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ROMA, MARINO E LE (IM)POSSIBILI ALTERNATIVE

L’impressione è che difficilmente Roma potrà uscire in tempi brevi dalla situazione dove è finita, o dove è stata fatta finire.
C’è una degenerazione complessiva che ha portato noi cittadini romani dove siamo; negli ultimi vent’anni, chi ha governato Roma se n’è fregato della città e dei suoi abitanti: abbiamo seplicemente assistito ad un susseguirsi di sistemi di potere in cui sono stati occupati posti, distribuite poltrone, incarichi, assunzioni a parenti ed amici, soprattutto nei settori della nettezza urbana e del trasporto pubblico, che non potevano che portare ad un deterioramento dei servizi; nel frattempo, alcuni problemi ‘storici’, come quello dei Rom e dell’integrazione degli immigrati, sono stati lasciati incancrenire, creando ad arte ‘situazioni di emergenza’ per lucrare meglio grazie alle deroghe alle regole.

 

ROMA SPORCA, CITTADINI SPORCHI

Ognuno ha le sue colpe: da Veltroni che continuava a raccontare la favoletta di ‘Roma, città dell’accoglienza’, mentre nelle periferie cresceva l’insofferenza verso gli immigrati, e che invece di risolvere i problemi pensava alle ‘feste del cinema’, ad Alemanno, che sostanzialmente ha lasciato Roma come l’aveva trovata, senza aver risolto un solo problema.
La mancata soluzione dei problemi ha portato ad un generale incattivirsi della popolazione: i romani si lamentano del traffico e della città sporca, ma poi prendono l’automobile pure per andare al cesso e se trovano il cassonetto sotto casa pieno, pur di non farsi venti metri per raggiungere il successivo, buttano la spazzatura dove capita; è stato lanciato il servizio gratuito di raccolta dei rifiuti ingombranti a domicilio, ma televisori, frigori, poltrone, credenze e materassi continuano ad essere lasciati per strada, dove capita. Qualche settimana fa mi è capitato di parlare del problema con altri cittadini: la risposta è stata che “quelli sono gli svuotacantine che lasciano i mobili dove capita”; ecco: la colpa è sempre di qualcun altro…
Posti brutti rendono brutto pure chi li abita, che a sua volta contribuisce al degrado. L’impressione è che a fare schifo non sia solo Roma, ma spesso pure chi la abita; ha ragione da vendere Gassman a dire che i cittadini si devono muovere: la rivoluzione dovrebbe nasce dal basso, ma qui si continua a pretendere che a muoversi debba sempre essere qualcun altro.
Poco distante da casa mia c’è un giardinetto frequentato il giorno da mamme, bambini e anziani; di sera arrivano gruppetti di adolescenti o neo-maggiorenni che bevono e fumano lasciando in giro cicche e talvolta qualche coccio.
Considerazione numero uno: nel quartiere mancano luoghi di aggregazione ‘ad hoc’ per la gioventù.
Considerazione numero due: quei giovani non hanno ricevuto dai genitori un’educazione civica degna di questo nome.

 

MARINO, OBBIETTIVAMENTE

Marino obbiettivamente è una persona onesta.
Marino obbiettivamente non era preparato a governare una città come Roma.
Marino obbiettivamente ha dovuto governare non solo contro l’opposizione, ma anche contro gran parte del suo partito.
Marino obbiettivamente non poteva fare nulla più di ciò che ha fatto finora, visto lo stato in cui ha trovato Roma, gli ostacoli quotidiani messigli davanti anche dal suo partito, e il verminaio scoperchiato dalle inchieste.
Marino obbiettivamente ha chiuso – finalmente!!! – alle automobili private i Fori Imperiali, ha chiuso la megadiscarica di Malagrotta e mi risulta che da quando c’è lui, la cementificazione selvaggia della città si sia arrestata. Inoltre, sta cercando di arginare il fenomeno dell’abusivismo commerciale, dei venditori di souvenir e dei camion bar che affollano i monumenti. Qualche risultato si comincia a vedere, ma resta del lavoro da fare.
Marino obbiettivamente dovrebbe avere la possibilità, come chi l’ha preceduto, di governare Roma per almeno un intero mandato, per poi essere giudicato e riconfermato o mandato via dagli elettori.
Marino obbiettivamente non indagato, è stato attaccato da Renzi il quale invece negli ultimi mesi ha difeso a spada tratta tutta una serie di indagati.
Marino obbiettivamente potrebbe fare due – tre cose per farsi maggiormente ben volere dalla cittadinanza: si potrebbe cominciare col risistemare le strade – groviera, continuando con un po’ di pulizia in più e proseguendo con qualche intervento sul trasporto pubblico (cosa che sembra intenzionato a fare); per governare Roma, non è necessario un programma in dieci punti: la situazione è tale, che basterebbe prenderne tre, ma rispettarli tutti.
Marino obbiettivamente l’ho votato, e se fosse costretto ad andarsene mi dispiacerebbe.

