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ALLA RICERCA DI UN PRESIDENTE

‘Sta storia dell’elezione del nuovo Presidente della Repubblica mi ha già ampiamente stufato: da Renzi, presunto ‘grande innovatore’ della politica italiana, ci si sarebbe potuti aspettare un atteggiamento diverso rispetto al passato, più esplicito e meno scontatamente ipocrita; invece, niente: per l’ennesima volta ci troviamo di fronte al solito giochino, ad uso e consumo dei giornali, alla consueta sfilza di nomi, ai ‘borsini’ dei supposti candidati che salgono e scendono…

Un’ipocrisia che si sta ripetendo uguale ed identica al passato, le vittime della quale, più o meno consapevoli, sono i cittadini, presi per i fondelli dalla classe politica: l’elezione del Presidente della Repubblica è, insomma, ‘cosa loro’, noi comuni mortali, più o meno interessati alla questione dobbiamo abbozzare, inermi. Certo, non sta scritto da nessuna parte che il popolo italiano debba essere portato a conoscenza dei ‘veri candidati’: ma è nei fatti che ormai la Presidenza della Repubblica non è solo un incarico onorario; la Presidenza Napolitano ha rappresentato un enorme salto di qualità, nel ruolo che il Presidente assume nella politica italiana: non siamo più di fronte ad un protagonismo popolare in stile Pertini, o ad esternazioni à la Cossiga; Napolitano ha fatto e disfatto Governi più o meno come gli è parso e piaciuto; non metto in discussione la buona fede, né la costituzionalità del suo comportamento, non faccio nemmeno polemica sul modo in cui ha trattato una formazione come M5S, la più votata alle ultime elezioni; tutto perfettamente valido e regolare, ma resta il fatto che a stabilire la strada intrapresa dai Governi italiani negli ultimi due anni sia stato praticamente solo lui.

Difficile pensare che il successore di Napolitano faccia un passo indietro: dubito – anche se Renzi credo lo desidererebbe fortemente – che chiunque venga eletto se ne resti lì buonino a firmare le leggi al Quirinale e a girare l’Italia tenendo i solisti discorsi… A fronte quindi, di un ruolo del Presidente della Repubblica uscito profondamente modificato dagli anni di Napolitano, credo che un coinvolgimento maggiore della cittadinanza sarebbe necessario: non dico che il Presidente dovrebbe essere scelto in base ai sondaggi, penso piuttosto che sia abbastanza misero che a pochi giorni dall’avvio delle elezioni non vi siano ancora candidati precisi; si dice che non si fanno i nomi ‘per non bruciarli’, si tengono le ‘carte coperte’ fino all’ultimo momento; ma scusate, sarebbe così scandaloso fare un nome dieci giorni prima e portarlo fino alle elezioni? O si ritiene di essere così deboli da non riuscire nemmeno a difenderlo? Evidetemente, quest’ultimo è il caso, visto pure cosa è successo con Prodi l’ultima volta.

Almeno bisogna dare atto al centrodestra di averlo fatto un nome, quello di Martino, candidato ‘di bandiera’ o meno, con zero possibilità di venire eletto, ma almeno è un nome; per il resto, il nulla o quasi: Salvini ha snocciolato una serie di nomi buttati lì a casaccio, tanto per buttarla in caciara; la ‘minoranza’ del PD, pronta all’altolà contro il ‘candidato del Nazareno’, è stata altrettanto incapace di offrire un’alternativa (così sono capaci tutti); certo, Civati ha pubblicamente sostenuto Prodi, ma non si mai capisce se Civati parli a titolo personale o quanta parte del PD rappresenti; il fatto è che la ‘minoranza del PD’ sembra costituita da un conglomerato di voci dissonanti (Bersani, Cuperlo, Fassina, Civati e via discorrendo), accomunate dal solo voler rompere le scatole a Renzi, ma prive di una prospettiva organica.

