Dellarabbia
L’era della rabbia
Numero Tre Music / Sony Music / Columbia
“L’Era della Rabbia”, definizione calzante quanto disillusa e un po’ cinica dei tempi che stiamo vivendo, osservati dal ‘collettivo musicale’ (come loro preferiscono definirsi) dei Dellarabbia: un quintetto con varie provenienze ed esperienze pregresse.
Il progetto parte da qualche tempo addietro, rallentato da tutto quanto avvenuto negli ultimi quasi due anni, nel frattempo facendo uscire tre singoli di anticipazione.
Il piatto, se non ottimo, è sicuramente abbondante: 14 i pezzi, per un catalogo di riflessioni e sensazioni che coinvolgono, non potendo essere altrimenti, parlando di ‘Rabbia’, il mondo dei ‘social’ e il tema delle fake news, puntando lo sguardo verso gli Stati Uniti, un tempo quelli di Forrest Gump, oggi quelli di Donald Trump e ripuntandolo al quotidiano di relazioni sentimentali più o meno travagliate, dell’incertezza per il futuro, dell’emigrazione più o meno forzata di coloro che hanno delle ‘idee’…
Un lavoro che parte dai Beatles, con la citazione di ‘Yellow Submarine’ e arriva ai Perturbazione, con la presenza in un brano del cantante Tommaso Cerasuolo: dal pop storico internazionale a quello ‘indipendente’ italiano dei giorni nostri; in mezzo, non tutto il resto, ma buona parte: dalla canzone d’autore al pop più ‘leggero’ (nell’accezione positiva del termine), passando per l’indie, fino all’elettronica, anche con l’intervento del producer FiloQ.
Tanto. Troppo? Forse:”L’Era della Rabbia” è un disco variegato (peggio certo sarebbe stato con pezzi tutti uguali), ma forse qua e là si ha la sensazione di un po’ di mancanza di unità, come se la band stesse ancora cercando di definire compiutamente il proprio stile; del resto, pur nella non breve gestazione, sempre di esordio si tratta.
Le premesse sono comunque più che discrete.