 

VIA MARINO!!! OK. POI?

Si chiedono le dimissioni di Marino: d’accordo, e poi? Insomma, le alternative quali sono?

A destra:

Giorgia Meloni – Giorgia Meloni sta ad Alemanno come Salvini sta a Bossi, vuole presentarsi come una ‘destra nuova e presentabile’, ma alla fine la storia è la stessa, quella di una destra che a Roma ha sempre rosicato perché nonostante sia stata storicamente molto forte, non è mai – o quasi – riuscita a vincere… a sentire loro, quando fossero andati al governo della città, chissà che sarebbe successo; c’è andato Alemanno, e… non è successo niente: l’unico evento degno di nota in cinque anni fu la nevicata che bloccò la città, facendoci ridere dietro da mezza Italia (naturalmente, si assistè al solito scaricabarile, nessuno disposto ad assumersi un minimo di responsabilità); per il resto, niente a Roma è cambiato di una virgola; poi c’è il capitolo ‘penale’, sul quale non mi dilungo perché le inchieste sono in corso, ma quello che è successo a Roma negli ultimi anni ormai è risaputo.
Ora, col massimo rispetto per Giorgia Meloni, mi chiedo perché dovrei pensare che con lei le cose a Roma cambierebbero radicalmente: se Giorgia Meloni diventasse sindaco, ho l’impressione che assisteremmo semplicemente ad un cambio di sistema di potere, magari infarcito di quelli che si sono salvati dalle inchieste e che occuperebbero i posti lasciati liberi da quelli finiti in galera.
Alfio Marchini – Alfio Marchini si pone a metà strada tra il buonismo di Veltroni e una versione all’amatriciana del ‘ghe pensi mi’ berlusconiano, con l’aggiunta del fatto che sembra sia belloccio e riscuota successo presso il pubblico femminile; per il resto, Marchini resta l’erede di una dinastia di palazzinari, quindi c’è da aspettarsi che con lui sindaco, riprendano alla grande le colate di cemento… chissà, magari trasforma il Circo Massimo in un parcheggio e mette una palazzina al posto del Colosseo.
Versante PD: Boh!!!

Il PD non ha al momento un candidato alla possibile successione di Marino; in questo caso il nome non è nemmeno un problema, perché l’obbiettivo di Renzi è semplicemente quello di metterci uno dei suoi, per estendere la sua sfera di potere anche su Roma: chiunque verrà candidato dal PD, sarà un semplice pupazzo che farà le veci di Renzi.
Movimento Cinque Stelle

Sono stato e resto un elettore del MoVimento, ma non è che mi senta tenuto a seguirlo in tutto: continuo a pensare che Marino debba restare fino a fine mandato; detto questo, da elettore del MoVimento penso che M5S sia l’unica realtà che a Roma non rappresenta un sistema di potere fatto di interessi particolari, di combriccole, di gruppetti, etc… é il principale pregio del MoVimento e il principale limite: perché purtroppo a Roma negli ultimi vent’anni (e non solo) si è creata una situazione in cui se non hai un sistema di potere, qualche tipo di conventicola non solo economica, ma (come si è visto) anche più o meno criminale, alle spalle, difficilmente vinci.
Ci sarebbe da sperare in un sussulto d’orgoglio dei romani, ma come ho scritto prima, purtroppo noi romani siamo parte del problema; una possibile vittoria del MoVimento Cinque Stelle significherebbe che noi romani almeno avremmo fatto un piccolo esame di coscienza e che oltre a lamentarci di come vanno le cose, avremmo capito che per migliorare la città, si parte dal basso.