A malincuore devo sottolineare come persino i Cinque Stelle, che due anni fa con la scelta di Rodotà rischiarono seriamente di far saltare il banco, si sono ‘astenuti dalla lotta’, nascondendosi dietro a un timido ‘tanto i nomi che facciamo non vanno bene, quindi inutile farli’, togliendo ulteriormente spinta e forza a quel principio di ‘democrazia della Rete’, zoppicante e perfettibile quanto si vuole, ma che in fondo aveva rappresentato una delle novità più interessanti offerte dal MoVimento (piccolo excursus: mi chiedo se ad esempio organizzare certe primarie via Internet non sarebbe costato al PD meno soldi, ottenendo nel frattempo risultati più affidabili).

Inutili di certo, e anche abbastanza ridicole, sono le ‘consultazioni’ che Renzi porterà avanti nei prossimi giorni: è il solito suo ‘modus operandi’: faccio finta di ascoltare tutti, ma poi mi faccio i ca**i miei; ‘ca**i’ condivisi, in questa come in altre occasioni, con Berlusconi: alla fine, il nuovo Presidente della Repubblica sarà deciso da due ‘giganti’ del calibro di Renzi e Berlusconi, cui andrà appresso l’intera, infima, classe politica italiana, composta da parlamentari nominati e non eletti da nessuno: già questo basterà a privare di autorevolezza qualsiasi scelta verrà compiuta, fosse perfino un individuo indiscutibile come Muti, Rubbia, Carandini o Settis.

Non mi esercito nella tiritera sui nomi: personalmente ritengo che l’unico che andrebbe bene un po’ a tutti – PD maggioranza e minoranza, Berlusconi, perfino buona parte di M5S – sarebbe Grasso; agli altri, per me pari sono, con l’eccezione di Amato che riterrei una iattura e un’ammissione definitiva di sconfitta da parte dei politici della ‘II Repubblica’, nei confronti del vecchio status quo socialista / democristiano.

A quel punto davvero meglio scegliere tra Magalli, beniamino del pubblico televisivo e Rocco Siffredi, che tanto ha innalzato il vessillo dell’Italia anche all’estero… oppure, rivolgersi direttamente ai poteri criminali che spesso in Italia contano molto più della politica e quindi prendere in considerazione un ‘Cecato’ Carminati o un Messina Denaro.

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EUROPA: IL PROBLEMA E’ CULTURALE

Riflettevo sul  fatto che alla fine, ancora più che economico o politico, il problema europeo è culturale: l’Unione Europea è stata costruita con una mancanza di cultura abissale. Pensate alla democrazia e alla filosofia greche, al diritto romano, alla cultura delle comunità monastiche medievali, all’Umanesimo fiorentino, all’Illuminismo francese e al Romanticismo tedesco; pensare alla cultura come sapere scientifico, da Euclide alla Rivoluzione Industriale, passando per Leonardo, Galileo, etc… estendiamo il concetto perfino alla ‘cultura sportiva’: le Olimpiadi, antiche e moderne, sono ‘roba nostra’… e non parliamo poi dello sconfinato patrimonio artistico… Ora, chiediamoci: che ruolo ha avuto tutto questo nella costruzione delle istituzioni europee? Nessuno, per usare un eufemismo; un ca**o di niente, per ricorrere ad un’espressione più greve, ma calzante.

Nella creazione dell’Europa ‘unita’, la cultura è stata sistematicamente lasciata fuori dalla porta: non parlo solo degli ultimi vent’anni, da Maastricht alla creazione dell’euro; sia la CEE (Comunità Economica Europea), sia la sua precorritrice CECA (Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio) nascono con una preponderante – se non esclusiva – vocazione ‘economica’; ad unire l’Europa, sono stati dunque, fin dall’inizio, solo i soldi: con tutto il patrimonio culturale che abbiamo, non si è trovato nulla di meglio se non costruire le ‘istituzioni europee’ sul denaro, sul frega – frega delle banche, su un sistema economico, specie dopo il crollo del comunismo, sempre più basato sul benessere di pochi contrapposto al disagio dei tanti:  e dunque, ora ci meravigliamo pure se in Europa sfondano i movimenti contro l’Europa… ma di grazia, ma si può pensare che una creazione come l’UE possa reggersi solo sull’economia?

