Conosciuto soprattutto nella scena romana, Emilio Stella si è segnalato a più riprese, nel corso in una carriera ormai ultradecennale, con una discografia qui giunta – se non erro – al terzo disco e con vari singoli, anche con un certo riscontro.
Il cantautore è uno di quegli esempi, per certi versi ‘tipici’, dell’evoluzione di una ‘scuola romana’ che, specie in tempi recenti, ha ‘riscoperto’ l’eredità di una tradizione fatta di ballate popolari e ‘stornelli’.
Non che Stella sia uno ‘stornellatore’, intendiamoci, anche se in passato l’ironia è stato uno degli elementi che l’ha portato a farsi conoscere, assieme a una componente più ‘sociale’.
“Salva” per sua stessa ammissione, è invece un disco più raccolto, personale, in cui spesso Stella canta in prima persona, frutto anche di eventi ‘definitivi’ come la nascita di una figlia; elemento autobiografico che non esclude lo sguardo sul mondo, la riflessione sulla necessità di un modus vivendi più ‘libero’, e disposto agli altri.
La title track che apre il disco è alla fine una sorta di sintesi: ‘Salva’ è una sorta di esortazione a sé stesso e agli altri, per individuare e preservare ciò che c’è di veramente importante.
Ritmi compassati con suggestioni reggae ed episodiche derive rap, si mescolano a un mood generale in cui Emilio Stella non rinuncia mai alla marcata inflessione romana, scelta stilistica volta alla genuinità a una certa attitudine ‘stradarola’, che negli ultimi anni ha caratterizzato molta della scena romana, da Fabrizio Moro a Ultimo.
Alcune partecipazioni illustri – Cristicchi nel brano di apertura, il collettivo rap Bestierare (di cui fa parte anche Elio Germano), Frances Alina Ascione (nota per la sua partecipazione a Radio2 Social Club) – contribuiscono a un disco che conferma Emilio Stella come una delle voci più interessanti della attuale scena capitolina.
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14 Feb
SALENTO ALL STARS, “L’ERA DEL CIGNO BIANCO” (GATE 19 / PUGLIA SOUNDS)
Sono passati sei anni dal disco precedente dei SAS e a quanto sembra non invano.
“L’Era del Cigno Bianco”, descritta nella title track – scritta nel corso della ‘chiusura totale’ di ormai quasi un anno fa, vuole essere un messaggio di speranza verso la possibilità che, una volta finito questo difficile periodo, si possa aprire una nuova fase, più attenta alle ‘cose piccole ma importanti’.
La realtà, nel frattempo, è quella di sempre: dalla questione, ancora irrisolta, dell’ILVA, fino alle tragedie nel Mediterraneo, passando per il caporalato.
L’impegno è un marchio di fabbrica, ma c’è spazio anche per la riflessione sul proprio essere artisti, in una fase in cui il settore, tra i più colpiti dalla crisi, è stato anche tra quelli più lasciati indietro, vittima del luogo comune dell’arte come svago e ‘disimpegno’-
Accompagnati da uno stuolo di artisti (O’ Zulù, Papa Ricky, Michele Riondino ed Erica Mou, i rapper Magnitudo 12 tra gli altri), i Salento All Stars danno vita a un lavoro variegato e sgargiante, che veleggia mescolando generi e stili, tra spezie mediterranee e caraibiche, sonorità metropolitane e colori rock.
1 Nov
LUVESPONE, “UN PO’ PIÙ A SUD” – SINGOLO (MAQUETA RECORDS – ARTIST FIRST)
Nuovo singolo per Luvespone (Guido Savatteri).
Scritto in un periodo un filo tribolato, tra continui cambi di casa e quarantene, ‘Un po’ più a Sud’ è frutto delle emozioni provate (come se non bastasse) nel corso di un’infatuazione: il titolo è una metafora per il ‘sentirsi giù’ nei momenti di assenza dell’amata.
Il tutto diventa poi forse un’allegoria in generale dei propri desideri da realizzare.
