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I SOLITI POLITICI DI M****

Un film già visto, l’assoluta mancanza di vergogna di una classe politica che vede nella ‘poltrona’ la propria unica ragione di vita, che se ne fotte alla grande di cosa pensino – e come vivano – i cittadini.
Io non parlo degli ‘altri’, quelli che in fondo sappiamo tutti come sono fatti, quelli che in fondo hanno sempre avuto un comportamento ‘lineare’, coerente e quindi alla fine non possono manco essere criticati.
Io mi riferisco al solito PD che predica bene e razzola male, che non perde mai occasione di mostrare senza alcuna remora la propria doppia faccia, il doppiopesismo, dicendo una cosa, facendone un’altra e poi andando in tv col capo cosparso di cenere perché tanto ormai ‘la frittata è fatta’ e in fondo, basta scusarsi a favore di telecamera.
Non dico che il senatore Azzolini sarebbe dovuto essere messo ai domicialiari (sottolineo: non in galera, ai domiciliari, cosa che alla stragrande maggioranza dei cittadini comuni è preclusa, dato il numero abnorme di detenuti in attesa di giudizio che affolla le carceri italiane) a prescindere.
Dubito però, così come è stato anche sottolineato da alcuni, che i senatori italiani abbiano letto tutte le carte e si siano formati un’opinione; anche perché, diciamocelo, la maggior parte dei nostri rappresentanti in Parlamento è in parte o del tutto priva di mezzi culturali adeguati…
Non voglio nemmeno santificare chi ha votato a favore dell’arresto, ci mancherebbe; ma è un fatto che il voto è stato ‘politico’; ed è un fatto altrettanto incontrovertibile che, come MoVimento Cinque Stelle, Sel, Forza Italia, NCD e via dicendo hanno votato – a favore e contro – rispettando in fondo la propria ‘indole’, il PD come al solito ha proceduto in ordine sparso, a riprova che ormai quel partito è del tutto privo di una qualsiasi struttura ideale, che non sia il puro e semplice obbiettivo della conquista e del mantenimento del potere.
Quando poi, di fronte a quello che è successo, mi devo sorbire le dichiarazioni di Zanda e Serracchiani, beh allora mi sento veramente preso per i fondelli: ancora più mi sentirei preso in giro se fossi un elettore del PD.
Zanda dice che ‘il vosto segreto si presta ai giochi politici’: bene, ma non mi pare che il PD abbia alzato le barricate per ottenere il voto palese; anzi; e poi Zanda è prorio quello che, da ‘capo’ dei senatori PD ha lasciato al gruppo la ‘libertà di votare secondo coscienza’; il che ci porta alle dichiarazioni di Serracchiani, che ha sottolineato come, forse, si sarebbe dovuto votare secondo l’orientamento della Commissione Giustizia che, ricordiamo, aveva votato a favore dell’arresto.
La domanda è: perché dirlo dopo? Perché nessuno, contro le ‘direttive’ di Zanda ha alzato la voce, proponendo l’alternativa? Dirlo dopo è veramente troppo facile.
Si dice spesso che il Parlamento opera come un ‘mero esecutore’ di direttive ‘altre’, ad esempio quelle provenienti dal Governo… Però al Parlamento è possibile ‘alzare la testa’: stavolta, contro quanto indicato dai loro stessi colleghi, i parlamentari hanno deciso di ‘ribellarsi’, mostrando la ‘schiena dritta’: in che occasione? Solo quando c’era da tutelare uno dei loro.
In fondo, sanno che, come al solito, ‘passata la festa, gabbato lo santo’: del caso Azzolini si parlerà per una settimana e poi tutto verrà affossato tra le notizie dedicate alla calura estiva, agli incendi, tra le immagini delle chiappe ambulanti sulle spiagge e degli orsi degli zoo nutriti a cocomeri congelati.
Normalmente, dovrebbero avere almeno un po’ di pudore, di remore, pensando al fatto che poi l’elettorato al momento giusto si potrebbe ricordare di certe situazioni; ma l’elettorato com’è noto, ha poca memoria… e comunque in Italia non è dato di sapere né quando, né se si riandrà al voto, visto quello che è successo negli ultimi anni…
Nel frattempo, ai cittadini ai quali, nonostante il caldo, è ancora rimasta un briciolo di forza per indignarsi, non rimane che assistere inermi al perpetrarsi quotidiano delle solite porcherie.

