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E’ RICOMINCIATA LA GUERRA A MARINO

Quello che è successo a Roma la notte dell’ultimo dell’anno – la defezione in massa dei vigili urbani per ‘malattia’, cui per amor di precisione bisogna aggiungere quella degli autisti di una delle linee della metropolitana – ci dice una cosa sola: la guerra contro il sindaco Marino è ricominciata. Si chiude ‘in bellezza’ il 2014, annunciando nel contempo un 2015 di ‘guerra totale’.

L’obbiettivo mi pare fosse abbastanza chiaro: qui le ‘rivendicazioni di categoria’ – vere o presunte – c’entrano poco o nulla: c’entrava invece – e molto – il voler gettare la città nel caos; si voleva, abbastanza ovviamente, offrire la testa di Marino su un piatto d’argento alla destra romana e ai ‘mammasantissima’ del PD capitolino, dare loro l’occasione per un nuovo attacco concentrico contro il ‘sindaco alieno’; per fortuna, tutto è andato bene, il che dovrebbe far pensare i romani riguardo la reale utilità dell’attuale corpo di polizia municipale…

I lettori abituali di questo blog ricorderanno forse quello che scrissi a suo tempo, in occasione di tutta la gazzarra sollevata per il ‘caso Tor Sapienza’: Ignazio Marino a Roma sta sulle scatole a molti: ovviamente alla destra, che alla fine fa il suo mestiere, per quando nel solito modo rozzo e discretamente becero, più da ‘curva da stadio’ che non da Palazzo Senatorio, tipico dei destrorsi romani; ma anche anche alle ‘alte sfere del PD’: Marino la dirigenza del PD non l’ha mai voluto, perché estraneo alla politica maneggiona su cui il centrosinistra a Roma ha campato negli ultimi vent’anni; Marino è stato scelto dalla base, che proprio non ne poteva più, reagendo con un moto d’orgoglio contro i candidati epigoni dei Rutelli e dei Veltroni.

Ci erano quasi riusciti, a farlo fuori, dopo lo scandalo – mai totalmente chiarito – delle multe non pagate (ma dovute o meno?) e dopo il caos scoppiato a Tor Sapienza (anche in quel caso, restano non pochi sospetti di un qualcosa montato ad arte)… poi però è scoppiato il bubbone di Mafia Capitale, sono venute alla luce le connivenze tra una bella fetta della politica romana – di ogni versante – e il sistema gestito da Carminati, Buzzi e soci… e guarda caso, chi ne è uscito meglio? Proprio il ‘sindaco alieno’, la cui elezione, oltre alla destra ed ai ‘capoccia’ del PD capitolino, ha rotto le uova nel paniere proprio al ‘Cecato’ e alla sua cricca: non aggiungo altro, fatevi qualche domanda.

E’ trascorsa qualche settimana di tregua: si è aspettato che passasse qualche tempo senza notizie clamorose di nuovi indagati od arrestati, e poi si è ripartiti alla carica: stavolta si è ricorso alle armi pesanti, uno dei tre grandi ‘corpi’ che a Roma vengono usati quando si vuole mettere alle strette chi governa la città: i vigili, i conducenti dei mezzi pubblici (in parte coinvolti anche la notte dell’ultimo dell’anno), i tassisti; è stato lanciato un chiaro messaggio al sindaco: questo è solo l’inizio, aspettati un 2015 di fuoco, perché non ci fermeremo fino a quando non ti avremo tolto di mezzo.
Scommettiamo che nei prossimi mesi sarà una raffica di agitazioni di vigili, scioperi dei mezzi pubblici, manifestazioni dei tassisti, accompagnate dal berciare almeno ‘autentico’ degli esponenti della destra romana e dalle più ‘composte’ – ma quanto ipocrite!!! – richieste del PD di ‘cambiare passo’, mentre a farne le spese saranno i soli comuni cittadini?

Si cercherà di far passare Marino come un incapace, come il nemico pubblico numero uno… l’augurio è che i romani intelligenti e ‘pensanti’ siano coscienti del fatto che attualmente il problema di Roma non è certo Marino, e che il marcio sta altrove, nei luoghi in cui destra e sinistra intessevano amabilmente relazioni con Carminati, Buzzi e soci… auguriamoci tutti che Marino resti dov’è adesso, perché l’alternativa non potrebbe essere altra, se non quella di un referente di Carminati e soci…

P.S. A proposito, non mi risulta che alcuno dei coinvolti nel caso ‘Mafia Capitale’ sia stato ancora espulso dai partiti di appartenenza, il che la dice lunga su quale sia lo stato della politica a Roma.

P.P.S. Qualcuno si chiederà perché io difenda a spada tratta Marino: sottolineo che non sono né suo amico, né suo parente, ma visto che l’ho votato, vorrei vederlo all’opera per cinque anni per vedere che combina; mi chiedo secondo quale principio Alemanno abbia potuto non-governare Roma per cinque anni e invece Marino debba andarsene dopo manco due anni. In secondo luogo provo un’istintiva simpatia per tutti quelli che vengono lasciati soli, scaricati e che si trovano contro anche quelli da cui teoricamente dovrebbero essere appoggiati; rendetevi conto: Marino sta governando una città come Roma avendo una bella fetta del PD che gli rema contro, solo perché al Campidoglio c’è lui e non Gentiloni o Sassoli…

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CHE SUCCEDE A ROMA?