 

L’OPZIONE PIU’ LOGICA: IL COMMISSARIAMENTO

Se si vuole essere un minimo intellettualmente onesti, bisogna ammettere che la soluzione più logica è il commissariamento: chiamare ad esempio uno come Gratteri e dargli carta bianca.
Commissariamento che attenzione, non dovrebbe essere certo una buffonata di tre o quattro mesi: Roma va commissariata per tre o quattro anni, in modo da spezzare il circolo vizioso dell’alternanza tra sistemi di potere volti solo alla tutela di interessi circoscritti e non al bene della città e dei cittadini.
Diciamo che se arrivasse un Commissario, dovrebbe rimanere almeno fino alla primavera 2018, quando è prevista la prossima elezione del sindaco.
Il problema è che i partiti di destra e sinistra vedrebbero il commissariamento solo come un periodo in cui fare campagna elettorale, pochi mesi durante i quali litigarsi l’osso per conquistare gli ultimi brandelli di ‘ciccia’ rimasti da spolpare in città.

 

POSTILLA: MARINO, LA DESTRA E LE FOGNE

Vado per un attimo alle dichiarazioni di un mesetto fa: Marino ha ragione, la destra romana si dovrebbe vergognare del modo ipocrita e strumentale in cui sta affrontando la situazione; non si fermano davanti a niente: con la situazione che sta vivendo Roma, non trovano nulla di meglio che alzare il livello dello scontro, anche con quotidiane campagne di stampa che individuano in Marino il colpevole di tutti i mali di Roma, campagne di stampa che quotidianamente giocano sulla paura dei cittadini per il diverso, accrescendo l’ostilità innanzitutto contro i rom, poi contro gli immigrati, clandestini e non, e in misura minore (ma comunque con una certa ricorrenza) contro gli omosessuali, ‘rei’ di aver ottenuto da Marino il registro delle unioni civili.
La destra si è lamentata per il gergo da anni ’70 delle ‘fogne’, ma alla fine anche il linguaggio della destra a Roma continua ad essere lo stesso di quarant’anni fa: l’odio contro qualsiasi forma di ‘diversità’ (etnica, religiosa, di identità sessuale) di ‘deviazione’ rispetto ad una ‘norma’, ad una presunta ‘normalità’ che spesso assume i contorni ossessivi da patologia psichiatrica.
Dopo aver ‘sistemato’ zingari, africani e froci, magari cominceranno con i portatori di handicap poi con quelli con le orecchie a sventola, che portano gli occhiali, o che sono troppo magri o troppo grassi rispetto al loro concetto di ‘normalità’…
La destra a Roma vuole andare alle elezioni per ricominciare ad occupare poltrone, per realizzare nuovamente la propria ossessione personale di sogno di ‘conquista’ della città, mettendo nei posti chiave i picchiatori di quarant’anni fa che ne frattempo si sono rifatti una ‘verginità’…
La stessa ‘verginità’ che pretendono di avere oggi, chiedendo le dimissioni di Marino e facendo gli gnorri rispetto alle loro pesanti (anche se non esclusive) responsabilità rispetto alla situazione in cui è stata ridotta Roma.
Quindi alla luce di tutto ciò, mi sento di dire che parlando di ‘fogne’, Marino è stato pure troppo politicamente corretto.

 

FINALE

Il punto è che al di là delle ‘parti’, destra e sinistra dovrebbero riconoscere che nella situazione attuale eventuali elezioni non risolverebbero nulla: che PD da una parte e partiti di centro-destra dall’altra sono ancora troppo legati al mastodontico complesso di malaffare che ha dominato Roma negli ultimi per poter realisticamente aspirare al Governo della città.
Se fossero intellettualmente onesti darebbero il via libera ad un commissariamento di un paio d’anni, facendo nel contempo reale pulizia al loro interno (il PD con Barca ci ha provato, ma la sua relazione ha sollevato una caterva di contestazioni e temo che non porterà a nulla), ma purtroppo l’onestà intellettuale è al momento del tutto assente dalle iene della politica romana, che hanno già intravisto la possibilità di spolparsi il poco che resta appiccicato al cadavere.