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LEGGE ELETTOR(AN)ALE

La legge elettorale appena approvata non mi piace; mi fa abbastanza schifo, in realtà: non tanto perché non corrisponda ai miei ‘desiderata’ (io sono un fautore del maggioritario di collegio, sul modello britannico, per intenderci): so bene che la ‘legge perfetta’ non esiste, quanto perché la legge appena approvata è quanto di più confuso e caotico, fatto di premi di maggioranza, capolista bloccati, preferenze…

Una legge è buona se si fa in fretta a spiegarla e capirla; una legge è fatta male quando per spiegarla e capirla ci vuole mezz’ora e forse manco basta; una legge fa schifo quando è stata volutamente scritta male, perché, come si dice,  ‘il diavolo è nei dettagli’, e questa legge è stata concepita in modo volutamente confuso per prendere in giro gli italiani, affermare una cosa, quando poi la realtà è molto diversa…

 
IL PREMIO DI MAGGIORANZA

Va premesso che la Legge di cui si parla, pur essendo ‘generale’, dovrebbe teoricamente valere solo per la Camera dei Deputati, visto che la riforma della Costituzione in corso di approvazione prevede che il Senato non sia più un organo eletto a suffragio universale, ma solo dai rappresentanti di Comuni e Regioni.
La legge elettorale appena approvata (non la chiamerò per nome, perché tutte le ‘latinizzazioni’ usate negli ultimi anni hanno svilito il latino, facendo rivoltare i padri del diritto nella tomba) può essere criticata per tre motivi principali: premio di maggioranza, capolista bloccati, preferenze; sono elementi non buoni o cattivi di per sé, il problema sta nell’uso che se ne fa.

Descrivendo questa legge si dice: “la sera delle elezioni si saprà chi ha vinto”, che è un principio giusto e sacroanto; l’obbiettivo viene raggiunto assegnando al partito che ha vinto il cosiddetto ‘premio di maggioranza’; ora: a me a sentire parlare di ‘premio’ già viene l’orticaria, perché sostanzialmente significa fare si che una quota di parlamentari non corrisponda effettivamente ai voti ottenuti. Comprendo però come in Italia, vista la tendenza alla frammentarietà della scena politica, il ‘premio’ possa anche essere ritenuto necessario; il problema sta nel fatto che questo premio è abnorme e ha pochi precedenti e analoghi all’estero.
Si dirà che per l’ottenimento del ‘premio’ bisogna raggiungere il 40 per cento dei voti: possibilità remota, ma che per esempio nelle ultime elezioni europee si è già verificata… Se nessuno raggiunge il 40 per cento (quindi, come osservava recentemente la costituzionalista Carlassare, non si tratta nemmeno di un premio di maggioranza, visto che il premio va non a chi raggiunge la maggioranza – 50% per cento + 1 – ma semplicemente a chi ottiene più voti: si dovrebbe dire: premio di maggioranza relativa, che è ben altro) i due partiti con più voti vanno al ballottaggio, ma anche qui da quanto ho capito il vincitore avrebbe comunque il premio.

Secondo: dare il premio al partito vincitore e non alla coalizione ha una discreta logica: si impedisce che partiti che contano poco possano avere un potere di ricatto nei confronti del Governo; però: cosa succede il gorno dopo le elezioni? E se un gruppo di parlamentari eletti nel partito che ha vinto va per i cavoli suoi e fonda un gruppo autonomo alla Camera, finendo per ricattare il Governo allo stesso modo? Pensate a quello che è successo col Nuovo Centro Destra, un partito non presente nella società, nato da una scissione parlamentare, che ha modificato gli equilibri di maggioranza e opposizione; cosa impedisce che al prossimo giro assisteremo allo stesso fenomeno?