Io non so quale sia l’impressione che si siano formati i non romani su quanto successo a Roma negli ultimi giorni (mi riferisco a quanto avvenuto a Tor Sapienza) ad uso e consumo di chi non abita qui, e come spunto di riflessione per i cittadini romani, esprimo solo una considerazione: non fatevi fregare, è tutta fuffa. A Tor Sapienza è successo poco o nulla, e quanto è successo, se non proprio montato ad arte, è stato strumentalizzato contro il sindaco Marino.

Tor Sapienza è una periferia come ce ne sono tante altre, a Roma e nel resto d’Italia, specie nelle grandi città; un quartiere nato ‘bene’, anche, al contrario di altri mostri urbanistici, che però è stato progressivamente abbandonato dai servizi pubblici: mezzi di trasporo, pulizia, illuminazione… così, Tor Sapienza è diventato un ‘brutto posto’… e i posti brutti rendono brutta pure la gente che ci abita; tutto qui: gli abitanti di Tor Sapienza sono gli abitanti di una zona degradata, con servizi pubblici inefficienti, in cui la criminalità – dalla prostituzione alla spaccio di droga – ormai fa come gli pare e piace.

Quanto successo nei giorni scorsi potrebbe essere considerato la tipica ‘goccia che fa traboccare il vaso’: in sé un centro di accoglienza per immigrati non costituisce un problema; se però il centro si aggiunge ai campi rom, allo spaccio e alla prostituzione, diventa un problema; e questo è un modo di vedere le cose. Si potrebbe però ragionare diversamente: chiediamoci il perché di una tale cagnara per una struttura di accoglienza che non ha nulla di criminale; e chiediamoci perché ad esempio non si è sollevato casino per la prostituzione o lo spaccio… forse perché prendersela con dei minorenni lontani migliaia di chilometri da casa è più facile che prendere di mira chi spaccia, temendo delle ritorsioni.

C’è qualcosa che non va: io ho il forte sospetto che, oltre all’esasperazione dei cittadini, sotto ci sia altro; ho il forte sospetto che le proteste dei giorni scorsi siano state aizzate da qualcuno – sia chiaro: di questo non ho prove, sono solo sensazioni – cogliendo l’occasione dell’aria particolare che si respira a Roma dal punto di vista politico. L’impressione è che il sindaco Marino sia destinato a cadere in tempi brevi; sono mesi che sembra si cerchi il ‘casus belli’ per liberarsi di un sindaco che ormai la sua stessa parte politica ritiene troppo ingombrante perché fa troppo di testa sua; e guarda caso, negli ultimi giorni è uscita fuori prima la strana vicenda dei permessi di sosta per la sua Panda al centro che non si sa che fine abbiano fatto; e poi esplode la questione di Tor Sapienza: la tempistica è talmente perfetta che non può non destare sospetti…

Qualcuno si chiederà perché ormai l’intero panorama politico romano vuole liberarsi di Marino… o meglio, perché la destra se ne voglia liberare è chiarissimo, un po’ meno chiare – forse – sono le motivazioni del suo stesso partito. Ora: su Ignazio Marino ne sono state dette tante, a torto od a ragione; naturalmente, Marino non è stato il miglior sindaco di Roma, ma manco il peggiore: è un anno e mezzo che sta dove sta, non è nemmeno a metà mandato ed un giudizio, se si vuole essere un minimo intellettualmente onesti, è del tutto prematuro. Il punto è che Marino non fa parte di nessuna delle conventicole della sinistra romana: è stato eletto alle primarie proprio perché gli elettori di sinistra ne avevano piene le palle dei giochetti di potere dei politici capitolini, perché la prospettiva di avere come sindaco Sassoli, arrivano fresco fresco dal Parlamento Europeo o  – peggio mi sento – Gentiloni (quello che adesso ha aggiunto alla sua collezione di poltrone quella di Ministro degli Esteri) sembrava ai più deleteria.

Marino, coi debiti distinguo, sembrava una sorta di ‘grillino infiltrato’ in seno alla sinistra romana… uno che dice le cose che pensa, uno non legato alle liturgie, uno non ammanicato coi palazzinari e via dicendo… il PD se lo è ritrovato, ed è stato costretto a tenerselo, ma dal momento in cui Marino è salito al Campidoglio, il suo stesso partito ha cominciato a remargli contro per toglierselo dai piedi. Quello che dà fastidio soprattutto al PD, è che Marino fa di testa sua senza chiedere nulla a nessuno: magari sbaglia, ma vivaddio non si fa imporre la linea da chicchessia… per questo, sono mesi che il PD sta brigando per levarselo dalle palle, e quello che è successo a Roma in questi giorni sta dando al PD romano l’occasione che aspettava: in parole povere:  al PD degli abitanti di Tor Sapienza non gliene frega un ca**o, gli frega usare qunato successo a Tor Sapienza per defenestrare Marino, per metterci magari al posto Zingaretti (il fratello di Montalbano), attuale Presidente della Regione Lazio, e dare il via al classico giro di poltrone; guarda caso, infatti, Zingaretti in questi mesi è stato zitto e buono, col classico atteggiamento ‘paravento’ di chi aspetta l’occasione giusta per farsi avanti: mai una parola sul sindaco di Roma, contro o a favore: Zingaretti è quello che fa lo gnorri proprio perché la sa lunga… non dice una parola, perché non vuole bruciarsi; non prende posizione, perché aspetta che qualcuno vada da lui col cappello in mano a chiedergli di fare il salvatore della patria. Va sottolineato peraltro che c’è una scuola di pensiero secondo cui Zingaretti potrebbe essere una sorta di anti-Renzi all’interno del PD, e la visibilità che gli darebbe la poltrona di sindaco di Roma gli tornerebbe molto utile.