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PORTE APERTE

Quello di cui ancora non sembra ci sia resi conto, è che quello delle ‘migrazioni’ è un fenomeno che non può essere arrestato: non si può impedire il sorgere del sole, non si possono impedire le migrazioni.
Respingimenti, muri, affondamenti dei barconi, tutto inutile; come quando c’è una perdita: l’acqua trova sempre la sua ‘strada’…

 

L’UOMO E’ MIGRANTE

Domandiamoci perché l’uomo, all’inizio della sua storia, abbia sentito l’esigenza di oltrepassare i confini dell’Africa, sciamando poi per tutto il mondo; domandiamoci perché gli uomini hanno sempre ‘migrato’ per necessità o semplice voglia di esplorare l’ignoto, percorrendo in lungo ed in largo il pianeta, e addirittura andando a volare nello spazio circostante; domandiamoci perché, di fronte a situazioni insostenibili ‘in casa’ – dittature, carestie, mancanza di lavoro – gli uomini non hanno mai affrontato con decisione il tema del cambiamento delle condizioni della propria casa, scegliendo sempre e comunque di migrare.
Allora? Allora bisogna prendere il fatto che lo ‘spostarsi’ fa parte del dna dell’uomo; poco importa che, effettivamente, noi viviamo in una società occidentale che – almeno apparentemente – fa della stanzialità il suo principio (ma è poi vero? Quanta gente cambia luogo di vita per ragioni di lavoro, amore, insoddisfazione per lo ‘status quo’ circostante?).
Quindi è inutile immaginarsi un mondo in cui ‘ognuno se ne resta a casa sua’, specie se questa ‘casa sua’ è vessata da dittature, guerre, carestie.
DITTATURE, CARESTIE, ETC… I PROBLEMI ALLA RADICE DI CUI NESSUNO PARLA

L’Occidente ha certo le proprie responsabilità… Il problema non è nemmeno la Libia, alla fine: si dice che l’Italia è un ‘luogo di transito’ verso il resto d’Europa; ma anche la Libia è un luogo di transito: sappiamo bene che la stragrande maggioranza dei migranti viene dalla Siria, dall’Eritrea, da nazioni dell’Africa profonda… Mi chiedo perché tutti ciarlino della soluzione della situazione libica e nessuno – per esempio – dica una parola riguardo l’abbattimento della dittatura in Eritrea: qualcuno per caso ha fatto il conto di quante imprese europee hanno rapporti con quel regime, e gli altri dai quali fuggono tanti migranti? Il classico ‘circolo vizioso’: situazioni create dagli europei, con le quali gli europei non vogliono fare i conti… Alla base del principio dei ‘campi profughi’ in Libia, sembra esserci l’idea che la suddetta Libia debba diventare un enorme punto di raccolta e blocco dei migranti; ma questo certo non risolve il problema: perché nessuno parla di risolvere realmente i problemi dell’Africa?
Si dice spesso ‘aiutiamoli a casa loro’: ma aiutarli a casa loro significa abbattere le dittature o investire miliardi di euro nella costruzione di infrastrutture idriche che aiutino a combattere la siccità e la carestia…
La politica ragiona sul breve termine: non si può certo spiattellare in faccia alle opinioni pubbliche tedesche, italiane, francesi che per risolvere la questione degli immigrati bisognerebbe versare miliardi di euro di tasse per migliorare la situazione in Africa?
LA NON SOLIDARIETA’ EUROPEA – I POLACCHI DALLA MEMORIA CORTA

L’atteggiamento tedesco e francese di fronte alle richieste italiane – tutto sommato plausibili – di ‘fare un po’per uno’ erano prevedibili: i francesi hanno già i loro problemi con la loro politica di integrazione fallimentare che li ha portati a crescere i terroristi in casa propria; i tedeschi sono degli utilitaristi che accolgono solo quelli che gli hanno comodo, non hanno alcun della solidarietà e dell’umanità: non ne hanno mostrate ai tempi dell’Olocausto, non mostrano oggi, i tedeschi sono sempre quelli.
Stupisce e delude un po’ l’atteggiamento dei polacchi: proprio loro, che per vent’anni sono venuti qui in Italia a lavare i vetri cercando un domani migliore, oggi sono trai primi avversatori di qualsiasi politica di accoglienza. Complimenti, veramente. La memoria è corta, ovunque.
LA POLITICA ITALIANA E GLI AFFARI SULL’IMMIGRAZIONE