 

I CAPOLISTA BLOCCATI

Quando apre la scheda, l’elettore si trova davanti i simboli dei partiti affiancati da un nome e da alcune righe ‘in bianco’; i nomi stampati sulle schede sono quelli dei ‘capolista’ dei partiti nei collegi: si tratta, almeno per quanto concerne i due, tre, partiti maggiori, di persone che in Parlamento ci andranno comunque. Poniamo il caso che in un collegio si presentino Gelmini per Forza Italia, Ruocco per M5S e Serracchiani per il PD: l’elettore sa già in partenza che qualsiasi sarà il suo voto, Gelmini, Ruocco e Serracchiani avranno comunque il loro scranno, a prescindere: i capolista (prevedibilmente saranno i ‘big’ dei vari partiti) sono candidati ‘privilegiati’ che sostanzialmente sfuggono al giudizio popolare perché nella Camera ci entreranno comunque: anche se non siamo di fronte all’estremo della precedente legge, in cui tutte le liste erano bloccate, dando vita ad un Parlamento di nominati, boss di corrente, amici degli amici, etc… Il sistema dei capolista bloccati permette comunque ad una quota di candidati di entrare alla Camera a prescindere.

 

LE PREFERENZE

Accanto ai capolista privilegiati, c’è la possibilità per l’elettore di esprimere una serie di preferenze: ogni partito proporrà liste di candidati (da quello che ho capito ognuna ne proporrà circa una decina, molti meno che in passato e questo può anche essere un elemento positivo), trai quali poter scegliere.
Ora: quello delle preferenze a prima vista è uno strumento positivo: se io conosco un candidato e mi fido di lui, gli do il voto. Il problema è che in Italia quasi sempre il voto di preferenza si è tradotto in una lotta senza quartiere trai candidati per ottenere il consenso, lotta che spesso è stata portata avanti con metodi poco leciti e col voto di scambio; il voto di preferenza è stato spessissimo il ‘grimaldello’ con cui le assocciazioni criminali hanno portato in Parlamento i loro referenti. Mi auguro che ciò non avvenga, che la selezione ‘a monte’ sia rigorosa, altrimenti ci ritroveremo con una Camera piena di gente che non penserà certo al benessere dei cittadini…

 

IN CONCLUSIONE

Il prossimo Parlamento potrà arà composto da tre tipologie di individui:

1) I capilista bloccati, nominati dalle segreterie di Partito e sottratti al giudizio popolare.

2) Gli eletti con le preferenze, espressione del reale voto dei cittadini, dei quali si può solo sperare che siano persone oneste.

3) Coloro che potrebbero entrare in Parlamento in forza del ‘premio di maggioranza’,  che rappresentano un ibrido: perché se da un lato hanno comunque ottenuto dei voti ‘reali’, dall’altro fanno parte di una quota di Parlamento che non corrisponde alla volontà complessiva del corpo elettorale; si potrebbe verificare questo caso, ad esempio: poniamo che il PD vinca le elezioni ed ottenga il Premio: potrà succedere che grazie a questo entrino in Parlamento rappresentanti del PD che hanno ottenuto meno preferenze di candidati di Forza Italia o M5S: non saprei come chiamarla, se non distorsione della volontà popolare.