Ignazio Marino probabilmente non riesce manco a fare tutto ciò che vorrebbe, perché ha contro non solo l’opposizione, ma anche il suo partito… in questa situazione secondo me si è venuta a creare una sorta di ‘santa alleanza’ contro il sindaco, che va da CasaPound al PD, tutti accomunati dal desiderio di liberarsi di Marino e rimettere in gioco le poltrone della capitale… e siccome a me le situazioni in cui tutti si coalizzano contro una persona sola mi danno il voltastomaco, allora io dico che proprio per questo Marino deve restare dove sta: la sola prospettiva di tornare ad elezioni e vedere salire al Campidoglio il fratello di Montalbano che parla con la zeppola o l’imprenditore Marchini o Giorgia Meloni a me dà la nausea. Ancora più nauseante, se possibile, è il fatto che per far fuori Marino stiano venendo strumentalizzate le legittime rivendicazioni di cittadini che hanno problemi incancreniti, la responsabilità dei quali è divisa più o meno equamente da chi ha preceduto l’attuale sindaco: i signori Rutelli, Veltroni ed Alemanno; però si scarica tutto su chi sta al Campidoglio da un anno e mezzo, solo perché sta sui co***oni ai ‘capi’ del PD romano…

L’impressione è comunque veramente brutta, e non mi meraviglierei se in Primavera si riandasse a votare per il Sindaco; tanto, dato che si voterà pure per il Parlamento, una scheda in più che vuoi che sia…

DI SINISTRA, DESTRA, MOVIMENTO CINQUE STELLE E POLEMICHE ASSORTITE

AVVERTENZA: IL POST CHE SEGUE E’ CHILOMETRICO, E RIBADISCE CONCETTI GIA’ ESPOSTI ALTRE VOLTE SU QUESTO BLOG. PUO’ ESSERE GIUDICATO COME UNA GIGANTESCA PIPPA MENTALE O SESSIONE DI BRAINSTORMING; NON SIETE OBBLIGATI A LEGGERE, TANTO MENO A COMMENTARE, SE NON SIETE D’ACCORDO, TANTO POI IL RISULTATO SONO DISCUSSIONI CHILOMETRICHE SENZA ALCUN RISULTATO TANGIBILE.

Quando ho cominciato a interessarmi vagamente di politica, come molti della mia generazione, ad inizio anni ’90, con Tangentopoli e via dicendo, mi definivo esplicitamente di destra: mi piacevano Fini e il suo ‘spazziamoli via tutti’ (credo lo votai anche come sindaco di Roma, in contrapposizione a Rutelli che già allora aveva mostrato la sua indole di voltagabbana),  avevo anche una certa fascinazione per la Lega e il concetto di Federalismo… non nascondo, ma non credo sia una colpa, o qualcosa per cui mettermi in croce, che ammiravo Berlusconi, per tutto quello che aveva fatto fino a quel momento… poi col passare degli anni, ai tempi dell’Università, ho un pò cambiato opinione… alla fine, tutta una questione di ‘cosa viene prima’, se i ‘diritti’ o i ‘doveri’.  Per chi è di destra, vengono prima i ‘doveri’: il dovere di servire e onorare la Patria, il dovere di costruirsi una famiglia, il dovere di trovarsi un lavoro, anche umile, per contribuire allo sviluppo della Nazione; per la sinistra, vengono prima di diritti, ovvero, prima lo Stato deve mettere in condizione i cittadini di avere un lavoro che risponda alle proprie aspirazioni, di raggiungere il proprio benessere a prescindere da dove si parte. Poi vabbè, in mezzo c’è un oceano di differenze, ma in fondo secondo me la differenza di fondo tra destra e sinistra è questa: per la destra viene prima il singolo con le sue capacità e doveri nei confronti della società, per la sinistra i doveri sono innanzitutto della società nei confronti del singolo.

Sono di sinistra? Credo. Almeno, penso che le organizzazioni ‘sociali’, la società, lo Stato, chiamatelo come volete, esistano in quanto garantiscano al cittadino di accedere a diritti che altrimenti se fosse solo, non gli sarebbero garantiti. Intendiamoci, credo in un certo senso lo stesso singolo sia ‘artefice del proprio destino’ (concetto eminentemente di destra), ma se uno Stato deve esistere, la sua funzione è proprio quella di fare in modo di garantire un insieme anche limitato di mezzi, anche ai più deboli o  meno ‘forti’. Sono di sinistra quando penso che ognuno pagando le tasse debba contribuire al benessere sociale, divento di destra quando le tasse pagate vengono sprecate o usare per mantenere gli apparati burocratici dei partiti come succede in Italia: a quel punto, meglio che ognuno si tenga il proprio e aiuti il prossimo con la beneficenza. Sono di sinistra quando dico che bisogna aprire le porte  a chi scappa dall’Eritrea o dalla Siria, o da posti dove rischiano la vita, divento di destra quando certi immigrati pensano di potersi comportare in Italia come facevano a casa loro, e addirittura insultano gli italiani..