La politica italiana fa schifo: i politici italiani (con poche eccezioni) fanno schifo; la questione dell’immigrazione è risaputa da almeno un decennio: nessun Governo di quelli succedutisi nel tempo ha fatto un beneamato cavolo per gestire il fenomeno. Attenzione, non per incompetenza, ma per calcolo: costruire centri di permanenza ed identificazione, riadattare edifici in disuso, sarebbe costato poco; si è preferito non farlo? Perché in Italia la politica da anni fa affari sull’emergenza… quando c’è una situazione di ‘emergenza’ saltano le regole, si possono sveltire procedure, dare appalti agli amici senza tanti problemi, intascarsi le tangenti. Le vicende di Mafia Capitale, col business dell’accoglienza e quella più recente del CARA di Mineo, stanno lì a dimostrare che la politica italiana nell’emergenza ci sguazza e ci guadagna, facendo i soldi sulla pelle di chi cerca di arrivare qui. Un Paese civile, ben sapendo che prima o poi la ‘bolla’ dell’immigrazione sarebbe scoppiata, si sarebbe preparato per tempo; non l’Italia, dove i politici in genere si muovono solo se per loro o i loro referenti c’è un tornaconto; e il tornaconto, appunto, arriva in particolare quando scoppiano le emergenze: la situazione di fronte alla quale ci troviamo è stata voluta e calcolata.

 

CONSIDERAZIONI FINALI

Sarebbe ora che qualcuno dicesse una parola di verità: che le migrazioni non si possono arrestare e che se continuiamo con questa politica del ‘troviamo il modo per non farli arrivare’, prima o poi qualcuno da quelle parti se la legherà al dito e magari farà piovere dei missili sull’Europa per punirci; ci si deve rendere conto che la Storia cammina, e che l’Europa è destinata a diventare sempre di più un mix di etnie, culture e religioni: ci sarebbe bisogno di classi dirigenti ‘illuminate’ per gestire il fenomeno, ma ci ritroviamo con Renzi, Hollande, Salvini, Le Pen, Merkel e via dicendo… prima ci si rende conto che l’unico modo di affrontare la questione è spalancare le porte e accogliere chiunque voglia venire qui, nel frattempo affrontand osul serio le radici del problema, meglio è; altre soluzioni sono dei ‘pannicelli caldi’ ideati dai nostri politicanti per salvare carriere e portafoglio e passare a chi verrà dopo il problema, facendolo incancrenire.

Aprire le porte subito, altrimenti temo che la Storia ci farà pagare il conto, che sarà molto più salato di quello di vedere qualche milione di africani in più girare per l’Europa…

L’EUROPA E L’IMMIGRAZIONE

La mia sensazione è che di soluzioni realmente praticabili ce ne siano ben poche: continueremo, temo, ad assistere alla partenza sempre più frequente di barconi stracarichi di disperati, che sempre più spesso naufragheranno: le migliaia di morti diverranno, temo la norma.

Il problema di fondo è che come al solito c’è una differenza di attitudine e di ‘visione’ tra l’Europa del sud e quella del centro – nord: con una buona approssimazione, possiamo dire che la reale percezione del problema l’Italia la condivide con la Grecia, la Spagna, il Portogallo, la Francia, certo con diversità di dimensione e di problemi: l’Italia per esempio è la nazione che più di ogni altra è vicina alle coste africane e che per prima deve fare i conti coi naufragi dei barconi; la Grecia, per fare un esempio, deve affrontare il problema degli sbarchi dal Mediterraneo, ma anche l’immigrazione terrestre dal confine con la Turchia.

I Paesi dell’Europa centro-nord-orientale, invece, dell’immigrazione hanno ben poca percezione: certo, in Danimarca per esempio il fenomeno negli ultimi anni si è fatto abbastanza evidente, vista la piccola dimensione territoriale, ma in generale possiamo dire che quando si parla della ‘tragedia dell’immigrazione’, almeno come la intendiamo noi ‘euromeridionali’, gente come i tedeschi o gli olandesi non sanno proprio di cosa si parli: per loro è tutto più facile, basta controllare le frontiere terrestri; ancora migliore la situazione britannica, cui nel suo ‘splendido isolamento’ basta controllare l’Eurotunnel e gli aeroporti, in fondo.