Pensiamo agli Stati Uniti: si sono costruiti un ‘patrimonio culturale condiviso’, basato su ‘miti’ come quello dei Padri Pellegrini o della ‘Frontiera’: pensiamo a come quest’ultimo abbia continuato a tornare nella politica americana, a come Kennedy lo usò per coinvolgere la nazione nella corsa allo spazio, a come  abbia intriso anche la cultura popolare americana, dal cinema western allo ‘spazio, ultima frontiera’, di Star Trek.

Cosa è stato fatto di analogo, in Europa? Nulla, e quel poco che c’era è stato spazzato via: prima dell’Euro, la CEE usava una sorta di ‘valuta virtuale’, l’Ecu, ovvero lo ‘scudo’, che nel nome conteneva in un certo senso il retaggio dei secoli passati… quando si è arrivati alla moneta unica ‘reale’, si è buttato l’Ecu alle ortiche preferendo l’Euro, un nome asettico che non vuole dire nulla; non si è nemmeno avuto il coraggio di usare monete con effigi comuni a tutti, preferendo cambiare di volta in volta a seconda della Nazione (con conseguenze a volte ridicole: vorrei capire quanti in Italia, mettendosi una mano in tasca  e prendendo una moneta da 20 centesimi, sanno il titolo dell’opera e dell’autore… per la precisione:  ‘Forme uniche nella continuità dello spazio’, Umberto Boccioni).

Gli Stati Uniti hanno costruito almeno in parte ex novo il proprio patrimonio culturale, prendendo ovviamente le mosse da quelli dei vari popoli che si sono fusi nel cosiddetto ‘melting pot’… In Europa, nulla del genere: si sarebbe potuto e si sarebbe DOVUTO, costruire fin dal secondo dopoguerra un’identità finalmente condivisa, facendo capire che in fondo Euclide, Leonardo da Vinci, Voltaire e  Goethe fanno parte di un patrimonio unico e condiviso… non lo si è fatto, e il risultato, per dirne una, è aver permesso che  una nazione arrogante  e tracotante come la Germania trattasse come una pezza da piedi la Grecia, culla della democrazia e della filosofia. Insomma, per costruire così male una ‘comunità europea’ bisogna proprio essere stati dei deficienti, altro che sbandierare  De Gasperi, Schuman Adenauer, via via fino a  Koll, Mitterand, Prodi e via discorrendo… saranno pure i ‘padri fondatori’ e i loro illustri successori, ma hanno dimostrato di non aver capito nulla, o peggio, sapevano benissimo quali danni stavano provocando, ma se ne sono fregati volutamente… e oggi ci ritroviamo a dipingere come un mezzo eroe Draghi, un banchiere che probabilmente fa parte di coloro che ignorano quale opera sia raffigurata sui 20 centesimi italiani…

La cosa peggiore, è che si continua a parlare di politica europea  e di economia europea, e si continua a lasciare fuori da ogni riflessione la cultura europea: di questo passo, tanti auguri: magari i banchieri e gli industriali continueranno a fare soldi e i politici ad accumulare potere, ma una vera ‘Unione Europea’ non l’avremo mai.