In fondo, non ho mai creduto che si possa essere completamente di destra o di sinistra: prendete il più ardimentoso difensore dei principi comunisti, mettetegli a rischio casa e risparmi in virtù del ‘bene superiore della società’ e vede come diventa subito uno strenuo difensore della proprietà privata; prendere uno che in casa tiene il busto di Mussolini, e magari scoprite che poi  nel tempo libero fa del volontariato a favore degli immigrati… Insomma, se a una persona chiedono ‘sei di destra o di sinistra’, la risposta più onesta dovrebbe essere ‘dipende’. In Italia, e questo è uno dei problemi di fondo, c’è invece questa luogo comune secondo cui se si è ‘di parte’, lo si è fino al midollo, e a mancare è soprattutto il rispetto per l’altro: per chi è di sinistra, chi non la pensa come loro è automaticamente un fascista; per chi è di destra, chi non è come loro, è automaticamente uno stalinista. Sotto questo punto di vista, l’Italia, fa schifo.

Dai primi anni ’90 in poi, questa situazione si è incancrenita: per gli elettori di Berlusconi, chi votava altrove era un pericoloso liberticida; per gli elettori di sinistra, chi votava Berlusconi era un ignorante, uno indottrinato dalla tv… le persone di buon senso e gli intellettuali? Tutti sinistra. Gli str***i fascisti, adoratori del ‘dio denaro’? Tutti a destra… Che schifo, ribadisco.  Lo stesso trattamento sta venendo riservato al MoVimento Cinque Stelle; il principale argomento di discussione è ‘Grillo è un fascista’. Se Grillo chiede il reddito di cittadinanza o si schiera contro la TAV, è populista; se le stesse cose le dicono SEL o il PD, allora è buon senso. Poi mi viene detto: eeeeh, ma Grillo certe cose le dice solo per prendere i voti… Perché, gli altri no???? Insomma, la questione qual è? Grillo è in malafede e invece Epifani, Letta, Renzi, Civati, Cuperlo, Monti, Casini, Alfano e Brunetta sono tutti santi che hanno a cuore le sorti degli italiani? E comunque, quale altro scopo ha una forza politica che si presenti alle elezioni se non quello di prendere i voti per andare al Governo (o piuttosto, salire al potere)?

In giro c’è una disonestà intellettuale disarmante: il centrosinistra, nelle sue varie articolazioni, è andato avanti per vent’anni sostenendo che l’unico problema dell’Italia era Berlusconi, salvo poi salvargli le chiappe ogni qual volta è andato (brevemente) al Governo, perché avere il ‘nemico’ contro cui ragliare era molto più comodo che non tirare fuori qualche idea degna di questo nome… adesso stanno ripetendo lo stesso errore con Grillo: la disoccupazione? E chi se ne frega. Le tasse? E chi se ne frega. Le carceri? E chi se ne frega (a parte quando parla Napolitano, se lo stesso problema lo solleva Pannella da dieci anni, stica**i), l’immigrazione? E chi se ne frega (a parte quando ci sono da piangere centinaia di morti); mi si chiederà perché io parli spesso male del PD: perché mi fa inca**are; del PDL che devi dire? E’ coerente, è il partito di Berlusconi e con Berlusconi: le idee sono quelle, lo scopo è chiaro, quindi puoi prendere posizione, pro o contro, il discorso è semplice.  Io Alfano, Brunetta, Santanché, Bondi, Lorenzin, De Girolamo non li sopporto; l’unico per cui ho un minimo di stima è Lupi, ma più che altro perché corre le maratone e questo me lo rende simpatico, a prescindere.

Il PD è una caso diverso, e mi fa inca**are perché il PD che potrebbe essere e che vorrei è molto diverso da quello che è… A me fa inca**are che il PD abbia scelto Epifani come segretario e che abbia Cuperlo come unica alternativa  a Renzi, e che continui a relegare nelle retrovie persone come Debora Serracchiani che se dirigessero il PD o si candidassero alla premiership Grillo lo spazzerebbero via in cinque minuti. A me il PD fa inca**are, perché ha messo a guidare il Governo uno dei suoi che non ha detto mezza parola sull’aumento delle pensioni da 300 euro o sul taglio delle accise sulla benzina, ma in compenso trova il modo di condonare 1,9 miliardi di euro di multa a chi ha frodato il fisco gestendo le slot machine, o quando sostiene che ‘su certe spese’ (leggi caccia F35), purtroppo ‘non c’è niente da fare’.