Il punto è che purtroppo, l’impressione non è solo che quei Paesi non abbiano una percezione chiara del problema, ma che detta in parole povere, non gliene freghi un accidente. Credo sia il caso, ancora una volta, di sottolineare come quando qualcosa in Europa vada storto, c’è sempre di mezzo la Germania: non è cattiveria, né nazionalismo, né razzismo: è un dato di fatto che la Germania è stata in mezzo a due Guerre Mondiali, che lo sterminio degli ebrei è avvenuto in Germania, che in anni più recenti quando con poche risorse si poteva salvare la Grecia, questo non è avvenuto perché la Germania si è opposta, e sappiamo tutti com’è andata finire… e sull’immigrazione è la stessa storia: perché finora non si è riusciti a dare una soluzione realmente ‘europea’ alla questione dell’immigrazione, soprattutto quella dalle coste africane? Perché i tedeschi hanno fatto gli ‘gnorri’, hanno detto ‘si, si, poi vediamo’, hanno tergiversato e procrastinato… perché, in fondo, non gliene frega niente, pensano che in fondo la geografia è quella che è, e che il problema dei disperati africani che arrivano sui barconi è dei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo: perché pensano, non so se a torto o a ragione, che se loro fossero al posto riuscirebbero a gestire il problema, perché lo sono tedeschi ‘sistematici’ e noi gli italiani, gli spagnoli, i greci a cui piace starsene al sole senza fare un ca**o… magari è anche così, ma a noi piace starcene al sole e godercelo, loro il sole non ce l’hanno e hanno sterminato gli ebrei.

Quindi, siccome in Europa non si muove foglia, che Germania (rappresentata dalla signora a cui però piace tanto venire in vacanza ad Ischia a da quell’altro in sedia a rotelle)  non voglia, siccome alla Germania dell’immigrazione dal Mediterraneo non gliene frega un ca**o, il problema dovremo risolverlo noi… il ‘come’, è tutto da vedere; io credo che purtroppo l’unica strada sarà quella percorsa fin qui: cercare di accogliere alla meglio, rassegnandoci all’idea che arriveremo ad avere centinaia, se non migliaia di morti annegati al giorno; a un certo punto potranno succedere due cose:
1) la voce, forse, si diffonderà, e tanti di quei poveracci smetteranno di pensare che l’Europa sia il bengodi.
2) la situazione si farà talmente tesa e problematica dal punto di vista sociale, che i Paesi ‘di confine’, faranno saltare tutto, apriranno completamente le frontiere in uscita e ammasseranno gli immigrati ai confini con Austria, Germania e quanti altri facendo si che il problema diventi effettivamente di tutti.

L’alternativa a questo stato di cose è risolvere il problema alla radice: non con fantasiose soluzioni di ipotetici ‘blocchi navali’, evocate da Salvini, che dice sempre il ‘cosa’, ma non il ‘come’: bisognerebbe capire il ‘blocco navale’ in cosa consista: nel far tornare indietro i barconi? E come? O nell’affondarli, magari? E con quali soldi pattugliare migliaia di chilometri di coste africane? Forse con il lauto stipendio di Salvini che, pagato da parlamentare europeo (10 – 15.000 euro al mese) sta sempre a parlare della qualsiasi in Italia?

L’unica soluzione realistica sarebbe sbarcare in Libia e occuparne, militarmente e civilmente le coste, impedendo che migliaia di persone tentino la fortuna per mare rischiando la vita; fare si che in Libia prima e nei Paesi di provenienza dei disperati, si diffonda un benessere minimo che li dissuada dal partire; abbattere certi regimi sanguinari, come in Eritrea, stabilendo condizioni minime di cività… ma mi rendo conto che si tratta di utopie e pie illusioni… e allora, teniamoci l’immigrazione, agiamo per quanto possiamo, rassegnamoci ai morti… del resto l’uomo è per sua natura un ‘migrante’, questi fenomeni ci sono sempre stati e sempre ci saranno; il nostro è soprattutto l’errore di prospettiva di chi vive in una società sostanzialmente ‘stanziale’, ma il mondo e la storia umana alla fine di ‘stanziale’ hanno ben poco.

HOUSE OF CARDS

ovvero: l’inutilità di raccontarci ciò che in fondo già sappiamo.