OGGI LA SEZIONE SOTTO CASA DEL PD E’ CHIUSA…

…ecco, credo che questo dica molto, sulla situazione del PD e sul casino che si è creato ieri: il problema è sempre il solito: la ‘nomenclatura’, quelli che stanno seduti in Parlamento, i ‘capoccioni’, hanno del tutto perso il senso della realtà… lasciamo perdere per un attimo il fatto che sia stata la stessa base del PD a scegliersi Bersani come candidato Premier (ma non come Segretario, sottolineo). La mentalità è sempre quella, vecchia, vecchia e vecchia: votateci, che poi facciamo noi e silenzio. Il problema è che oggi c’è una ‘strana cosa’ (che il PD non ha ben capito) che si chiama Internet: una volta c’erano le innocue ‘chiacchiere da bar’; oggi c’è la Rete che permette di creare movimenti d’opinione e consenso. La base del PD in questi giorni prima ha detto Marini non lo vogliamo; risultato: Bersani candida Marini, con l’unico risultato di dare il via a una mezza rivolta; poi la stessa ‘base’ ha detto: fateci il piacere, votare Rodotà con M5S; risultato: Bersani candida Prodi, e peggio mi sento: si scopre che 1/4 dei ‘grandi elettori’ del PD è composto da quelli che definire degli infami traditori, sottolineo: INFAMI TRADITORI è un complimento. Congratulazioni: per la figura, per il partito di m***a che siete, per la m***a nella quale rischiate di gettare l’Italia (oltre ad avercela già ampiamente messa nell’ultimo anno di Governo ‘pappa e ciccia’ col PDL). Uno si dice: a questo punto l’avranno capita: hanno fatto fare una figuraccia a Prodi, hanno distrutto il partito, hanno creato una situazione in cui sono rimasti solo cocci (e vedrete l’autentica tempesta a base di secchiate di sterco che si scatenerà tra poco nel PD, del resto da un partito di m***a non c’è da aspettarsi altro): adesso gli resta solo cercare di creare un minimo di rapporto con la ‘base’, voteranno Rodotà… INVECE NO!!! Che fanno i vigliacchi, cacasotto, infami? Vanno a chiedere la ‘questua’ a quel povero Cristo di Napolitano a chiedergli in ginocchio di rimanere al Quirinale; una persona di 88 anni che avrebbe il sacrosanto diritto di viversi in pace e serenità la vecchiaia viene sottoposta a quello che altro non è se non un AUTENTICO RICATTO MORALE. MA SIETE VERAMENTE DELLE M***E!!! Io godo di non avervi votato, mi fate schifo, alle prossime elezioni vi meritate di scendere al di sotto del 10 per cento…

La sezione del PD sotto casa oggi è desolatamente chiusa: non c’è alcuna volontà di ascoltare, generare un dibattito, incontrare le persone; si continua pervicacemente a insistere sui giochini, le strategie, le ‘stanze chiuse’ e le infami lotte di potere portate avanti al riparo del voto segreto, mentre fuori l’Italia va allo sbando: eccolo, il grande, responsabile, serio Partito Democratico… Io mi auguro sinceramente che militanti ed elettori trovino il coraggio di ribellarsi, perché il trattamento di questi giorni sinceramente, proprio non se lo meritano.

E’ UFFICIALE

IL PD E’ UN PARTITO DI IMBECILLI.

Bersani  pur di restarne a capo è disposto a mandare Marini al Quirinale e poi ovviamente ad andare al Governo col PDL… per non fare nulla e mettere gli italiani ancora più nella m***a di quanto già non siano, però lui resta a capo del PD, vuoi mettere? Magari l’Italia va in default, ma… RAGASSI?!?!? IO SONO IL CAPO DEL PIDI’. E ALLORA, BERSANI, NON TI MERITI ALTRO CHE UN GRANDE, ENORME ROBOANTE

VAFF****LO!!!!!

Mi auguro sinceramente che domani si assista alla fine di quell’equivoco che fin dall’inizio è stato il Partito Democratico: SEL si è già smarcata,  e probabilmente voterà Rodotà, Renzi e i suoi a quanto pare non sono per nulla intenzionati a votare Marini… mi auguro che nel PD i ‘sani di mente’ riescano a prendere il sopravvento, anche se sarà difficile. Io non so se quella di Bersani sia tutta tattica per ‘bruciare’ il nome di Marini e poi magari votarsi autonomamente Prodi, me lo auguro vivamente, ma al momento il dato di fatto è questo: Bersani e Berlusconi hanno deciso di mandare Marini al Quirinale.

AUGURI.

P.S. Se Marini diventa Presidente della Repubblica, che nessuno si azzardi più a rompere le scatole col MoVimento Cinque Stelle.