Dico che è inutile prendersela con gli italiani ignoranti se il MoVimento Cinque Stelle continua ad essere sopra al 20 per cento; non è l’ignoranza degli italiani, è l’inettitudine altrui: quella di Berlusconi che da vent’anni ciancia di ‘rivoluzione liberale’ e che se poi non la porta avanti, la colpa è sempre degli alleati traditori o della Magistratura; e quella del centrosinistra che ogni volta che è andato al Governo ci è andato male organizzato. La differenza tra il MoVimento e gli altri è tutta qui: gli altri hanno provato fallendo. Il MoVimento Cinque Stelle sta in Parlamento da pochi mesi, esiste da pochi anni, ma improvvisamente per alcuni sembra sia diventato l’unico problema dell’Italia.  Boh, se vi fa piacere pensarlo, accomodatevi, ma resta il fatto che dire ‘Grillo è fascista e chi lo vota è un ignorante’ non è un argomento, è un modo furbetto per evitare il confronto e una strada comoda per continuare a pensare di avere una superiorità morale e intellettuale che in realtà non avete. Mentre nel MoVimento Cinque Stelle c’è anche tanta gente critica (a cominciare dal sottoscritto) dalle altre parti non c’è nessuno che sia disposto a riconoscere a Grillo un seppur minimo merito, o beneficio del dubbio: “Grillo è fascista e chi lo vota è un ignorante’. In fondo è la stessa cosa successa con Berlusconi, che non era la causa, ma il sintomo, lo stesso è il MoVimento Cinque Stelle, risultato degli ultimi vent’anni di malapolitica, ma la colpa invece è degli italiani che – ma che strano – non danno fiducia agli altri.  Continuate così, fatevi del male.

I ROMANI SI SONO ROTTI IL C***O DI ESSERE PRESI PER IL C**O

Immagino che nel pomeriggio, in attesa dei risultati definitivi, vagonate di opinionisti (sempre gli stessi) si eserciteranno in ponderose analisi sulla bassa affluenza alle elezioni… che tra l’altro ha stupito pure me: insomma, la ‘scelta secca’ secondo me avrebbe dovuto favorire un maggior afflusso… invece, niente… ci ritroviamo col rischio di un Sindaco di Roma eletto da metà della metà degli aventi diritto: in pratica il 25 per cento della popolazione che sceglie per tutti. La morte della democrazia. Ora, invece di stare  a seguire per ore i perché e i percome, leggetevi il titolo, il motivo sta tutto lì. Sono vent’anni che a Roma cambia poco o nulla: e prima Rutelli, che col Giubileo doveva succedere chissà che; e poi Veltroni, il ‘supersindaco’ con la Festa der Cinema e le periferie degradata e poi Alè, Magno!! coi suoi cinque anni di vuoto cosmico… e beh, a un certo punto i romani si sono pure rotti il ca**o… Io ho votato un pò per dovere, un pò per principio (le motivazioni le trovate un paio di post addietro), ma la convinzione che Marino possa realmente cambiare le cose è scarsina…  e col senno di poi non mi meraviglio. Al netto delle dissertazioni che sentiremo nel pomeriggio, la realtà  è semplice: i romani si sono rotti i co***oni.

ELEZIONI ROMANE

Cacchio, come passa il tempo… sembra ieri, come citava una canzone di Bennato… e rieccoci qui, cinque anni dopo, a rieleggere il sindaco della Capitale.  Come andarono le cose l’ultima volta, lo ricordiamo un pò tutti: ricordiamo Veltroni ‘il Supersindaco’ specializzato nel tagliare nastri; ricordiamo i problemi sottovalutati o passati in secondo piano, come la più classica ‘polvere sotto il tappeto’; ricordiamo i lustrini della ‘Festa der cinema’, mentre in periferia cresceva il malcontento e l’astio verso ‘l’altro’; ricordiamo la favoletta di ‘Roma città dell’accoglienza’ quando poi bastava salire su un autobus o andare in un mercato per capire che le cose non stavano esattamente così; ricordiamo la scelta demenziale di ricorrere a un cavallo di ritorno come Rutelli… e infine ricordiamo il trionfo di Alè – Magno, con contorno di saluti romani sotto al Marco Aurelio… Tante grazie.

Sono passati quattro anni e a Roma le cose non sono migliorate; a dirla tutta non sono nemmeno naufragate, Roma dà l’impressione di essere un enorme transatlantico che va avanti per conto suo a prescindere da chi la governa; il problema arriva se il mastodontico natante si arena, perché allora disincagliarlo è un bel dito in c**o… Dopo cinque anni Roma non è ‘incagliata’, ma senz’altro non ha cambiato rotta: i problemi sono sempre gli stessi, a cominciare dal traffico e dalla nettezza urbana: questioni che in questi quattro anni sono state bel lungi dall’essere affrontate di petto, ma che sono state lasciate lì a incancrenire… sulla raccolta differenziata qualcosa si è fatto, ma in cinque  anni i risultati sono sotto la media, per non parlare della questione della discarica di Malagrotta;  se poi pensiamo che guarda caso, proprio le due società che gestiscono trasporto pubblico e spazzatura – ATAC e AMA – sono state al centro di scandali riguardanti assunzioni clientelari, il cerchio si chiude.