Ho visto i primi quattro episodi, più metà del quinto, di House of Cards, pluriosannata serie d’oltreoceano che racconta di che ‘belle persone’ gravitino nella politica americana… a un certo punto ho piantato lì perché ne avevo abbastanza; voglio dire: in fondo cosa ci dice “House of Cards”? Che i politici sono degli str***i. E grazie al ca**o, aggiungerei io… ma c’era bisogno di una serie per dircelo?

Insomma, che la politica sia fatta da stro**i non è certo una novità: lo sappiamo tutti che diciamo 9 persone su 10 tra quelle che ‘fanno politica’, la fanno per ragioni di potere e prestigio personale; i più ‘pragmatici’, come racconta anche Frank Underwood, protagonista di H.O.C. – interpretato alla grande da Kevin Spacey – per denaro, quelli più scaltri per il ‘potere’, potere che si traduce in quel particolare godimento che si trae quando, parlando con qualcuno, si ha la certezza di poterlo schiacciare come un insetto in qualsiasi momento…

In fondo, Underwood, Matteo Renzi e il ‘Califfo’ Al Baghdadi (quello dell’ISIS) si somigliano, appartengono alla stessa tipologia antropologica: sono persone che pur di conquistare e mantenere il potere farebbero carte false… certo, i metodi sono diversi: Underwood preferisce manovrare le persone come marionette (e quando ciò non è più possibile, togliersele dai piedi fisicamente, come ho letto andando a sbirciare tra le trame delle stagioni successive) Renzi se ne frega di chiunque altro che non sia sé stesso e va avanti, sicuro dell’appoggio dell’opinione pubblica e della sua capacità di comunicazione; Al Baghdadi va per le spicce e scanna i suoi avversari; chiaramente sono ‘metodi’ molto diversi, ma se entriamo nel merito, gli individui in questione appartengono alla stessa ‘schiatta’, hanno la stessa mentalità.

House of Cards in fondo afferma nient’altro che ‘il più pulito c’ha la rogna’, come diciamo a Roma: il protagonista Frank Underwood non si ferma davanti a niente, usa le debolezze degli avversari per distruggerli o metterli al proprio servizio, non si fa scrupolo di usare tragedie umane o mandare sul lastrico migliaia di persone per ingrossare il proprio potere… lo facesse, magari, per far stare meglio i propri elettori, per inseguire qualche tipo di ideale, all’insegna del classico ‘fine che giustifica i mezzi’… macché: le mire di Underwood sono squisitamente personali: siccome il neo eletto Presidente degli Stati Uniti (uno che appartiene al suo stesso partito) lo ha privato all’ultimo momento dell’incarico di Segretario di Stato, allora, dal giorno immediatamente successivo all’elezione, briga per distruggerlo.

Sostnzialmente, chi fa politica la fa per farsi i ca**i suoi, e sai che novità… ancora peggio, tra l’altro, è la moglie di Underwood, interpretata da Robin Wright: un autentico monumento di ipocrisia che porta avanti un ente di beneficenza, ma poi non si fa scrupolo di licenziare decine di collaboratori, anche di lunga data: si fa del bene a chi abita a migliaia di chilometri di distanza e manco si conosce, non ci si fa scrupolo di mettere nella m***a persone con cui per anni si è lavorato quotidianamente.

Insomma, House Of Cards è l’ennesima serie a base di personaggi negativi e detestabili che in fondo finiscono per essere simpatici al pubblico che, al di là di ogni ipocrisia, sa che al loro posto si comporterebbe allo stesso modo: una serie che, come tante negli ultimi anni, stimola e titilla i peggiori istinti delle persone, solleticando la propria propensione al Male… Frank Underwood in fondo piace perché lo invidiamo, perché vorremmo essere tutti al suo posto e sapere di poter schiacciare come un verme chi ci troviamo di fronte, così come vorremmo tutti avere la faccia tosta di un Renzi od essere spietati come il ‘Califfo’: il problema è che per esperienze di vita, ambiente famigliare o semplicemente per indole la maggior parte delle persone non è ‘come loro’ e allora a noi ‘gente normale’ non rimane che abbozzare, invidiare o magari detestare il protagonista di House of Cards, il Presidente del Consiglio italiano o l’autonominato capo dell’Isis…

Intendiamoci, tecnicamente House Of Cards è ineccepile: ottimamente scritta e girata, interpretata in modo magistrale da Spacey e Wright; il fatto però è che alla fine ci racconta ciò che già conosciamo: a che serve assistere alle gesta fittizie di Frank Underwood quando sappiamo benissimo che i Renzi, gli Alfano, i Salvini e forse – lo dico da elettore di M5S – pure i Grillo (o chi per lui) si comportano allo stesso identico modo?