VI PREGO: TUTTI, MA NON AMATO O MARINI

E’una richiesta / preghiera che invio a coloro che possono influire sulla questione: ovvero PDL, PD e MoVimento Cinque Stelle: non vi azzardate, ripeto, non vi azzardate, ad eleggere alla Presidenza della Repubblica Giuliano Amato o Franco Marini: vorrebbe dire fare un salto indietro di vent’anni e passa, eleggere alla più alta carica italiana personaggi che obbiettivamente non hanno più nulla da dire, due residuati della Prima Repubblica, due ottuagenari (o quasi) che non porterebbero niente di nuovo, anzi riaffermando una concezione del dibattito politico da mesozoico… Tutti, ma non loro: accetterei pure D’Alema, per quanto mi stia cordialmente antipatico, andrebbe bene anche Prodi, ma sinceramente, Amato e Marini, proprio no: credo ci fareste anche una pessima figura con l’elettorato che, più o meno, suppongo si aspetti altro che l’ennesima cariatide portata al Quirinale in mancanza d’altro. Il MoVimento Cinque Stelle, ho pochi dubbi, dopo la rinuncia di Gabanelli e suppongo di Strada, proporrà Rodotà; a questo il PD ha tre possibilità: convergere su Rodotà (anche se mi rendo conto non ci farebbe una gran figura), cercare l’accordo col PDL, e allora la terrificante prospettiva che uno dei due sopra vada al Quirinale si fa più concreta, o procedere con un nome suo, non saprei quale,  forse il più probabile diverrebbe Prodi. Il PDL, che sembra completamente privo di idee, secondo me dovrebbe fare il ‘colpo di teatro’ e proporre Emma Bonino, ma credo che manchi il coraggio, e che soprattutto non ci voglia alienare le simpatie delle gerarchie cattoliche.  La situazione è comunque confusionaria: il PDL ha rimediato una figuraccia nel suo non riuscire a proporre un nome; il PD prosegue nella strategia vincente di sembrare uno, nessuno e centomila, ancora una volta tira un’aria di regolamento di conti, si è interessati alle lotte di potere interne e degli italiani sti****i; il MoVimento Cinque Stelle, per quanto coi soliti contrattempi, dubbi, aree grige è riuscito quanto meno a proporre una lista definita di candidati: domani gli unici ad andare in aula a carte scoperte, in modo trasparente, lontani dai ‘giochetti’ saranno loro… Non ho idea di come andrà a finire: personalmente spero in Rodotà; Prodi andrebbe pure bene, per quanto certamente non mi esalti e lo ritenga ampiamente sopravvalutato: del resto in entrambe le occasioni in cui è andato al Governo, è poi caduto miseramente e questo qualcosa vorrà pur dire, al di là delle responsabilità degli altri partiti. Vedremo. Il mio timore è che pur di avere un Presidente della Repubblica in tempi brevi, PD e PDL possano convergere su uno dei due di cui sopra: e allora ci sarà veramente da deprimersi.

CHI SARA’ IL NUOVO PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA?

A una settimana dall’avvio dell’elezione del Presidente della Repubblica, tento di fare il punto della situazione; di nomi ne circolano tanti… pure troppi: vediamo di fare un pò d’ordine.

MONTI, ovvero: ‘dalle stelle alle stalle’ (o quasi, naturalmente con tutto il rispetto). A novembre la strada appariva chiara e ben delineata: Monti al Quirinale, uno dei suoi Ministri ‘tecnici’ (Passera o Riccardi i più gettonati) a capo di un Governo sostenuto da PD, PDL e centristi; poi, tutto all’aria: Berlusconi molla Monti, con questo privandosi dell’unica personalità del ‘mondo moderato’ che avesse una concreta possibilità di raggiungere la Presidenza; Monti dal canto suo per ripicca ‘scende in campo’, togliendo ai moderati voti preziosi e contribuendo all’attuale fase di stallo. Nonostante questo, Monti probabilmente resta ancora il Presidente più gradito ai ‘mercati’, alla Banca Mondiale, all’FMI, all’UE, alle agenzie di rating e alla Germania, che lo vedono ancora come il salvatore dell’Italia e dell’euro; difficile, molto difficile però che Berlusconi e Bersani cambino ancora una volta bandiera, appoggiando la sua elezione, e dando l’idea di un sistema politico italiano che piega ancora una volta la testa ai ‘desiderata’ di oltreconfine.