Altri quattro anni di Alemanno sarebbero quindi una jattura con pochi precedenti; il problema è però chi mettere al suo posto; il candidato più papabile è ovviamente Marino, sostenuto dal centrosinistra. Ora. Marino è una persona onesta e degna; lascia qualche dubbio il fatto che si intenda più che altro di medicina, per quanto mi riguarda sarebbe stato un ottimo Ministro o Assessore alla Sanità, ma sarà veramente adatto a fare il sindaco? Venisse eletto, mi auguro almeno si circondi delle persone giuste… il problema è che nel caso diventasse sindaco, Ignazio Marino avrebbe le mani legate, ammanettate da un partito che anche a Roma è ridotto ad una serie di bande in lotta tra loro per il territorio. Fosse eletto, Marino avrebbe a che fare con un PD costituito da almeno tre partiti: la base, che l’ha eletto alle primarie, la ‘banda Gentiloni’ (per intenderci il PD che segue la tradizione rutellian-veltroniana) e la ‘banda Sassoli’ (ovvero il PD del versante Bersanian – D’Alemiano); aggiungiamoci Sel e, probabilmente Alfio Marchini che, da uomo sedicente di sinistra, correrà in suo soccorso in un eventuale ballottaggio… Il risultato sarà la solita accozzaglia cui la sinistra ci ha abituato da tempo, con la solita spartizione delle poltrone e risultati nefasti per l’amministrazione cittadina. Iganzio Marino ha la mia stima e il mio rispetto, ma mi dispiace, Roma ha già dato. Basta così, è tempo di provare altro. Alemanno ha avuto la sua occasione e i risultati (non) si sono visti.

Io darò il mio voto al Cinque Stelle Marcello De Vito: il suo programma non è poi così dissimile dagli altri (tutti sono abbastanza dominati da dichiarazioni di principio, ed idee un pò generiche, entrando non troppo nel merito delle questioni), però che devo dire? Mi dà fiducia. Mi dà fiducia per lo stesso motivo per cui mi danno ancora fiducia i Cinque Stelle: sono nuovi, hanno entusiasmo e voglia di fare, non sono legati a logiche vecchie viste fino ad ora; poi per carità, può anche essere che una Roma governata dal MoVimento imploda dopo un anno e messo e si debba riandare ad elezioni, tutto è possibile; la mia impressione è che però per governare bene Roma ci voglia solo un pò di conoscenza e di ‘vissuto’ dei problemi e di buon senso; soprattutto, c’è bisogno di evadere dalle logiche spartitorie, dagli ammanicamenti, dagli ‘aggiustamenti’ con ‘gli amici degli amici degli amici’; c’è bisogno di piantarla di vedere Roma come un trogolo cui si avvicina di volta in volta il branco di chi vince le elezioni… e sinceramente, se penso ad Alemanno od al PD, non sono tanto sereno, a riguardo; Marcello De Vito mi dà più sicurezza (oltre a chiamarsi come me: Marcello, un nome – una garanzia 🙂 ).

Se poi De Vito non ce la farà e si proporrà il ballottaggio che tutti credono, finirò per dare fiducia a Marino, sperando che riesca a svincolarsi dal legame ingombrante con un partito ed un alleanza in cui gli stracci (ed altro) sono sempre lì lì per prendere il volo; ma sarebbe comunque un voto al meno peggio, nella quasi certezza che tutto rimarrà come prima e che ci si debba solo augurare che l’enorme cetaceo capitolino non si areni da qualche parte.