La formula sonora resta quella di un gradevole cantato reggae con una buona dose di elettronica: in questo caso salta subito all’orecchio la base ripresa da ‘English man in New York’ di Sting.
7 Giu
TARSIA, KRIKKA REGGAE, THE UNIKORNI: SINGOLI
Passi
Maqueta Records / Artist First
Singolo di anticipo per il disco di esordio di questa cantautrice di Policoro (Matera) con un’esperienza già solida alle spalle.
I ‘Passi’ del titolo sono quelli che si compiono in relazioni sentimentali talvolta complicate in cui non si procede assieme, ma è necessario compiere i propri passi singolarmente per raggiungere la felicità…
Vocalità convincente, ma una scelta interpretativa e sonora forse un po’ troppo ‘di maniera’, per un’artista che dichiara influenze, oltre che pop e popolari, anche funk, soul e jazz.
Krikka Reggae feat. Sud Sound System
Confusione
Libellula Music
Nuovo singolo per questa band che negli ultimi anni si è segnalata nel panorama della musica del Mezzogiorno.
Realizzato in collaborazione con gli storici Sud Sound System, ‘Confusione’ è un riuscito mix di reggae e funk, discretamente coinvolgente, anche se qua e là vagamente scontato nel testo; apprezzabile comunque l’invito, in tempi in cui la confusione regna appunto sovrana a tenere viva l’attenzione, contro ogni tentativo di limitazione di libertà e diritti.
‘Latte Color Plastica‘
Libellula Music
Singolo che anticipa il disco di esordio di questo duo torinese, in cui Fabrizio Pan (già nei Melody Fall) incontra la batterista Giorgia.
Una struttura che ricorda i White Stripes, coi quali il duo appare in effetti avere qualcosa in comune anche sotto il profilo sonoro.
L’attitudine non manca: il fatto di essere in due spinge a dare il massimo in fatto di energia e ne esce un brano (dedicato alle difficoltà dell’avvio di un rapporto amoroso) in cui la distorsione delle chitarre raggiunge livelli quasi industriali, accompagnata dalla voce gridata, iraconda di Giorgia.
Un brano promettente, in attesa del primo lavoro sulla lunga distanza.
4 Ago
GASPARAZZO BANDABASTARDA, “PANE E MUSICA” (NEW MODEL LABEL / AUDIOGLOBE)
Giungono all’ottavo disco gli scavezzacollo della ‘Banda Bastarda‘ che in tempi complicati sembrano voler andare al ‘nocciolo’ alle cose iMportanti: “Pane e Musica”, appunto e tanto basta.
Lo fanno coi loro consueti modi scanzonati, ludici ma senza lasciare a casa l’impegno.
Un disco che ci riconsegna la solita scorribanda tra i generi: reggae, spezie balcaniche, la canzone popolare italiana, funk e calypso.
I sei musicisti che coprono lo Stivale, dalla Puglia all’Emilia passando per l’Abruzzo, omaggiano Scola e il calciatore antifascista Bruno Neri, scrivono odi alla ‘O’ (intesa come vocale) e alla ‘Patata’ (intesa come tubero, ma anche altro volendo) inni allo za’vov, un tributo al poeta curdo Hisam Allawi
Un disco solare e dai colori vivaci, che invita al movimento, coprendosi improvvisamente di nubi minacciose sul finale, quando il preoccupato sguardo sulla realtà quotidiana di casa nostra prende il sopravvento.
11 Nov
LOU SERIOL, “OCCITAN” (AUTOPRODOTTO / EGEA MUSIC)
Venticinque anni e passa di attività alle spalle, i Lou Seriol sono appena alla quarta uscita discografica: non ‘facile’, del resto, la scelta di esprimersi in occitano, lingua antica che, pur poco usata, sembra aver trovato nella musica uno dei principali canali di diffusione e mezzi per la propria sopravvivenza.
