A volte mi chiedo a cosa serva manifestare, se quello che si ottiene è solo rompere le palle al prossimo… Roma, un venerdì come tanti: davanti al Ministero della Pubblica Istruzione, quattro gatti delle USB (Unioni Sindacali di Base, credo) della scuola protestano… quattro gatti che alla fine bloccano viale di Trastevere, arteria nevralgica che collega il centro di Roma col quadrante sud, costringendo gli automobilisti a improbabili gimcane e i passeggeri di tram e autobus a scendere e a farsi un pezzo a piedi; sceso anche io dal tram, mi fermo a cercare di dialogare con una delle ‘protestanti’, chiedendole se non si rendono conto che così non ottengono alcun risultato, a parte quello di far incavolare ancora di più la gente… in questo periodo poi la maggior parte degli italiani è inc***ata nera per un qualche motivo: dall’altra parte, nessuna risposta, un’espressione come per dire: “lo sappiamo, ma che ci volete fare, è l’unico modo che conosciamo”… saluto e tra me e me mi dico che però ci deve pur essere un altro ca**o di modo: è impossibile che nel 2014 l’unico modo che si conosca di protestare è quello di bloccare il traffico e rompere il ca**o alla gente… perché insomma, l’automobilista o il passeggero dell’autobus non pensano che la colpa è del Governo dei Ministri della Pubblica Istruzione e di quello che volete: i suddetti tirano degli accidenti a chi per protestare rompe il ca**o agli altri; perché diciamocela tutta, col tempo sembra sempre più spesso che ci legittimamente protesta, passi dalla parte del torto, a rompere le scatole al prossimo, quasi per sfizio: è lo stesso discorso degli scioperi dei trasporti e per estensione di qualsiasi ‘agitazione’ che priva gli utenti di un qualsiasi servizio pubblico… se si pensa che chi si trova la strada bloccata o non sa come andare al lavoro, tiri degli accidenti al ‘Governo ladro’, ci si sbagli di grosso: gli accidenti se li prendono gli autisti, il personale della scuola, o chiunque metta in atto certe agitazioni rompendo il ca**o al prossimo. Spero che qualcuno con questo discorso ci faccia i conti: in fondo, l’obbiettivo di una qualsiasi protesta dovrebbe essere quello di far conoscere i problemi delle categorie, magari taciuti dai mezzi d’informazione, alla pubblica opinione per ottenerne la solidarietà: ma qui sembra che la solidarietà e del sostegno altrui siano del tutto fuori discussione e che l’obbiettivo sia solo quello di rompere il ca**o al prossimo, ottenendo alla fine il solo risultato di creare una società fatta di ‘categorie’ e ‘compartimenti stagni’, che non dialogano tra loro e si scassano le palle a vicenda.
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4 Ago
QUALCHE CONSIDERAZIONE SUI FORI ‘PEDONALIZZATI’
A Roma è la notizia del giorno: da ieri, su iniziativa del neo-Sindaco Ignazio Marino, trai primi atti della sua gestione, è stato ‘pedonalizzato’ (o meglio, chiuso al traffico ‘privato’) un tratto di via dei Fori Imperiali: si tratta alla fine di ben poca cosa, 3 – 400 metri di strada (da Largo Ricci al Colosseo, basta guardare su Internet per rendersi conto di distanze e quant’altro) per quello che sembra essere soprattutto una sorta di ‘biglietto da visita’ con cui il sindaco si è voluto presentare alla cittadinanza.
Come tutte le iniziative di questo tipo, la scelta è stata accolta con applausi più o meno uguali alle proteste: da un lato c’è chi sottolinea che, finalmente, si ricomincia un discorso ‘serio’ riguardo la ‘fruibilità turistica’ di tutta l’area, magari cogliendo l’occasione di rilanciare le attività di scavo archeologico, impedendo, si spera, che la zona si trasformi in un ‘mercato’ fatto di furgoni per la vendita di cibarie assortite, di venditori abusivi, di centurioni che spennano i turisti con le foto, di mimi, giocolieri e quant’altro, che vabbè, fanno ‘colore’, ma a un certo punto diventano molesti; dal lato opposto c’è chi sottolinea come le conseguenze della scelta ricadano sulle zone circostanti, coi prevedibili disagi per i residenti in termini di congestione del traffico, rumore, inquinamento. Ciascuna delle posizioni ha un suo fondamento: da un lato, si può affermare senz’altro che ‘era ora’, che non era possibile andare avanti con una sorta di autostrada a pochi metri dal Colosseo; dall’altra, è altrettanto vero che non si può certo immaginare che la sola chiusura di quel tratto di strada porti automaticamente ad una riduzione del traffico: quelle auto da qualche parte dovranno pur passare.