IL PD E LE PRIMARIE PER IL SINDACO DI ROMA…

…la domanda è la solita: ci si può fidare di un partito che si organizza e si presenta in questo modo? La considerazione che ne segue, anch’essa consueta, è che il PD se continua così di strada non ne farà molta… per chi non sapesse di cosa sto parlando: domenica a Roma ci sono le primarie per scegliere chi sarà il candidato della coalizione di centro-sinistra alla prossima elezione del sindaco di Roma; che poi andrebbe sottolineato che si tratta di ‘primarie di coalizione’, ma dato che il PD è preponderante, si finisce per parlare di ‘primarie del PD’, altro elemento di confusione. I candidati sono sei: quattro del PD, una di SEL, uno del Partito Socialista. Qualcuno potrebbe affermare che l’ampio numero di candidati è segno di democrazia, del resto i candidati sono parecchi anche alle primarie dei Democratici negli USA… solo che,  banalmente, il PD non è il Partito Democratico americano, ma questo discorso ci porterebbe lontano. Il problema non è nemmeno il numero di candidati: se pensiamo alle primarie di PD & Co. per la scelta del candidato Premier alle ultime elezioni, un minimo di logica c’era, perché quei candidati rappresentavano varie ‘anime’ del Partito… Nel caso romano, l’impressione è di trovarsi di fronte a un regolamento di conti tra ‘bande’ interne al partito: in cosa differiscano i programmi delle ‘tre punte’, Ignazio Marino, David Sassoli e Paolo Gentiloni, ancora non s’è ben capito… Dibattiti se ne sono visti pochi, le polemiche non hanno riguardato i programmi ma, per dirne una, il fatto che Sassoli abbia tappezzato la città di manifesti. Il livello generale sembra bassino: Ignazio Marino è una brava persona, competente nel suo campo, la medicina, ma mi piacerebbe capire quali competenze abbia in fatto di trasporti e nettezza urbana, le urgenze più immediate della Capitale. David Sassoli prosegue la ‘nobile’ tradizione dei giornalisti di sinistra prestati alla politica (leggi alle voci: Badaloni, Marrazzo, Gruber, Santor, etc…): il problema è che negli ultimi anni Sassoli ha frequentato più Bruxelles di Roma; certo questo gli sarà servito per vedere come funzionano le cose all’estero, ma non si capisce quali ‘numeri’ possa vantare per poter gestire Roma. Paolo Gentiloni si presenta in ‘quota Renzi’, quindi dovrebbe rappresentare il ‘nuovo’: il problema è che Gentiloni sta in politica da parecchio, ha avuto incarichi nella giunta Rutelli all’epoca del Giubileo (e visti i risultati mediocri già questo basterebbe a lasciarlo a casa), dopodiché si è dato alla politica nazionale, diventando Ministro delle Comunicazioni con Prodi e sollevando un marasma di polemiche quando propose una legge che i più videro come una sorta di tentativo di ‘imbavagliare’ i blog. Gentiloni cerca adesso il rilancio, tentando la scalata al Campidoglio. La quarta candidata del PD è l’unica che può serenamente e onestamente affermare di avere un’esperienza sul territorio che le abbia dato le competenze necessarie a governare una città: è stata Presidente di Municipio, e quindi si è dovuta confrontare tutti i giorni con problemi come traffico, trasporti pubblici, decoro urbano, verde pubblico etc…  E’ stata assessore provinciale allo Sport, Turismo e Giovani;  è stata dirigente dell’Ente Nazionale Protezione Animali;  ha, insomma, percorso tutta la sua carriera negli enti e nelle realtà locali. Prima di entrare in politica, è stata insegnante precaria per 15 anni. Se sento la Prestipino parlare di trasporti pubblici, ho di fronte una che sa di cosa parla; con tutto il rispetto, Marino, Sassoli e Gentiloni non possono affermare lo stesso. Intendiamoci, per fare il sindaco bisogna anche essere dei ‘politici di carriera’, come Gentiloni, o dei ‘tecnici prestati alla politica’ -Ignazio Marino è competente in un settore come la sanità dove Roma non se la passa benissimo – o semplicemente bisogna aver ‘voglia di fare’, come Sassoli… ma se coi problemi di una città come  Roma non ci vivi tutti giorni, è difficile che tu  te possa occupare… Il ‘saper fare politica’, le competenze tecniche o il semplice ‘sapersi presentare’ non bastano, specie al giorno d’oggi. Ovviamente il fatto che Patrizia Prestipino sia una donna, non guasta – assieme a lei va peraltro sottolineato che anche Sel ha candidato una donna, Gemma Azuni – ma ancora più importante mi pare il fatto che sia una persona che ‘sa dove mettere le mani’: gli altri si dovranno per forza di cose affidare ai loro ‘consulenti’, limitandosi (come hanno fatto sia Rutelli, che Veltroni, che Alemanno) ad andare in giro a tagliare nastri e rilasciare dichiarazioni. Io non so se voterò alle primarie; so però che Sassoli, Gentiloni e Marino non corrono per governare Roma, usano queste primarie per il più classico dei ‘regolamenti di conti’ tra le varie correnti del PD (esempio: se vince Gentiloni, Renzi aumenterà ulteriormente il suo peso all’interno del partito); io non voglio che Roma abbia altri anni alla Veltroni, che ha messo i problemi della città sotto al tappeto, pensando che per governare bastasse fare la ‘Festa del Cinema’ e che come risultato hanno avuto solo quello di mettere la città nelle mani di Alemanno (e i risultati si sono visti). Io voglio una persona che corra per diventare Sindaco perché vuole risolvere i problemi di Roma, non fare carriera nel partito. Per questo, mi auguro sinceramente che Patrizia Prestipino vinca le primarie; è molto difficile, ma sperare non costa niente.

PERCHE’ BERLUSCONI RIVINCERA’