AMATO, D’ALEMA, VIOLANTE, ovvero: ‘quelli di sinistra graditi alla destra’ (e chiediamoci il perché…); ognuno a suo modo sarebbe un nome ‘plausibile’, ma per ognuno sembra difficile soprassedere a certi ‘difetti di base’: Amato è a tutti gli effetti un residuato della Prima Repubblica, D’Alema è sommamente antipatico a gran parte degli italiani, a cominciare proprio da quelli di sinistra, che non gli perdonano l’atteggiamento giudicato troppo ‘morbido’ nei confronti di Berlusconi, problema che condivide con Violante, che nonostante il passato in magistratura e nella commissione antimafia e la Presidenza della Camera, non sembra abbia il ‘phisique du role’ per arrivare al Quirinale.

MARINI, ovvero: ‘quello che in mancanza d’altro è perfetto per il ruolo’ (pure troppo); a ben vedere le caratteristiche per la Presidenza le ha tutte: una prima carriera nel mondo del lavoro (diventanto un leader sindacale di primo piano), poi il passaggio in politica, arrivando fino alla Presidenza del Senato. ‘Una vita da mediatore’, si potrebbe dire, parafrasando Ligabue: teoricamente è la migliore scelta possibile, se si vuole un Presidente ‘facilitatore’ che crei le condizioni per un Governo PD-PDL. Giocano a suo sfavore l’età (non so se gli italiani dopo Scalfaro, Ciampi e Napolitano gradirebbero un altro Presidente ottuagenario) e il fatto di essere finito sostanzialmente fuori dalla scena politica dopo le ultime elezioni, che gli darebbe l’aria di quello che, uscito dalla porta, viene fatto rientrare dalla finestra.

PRODI, ovvero: ‘il sogno del PD e di Bersani’: due esperienze di Governo e soprattutto un corposo cursus honorum all’estero, culminato con la Presidenza della Commissione Europea; ineccepibile sotto il profilo istituzionale, ha il suo punto debole nel suscitare giudizi opposti in Patria: Napolitano pur essendo un ex comunista, godeva del riconoscimento anche dalla parte opposta; Prodi è un nome che ancora oggi divide, soprattutto per la gestione del tasso di cambio euro – lira che in molti considerano una sconfitta e un cedimento nei confronti della Germania.

LETTA – BERLUSCONI I ‘sogni del PDL… e di Berlusconi’: detto che le possibilità che il Cavaliere diventi Presidente della Repubblica sono le stesse che ha la Roma di vincere lo scudetto, Letta resta ad oggi l’unico nome di una certa ‘serietà’ che può presentare il PDL; tuttavia Letta non è un politico di carriera, né un ‘tecnico’ di rango: è semplicemente un ex giornalista e direttore di giornale che poi per gran parte della sua vita è stato il principale consigliere politico di Berlusconi: basta questo per portarlo alla Presidenza della Repubblica?

RODOTA’ – ZAGREBELSKY sono i due nomi principali sui quali potrebbe esserci una convergenza PD – M5S come già avvenuto in occasione dell’elezione dei Presidenti delle Camere; condividono il fatto di essere giuristi di primo livello, e quello di essere stati sempre in prima linea nella denuncia dei ‘rischi di autoritarismo’ del Governo berlusconiano (a proposito, sottolineerei come proprio loro, visti come paladini della democrazia, siano i preferiti da parte di attivisti ed elettori del MoVimento Cinque Stelle, da altri accusato esplicitamente di essere una formazione di stampo fascista). Rodotà ha forse qualche possibilità in più, perché più conosciuto al grande pubblico e per aver tenuto negli anni un atteggiamento forse un filo meno militante.

BONINO, ovvero: ‘il jolly’, il nome sul quale potrebbero trovarsi d’accordo veramente tutti (e questo già la mette potenzialmente fuori gioco), se il principio fosse quello del ‘usiamo l’elezione del Presidente della Repubblica per lanciare un segnale di cambiamento all’elettorato’ . Donna e radicale, più volte Ministro, Emma Bonino unisce la popolarità trasversale in Italia (superiore a quella di Prodi) ad un ampio riconoscimento a livello internazionale, dove ha ricoperto incarichi sia all’UE che all’ONU. Emma Bonino al Quirinale sarebbe un sogno che appare troppo, troppo bello per poter diventare realtà e i sogni si sa svaniscono all’alba. Potrebbe avere possibilità concrete se non si limitasse a prendere voti sparsi, ma se divenisse la candidata ufficiale del M5S, o del PDL che potrebbe fare il suo nome per il solo gusto di mettere i bastoni tra le ruote a Prodi.

