Terzo lavoro per il bolognese Gian Marco Basta, cantautore, o meglio ‘cantattore’: agli inizi, due raccolte di poesie, recitati nei locali della città, in seguito la partecipazione a laboratori teatrali di Dario Fo e Franca e nel frattempo l’avvio dell’attività musicale.
Un narratore, soprattutto, la cui vena emerge più che mai in questi dieci brani: storie immaginate, racconti in prima persona, personaggi bizzarri, proverbialmente tragicomici.
Amori non dichiarati alle casse di un supermercato, la ‘nostalgia del culatello’ di un seguace della moda vegana (omaggiando la sigla di “Mork & Mindy”), peripli disperati nelle sale slot, complicazioni sentimentali, mariti schiavizzati, amicizie tradite (a causa di donne) e poi ritrovate, mitologici personaggi della Riviera…
A Gian Marco Basta piace raccontare, con un’attitudine che ricorda fin da subito Jannacci, storie e racconti accompagnati da suoni variegati, tra accenni jazz, momenti acustici, tempi di walzer, parentesi ‘da saloon’ e il limite del disco è forse in questo ricorso a una parte sonora un po’ ‘di maniera’, certo finalizzata a dare totale risalto ai testi, ma insomma alla fine poco ‘incisiva’.