Posts Tagged ‘razzismo’

TAVECCHIO

Considerazioni sparse rispetto all’ultimo ‘caso’ riguardante il ‘capo’ del calcio italiano, ancora una volta vittima delle sue improvvide dichiarazioni: dopo i calciatori africani, è stata la volta di ebrei ed omosessuali.
1) QUESTIONE CULTURALE

Si può fare dichiarazioni razziste od omofobe, pur non ‘sentendosi’ razzisti ed omofobi? Probabilmente, si; mi spiego: la questione è culturale, soprattutto dell’ambiente in cui si è cresciuti. Tavecchio è razzista e non sa di esserlo, probabilmente… Le sue dichiarazioni ci parlano di una persona che a cuor leggero, se ne esce con certe battute, tanto poi, come lui stesso ha spiegato, ha portato avanti opere di beneficenza per l’Africa o ha appoggiato Israele in sede internazionale; nelle sue dichiarazioni sui gay, lui dice in sintesi, ‘nulla contro di loro, ma mi stiano lontani’.
Insomma: Tavecchio sembrerebbe non essere un razzista – nazista che punta all’obliterazioni di africani, omosessuali, o ebrei… Il suo è quello che potrebbe definirsi un ‘razzismo – paternalismo’, che vede le categorie di cui sopra come inferiori, malate o semplicemente caratterizzate da comportamenti ‘censurabili’ (quando parla di ‘ebreacci’). Insomma, gli africani ‘mangiano le banane’ perché sono sottosviluppati, dai gay ‘bisogna tenersi lontani’, etc… E’ un razzismo che deriva da una certa cultura ‘provinciale’, tipica di quelle comunità locali che vivono in modo ‘autosufficiente’, poco acculturate, poco avvezze all’incontro – e alla comprensione – di tutto ciò che in qualche modo ‘esula’ da una presunta ‘norma’.
Sono sicuro che Tavecchio quando dice certe cose è in perfetta buona fede: lui non si rende conto della gravità di quello che dice, perché sostanzialmente non pensa di essere un razzista: secondo il suo modo di vedere, probabilmente (le mie sono solo congetture), è perfettamente lecito considerare gli africani inferiori o i gay ‘anormali’, non è razzismo…
2) LA QUESTIONE DELL’INCARICO

Lasciamo per un attimo Tavecchio alle sue convinzioni: il problema non è ‘Tavecchio’ in sè… Il problema è che Tavecchio è arrivato a coprire una posizione del genere: ognuno alla fine può avere le sue convinzioni, per quanto sbagliate, fin quando non nuoce al prossimo. Il problema, è del tutto evidente, è che questa persona non può coprire il massimo ruolo di dirigente del calcio italiano: le sue dichiarazioni lo rendono del tutto inadatto al ruolo, fosse anche solo per la mera questione dell’immagine del calcio italiano all’estero, questione che altrimenti sarebbe ‘di secondo piano’, ma che nel mondo iperconnesso di oggi assume un ruolo predominante.
Ora il problema è anche un altro: in qualsiasi altra Nazione del Mondo, Tavecchio sarebbe stato fatto accomodare fuori dalla porta fin dalle dichiarazioni sui calciatori africani ‘che mangiano le banane’; qui, niente di tutto questo: un polverone estivo, e chi s’è visto s’è visto.
A questo punto, il danno è già stato fatto: non ci si può lamentare ora, quando già in precedenza a Tavecchio è stata fatta passar liscia; come minimo, si può pensare che avendola sfangata una volta, Tavecchio si senta autorizzato a parlare a ruota libera; oppure, peggio, Tavecchio sa benissimo di essere un intoccabile e di poter aprire la bocca e dire tutto quello che gli passa per la testa… Insomma: se per il ruolo del massimo esponente del calcio italiano non ci sono alternative a Tavecchio, siamo veramente messi male…

