Con un nome da duo comico e un titolo che sembra quello di una favola surreale, Cecco e Cipo, alias Simone Ceccanti e Stefano Cipollini, sono probabilmente i primi a non prendersi sul serio… del resto, il loro esordio era intitolato “Roba da maiali”, fate voi…
Eppure, avviato il lettore, si scopre come spesso e volentieri il non prendersi troppo sul serio sia il primo passo verso il raggiungimento dell’obbiettivo: gli undici pezzi che compongono il disco sono un ottimo esempio di pop cantautorale, leggero, scanzonato, disincantato; spesso sul limite del nonsense, all’insegna di una tinta vagamente surreale, continuamente all’insegna di un susseguirsi di pensieri, di riflessioni sparse.
Dediche sentimentali, uno sguardo sulla realtà ironico e disincantato che non si esprime però mai direttamente, utilizzando ad esempio domande che restano sospese nell’aria; un ricorrere spesso ai ricordi d’infanzia, che si tratti degli album di figurine, o delle celebri caramelle zigulì…
Ritmi da filastrocca o cantilena infantile, accenni funk, parentesi elettropop, momenti country in un disco dominato da voce e chitarra acustica, cui si aggiungono di volta in volta piano e synth, archi, fiati, ad opera dei collaboratori stabili dei due o dei numerosi ospiti presenti, trai quali Lodo Guenzi de Lo Stato sociale.
Un disco fresco e dolcemente malinconico, come certi pomeriggi d’estate.