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DOUGLAS ADAMS: LA LUNGA OSCURA PAUSA CAFFE’ DELL’ANIMA (Mondadori, Piccola Biblioteca Oscar)

Uscito sul finire dello scorso anno per la Mondadori (con stampato in copertina un appariscente, quanto inutile ‘INEDITO’), “La lunga oscura…” è il secondo romanzo dedicato da Douglas Adams all’investigatore olistico Dirk Gently (già apparso in “L’investigatore olistico Dirk Gently, uscito per la Feltrinelli e in seguito nel postumo e incompiuto “Il salmone del dubbio”, sempre per Mondadori).
Cosa sia il metodo di indagine ‘olistico’, è presto detto:  invece che mettersi a ragionare, dedurre, ipotizzare, Gently non fa sostanzialmente nulla, aspettando che i comuni accadimenti della vita gli diano delle indicazioni su quale direzione far prendere alle indagini.
Nel romanzo in questione Gently parte dall’omicidio, indubbiamente bizzarro, di un cliente, e si trova catapultato nel bel mezzo della mitologia norrena, e delle ‘incomprensioni’ padre-figlio tra Odino e Thor.
Nel frattempo nella stessa situazione precipita anche l’altra protagonista del romanzo, Kate, la cui unica colpa sarà quella di aver deciso di partire per Oslo nel momento sbagliato… i due si incroceranno casualmente al centro del romanzo… di più non è il caso di dire, perché come spesso avviene con Douglas Adams, a voler spiegare troppo si finisce per togliere ogni sorpresa.
“La lunga oscura pausa caffè dell’anima” è un gustoso racconto a base di dei che, non riscuotendo più alcuna venerazione o quasi, si ritrovano a vagare per la Terra (un’idea che poi Neil Gaiman, altro scrittore e autore del fumetto ‘di culto’ “Sandman” riprenderà nel suo “American Gods”); di aquile impazzite; di cinici avvocati al servizio dell’industria discografica, e l’elenco potrebbe proseguire.
Un libro che regala in continuazione momenti di comica ilarità (in almeno un caso mi sono trovato a ridere fino alle lacrime) e ci regala un’ultima, grande perla dell’autore inglese.
Alla fine, resta l’amaro in bocca: non per il finale del romanzo, ma per il rimpianto di non poter più leggere nulla di Douglas Adams, scomparso nel 2001 a nemmeno cinquat’anni dopo averci regalato la ‘saga’ della Guida galattica per gli autostoppisti e i primi romanzi della serie di Dirk Gently, che forse Adams intendeva in seguito collegare proprio alla Guida. Una perdita che, ogni volta che si legge un suo libro, prende il sapore di un’autentica ingiustizia.

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