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CEZANNE E GLI ARTISTI ITALIANI DEL ‘900

Roma, Complesso del Vittoriano, fino al 2 febbraio 2014

In realtà forse questa mostra doveva essere intitolata: Gli artisti italiani del 900 E Cezanne:  forse è una polemica un pò futile, ma lo spettatore ‘ignaro’, vedendo il nome dell’artista provenzale così in primo piano, si attende una sua più che abbondante presenza… invece si deve notare come Cezanne non sia poi la ‘sta assoluta’ dell’esposizione… A voler ricondurre tutto in meno ‘acidi’ termini, si può dire la mostra del Vittoriano ci presenta effettivamente una visione d’insieme dei rapporti trai nostri artisti e il loro ‘modello’ francese, mettendone in luce l’influenza sulle varie correnti, dalle più ‘figurative’ (con qualche tratto metafisico) a quelle maggiormente spinte vero l’avanguardia.

Se di ‘star’ bisogna parlare, allora i nomi sono quelli di alcuni dei maggiori rappresentanti dell’arte italiana del secolo scorso, a partire, tra gli altri da Morandi, passando per Carrà, arrivando a Rosai, Severini, Boccioni, Sironi, fino ad artisti i cui nomi sono meno conosciuti al grande pubblico: per conto mio ignoravo, e forse per questo ho trovato trai più interessanti, sia Felice Carena sia Fausto Pirandello, figlio dello scrittore Luigi.

Articolata in quattro sezioni ‘per soggetto’ (paesaggi, nudi, ritratti, nature morte), la mostra rivela i suoi aspetti più interessanti forse proprio nella prima e nell’ultima sezione: ovviamente, dipende dai gusti, ma dal mio punto di vista ho trovato molto più interessante l’influenza dei paesaggi cezanniani sulla pittura di Rosai o su certi ‘scorci metafisici’ di Morandi, così come analogamente accaduto con le nature morte dello stesso, cui aggiungerei le opere “Etè” di Severini o la macabra “Tempus Fugit” di Carena, che non le  sfilze di nudi (trai quali comunque si fanno ricordare un paio di grandi tele classicheggianti di Sironi, così come un “Nudo di schiena” di Carena o delle bagnanti ‘cubiste’ di Pirandello) e soprattutto quelle dei ritratti (genere che per conto mio ho sempre ritenuto ampiamente noioso).

L’esposizione comunque offre una discreta varietà di stili, ambientazioni e suggestioni, e può essere sicuramente meritevole di una visita: forse l’aspetto di maggiore interesse è quello di vedere racchiusi nello stesso luogo un nutrito gruppo di ‘pezzi da ’90) della pittura italiana del secolo scorso, cosa poi non frequentissima, al di fuori delle collezioni presenti nei vari musei ‘dedicati’ disseminati per l’Italia; e poi comunque intendiamoci, anche se non preponderante, Cezanne è sempre Cezanne.

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CUBISTI CUBISMO

Roma, Complesso del Vittoriano, fino al 23 giugno

Non una mostra qualunque sui cubisti, quella attualmente in corso al Complesso del Vittoriano, non semplice rassegna di quadri, ma esposizione che punta su un approccio, se vogliamo, multidisciplinare, mostrando come anche altri mondi siano stati influenzati dal movimento.

Un filo conduttore evidentemente fin dal primo segmento in cui in una sorta di ‘prologo’, lo sperimentalismo grafico di Apollinaire viene accostato a quello musicale di Stravinskij o Satie, mostrando come il cubismo abbia trovato delle espressioni parallele anche in musica e in letteratura.

Il secondo ‘step’ della mostra è costituito dalle due grandi aree dedicate alla pittura: non poteva mancare Picasso,  c’è tanto Léger, discreto spazio a Braque e Juan Gris ;  l’intento generale appare comunque quello di mostrare come il cubismo sia diventato ben presto un movimento internazionale e ‘globale’: ecco allora esposti quadri degli americani Weber ed Hartley, gli italiani Severini e Soffici, la russa Goncharova.La sezione forse più interessante e originale è però quella che si trova al secondo piano del percorso, dove vengono mostrate le strade forse meno conosciute al grande pubblico intrapresi dal cubismo,  a partire dall’architettura, passando per l’arredamento (esposti anche alcuni oggetti di mobilio), per arrivare al cinema: i visitatori possono assistere alla proiezioni di film come Ballet Mecanique dello stesso Fernand Léger o Entr-Acte di Rene Clair; ultimo segmento è dedicato agli allestimenti teatrali – in mostra alcuni costumi di scena realizzati da Picasso e ancora una volta di Lèger, per concludere con i modelli della stilista Sonia Delauney.

Cubisti Cubismo è un’esposizione capace di offrire momenti inaspettati e forse anche sorprendenti, permettendo di scoprire – o ri-scoprire -quello che è stato forse l’ultimo momento di vera e grande ‘rottura’ nella storia dell’arte, che ha continuato a fare sentire i propri effetti nel corso dei decenni e per certi versi ancora continua ad influenzare anche le correnti artistiche contemporanee.