I dodici brani che compongono “Occitan” non si limitano però non solo e non tanto alla sola tradizione, al folk e alla canzone popolare, ma anzi, lanciano lo sguardo oltre, facendo tesoro di decenni di esperienze, e mostrando soprattutto le proprie influenze caraibiche, tra reggae e ska, dub e calypso, flirt col dancefloor, escursioni in territori blues e funk, qualche accenno rock, parentesi da jazz band: la formazione – base è di cinque elementi, ma nutritissimo il numero degli ospiti, con una strumentazione allargata ad includere archi e fiati, armonica e banjo.
L’esito è un disco variopinto, solare, all’insegna del più classico dei contrasti con la bramosità dei territori al confine tra Italia e Francia, che usa una lingua antica per parlare di questioni più che mai attuali, di libertà, giustizia e immigrazione e che in chiusura offre una rilettura arrembante di un classico come ‘Anarchy in the U.K.’
7 Ott
DANIELE CASTELLANI, “ARRIVEDERCI EMILIA” (NEW MODEL LABEL)
Dopo alcune esperienze in un paio di band, Daniele Castellani emiliano di Scandiano (RE) si cimenta col suo primo disco solista.
Sette pezzi (tra cui uno strumentale) scelti tra la produzione non troppo ampia di un autore che “scrive solo quando ha qualcosa da dire”, in cui prevale l’elemento biografico, tra ricordi d’infanzia, riflessioni su momenti di crescita, il progressivo mutamento del paesaggio (fisico, ma forse anche umano), le immancabili traversie sentimentali…
Lo sguardo appare disincantato, velato di un’ironia che sfiora il cinismo, sotto traccia forse un filo di rabbia, l’ombra di certi rimpianti e recriminazioni, con modi che a tratti possono ricordare Ivan Graziani.
Interessante l’aspetto sonoro della faccenda, all’insegna di un rock che cercando di evitare certe scelte ‘scontate’ (dopo tutto, siamo sempre in Emilia), finisce per rifugiarsi negli anni ’70 e nei primi ’80, tra vaghi richiami prog, allusioni psichedeliche, accenni reggae.
30 Ott
BUZZY LAO, “HULA” (INRI)
Disco d’esordio per questo cantautore torinese che si fa conoscere solo con lo pseudonimo di Buzzy Lao, varie esperienze alle spalle tra cui una lunga parentesi londinese, la consueta gavetta dal vivo, di supporto, tra gli altri, a Dente, Daniele Celona e Omar Pedrini, un singolo e un primo Ep all’attivo.
Ora, il primo tentativo sulla lunga distanza, coadiuvato da Fabio Rizzo (già al lavoro con Nicolò Carnesi e Pan del Diavolo); tredici brani (tra cui un breve strumentale) poco più di cinquanta minuti la durata, per un lavoro che affianca ad una tipica impronta cantautorale, suggestioni sonore che, partendo da una forte componente blues, ampliano l’orizzonte verso il soul, il folk, fino a lambire territori reggae e rock.
Un disco che assume i connotati, se non di una sorta di seduta di analisi, quelli di un tirare le somme, di un fare il punto della situazione su quanto compiuto e percorso fino ad ora, come a fotografare una fase della propria vita prima che questa si chiuda e una porta si apra sul prossimo futuro.
Riflessioni esistenziali, magari dominate da un clima di incertezza, tipico di chi si trova a metà di un guado, a cercare dentro di sé la forza per affrontare nuove sfide ‘di vita’, si uniscono alle classiche traversie sentimentali, tra amori ‘in corso’ e storie già concluse, con tutto il carico che portano con sé.
Buzzy Lao interpreta con varie coloriture emotive, alternando intensità e leggerezza e trovando nella sua chitarra Weissenborn una sorta di ‘seconda voce’, di contraltare sonoro dominante.
Un lavoro per certi versi un filo dispersivo che però mostra un cantante già abbastanza consapevole delle proprie potenzialità.
23 Ott
MERCURI, “PROGETTI PER IL FUTURO” (ADESIVADISCOGRAFICA / SELF)
Secondo lavoro sulla lunga distanza per Mercuri, che di nome fa Fabio, è nato a Lecce e ha risalito tutto lo stivale, prima sostando a Roma e poi giungendo a Milano; una strada affollata di incontri e collaborazioni fino al disco di esordio (targato 2009) e un successivo Ep (2012)… una ‘carriera’ quindi decisamente avviata e viene da pensare che il titolo “Progetti per il futuro” rappresenti un po’ la classica pausa nella quale si fa ‘il punto’ e più che a ciò che è già stato, si pensa a quello che sarà… lo stesso Mercuri osserva come tutto nasca in fondo dalla considerazione che molto del presente delle persone nasca proprio dallo sguardo verso il futuro, sia che si scelga di muoversi velocemente verso di esso (magari nell’ansia di raggiungerlo e lasciarselo alle spalle) che di restare fermi, rendendo l’immobilità la norma; in mezzo sta chi finisce per ondeggiare trai due stati, in una lotta tra la bicicletta e il divano, mentre scelte e condizioni restano sottoposte al caso e all’imprevedibilità che potrebbe portare la più ostinata immobilità a trasformarsi in una corsa a perdifiato, e viceversa. Mercuri del resto, deriva da Mercurio, e probabilmente non è un caso che l’autore si faccia ritrarre con l’elmo di Flash, moderna trasposizione fumettistica del mito della velocità…
Il dato autobiografico si scompone negli otto brani presenti come in un caleidoscopio di voci affidate a singoli personaggi, ragazzini che osservano il mondo adulto, barboni che al margine della società intuiscono lampi di universalità, persone che si perdono nei loro pensieri pensando al futuro più o meno prossimo mentre percorrono le autostrade in un’estate ormai agli sgoccioli; fughe reali o immaginarie dall’immobilità presente del divano di casa; chi fa i conti con un amore finito, chi con un’improvvisa ‘stabilità’ dopo una vita passata a viaggiare, chi si trova fuori posto e chi del trovarsi a posto ‘per forza’, ha fatto una scelta di vita. Personaggi fotografati in momenti particolari o nella quotidianità, accomunati dal fare i conti con ciò che è guardano a ciò guardando a prospettive future più o meno immediate.
Un saldo ancoraggio al filone cantautoriale italiano senza tuttavia ricordare esplicitamente nessun nome in particolare, suoni ascrivibili e a un pop di classe, colorato di venature new wave, vaghe allusioni reggae, spezie elettriche che danno movimento e dinamismo al tutto (Flash del resto non è decisamente un ‘sedentario’ da ritmi troppo rilassanti).
Un secondo lavoro convincente per un cantautore che desta interesse; da seguire.
1 Mag
RAPHAEL, “REGGAE SURVIVAL” (SUGAR KANE)
Giovane, ma avendo già maturato una certa esperienza (grazie ad un carriera cominciata prestissimo con gli Eazy Skankers), Raphael si sta affermando come uno dei maggiori esponenti del reggae italiano: “Reggae Survival”, il suo secondo full length offre la conferma di un autore sulla buona strada per superare i confini nazionali per assumere una dimensione internazionale.
Le dieci tracce del lavoro (includendo una versione dub del singolo Dread Inna Babylon), sono del resto state assemblate tra Italia, Stati Uniti e, naturalmente, Giamaica, col contributo delle sapienti mani dell’esperto Triston Palma, per una produzione dal sapore più che mai ‘globale’, così come internazionale è il cast di coloro che coi loro strumenti hanno accompagnato la voce di Raphael.
“Reggae Survival” (curioso come un giovane artista parli già di ‘sopravvivenza’) è un lavoro che ripercorre temi e stili del genere, tra orgoglio di appartenenza, aneliti di ribellione, omaggi alle proprie origini (Raphael, che di cognome fa Nkereuwem, è nato a Torino da madre italiana e padre nigeriano: un ‘italiano del terzo millennio’, insomma), canzoni di pace ma anche momenti più riflessivi, dedicati alla ricerca del proprio posto del mondo.
Spazio anche all’impegno, con l’inserimento di brevi intermezzi tratti dai discorsi dell’ex Presidente uruguaiano Mujica e della leggenda dell’afrobeat Fela Kuti.
Climi solari, umori compassati (ma non troppo) tipici del genere, per un disco che potrà piacere non solo agli appassionati.