La questione secondo me va vista da un’ottica diversa e se vogliamo più ‘alta’, rispetto agli effetti immediati: c’è da capire se l’iniziativa voluta da Marino sia (come lui sembra far intendere) realmente il primo passo di una ‘trasformazione’ del modo di ‘vivere’ la città. Roma è una città ‘a misura di automobilista’: tutto sembra fatto apposta per incentivare l’uso della macchina: una rete di trasporto pubblico insufficiente e – soprattutto – inefficiente (piccolo esempio: ieri salgo su un bus dopo 20 minuti di attesa, il suddetto bus dopo trecento metri si ferma per un guasto); piste ciclabili che, per lunghezza e sicurezza definire ‘ridicole’ appare un complimento, aree pedonali limitate… a volte viene da pensare che perfino i semafori siano ‘settati’ in modo da agevolare il traffico su automobile, offrendo ai pedoni tempi abbastanza ‘ridotti’ per attraversare…
Quello che c’è da capire, insomma, è se il sindaco Marino voglia veramente cambiare questo stato di cose: io sono un estremista, credo che a Roma andrebbe chiusa al traffico privato (escluse magari le auto elettriche e a gas) tutta l’area all’interno del cosiddetto ‘anello ferroviario’ (per chi vuole basta cercare su Internet, per capire a cosa mi riferisco); tuttavia mi rendo che è una posizione appunto, ‘estremista’… è comunque necessario che iniziative come quella della chiusura di parte dei Fori, siano seguite da una serie di provvedimenti ‘di sistema’, innanzitutto favorendo chi la macchina davvero la prende per necessità, ma ne farebbe volentieri a meno, se ci fosse un trasporto pubblico più efficiente per regolarità e frequenza, o userebbe la bicicletta per spostarsi all’interno di Roma, se questo non volesse dire rischiare la vita. In seconda battuta, bisognerebbe ‘metterla giù dura’ nei confronti di coloro che l’auto la prendono per comodità, quelli che se fosse possibile la userebbero anche per coprire la distanza che va dal divano al gabinetto, quelli che non sono disposti nemmeno a percorrere 200 metri per raggiungere la fermata più vicina: il problema è non dare più alibi a queste persone, che di alibi purtroppo, ad oggi ne hanno fin troppi.
L’iniziativa di Marino comunque mi trova ampiamente favorevole: quelli che si lamentano sono – temo – persone che adesso hanno il terrore di non poter più usare l’auto per percorrere 500 metri o che si vedranno forse costrette a prendere i mezzi pubblici (orrore!!), o in generale gente per la quale qualsiasi cambiamento è negativo per principio… l’opposizione (ma anche una certa ‘informazione’ di estrema sinistra, sempre impegnata a dire male di tutto e di tutti) cavalca la protesta all’insegna del solito slogan del ‘ben altri sono i problemi’. Il fatto però, è che rendere più ‘amichevole’ la zona dei Fori per i turisti è un problema, e quella di Marino è una soluzione; buona? Cattiva? E’ comunque una soluzione e mostra anche un sindaco dotato di un certo piglio ‘decisionale’ del quale il suo predecessore è stato del tutto privo. Governare significa decidere: non accontentare tutti, ma effettuare scelte che scontenteranno sempre qualcuno; da questo punto di vista, negli ultimi cinque anni non abbiamo visto una decisione che una: un continuo traccheggiare che ha lasciato Roma esattamente com’era, con gli stessi identici problemi; Ignazio Marino, se non altro, sembrerebbe uno che le decisioni le prende: a patto, ribadisco che quei 400 metri di strada lasciata libera per pedoni, ciclisti (si spera, visto che la relativa pista deve ancora essere realizzata) e trasporto pubblico, costituiscano solo l’antipasto; altrimenti, tutto sarà stato inutile, e avrà ragione chi ha bollato l’iniziativa come un semplice atto di propaganda.