Quarto lavoro da studio per Cecco e Cipo: il successo giunto grazie a “X-Factor” nel 2014 comincia a essere ormai distante quanto in parte ‘consolidato’ nel loro pubblico di affezionati: appare quindi almeno in parte comprensibile la scelta di un rinnovamento sonoro, di andare a ‘bagnare i panni nel Tamigi’, aumentando la componente (più pop che rock) di una scelta sonora la cui matrice folk viene, almeno in parte, ‘depotenziata’.
Le parole del resto continuano ad avere la preminenza, con un’attitudine cantautorale, che continua ad essere allegra (pur con qualche accento malinconico) e scanzonata, avendo presente tutto un certo filone della canzone italiana.
Si parla per lo più di amore, ma anche di ‘quotidiano’, tra metafore calcistiche e brani autobiografici in cui si affrontano certi lati ‘comici’ del successo.
Otto brani che volano via veloci (meno di mezz’ora la durata complessiva), all’insegna di una leggerezza tipicamente primaverile.
I venti dischi che più mi hanno colpito tra quelli ascoltati e recensiti sul blog nel corso del 2014.
NEVICA SU QUATTROPUNTOZERO I DIARI MISERABILI DI GEREMIA HOGAN
SALUTI DA SATURNO DANCING POLONIA
IL MERCATO NERO SOCIETA’ DRASTICA
EUA TANTO VALEVA VIVER COME BRUTI
FRANCOBEAT RADICI
TOMMASO TANZINI PIENA
IO E LA TIGRE IO E LA TIGRE
THE GENTLEMEN’S AGREEMENT APOCALYPSE TOWN
THREE LAKES & THE FLATLAND WAR TALES
SHIVA BAKTA THIRD
MEZZAFEMMINA UN GIORNO DA LEONE
CECCO E CIPO LO GNOMO E LO GNU
LETTERA 22 LE NOSTRE DOMENICHE
MARIAN TRAPASSI BELLAVITA
MIRIAM IN SIBERIA FAILING
ES SOTTILE E’ IL CUORE ENTUSIASTA – DAI TREMITI ALLE STELLE
PUNKILLONIS ECLISSI
WORLD SERVICE PROJECT FIRE IN A PET SHOP
ANTONIO FIRMANI & THE 4TH ROWS WE SAY GOODBYE, WE ALWAYS STAY
CLAUDIA CESTONI LA CASA DI CLAUDIA
Con un nome da duo comico e un titolo che sembra quello di una favola surreale, Cecco e Cipo, alias Simone Ceccanti e Stefano Cipollini, sono probabilmente i primi a non prendersi sul serio… del resto, il loro esordio era intitolato “Roba da maiali”, fate voi…
Eppure, avviato il lettore, si scopre come spesso e volentieri il non prendersi troppo sul serio sia il primo passo verso il raggiungimento dell’obbiettivo: gli undici pezzi che compongono il disco sono un ottimo esempio di pop cantautorale, leggero, scanzonato, disincantato; spesso sul limite del nonsense, all’insegna di una tinta vagamente surreale, continuamente all’insegna di un susseguirsi di pensieri, di riflessioni sparse.
Dediche sentimentali, uno sguardo sulla realtà ironico e disincantato che non si esprime però mai direttamente, utilizzando ad esempio domande che restano sospese nell’aria; un ricorrere spesso ai ricordi d’infanzia, che si tratti degli album di figurine, o delle celebri caramelle zigulì…
Ritmi da filastrocca o cantilena infantile, accenni funk, parentesi elettropop, momenti country in un disco dominato da voce e chitarra acustica, cui si aggiungono di volta in volta piano e synth, archi, fiati, ad opera dei collaboratori stabili dei due o dei numerosi ospiti presenti, trai quali Lodo Guenzi de Lo Stato sociale.
Un disco fresco e dolcemente malinconico, come certi pomeriggi d’estate.