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DUE PAROLE SUL NOBEL PER LA LETTERATURA…

‘St’anno c’è toccato ‘er cinese’, non trai più sconosciuti, tra l’altro: andò peggio l’anno scorso, quando alla notizia del Nobel andata al poeta svedese Trasntromer, i più reagirono capendo ‘Tranformers’ e chiedendosi se Megatron si fosse dato alla letteratura…  Ormai si è ampiamente capito che l’Accademia di Svezia non ama gli autori conosciuti: anzi, l’essere sconosciuti sembra essere l’unica, vera ‘conditio sine qua non’ necessaria per entrare nell’empireo della letteratura mondiale: nell’ultimo decennio, gli autori veramente ‘famosi’ che hanno vinto il Nobel sono stati tre: Harold Pinter, Doris Lessing e Mario Vargas Llosa; per tutti e tre poi vale il discorso che sono ‘più conosciuti di nome che letti’ (specie Pinter). Il Nobel insomma, non va d’accordo con le vendite.  Intendiamoci, ci mancherebbe pure che il Nobel venisse assegnato a chi vende di più (dio ci scampi da un Eco, un Camilleri o un Saviano premiati col Nobel, che poi chi li sente più, ce li ritroviamo in tv anche a leggere le previsioni del tempo). Però sarebbe bello, ogni tanto, sentire la notizia dell’assegnazione e reagire con un: “ooooh, che bello, lo conosco, ho letto tanto di lui”. Io per dire a casa ho libri di Alice Munro, Don De Lillo, Murakami e Roth, tutta gente in ‘odore di Nobel’ da anni: mi ritengo una persona di media cultura, non uno che va a cercare autori poco conosciuti (tutti i gli scrittori che ho elencato sono facilmente reperibili in edizione economica in Italia);  eppure guarda caso per quegli autori si parla sempre di Nobel, ma il Nobel non arriva mai. Si preferisce darlo all’esponente della letteratura del Paese poco conosciuto, al dissidente, a quello che ha vissuto sulla propria pelle i totalitarismi… tutto giusto per carità, ma resta l’impressione che l’Accademia di Svezia sia allergica alle vendite, tema di ‘sputtanarsi’ (mi si scusi il termine) premiando uno scrittore di grido (anche se quest’anno sembra sia andata discretamente, perché Mo Yan non è proprio un completo sconosciuto). Figuriamoci poi ampliare il discorso: fino a quando, pochi mesi fa, non è passato a miglior vita, ad esempio, io ho sempre sperato che Ray Bradbury potesse vincere il Nobel: non lo dico perché sono un suo appassionato lettore, ma perché obbiettivamente, la qualità della sua scrittura è enorme (nessuno come lui nell’ultimo mezzo secolo credo abbia saputo valorizzare la forma del racconto breve) e poi è trai pochi  (aggiungiamoci Asimov) che ha contribuito a creare un ‘genere’… ma questo è un altro problema: a Stoccolma alla ‘narrativa di genere’ sono allergici: roba da metropolitana, non va bene; il Nobel deve andare ad autori che si leggono di sera nel silenzio… Mettiamoci l’anima in pace, Stephen King il Nobel non lo vincerà mai… per quanto anche lui come livello di scrittura non sia proprio un ‘signor nessuno’. Lo stesso dicasi per il sempre citato Bob Dylan; non ne parliamo: quello scrive canzoni, per carità… Lo stesso dicasi per il fumetto, una forma letteraria capace di raggiungere vette altissime, ma ostinatamente ignorata dall’Accademia. Eppure, uno come Shulz, che coi suoi Penauts riuscì ad indagare l’animo umano come pochi, non è mai nemmeno stato preso in considerazione. Così, rassegnamoci a dover continuare ad accogliere la notizia della vittoria del Nobel per Letteratura con un bel: ” E CHI CAVOLO E’ QUESTO???”.

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