: la ricerca di una stabilità ‘casalinga’, che sia però il risultato di una fuga dal presente, verso altri mondi e altri luoghi: il filo conduttore dei dieci pezzi che compongono il disco appare del resto essere una continua critica a certi aspetti deleteri della realtà circostante, sui quali viene gettato uno sguardo spesso e volentieri ironico, un filo sarcastico.

La crisi economica (‘Eurozero’) forse non è nemmeno l’aspetto più deleterio della situazione, se paragonata con la mania imperante per i farmaci (‘Istant Pharma’) o la diffusione di certe professioni ai limiti, e oltre, del paradosso, come il ‘Life Coaching’… e allora la salvezza corre verso altri mondi (‘Mission to Mars’), affidata al sogno di tecnologie che permettano fughe istantanee (‘Teletrasporto’), o finisce per essere ricercata nei primi amori (‘L’amore ai tempi del Liceo’) o nella tenerezza del quotidiano domestico (‘Ninna nanna per Rita’).

Fusario assembla una serie di brani all’insegna di un pop elegante, che si accompagna volentieri a qualche sferzata elettrica con ascendenze new wave, ovvero un po’ lo stesso marchio di fabbrica che contraddistingueva la sua precedente esperienza coi Virginiana Miller; ad accompagnare Fusario, i sodali Edoardo Bacchelli e Gianluca Pelleschi, il nuovo arrivato Luca Brunelli Felicetti, che dietro alla batteria dona al disco maggiore calore rispetto all’ampio ricorso all’elettronica dell’episodio precedente; tra gli ospiti, Antonio Bardi, ex compagno di strada nei Virginiana, e soprattutto Robin Guthrie, già chitarrista dei leggendari Cocteau Twins nell’eterea ‘Sarà di nuovo estate’.

Un disco che riesce a coniugare contenuti di un certo peso ad una costante leggerezza di atmosfere, che si lascia piacevolmente ascoltare dall’inizio alla fine.

R.I.P. MARGARETH THATCHER (1925 – 2013)

Non ho intenzione di dilungarmi in troppe disamine, mi limiterò a tre notazioni sparse:  la ‘grandezza’ della Thatcher: a ben vedere, è in gran parte dovuta alla sua proverbiale ‘fermezza’… che qualcuno potrebbe altrimenti definire come ‘ottusità’: questo suo non piegarsi di fronte a niente  e a nessuno, dagli attivisti dell’IRA in sciopero della fame (leggetevi il Diario di Bobby Sands per comprendere meglio la questione), ai minatori anch’essi in sciopero; un atteggiamento fermo e appunto autoritario: la ‘Lady di Ferro’ che non si piegò davanti a nulla… resta da vedere se ‘fu vera gloria’… Gli obbiettivi della sua azione furono anche lodevoli, gli strumenti spesso molto discutibili (per certi versi lei e Reagan diedero inizio a un’onda lunga liberista che poi ha continuato a diffondersi – a volte autoalimentandosi – finendo per portare a non pochi dei disastri cui ci troviamo di fronte); i metodi, possono essere definiti con poco timore di smentita come semplicemente sbagliati.

La seconda considerazione è che, paradossalmente, alla Thatcher in molti devono dire ‘Grazie’, ricordando il titolo di un film di qualche anno fa: il suo avvento e i suoi metodi autoritari portarono a una reazione del mondo culturale che in quegli anni visse per certi versi un periodo di grande rinascita  e fermento creativo: basta ricordare che proprio dall’Inghilterra di quegli anni arrivo la prima grande ondata dell’heavy metal (pilotata da Iron Maiden & Co.); nello stesso periodo gruppi come i Killing Joke, Siouxsie and the Banshees e Cocteau Twins (ma l’elenco potrebbe continuare), cercavano ognuno a modo loro di proseguire il discorso cominciato dal punk; negli stessi anni, Alan Moore, affiancato da Dave Gibson e David Lloyd dava vita a capolavori come Watchmen o V For Vendetta, che tra le loro pagine contenevano degli attacchi – nemmeno tanto nascosti, ai metodi autoritari del Primo Ministro; e Moore è solo il più importante di tanti autori inglesi che, formatisi proprio in quegli anni, avrebbero poi rivoluzionato il fumetto supereroistico.

Per finire, una nota amara: Margareth Thatcher è morta quando già da tempo era affetta da demenza senile; con tutta probabilità si ricordava poco o nulla di tutto ciò su cui tanti discutono in queste ora; certe manifestazioni di giubilo lette sui social network appaiono fuori luogo e di cattivo gusto; per molti versi la Thatcher non era manco più quella che ha lasciato morire di fame Bobby Sands o ha mandato in rovina le famiglie di centinaia di minatori… viene da dire solo un ‘riposi’ in pace, l’acredine sembra ormai fuori tempo massimo. La storia giudicherà il suo operato come leader politico, lo sta già giudicando, in effetti per la persona, forse, più che in altri casi, è più dignitoso il silenzio.