3) PERO’, LE INTERCETTAZIONI…

E’ del tutto evidente che in questa occasione c’è comunque un lato obbiettivamente inaccettabile: che la registrazione di una conversazione privata finisca su un sito Internet, mi pare sia un filo aberrante… Potremmo stare qui a parlare per ore dell’opportunità, dei rilievi penali, etc… Il pubblico ha diritto di sapere? Certo, per carità… ma ormai, diciamocela tutta, chi fosse Tavecchio già lo si era capito: non ci vuole un genio per immaginare che uno che fa certe uscite contro gli africani, abbia analoghi modi di pensare nei confronti di gay, ebrei, probabilmente anche rom e via dicendo… La pubblicazione di quell’intercettazione appare a dire il vero discretamente inutile… Non siamo di fronte a una persona riconosciuta unanimente come benemerita di cui improvvisamente si scopre un lato ‘oscuro’ (a quel punto, per quanto discutibile, la pubblicazione dell’intercettazione sarebbe stata in un certo modo ‘comprensibile’), siamo di fronte a una persona di cui erano già riconosciute alcune caratteristiche…
4) CERTO CHE PURE LUI…

Il fatto è che Tavecchio non sembra aver capito una cosa: se sei un personaggio pubblico, soprattutto se hai il ruolo che hai, all’interno dell’organizzazione del calcio, e soprattutto in Italia, devi evitare… Già t’è successo una volta, insisti? Il fatto di aver detto certe cose in privato non è nemmeno una scusante: in tempi di social network, comunicazione esasperata e quant’altro, sai benissimo (o dovresti saperlo) che anche una telefonata può comprometterti. Insomma, se copri un certo ruolo certe cose ti puoi permettere di pensarle, meno che mai di dirle, non solo in occasioni pubbliche, ma nemmeno al telefono…
Si può dire che Tavecchio non sia stato nemmeno tanto furbo, forse non rendendosi conto di cosa siano oggi la Rete e la comunicazione; oltre a dire certe cose ‘a cuor leggero’ (per i motivi che ho scritto sopra) non si cura nemmeno delle occasioni in cui le dice… Apre bocca e parla a ruota libera senza capire il mondo in cui viviamo.

5) CONCLUSIONE

Alla fine quindi, Tavecchio sembra inadeguato al ruolo non solo per quello che dice e che probabilmente pensa, ma anche perché non si rende conto del fatto che al giorno d’oggi, se hai un certo incarico, anche se certe cose le pensi, non ti puoi permetterle di dirle, mai o quasi; non in pubblico, non quando c’è di mezzo uno strumento di comunicazione elettronica… Puoi dirle solo in privato, ‘de visu’ a persone di cui ti fidi. Insomma anche se sei razzista, abbi l’accortezza di non farlo capire.

La conclusione finale, però, è un’altra: alla fine il problema non è nemmeno Tavecchio; al mondo il razzismo e l’ignoranza ci sono stati, ci sono e sempre ci saranno; il problema è come e per ‘merito’ di chi Tavecchio sia finito lì; ci sono persone che hanno eletto Tavecchio a quella carica; persone che probabilmente già lo conoscevano, e sapevano che sarebbe potuto cadere in certe situazioni… ciò nonostante, lo hanno comunque nominato.

Quindi, ancora peggio di Tavecchio, sono quelli che l’hanno messo dov’è.

Pubblicità

AA.VV., “VOCI PER LA LIBERTÀ 2014”

Voci per la Libertà – Una canzone per Amnesty” si avvia quest’anno a raggiungere la maggiore età, con la sua 18esima edizione. La rassegna – concorso organizzata da Amnesty International e dedicata ai temi della lotta contro le vecchie – nuove segregazioni e limitazioni della libertà vivrà il suo apice l’estate prossima, con l’esibizione dal vivo di vincitori e finalisti del concorso.

Altro evento – chiave della manifestazione è l’uscita della compilation che testimonia l’edizione dell’anno precedente: consuetudine puntualmente rispettata anche quest’anno.

La formula è quella ormai classica per la compilation di “Voci per la Libertà”, che vede mescolarsi artisti più affermati o comunque non proprio alle ‘prime armi’ ad esordienti, questi ultimi con due brani a testa.