Visto così, dunque, è difficile affermare che il prossimo Parlamento sarà il reale specchio della volontà degli elettori: sono stati conservati elementi di ampia discrezionalità per i capi partito che potranno in una certa misura portare in Parlamento chi piace a loro, a prescindere dal gradimento dell’elettorato, ed è stato stabilito un abnorme premio di maggioranza, anch’esso non corrispondente al voto reale… Il prossimo Parlamento diverrà quindi in buona misura una diretta emanazione del partito che ha vinto le elezioni e per estensione del suo leader: il che potrebbe portare l’Italia ad essere una ‘democrazia’ in cui il leader del partito che ha vinto le elezioni ha un potere pesantissimo sul Parlamento, mancando per il momento a fronte di questo i necessari contrappesi della Costituzione; con una legge elettorale del genere, non resta che sperare che il leader di turno del Partito vincitore sia una persona tranquilla e in buona fede, perché il giorno in cui questi dovesse essere un individuo autoritario e dalle tendenze un filo dittatoriali, allora saranno ca**i… come dite? Renzi corrisponde al profilo? E’ già… fate voi…
Ci viene detto che, approvata la legge elettorale, la Costituzione verrà in parte modificata per tenerne conto, ma a rigor di logica, prima viene la Costituzione e poi la legge elettorale, non il contrario… insomma, visto che in Italia le leggi elettorali si succedono con cadenza decennale, che facciamo? Cambiamo la Costituzione ogni volta che cambia la legge elettorale?
Resta il fatto che questa legge elettorale lascia seri dubbi per il suo essere macchinosa e per sottrarre gran parte del Parlamento alla volontà dell’elettorato.

Il finale è sempre lo stesso: ci troviamo di fronte ad un processo di riforme che il Governo Renzi sta portando avanti avendo come scopo l’ampliamento e la conservazione del proprio potere nel breve termine: si riforma la legge elettorale e poi gli si adatta la Costituzione perché così fa comodo, fregandosene delle conseguenze… tanto il programma di Renzi non è certo quello di ‘durare poco’: Renzi ce lo dovremo tenere ben al di là delle due legislature da lui ‘preventivate’ (fino al 2023): tra 15, 20, 40 sarà ancora qui trai piedi, e se non sarà lui, sarà uno dei ‘geni’ che lo circondano, magari una delle tante ‘bellocce da talk show’ che lui ha portato al potere solo in virtù dell’aspetto fisico gradevole…

Auguri a tutti.

DI SINISTRA, DESTRA, MOVIMENTO CINQUE STELLE E POLEMICHE ASSORTITE

AVVERTENZA: IL POST CHE SEGUE E’ CHILOMETRICO, E RIBADISCE CONCETTI GIA’ ESPOSTI ALTRE VOLTE SU QUESTO BLOG. PUO’ ESSERE GIUDICATO COME UNA GIGANTESCA PIPPA MENTALE O SESSIONE DI BRAINSTORMING; NON SIETE OBBLIGATI A LEGGERE, TANTO MENO A COMMENTARE, SE NON SIETE D’ACCORDO, TANTO POI IL RISULTATO SONO DISCUSSIONI CHILOMETRICHE SENZA ALCUN RISULTATO TANGIBILE.

Quando ho cominciato a interessarmi vagamente di politica, come molti della mia generazione, ad inizio anni ’90, con Tangentopoli e via dicendo, mi definivo esplicitamente di destra: mi piacevano Fini e il suo ‘spazziamoli via tutti’ (credo lo votai anche come sindaco di Roma, in contrapposizione a Rutelli che già allora aveva mostrato la sua indole di voltagabbana),  avevo anche una certa fascinazione per la Lega e il concetto di Federalismo… non nascondo, ma non credo sia una colpa, o qualcosa per cui mettermi in croce, che ammiravo Berlusconi, per tutto quello che aveva fatto fino a quel momento… poi col passare degli anni, ai tempi dell’Università, ho un pò cambiato opinione… alla fine, tutta una questione di ‘cosa viene prima’, se i ‘diritti’ o i ‘doveri’.  Per chi è di destra, vengono prima i ‘doveri’: il dovere di servire e onorare la Patria, il dovere di costruirsi una famiglia, il dovere di trovarsi un lavoro, anche umile, per contribuire allo sviluppo della Nazione; per la sinistra, vengono prima di diritti, ovvero, prima lo Stato deve mettere in condizione i cittadini di avere un lavoro che risponda alle proprie aspirazioni, di raggiungere il proprio benessere a prescindere da dove si parte. Poi vabbè, in mezzo c’è un oceano di differenze, ma in fondo secondo me la differenza di fondo tra destra e sinistra è questa: per la destra viene prima il singolo con le sue capacità e doveri nei confronti della società, per la sinistra i doveri sono innanzitutto della società nei confronti del singolo.

