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ZEST, YANOMAMYY, ZERELLA: SINGOLI

Zest feat. Liner

R’n’B

Secondo singolo per Riccardo Frunzio da Modena, in arte Zest, qui accompagnato da Liner, altro giovane esponente della scena ‘urban pop’ italica.

R’n’B come la ‘strada’ che il giovane cantante afferma di voler intraprendere nel prossimo futuro, in una ‘svolta’ maturata nel corso della ‘clausura forzata’ dello scorso anno, accompagnato da un distacco dai ‘social’ volto a capire meglio quali traiettorie di vita seguire.

L’impronta ‘urban’ appare comunque ancora decisamente marcata nei suoni di un pezzo all’insegna dei consueti travagli amorosi.

Yanomamyy

Assassina

Red Owl / Visory Records

Nata in Perù, ma dall’età di due anni a Roma, Elis Regina (nome decisamente ‘importante’, per gli amanti della musica sudamericana) Apruzzese si ispira nel suo nome d’arte alla quasi omonima tribù Amazzonica.

“Assassina” è un titolo volutamente provocatorio, per un brano in cui questa esponente del latin pop italico omaggia il potere delle donne, e l’importanza di affermare sé stesse; la confeziona sonora è meno ‘tamarra’ del solito, e anzi: è apprezzabile la scelta di rinunciare a un sovraccarico di suoni per ricorrere invece a certe dilatazioni.

In un pezzo dedicato al ‘femminile’ risulta superflua, se non dannosa, la presenza della voce del colombiano Herman Andre Joya Anaya, qui anche produttore, che ‘rompe’ l’atmosfera creata dalla voce della cantante, della quale non si può non sottolineare l’avvenente bellezza, da lei stessa generosamente mostrata in copertina.

Zerella

Se Dio vuole

Artist First

Nuovo singolo per l’irpino Ciro Zerella, solo ‘Zerella’ nel suo progetto musicale, che vanta già un lavoro sulla lunga distanza (“Sotto casa tua”, 2018) e un’attività dal vivo che l’ha portato ad aprire concerti, tra gli altri, di Marlene Kuntz, Giorgio Canali ed Edda.

Brano ‘importante’, dedicato alle migrazioni, in particolare quella dalla Siria, ma che si può estendere anche a ciò che avviene in questi giorni in Afghanistan.

La copertina, così come la grafica, oltre che al titolo – traduzione italiana dell’arabo Inshallah – rimanda a tutto un immaginario lontano ma non così tanto.

Suoni composti, pianoforte in primo piano e sezione ritmica in accompagnamento, forse un po’ troppo, e qualche inevitabile, per quanto vago, accendo mediterraneo.