Apre le danze ‘Atto di forza’, brano vincitore dell’edizione 2014, firmato da Max e Francesco Gazzé; assieme a loro, il nome più conosciuto è sicuramente quello dei Perturbazione, presenti con ‘Mia figlia infinita’. Come avvenuto già nei precedenti capitoli, la selezione si snoda all’insegna di una certa varietà di umori e stili: dal classico cantautorato di Fabio Cinti a quello vagamente ludico dei Mud a quello dai riflessi indie di Giorgio Barbarotta ; dalle suggestioni etnico-caraibico-dialettali dei Vilazuk al rock –blues soleggiato e dalle tinte southern dei Marmaja, passando per le voci femminili di Levante, Nadia & The Rabbits, Anna Luppi; apprezzabile ancora una volta la scelta di dare spazio anche a sonorità un po’ più pesanti: stavolta è il turno dei Les Fleures des Maladives.

La violenza sulle donne, la guerra, la repressione in Tibet, il razzismo, la fuga alla ricerca della libertà e di una vita migliore, l’infibulazione… “Voci per la Libertà” è certo, una compilation musicale, ma in questo caso più che mai il fatto sonoro dovrebbe – forse – finire in secondo piano, per lasciare al ribalta alla forza delle idee.

CONTE, PROPRIO NO

Alla vigilia dei Mondiali del 2006, in un post sul mio blog di allora mi scagliavo contro Beppe Grillo che inneggiava, mi pare, al Ghana, in occasione della partita inaugurale della Nazionale italiana.

Oggi, a otto anni e passa di distanza mi ritrovo, purtroppo, costretto anche io a tifare contro la Nazionale. Il calcio italiano negli ultimi mesi ha offerto uno spettacolo indecoroso, avvilente, aggiungete voi gli aggettivi: alla luce degli ultimi avvenimenti, si può tranquillamente affermare che l’eliminazione dell’Italia dai Mondiali sia stata il meno.

In pochi giorni siamo stati costretti ad assistere prima all’elezione a capo della FIGC, e dunque del calcio italiano, di ‘quello dei calciatori africani che mangiavano le banane’ e – ancora peggio – delle ‘donne handicappate’; lo stesso che, da quanto ho letto in giro, in passato è stato anche protagonista di vicende giudiziarie di tipo economico – fiscale.

Non è nemmeno una questione di razzismo o sessismo: è che una persona che fa certe uscite senza curarsi delle conseguenze, è semplicemente inadeguato al ruolo, specie considerando che di fronte alle polemiche suscitate, non ha trovato nulla di meglio da dire se non paragonarsi all’assassino di Kennedy (che tra parentesi ancora oggi non si è ancora ben capito chi sia).

Non bastasse questo, alla guida della Nazionale è stato chiamato Antonio Conte; Antonio Conte non è solo quello preso universalmente in giro per i capelli posticci; né unicamente quello che davanti ai microfoni si presenta sempre con fare arrogante quando vince e con atteggiamento lamentoso quando perde; Conte, è soprattutto, quello che si è beccato una squalifica nell’ambito di un processo per partite truccate; e questo viene chiamato ad allenare la Nazionale? Ok, facciano pure, ma io stavolta passo.

Ogni tanto, nella vita, è bene anteporre al proprio interesse – in questo caso il tifo per la Nazionale – qualche ‘questione di principio’: per me in questo caso, la ‘questione di principio’ è quella di non ammettere che una persona che si è beccatA una squalifica di vari mesi (poi ampiamente ridotta, come d’uso in Italia) per una vicenda di partite truccate alleni la Nazionale… è un po’ come rifiutarsi di votare per quei partiti che portano inquisiti e condannati in Parlamento: ogni tanto bisogna recedere e rifiutare ogni tipo di connivenza.

Fino a quando sarà Antonio Conte ad allenarla, mi rifiuterò di tifare per la Nazionale; piuttosto, seguirò con più coinvolgimento l’Olanda, per la quale simpatizzo da tanto; del resto, non è scritto da nessuna parte che sia obbligatorio tifare per la Nazionale: se questa è l’espressioni di un calcio che – scusate il termine – fa vomitare, allora non tifare rappresenta una semplice scelta di coerenza personale.