Sono di sinistra? Credo. Almeno, penso che le organizzazioni ‘sociali’, la società, lo Stato, chiamatelo come volete, esistano in quanto garantiscano al cittadino di accedere a diritti che altrimenti se fosse solo, non gli sarebbero garantiti. Intendiamoci, credo in un certo senso lo stesso singolo sia ‘artefice del proprio destino’ (concetto eminentemente di destra), ma se uno Stato deve esistere, la sua funzione è proprio quella di fare in modo di garantire un insieme anche limitato di mezzi, anche ai più deboli o  meno ‘forti’. Sono di sinistra quando penso che ognuno pagando le tasse debba contribuire al benessere sociale, divento di destra quando le tasse pagate vengono sprecate o usare per mantenere gli apparati burocratici dei partiti come succede in Italia: a quel punto, meglio che ognuno si tenga il proprio e aiuti il prossimo con la beneficenza. Sono di sinistra quando dico che bisogna aprire le porte  a chi scappa dall’Eritrea o dalla Siria, o da posti dove rischiano la vita, divento di destra quando certi immigrati pensano di potersi comportare in Italia come facevano a casa loro, e addirittura insultano gli italiani..

In fondo, non ho mai creduto che si possa essere completamente di destra o di sinistra: prendete il più ardimentoso difensore dei principi comunisti, mettetegli a rischio casa e risparmi in virtù del ‘bene superiore della società’ e vede come diventa subito uno strenuo difensore della proprietà privata; prendere uno che in casa tiene il busto di Mussolini, e magari scoprite che poi  nel tempo libero fa del volontariato a favore degli immigrati… Insomma, se a una persona chiedono ‘sei di destra o di sinistra’, la risposta più onesta dovrebbe essere ‘dipende’. In Italia, e questo è uno dei problemi di fondo, c’è invece questa luogo comune secondo cui se si è ‘di parte’, lo si è fino al midollo, e a mancare è soprattutto il rispetto per l’altro: per chi è di sinistra, chi non la pensa come loro è automaticamente un fascista; per chi è di destra, chi non è come loro, è automaticamente uno stalinista. Sotto questo punto di vista, l’Italia, fa schifo.

Dai primi anni ’90 in poi, questa situazione si è incancrenita: per gli elettori di Berlusconi, chi votava altrove era un pericoloso liberticida; per gli elettori di sinistra, chi votava Berlusconi era un ignorante, uno indottrinato dalla tv… le persone di buon senso e gli intellettuali? Tutti sinistra. Gli str***i fascisti, adoratori del ‘dio denaro’? Tutti a destra… Che schifo, ribadisco.  Lo stesso trattamento sta venendo riservato al MoVimento Cinque Stelle; il principale argomento di discussione è ‘Grillo è un fascista’. Se Grillo chiede il reddito di cittadinanza o si schiera contro la TAV, è populista; se le stesse cose le dicono SEL o il PD, allora è buon senso. Poi mi viene detto: eeeeh, ma Grillo certe cose le dice solo per prendere i voti… Perché, gli altri no???? Insomma, la questione qual è? Grillo è in malafede e invece Epifani, Letta, Renzi, Civati, Cuperlo, Monti, Casini, Alfano e Brunetta sono tutti santi che hanno a cuore le sorti degli italiani? E comunque, quale altro scopo ha una forza politica che si presenti alle elezioni se non quello di prendere i voti per andare al Governo (o piuttosto, salire al potere)?