ALTRI: Di nomi ne sono stati fatti tanti: per il PDL, quelli di Pera o Martino, ma appaiono nomi buttati lì ‘tanto per’; qualche chance in più potrebbe avere Anna Finocchiaro per il PD (che potrebbe anche giocarsi le carte Veltroni o Bindi, dei quali, stranamente, negli ultimi tempi non si parla granché); bisognerà poi vedere cosa farà il MoVimento Cinque Stelle, presso il quale i nomi più gettonati sarebbero quelli di Rodotà, Zagrebelsky e Bonino, cui si aggiungo ipotesi più fantasione come quelle di Strada o Gabanelli; si sono fatti i nomi di De Rita, Presidente del Censis, o delle ex Ministre montiane
Severino e Cancellieri, di Onida, uno dei ‘dieci saggi’ di Napolitano; il mondo della cultura vedrebbe bene il professor Salvatore Settis, in un Paese che solo su cultura, scienza e ambiente può fondare la propria ripresa; sono stati ipotizzati i nomi degli attuali Presidenti delle Camere, Grasso e Boldrini.
Mi unisco anche io al gioco, buttando lì i nomi, da completa fantascienza, del Nobel Carlo Rubbia e dell’archeologo Andrea Carandini, per il discorso che l’Italia non può non ripartire da scienza o cultura.

Emma Bonino è indubbiamente il nome migliore, che unisce prestigio internazionale a una certa ‘popolarità’ tra gli italiani… i partiti per una volta potrebbero fare uno strappo alla regola e considerare anche gli umori che circolano fuori dal Palazzo, con un atto di ‘riconciliazione’ e diciamocelo anche di immagine; altrimenti ho l’impressione che la Presidenza se la giocheranno Prodi o Marini: il primo, se il PD forzerà la mano per non dare l’idea al proprio elettorato di ‘inciuciare’ col PDL; il secondo se, viceversa, lo stesso PD sceglierà, per quieto vivere non ‘fare tutto da solo’ e scegliere un Presidente che agisca da ‘facilitatore’ nei rapporti col PDL, anche se a ben vedere lo stesso ruolo di ‘pontiere-pompiere’ potrebbe essere coperto efficacemente anche da Emma Bonino.

