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MATTEO CINCOPAN, “FANTASCIENZA” (AUTOPRODOTTO)

Secondo lavoro sulla lunga distanza per il bolognese Matteo Cincopan, che prosegue la carriera solista dopo le esperienze con band come Poets o Guidos.

Il titolo è molto indicativo: l’immaginario fantascientifico, almeno nei titoli, domina in lungo e in largo le nove tracce presenti, con titolo come Andromeda, La deriva di Alpha, Psicopolizia… nel segno di omaggi a maestri del genere come Asimov, Bradbury, Orwell…

Se si immagina un disco dedicato ad infinità siderali o futuri distopici, si finisce – in parte – fuori strada: certi temi sono infatti si presenti, ma vengono utilizzati come suggestioni per riportare il tutto all’oggi, spostando la riflessione sull’uomo come singolo o come collettività, spesso disorientato, quasi perso di fronte all’infinità è all’assenza di risposte alle domande fondamentali dell’esistere, talvolta impotenti di fronte a una società, ad una realtà circorstante spesso incomprensibile. Fosse un film ‘di genere’, il disco di Matteo Cincopan non sarebbe sicuramente un action movie, quanto un film più introspettivo e filosofico.

Il cantautore è anche il quasi completo ‘costruttore’ dei suoni del disco: ad eccezione dell’accompagnamento di un batterista, è lui ad imbracciare chitarre e bassi e porsi dietro le tastiere, occupandosi inoltre di parte delle percussioni. I suoni del disco rimandano ampiamente alla felice stagione del prog italiano degli anni ’70: vengono a tratti in mente la PFM, piuttosto che Le Orme, in un disco che non cede mai o quasi all’esibizionismo solistico (pur se l’autore non si nega uno strumentale e qualche assolo di chitarra dallo spiccato sapore seventies), reindirizzandosi in qualche episodio – forse meno riuscito – verso più marcati lidi cantautorali più attuali.

Un disco che rivela più di un punto di interesse, mostrandoci un autore che si resta curioso di assistere nelle prossime prove.

IN COLLABORAZIONE CON LOSINGTODAY

RECENSIONI ‘CINEFILE’

Un tris  di recensioni scritte per Cinefilos

BROOD – LA COVATA MALEFICA

I FIGLI DEGLI UOMINI

THE CELL – LA CELLULA

 

DA VIAGGIO NELLA LUNA… AD AKIRA

Le  recensioni scritte per Cinefilos:

VIAGGIO NELLA LUNA

DUNE

DREDD – LA LEGGE SONO IO

AKIRA

 

ASSALTO ALLA TERRA

Per chi vuole, una  recensione di questo caposaldo della fantascienza degli ‘insetti giganti’, pubblicata su

CINEFILOS

DOUGLAS ADAMS: LA LUNGA OSCURA PAUSA CAFFE’ DELL’ANIMA (Mondadori, Piccola Biblioteca Oscar)

Uscito sul finire dello scorso anno per la Mondadori (con stampato in copertina un appariscente, quanto inutile ‘INEDITO’), “La lunga oscura…” è il secondo romanzo dedicato da Douglas Adams all’investigatore olistico Dirk Gently (già apparso in “L’investigatore olistico Dirk Gently, uscito per la Feltrinelli e in seguito nel postumo e incompiuto “Il salmone del dubbio”, sempre per Mondadori).
Cosa sia il metodo di indagine ‘olistico’, è presto detto:  invece che mettersi a ragionare, dedurre, ipotizzare, Gently non fa sostanzialmente nulla, aspettando che i comuni accadimenti della vita gli diano delle indicazioni su quale direzione far prendere alle indagini.
Nel romanzo in questione Gently parte dall’omicidio, indubbiamente bizzarro, di un cliente, e si trova catapultato nel bel mezzo della mitologia norrena, e delle ‘incomprensioni’ padre-figlio tra Odino e Thor.
Nel frattempo nella stessa situazione precipita anche l’altra protagonista del romanzo, Kate, la cui unica colpa sarà quella di aver deciso di partire per Oslo nel momento sbagliato… i due si incroceranno casualmente al centro del romanzo… di più non è il caso di dire, perché come spesso avviene con Douglas Adams, a voler spiegare troppo si finisce per togliere ogni sorpresa.
“La lunga oscura pausa caffè dell’anima” è un gustoso racconto a base di dei che, non riscuotendo più alcuna venerazione o quasi, si ritrovano a vagare per la Terra (un’idea che poi Neil Gaiman, altro scrittore e autore del fumetto ‘di culto’ “Sandman” riprenderà nel suo “American Gods”); di aquile impazzite; di cinici avvocati al servizio dell’industria discografica, e l’elenco potrebbe proseguire.
Un libro che regala in continuazione momenti di comica ilarità (in almeno un caso mi sono trovato a ridere fino alle lacrime) e ci regala un’ultima, grande perla dell’autore inglese.
Alla fine, resta l’amaro in bocca: non per il finale del romanzo, ma per il rimpianto di non poter più leggere nulla di Douglas Adams, scomparso nel 2001 a nemmeno cinquat’anni dopo averci regalato la ‘saga’ della Guida galattica per gli autostoppisti e i primi romanzi della serie di Dirk Gently, che forse Adams intendeva in seguito collegare proprio alla Guida. Una perdita che, ogni volta che si legge un suo libro, prende il sapore di un’autentica ingiustizia.

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