Beh, in fondo non c’è granché da stupirsi, della ridiscesa in campo di Berlusconi: era un evento prevedibile e che al di là delle dichiarazioni di facciata, credo faccia molto piacere anche ai suoi ‘avversari’: in fondo è sempre bello avere a che fare con un vecchio amico, e in questo modo – come già si è visto ieri – i suoi presunti avversari si caveranno d’impaccio dal dover proporre ‘idee’ e potranno ricominciare a sgranare il vecchio rosario delle rampogne antiberlusconiane… Il ritorno (ma se n’è poi mai andato veramente?) di Berlusconi è in fondo pure giusto: in un sistema politico in cui le facce, con l’eccezione di Grillo (fenomeno la cui reale portata  e dimensione è ancora tutta da vedere) sono sempre quelle, allora non vedo perché non debba esserci pure lui. Bersani e Casini stanno sempre lì; Fini e Rutelli pure; Di Pietro e Vendola non ne parliamo, e allora perché loro si e Berlusconi no? Solo perché Berlusconi è stato costretto a mollare la presa, in una situazione di cui ogni italiano dovrebbe vergognarsi? Ricordiamo, perché se n’è andato Berlusconi: Berlusconi se n’è andato perché così hanno voluto la BCE, l’FMI, l’UE e dulcis in fundo la Germania e la Francia: alla faccia della democrazia!!! Nessuno l’ha sottolineato a sufficienza, ma quello che è successo in Italia a novembre non ha precedenti (o ne ha ben pochi) nella storia delle democrazie occidentali: non solo un Primo Ministro democraticamente eletto è costretto a farsi da parte, ma viene sostituito da una persona non eletta da nessuno e sostanzialmente imposta da istituzioni politico – economico – finanziarie straniere con l’aggiunta, fatto ancora più grave, di qualche Stato estero. In un Paese normale ce ne sarebbe stato abbastanza per scendere in piazza a lanciare di tutto;  ma l’Italia non è un Paese normale non è. In Grecia e Spagna sono scesi in Piazza a far sentire la loro protesta, noi siamo scesi in piazza perché la Nazionale ha battuto la Germania a calcio: BELLA PROVA!!! Quando è arrivato Monti, ci è stato detto che ‘nulla sarebbe stato più come prima’: fior di politologi si sono profusi in dotte disquisizioni affermando che sarebbero cambiati uomini e partiti. Oggi, a otto mesi dalle elezioni, partiti e uomini sono sempre quelli, e allora mi chiedo: perché gli altri e Berlusconi no? Con quale faccia Bersani e Casini ironizzano sul ‘nuovo’? Ma perché sono ‘nuovi’, loro??? Di tutte le ipotesi tirare fuori negli ultimi mesi, non una si è verificata: Montezemolo, per citarne uno, che fine ha fatto? Ha probabilmente deciso che dirigere i treni è molto meglio che dirigere l’Italia… E allora, siccome la situazione è questa, è giusto che il quadro si ricomponga col ritorno di Berlusconi. Tanto più che in questi mesi il PDL non è stato capace di rinnovarsi, dettare una linea, trovare nuovi slogan e parole d’ordine: il PDL E’ Berlusconi e viceversa: anche se dovesse cambiare nome, la realtà resterà questa. Elettoralmente, Berlusconi è l’unico capace di risollevare le sorti del partito da lui creato: la sua ridiscesa in campo, gli consentirà di riprendere almeno il 5 – 10 per cento dei voti persi secondo i sondaggi di questi mesi, recuperando gran parte dei delusi attirati da Grillo: per questo dico che la sua ridiscesa in campo fa piacere a Bersani, Casini & Co.: + Berlusconi = – Grillo, con la differenza che Berlusconi lo conoscono ed è amico loro, con Grillo non saprebbero che pesci prendere.  Basta, del resto, vedere il tono delle dichiarazioni di ieri: tutta roba trita  e ritrita, di facciata, le solite ironie che hanno sistematicamente portato il PD a perdere contro il Cavaliere: invece di entrare nel merito delle questioni, si ironizza, e poi ci si attacca al tram. Se Berlusconi si ripresenterà alla guida del PDL l’anno prossimo, vincerà: non so se direttamente, diventando Premier, o indirettamento, mantenendo comunque il pallino del gioco, ma di voti ne prenderà, e parecchi. Berlusconi conosce gli italiani, in fondo è come loro: quando ha lanciato le sue televisioni, sapeva esattamente cosa volevano gli italiani dalla tv: quiz con montepremi esorbitanti e donne poco vestite; quando è sceso in politica, è stato lo stesso: ha dato agli italiani quello che volevano, il sogno di una società perfetta fatta da ricchi; del resto gli italiani sono gli stessi che si sono tenuti Mussolini per vent’anni e per altri quarant’anni hanno mandato al Governo ‘mamma DC’. Berlusconi avrà vita facile: con un popolo italiano incarognito per le tasse, si presenterà come l’uomo del ‘niente tasse’ e prenderà un boato di voti da parte di tutti quelli stufi marci della ‘cura Monti’. Qualcuno dirà che gli italiani sarebbero scemi, a rimandare Berlusconi al Governo: beh, ma gli italiani SONO scemi: ribadisco, sono gli stessi che si sono tenuti Mussolini e la DC… Gli italiani sanno benissimo che la situazione non è rosea, tuttavia la ‘cura Monti’ ha dato l’impressione di accanirsi sui soliti e di lasciare perdere chi non è mai stato toccato: questo Governo di automi, di gente come la Fornero, Polillo o il neo-Ministro Grilli che sembra algida, priva de più minimo calore umano e comprensione, attenta solo ai numeri e ampiamente menefreghista nei confronti della vita quotidiana delle persone ah deluso gran parte degli italiani, che di fronte al ritorno del Berlusconi caloroso e ironico comunicatore non avranno difficoltà a votarlo. Stavolta gli avversari del Cavaliere manco avranno più la scusa dei processi: una marea di prescrizioni e qualche assoluzione hanno fatto ormai tabula rasa dei guai giudiziari di Berlusconi, il quale ha poco o nulla da temere anche dal processo Ruby, visto che nessuno potrà mai provare al di là di ogni ragionevole dubbio che Berlusconi sia andato a letto con una minorenne. Qualcuno si chiederà perché Berlusconi si rimetta in gioco, visto che non deve più tutelarsi dai processi: beh, la risposta è semplice: potere, puro e semplice. Andreotti diceva “il potere logora chi non ce l’ha”: nel caso di Berlusconi questo è ancora più vero: quell’uomo senza potere non sa stare, sta male, si deprime, si ammoscia; è un uomo ormai più verso i 70 che gli 80, per aumentare la sua speranza di vita l’unica strada è vivere nel modo che lo gratifichi maggiormente, e questo vuol dire avere potere, tornare a dirigere il gioco, a essere il ‘Capo’.  In tutto questo, la figura peggiore la rimedia Alfano, ‘nominato’ segretario del PDL per acclamazione e investitura berlusconiana, rimasto lì il minimo necessario e prontamente rimesso da parte: bella figura…