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UN SALTO DA ‘RED’

Una volta si faceva un salto alla Feltrinelli, adesso si dirà ‘vado da RED’: Read, Eat, Dream… Ci ho fatto un salto ieri, per curiosità: il concetto è quello di coniugare letteratura e gastronomia, sfruttando la moda ‘culinaria’ che sembra aver invaso un pò tutti gli ambiti (a partire da quello televisivo) ultimamente. Il modello chiaramente è stato applicato solo ad alcuni punti vendita: a Roma ad esempio è stato sacrificato lo ‘storico’ Ricordi di Via del Corso: un’istituzione che, con almeno un cambio di indirizzo sulla stessa, centralissima strada, durava da almeno vent’anni. Si entra, e la sensazione che ti avvolge è quella di un posto tremendamente snob: una ricercatezza ai limiti del supponente negli arredi che  finisce per intimidire un pò il cliente, che ha quasi delle remore a estrarre i volumi dagli scaffali per sfogliargli… procedendo lungo l’ampio corridoio che caratterizzava il negozio, si arriva all’area, per così dire, ‘mangereccia’: naturalmente, com’era prevedibile, gli alimenti venduti sono tutti di un certo livello: una confezione di fette biscottate, per esempio costa quasi 5 euro; prezzi altrettanto ‘modici’ per vasetti mignon di confettura, pacchi di pasta, biscotti; c’è anche un piccolo frigo, dove prendere affettati, yogurt se non erro formaggi. L’area ristorante propriamente detta – non ho contato i tavoli – è corredata da lunghi scaffali dedicati al vino. Il trend è questo, non ci si può fare nulla; l’aria che si respira, purtroppo, è quella di certi ambienti da ‘sinistra danarosa’, per intenderci quella dei Veltroni, delle Dandini, degli Scalfari e degli Ezio Mauro; tutta quella gente a cui piace fare i ‘difensori del popolo’ dai loro attici con la vista. Intendiamoci: non dico che chi è di sinistra debba essere povero in canna, anzi è giusto se si hanno dei soldi utilizzarli; il punto è che purtroppo le persone in questione non possono, per gli stessi motivi, conoscere poi la realtà quotidiana delle persone, perché il loro stile di vita è molto diverso… RED appare insomma un’iniziativa volta soprattutto a un pubblico danaroso: va da sé che una famiglia con un reddito ‘normale’, specie in tempi di ‘magra’ non va certo a spendere 5 euro per una confezione di fette biscottate, se le trova a due euro sotto casa; certo, si dirà che si paga la qualità, ma questo è un altro discorso. Francamente non so se l’iniziativa avrà successo: certo, se consideriamo che viviamo in una società in cui chi ha soldi ne ha sempre di più e chi ne ha meno vede ridurli, forse puntano su una clientela esigua, ma discretamente abbiente. A me resta, purtroppo, la brutta impressione di un posto ‘non per tutti”: intendiamoci, le offerte sui libri sono gli stessi che si trovano altrove, ma il tratto distintivo, l’area ‘eno-gastronomica’, non è certo indirizzata a un pubblico vasto.  L’impressione è che le persone ‘normali’ vadano lì e si fermino a guardare, come ho fatto io ieri, magari chiedendosi il perché di prezzi così alti, ovviamente concludendo che quelli presentati non sono certo prodotti iper-industriali… Insomma, pensando all’acronimo: un posto dove sicuramente si può trovare di che leggere, ma in quanto a mangiare, molti si dovranno  limitare a sognare…