Non so… solitamente, in politica quando si annunciano rivoluzioni, si fanno aleggiare scissioni, si grida alla ‘rivoluzione’, poi succede poco. Non credo domani assisteremo a grandi colpi di teatro; sicuramente non a scenate come quella di Fini qualche anno fa, al quale, pur dovendogli imputare di non averne azzeccata una in seguito, va quanto meno riconosciuto di essere stato finora l’unico autore di un vero e proprio atto di ‘lesa maestà’ nei confronti del capo.
Credo che, in qualche modo, si troverà una soluzione di compromesso che consenta a tutti di salvare la faccia: al PDL di non spaccarsi (soluzione che al momento non conviene a nessuno, manco all’Italia, forse), restando unito con Berlusconi contro la decadenza, ma allo stesso tempo continuando a sostenere il Governo… Ai ‘lealisti’, che potranno così cantare vittoria, ai ‘governativi’ che potranno fare altrettanto, senza andarsi ad ‘infognare’ in ‘avventure’ piene di incognite: su una cosa credo Berlusconi abbia ragione: se Alfano e soci mollano la baracca, è del tutto probabile che vadano a finire con un nuovo partito dalle percentuali da prefisso telefonico, facendo rapidamente la fine di Fini (bisticcio voluto) quando l’esperienza di Governo avrà fine.
Non c’è dubbio infatti, che Alfano e soci abbiano almeno un grande debito di riconoscenza nei confronti di Berlusconi, grazie al quale sono dove sono: insomma, lungi da me essere maleducato, ma fatico non poco a immaginare che, in un altro contesto, persone come Lorenzin, De Girolamo e Quagliariello sarebbero mai riuscite a sedersi su uno scranno ministeriale; sentimenti come gratitudine, lealtà ed amicizia, ma anche coerenza personale, vorrebbero che quelle persone seguissero le sorti del capo, anche se sappiamo benissimo che lealtà, fiducia, amicizia, coerenza, gratitudine non sono propriamente sentimenti da agone politico…
A monte se vogliamo c’è una questione ancora più semplice: ad oggi, in quella parte politica, l’unico che è in grado di ottenere voti per vincere le elezioni si chiama Berlusconi; non importa che il suo nome sia Silvio, in fondo: arrivo a dire che perfino un anonimo omonimo, che non abbia alcun legame di parentela con ‘i Berlusconi’, potrebbe ottenere più voti di un Alfano qualsiasi, solo in virtù del cognome. Le chiacchiere, come si dice a Roma, stanno a zero: se escono dal PDL, o dalla nuova Forza Italia che sia, Alfano e soci hanno zero possibilità di proseguire ‘degnamente’ la propria carriera politica, condannati a seguire lo stesso percorso di Fini o, per altro verso di Monti; non hanno appeal, non possono vantare un’analoga ‘storia umana ed imprenditoriale’ (lasciando per un attimo da parte le questioni giudiziarie), non hanno competenze di alcun tipo: certo alcuni – nemmeno tutti – sono laureati, ci sono molti avvocati (in un Paese in cui di avvocati ce ne sono ad ogni angolo di strada), c’è qualche professore universitario… ma nel PDL – Forza Italia complessivamente considerato, il livello è generalmente medio basso, e non è un caso, visto che da vent’anni Berlusconi è il padre padrone di quella parte politica e ha sistematicamente impedito che qualcuno ‘crescesse’ in modo tale da soppiantarlo. Berlusconi è l’unico capace di prendere voti perché – può non piacere, ma è così – una larghissima fetta dell’elettorato del PDL (e non parlo di gente indottrinata dalla tv, parlo di persone con un livello d’istruzione anche medio – alto) crede in perfetta buona fede che la Magistratura con Berlusconi abbia esagerato e che Berlusconi non sia riuscito a mantenere ciò che promette da vent’anni, perché di volta si è trovato sulla strada dei cosiddetti ‘alleati’ che poi sono stati i primi a mettergli i bastoni tra le ruote… ovviamente si può discutere del merito, ma se per un attimo restiamo al tema dell’appeal elettorale, la situazione è questa.
Del resto, basta ricordare il lunghissimo elenco di tutti coloro che di volta in volta si sono messi contro Berlusconi: nessuno si ricorda di alcuni esponenti della prima ora di Forza Italia, come Vittorio Dotti, Giuliano Urbani, l’avvocato Della Valle? In seguito, di Follini, condannato alla marginalità nella massa indistinta del PD? In tempi più recenti, non solo di Fini, ma anche Casini e persino Monti, che se vogliamo fu lanciato a suo tempo dallo stesso Berlusconi: hanno fatto tutti, senza eccezioni, una ‘brutta fine’… di alcuni si sono perfino perse del tutto o quasi le tracce. Questo dovrebbe dirci qualcosa, di cosa voglia dire, ancora oggi, mettersi contro Berlusconi: chi tocca i fili, muore, e ho la vaga impressione che anche la ‘fronda governativa’ si avvii a fare la stessa fine. Magari domani vedremo che qualcuno sbatte la porta sul serio, ma dubito che questa possa essere una strategia vincente; si troverà una soluzione gattopardesca: cambiare tutto perché nulla cambi e la settimana prossima gli esponenti delle due parti faranno la fila da Bruno Vespa, Floris e Santoro per dire che no, ci eravamo sbagliati tutti, avevamo capito male, il rischio – scissione non c’è mai stato.
Il PDL – Forza Italia resterà così, debole e malaticcio, ma meglio così che spaccato in due pezzi e troverà presto un contraltare nel PD, che probabilmente dopo le imminenti primarie sarà più spaccato di prima… e con due sostegni del genere, e l’aggiunta dell’ininfluente gruppo ‘centrista’, l’unico a gongolare sarà Letta, che con tre partiti così malmessi, nessuno dei quali con la forza necessaria per staccare la spina, si potrà permettere il lusso di continuare a governare in tutta tranquillità… se per gli italiani questo sarà un bene o un male, resta tutto da vedere.