House of Cards ci dice che i politici sono degli str***i che si fanno i ca**i loro alle spalle nostre: embè? Non c’è certo bisogno di una serie tv per farmi rodere il fegato e salire il fiele contro i politici: con tutto il rispetto, molto meglio NCIS.

FUORI TEMPO MASSIMO

La mia sensazione è che ormai siamo fuori tempo massimo: ciò che si poteva – che si doveva fare – doveva essere fatto non settimane, non mesi, ma anni, forse decenni fa… La nostra tanto decantata ‘civiltà occidentale’ se n’è fregata di quello che succedeva altrove, cullandosi nella presunzione della propria superiorità, radicata nella cosiddetta ‘democrazia’ che a ben vedere oggi, A.D. 2015, ha portato solo alla creazione di vari potentati sovranazionali (FMI, Banca Mondiale, Multinazionali Assortite), che prendono decisioni per tutti e che di ‘democratico’, hanno ben poco.

Succederà? Succederà, non se, ma quando… probabilmente, nel giro di due, tre, massimo cinque anni, avremo un attentato in grande stile qui da noi: per ‘grande stile’, non intendo una dozzina di morti come quelli di Charlie Hebdo, intendo qualche decina, se non centinaia di migliaia di morti: missili, probabilmente, oppure qualche arma batteriologica: se, come ritengo ormai quasi certo, l’Isis, conquisterà la Libia, allora ci sarà da preoccuparsi sul serio, spero che qualcuno si stia cominciando a chiedere che fine abbiano fatto gli arsenali di Gheddafi.

La Libia, credo, va considerata persa: l’Isis è forte, determinato, ed ha una grande capacità di fascinazione nei confronti di un mondo islamico che alla fine, se si fa così facilmente irretire dall’ideologia della conquista e dell’annichilimento del nemico, è caratterizzato dalla stessa debolezza dell’Occidente: in fondo, c’è ben poca differenza trai fedeli islamici che ingrossano volentieri le fila dell’Isis e i cittadini tedeschi che negli anni ’30 andavano volentieri appresso ad Hitler sposando in toto il suo progetto di annullamento degli ebrei.

Ormai è tardi: prima che l’Onu, la Nato, chiunque altro, decida qualcosa, l’Isis farà in tempo a prendersi tutta la Libia, temo… e allora, saranno solo ed esclusivamente ca**i nostri: non penserete mica che la Francia, la Germania o chi per loro si scomodernno a darci una mano? Non l’hanno fatto fino ad adesso, lasciando esclusivamente a noi di sobbarcarci la questione dell’immigrazione, figuriamoci se lo farebbero in condizioni peggiori. Naturalmente quando le cose si faranno veramente serie, ‘chi di dovere’ se la darà a gambe: Berlusconi per dirne una ha varie case ai Caraibi; dubito che gente come Renzi, Alfano, Salvini, Boschi, Madia, Grillo o Vendola se ne resterà qui a rischiare la pelle… scapperanno tutti, lasciando ai comuni cittadini di sbrigarsela da soli.

L’avvenire è fosco: abbiamo pensato che la ‘libertà’ risiedesse in smartphone, PC, connessioni veloci, porno su Internet a qualsiasi ora del giorno e della notte, tv satellitari, automobili, chiacchiere pallorane, etc… Abbiamo perso di vista tutto il resto, abbiamo lasciato che si creassero istituzioni sovranazionali a decidere il destino di interi popoli mentre a noi continuava ad essere raccontato che mettendo una scheda in un’urna potessimo decidere qualcosa.

Forse quando davvero cominceremo a vedere in Sicilia sventolare le bandiere nere, cominceremo a renderci conto di quanto tempo abbiamo buttato: in fondo, se dopo le ripetute minacce e dichiarazioni di guerra, si continua a parlare di Nazareno, legge elettorale e riforme fasulle, mentre Gentiloni, Alfano e compagnia rilasciano dichiarazioni e Renzi twitta, l’Isis ce lo meritiamo.