In giro c’è una disonestà intellettuale disarmante: il centrosinistra, nelle sue varie articolazioni, è andato avanti per vent’anni sostenendo che l’unico problema dell’Italia era Berlusconi, salvo poi salvargli le chiappe ogni qual volta è andato (brevemente) al Governo, perché avere il ‘nemico’ contro cui ragliare era molto più comodo che non tirare fuori qualche idea degna di questo nome… adesso stanno ripetendo lo stesso errore con Grillo: la disoccupazione? E chi se ne frega. Le tasse? E chi se ne frega. Le carceri? E chi se ne frega (a parte quando parla Napolitano, se lo stesso problema lo solleva Pannella da dieci anni, stica**i), l’immigrazione? E chi se ne frega (a parte quando ci sono da piangere centinaia di morti); mi si chiederà perché io parli spesso male del PD: perché mi fa inca**are; del PDL che devi dire? E’ coerente, è il partito di Berlusconi e con Berlusconi: le idee sono quelle, lo scopo è chiaro, quindi puoi prendere posizione, pro o contro, il discorso è semplice.  Io Alfano, Brunetta, Santanché, Bondi, Lorenzin, De Girolamo non li sopporto; l’unico per cui ho un minimo di stima è Lupi, ma più che altro perché corre le maratone e questo me lo rende simpatico, a prescindere.

Il PD è una caso diverso, e mi fa inca**are perché il PD che potrebbe essere e che vorrei è molto diverso da quello che è… A me fa inca**are che il PD abbia scelto Epifani come segretario e che abbia Cuperlo come unica alternativa  a Renzi, e che continui a relegare nelle retrovie persone come Debora Serracchiani che se dirigessero il PD o si candidassero alla premiership Grillo lo spazzerebbero via in cinque minuti. A me il PD fa inca**are, perché ha messo a guidare il Governo uno dei suoi che non ha detto mezza parola sull’aumento delle pensioni da 300 euro o sul taglio delle accise sulla benzina, ma in compenso trova il modo di condonare 1,9 miliardi di euro di multa a chi ha frodato il fisco gestendo le slot machine, o quando sostiene che ‘su certe spese’ (leggi caccia F35), purtroppo ‘non c’è niente da fare’.

Dico che è inutile prendersela con gli italiani ignoranti se il MoVimento Cinque Stelle continua ad essere sopra al 20 per cento; non è l’ignoranza degli italiani, è l’inettitudine altrui: quella di Berlusconi che da vent’anni ciancia di ‘rivoluzione liberale’ e che se poi non la porta avanti, la colpa è sempre degli alleati traditori o della Magistratura; e quella del centrosinistra che ogni volta che è andato al Governo ci è andato male organizzato. La differenza tra il MoVimento e gli altri è tutta qui: gli altri hanno provato fallendo. Il MoVimento Cinque Stelle sta in Parlamento da pochi mesi, esiste da pochi anni, ma improvvisamente per alcuni sembra sia diventato l’unico problema dell’Italia.  Boh, se vi fa piacere pensarlo, accomodatevi, ma resta il fatto che dire ‘Grillo è fascista e chi lo vota è un ignorante’ non è un argomento, è un modo furbetto per evitare il confronto e una strada comoda per continuare a pensare di avere una superiorità morale e intellettuale che in realtà non avete. Mentre nel MoVimento Cinque Stelle c’è anche tanta gente critica (a cominciare dal sottoscritto) dalle altre parti non c’è nessuno che sia disposto a riconoscere a Grillo un seppur minimo merito, o beneficio del dubbio: “Grillo è fascista e chi lo vota è un ignorante’. In fondo è la stessa cosa successa con Berlusconi, che non era la causa, ma il sintomo, lo stesso è il MoVimento Cinque Stelle, risultato degli ultimi vent’anni di malapolitica, ma la colpa invece è degli italiani che – ma che strano – non danno fiducia agli altri.  Continuate così, fatevi del male.