PERCHE’ IN ITALIA IL VERO PROBLEMA SI CHIAMA PD

Io non ce l’ho col PD; è che mi piacerebbe tanto votarlo, ma poi c’è sempre qualcosa che mi convince che quella non sarebbe la scelta giusta da fare. Il punto è che il PD non è nemmeno un partito: nel PD da sempre di partiti ne convivono almeno due, talvolta la convivenza è pacifica, nelle fasi di crisi, questa diventa turbolenta, fino a diventare una vera e propria ‘guerra tra bande’. Il PD non è un partito: è un enorme, gigantesco equivoco: un equivoco creato dalla ‘magnifica coppia’ Prodi – Veltroni, che si figuravano un ‘partitone’ sul modello americano, una formazione che, conservando un’anima ‘sociale’ fosse in grado di accomunare la Sinistra – sinistra e quella che una volta era la sinistra democristiana. Prodi e Veltroni avevano detto: i primi tempi saranno difficili, ma poi vedrete… ecco, abbiamo visto; abbiamo visto un partito sostanzialmente privo di linee guida fisse, sempre ondeggiante di qua e di là, raramente capace di dire una parola definitiva su tutto. Perché? Perché l’Italia non è l’America e perché attraverso il PD si è creato un ircocervo incapace di decidere se affiliarsi a una delle due grandi ‘famiglie’ politiche europee, la socialdemocratica  e la popolare; tutti i problemi nascono da qui… Sarebbe stato molto più facile e diretto creare una formazione realmente di sinistra, raggruppando tutto coloro che in Italia si definivano ‘di sinistra’ e ci saremmo evitati tanti problemi: si è scelto altrimenti, e questi sono i risultati, a partire dal trovarsi di fronte  a un partito che, di fronte ai suoi principali competitor, PDL e MoVimento Cinque Stelle, appare incapace di definire in modo altrettanto chiaro e puntuale la  propria proposta. La cosa peggiore, è che in questi giorni il PD sta passando per l’ennesima volta dallo ‘scontro di idee’ a quello di ‘persone’: come ampiamente previsto, a quattro mesi dalle ‘primarie’, siamo di nuovo a Bersani vs Renzi, ma se allora quella era questione interna al PD, adesso coinvolge direttamente il destino dell’Italia: perché Bersani vuole mantenere la guida del PD, perché Berlusconi sa benissimo che se Renzi si candidasse alle elezioni, per lui sarebbero cavoli amari, e allora ecco che già si possono intuire manovre di avvicinamento tra Bersani e Berlusconi il cui unico obbiettivo è togliersi Renzi dai piedi, coinvolgendo nelle trattative l’elezione del Presidente della Repubblica e la formazione del nuovo Governo… e i problemi dell’Italia? Quelli vengono dopo, l’importante è togliersi dalle palle Renzi che si avvia a diventare il nuovo Nemico Pubblico Numero Uno: fino a qualche giorno fa, la palma del ‘supercriminale da fumetto’ era saldamente nelle mani di Beppe Grillo, adesso lo scettro sta passando man mano nelle mani di Renzi… e meno male, aggiungerei: sarà divertente vedere nelle prossime settimane, Renzi ricevere le stesse accuse di Grillo, inclusa quella di ‘essere un fascista’, che vedrete non mancherà…  Per anni ci è stato raccontato che il problema dell’Italia si chiamava Berlusconi: nulla però è stato fatto per risolverlo, quando al Governo sono andate le coalizioni di centro-sinistra; poi il problema è diventato il MoVimento Cinque Stelle: ora, il MoVimento Cinque sta facendo esattamente ciò che aveva promesso in campagna elettorale; io mi chiedo cosa pretendesse Bersani: che dopo mesi in cui si sono detti di tutto, dal ‘fascista’ al ‘Gargamella’, cinque minuti dopo elezioni si andasse a braccetto? Il MoVimento Cinque Stelle si è presentato fin dall’inizio come qualcosa di diverso  e come tale, coerentemente, si sta comportando. Il problema a ben vedere è tutto del PD, nel quale tra l’altro le voci in dissenso alla strategia di Bersani e più favorevoli al ‘dialogo’ col PDL non hanno mai del tutto taciuto e che oggi riprendono vigore. Problema peraltro confermato dallo spettacolo avvilente offerto dai candidati alle primarie per l’elezione del sindaco di Roma, in quello che ancora una volta è apparso come un regolamento di conti interno, in cui il governo della Capitale c’entra poco o nulla (ne parlo qualche post più sotto). La soluzione, per il bene non solo del PD, ma di tutta la politica italiana è che si ponga fine definitivamente all’equivoco: si separino, le due anime inconciliabili del PD: una vada  a creare una formazione di stampo realmente socialista assieme SEL e magari a qualche ‘pentito’ di Rivoluzione Civile; gli altri, vadano assieme a Monti e magari a qualche pezzo meno ‘fondamentalista’ del PDL  e creino un partito di stampo popolare… Almeno così al posto di un partito dominato dalle faide interne e incapace di dire parole definitive su qualsiasi cosa, ne avremo un paio con le idee più chiare… e magari così la gente tornerà a votare  e il MoVimento Cinque Stelle finirà di avere il vento in poppa. Altrimenti, tanti auguri, perché le cose non sono certo destinate a migliorare.

BREVE FENOMENOLOGIA DI PIERFERDINANDO CASINI

Credo si possa essere più o meno tutti d’accordo sul fatto che l’attuale panorama politico italiano non offra granché:  l’altro giorno, per dirne una parlavo con un amico riguardo chi possa diventare Presidente della Repubblica, ed eravamo d’accordo sul fatto che la degenerazione della politica degli ultimi trent’anni ha portato ad una drammatica scarsità di persone adatte al ruolo… Siamo di fronte a un panorama desolante, in cui definire il ‘migliore’ è arduo e si finisce miseramente per dover cercare ