Come tanti altri temi, anche quello delle tasse in Italia è spesso mal posto, volutamente, tra l’altro… come ho scritto altre volte, l’onestà intellettuale non appartiene alla classe politica italiana ed è forse merce rara tra gli stessi italiani, ma in fondo probabilmente lo stesso discorso è valido anche altrove… Si dice spesso che ‘in Italia si pagano troppe tasse’… Non si spiega mai ‘troppe’ rispetto a cosa: in genere si intende ‘troppe rispetto al reddito’, ed è vero: in Italia una bella percentuale del reddito delle persone viene assorbito dalle tasse, il reddito disponibile diminuisce, i consumi si contraggono, la raccolta fiscale si riduce e di conseguenza si devono innalzare ulteriormente le tasse: è un circolo vizioso nel quale sono caduti sia il Governo Monti, sia, temo, anche il Governo Letta.
Tuttavia il problema è un altro: le tasse devono essere paragonate non tanto al reddito disponibile, quanto ai servizi che si ricevono in cambio, e questo lo dicono in pochi… Quando Padoa Schioppa disse: ‘pagare le tasse è bellissimo’, usò un’espressione infelice per esprimere un concetto giustissimo: pagare le tasse significa contribuire a rendere disponibili quei ‘servizi’ cui i singoli cittadini, specie i meno abbienti, difficilmente, potrebbero accedere. Il problema nasce quando il ‘cittadino comune’, comincia a notare che le tasse pagate non producono servizi efficienti, o peggio vengono usate per ‘fare altro’; e in Italia, purtroppo, il nodo è proprio questo. Abbiamo una tassazione da Paese scandinavo con servizi da Terzo Mondo… escludiamo il sistema sanitario, che tutto sommato funziona; ma il resto? Diamo ogni anno badilate di soldi ai Comuni, e in cambio (almeno a Roma), otteniamo marciapiedi sporchi, strade piene di buche, asili nido inaccessibili, mezzi pubblici che passano ‘quando gli va’, e che in genere sono strapieni; non parliamo poi del trasporto pubblico per i pendolari… Aggiungerei un dato poco considerato: i cittadini romani sono costretti a ‘farla’ prima di uscire di casa, perché questa città è perlopiù priva di ‘bagni pubblici’: nella città dove sono stati inventati i ‘vespasiani’, se a uno gli ‘scappa’, deve tenersela, o magari pagare una consumazione al bar per poter usufruire del bagno… Temi ‘locali’, ma che si ripetono spesso su tutto il territorio e diventano nazionali; e passiamo al nazionale: il sistema sanitario nazionale funziona, ma lascia scoperte grandi fasce di persone ‘svantaggiate’… pensiamo solo a chi è colpito dalle cosiddette malattie ‘rare’ o fortemente invalidanti come la SLA… Spesso chi ha un malato, o semplicemente un anziano fortemente invalidato a casa, deve arrangiarsi… Parliamo delle pensioni: a fronte di persone che devono cavarsela con 300 euro al mese, c’è chi di euro al mese ne becca 30.000 e passa, magari solo per aver occupato una scrivania; parliamo degli ammortizzatori sociali: se perdi il lavoro, meglio che accendi un cero… se il lavoro lo cerchi la prima volta, mettiti l’anima in pace perché lo Stato non ti aiuterà mai… Guardiamo il prelievo fiscale in Italia, guardiamo i Paesi dove il prelievo è analogo,confrontiamo la qualità dei servizi.. e poi traiamo le conclusioni.
C’è da stupirsi se poi gli italiani odiano il fisco e se vanno appresso al primo che gli promette di ridurre le tasse, non importa quali siano le conseguenze? Non credo… io stesso (che poi a ben vedere non sto messo ‘così male’), mi sto convincendo che al prossimo giro voterò per chiunque mi prometterà una riduzione fiscale… anche perché, diciamocela tutta, è vero che l’importante è mettere insieme pranzo e cena e avere un tetto, ma un’economia avanzata vive e dà lavoro anche coi consumi culturali (musei, cinema, librerie) o ricreativi (ristoranti, vacanze): un’economia ridotta alla sussistenza dall’austerity non va da nessuna parte.
Si dice che in Italia il problema è l’evasione: mah… oddio, è vero che in Italia si evadono le tasse, anche se a ben vedere la situazione sta peggiorando, perché all’evasione dei ‘furbi’ si aggiunge quella ‘per necessità’; è vero che forse in Italia c’è poco ‘senso dello Stato’, retaggio di un Paese che ha nel Comune la sua unità amministrativa storica, ma allora la soluzione è decentrare il più possibile la tassazione: del resto, più la tassazione viene gestita a livello territoriale, più è possibile individuare l’evasione… Negli ultimi anni invece il Governo centrale ha cominciato a tenere per se quote crescenti delle tasse destinate agli enti locali (leggi: IMU), i quali naturalmente invece di ridurre le spese, hanno pensato bene di aumentare le tasse locali, via più semplice e comoda… E’ vero che in Italia si evade tanto, ma riuscire a ricondurre quell’evasione nella legalità è difficile e complicato: spesso si pensa all’evasore medio come uno che semplicemente non compila l’UNICO o ignora le scadenze… In realtà, le cose stanno diversamente: l’evasore tipico è una persona che gode degli strumenti legali e finanziari per poter frodare il fisco, che magari intesta case, barche e quant’altro a società con sede nei paradisi fiscali… valli a cercà, buona fortuna; certo che se poi gli evasori li trovi, ma gli fai lo sconto, come ha fatto il Governo Letta nel caso dei gestori fraudolenti delle slot machine, riducendo la multa da 2,5 miliardi a 600 milioni di euro, viene da chiedersi se poi quella di combattere l’evasione si una volontà reale o solo uno slogan…
L’unica strada percorribile è quella di rivedere la spesa pubblica: si dice che 800 miliardi sono troppi, ma il problema è che non sono troppi, semplicemente, sono mal spesi: basterebbe mantenere la stessa spesa pubblica spostando le risorse, a cominciare dalle pensioni minime, dai fondi per la non autosufficienza e da un ‘reddito di cittadinanza’ attentamente modulato… C’è la volontà politica di farlo? No. La spesa pubblica italiana è alta perché la gestione delle risorse pubbliche è uno straordinario strumento di potere politico. Attraverso la spesa pubblica si possono ‘premiare’ gli amici e ‘punire’ i nemici, dare soldi a chi ti ha sostenuto in campagna elettorale e toglierli a chi ti si è schierato contro. Non parliamo poi delle ‘società partecipate’ degli enti locali, ‘mostri giuridici’ , doppioni delle amministrazioni locali, creati solo per dare poltrone a parenti e amici.Non parliamo delle società che gestiscono i servizi locali, anch’esse usate per dare lavoro a parenti e amici. Non parliamo della spesa dei partiti a livello locale (la cronaca ci dice che le ruberie sono lungi dall’essere finite, come dimostrano i recenti casi di Emilia Romagna e Liguria). Non parliamo dei soldi usati per garantire la sopravvivenza a giornali che non legge nessuno… Sono tutti esempi di spesa pubblica improduttiva e ‘politica’. Poi magari riduciamo i posti negli asili, perché ‘non ci sono i soldi’.
C’è da meravigliarsi, dunque, se in Italia la gente ha poco senso dello Stato e odia il fisco, sentendolo come ‘vessatorio’? La colpa non è dello stereotipo dell’italiano ‘furbetto’… gli italiani ‘onesti’, ‘furbetti’ lo diventano per autodifesa, fermo restando che la stragrande maggioranza dei cittadini, lavoratori dipendenti e pensionati, le tasse non le potrebbero evadere manco volendo… e allora giù, a fare i conti ogni anno col bilancino, mentre lo Stato dà soldi a giornali che non arrivano mai in edicola, condona le multe sulle slot machine illegali e si permette il lusso di spendere soldi per caccia militari che resteranno ad arrugginire negli hangar…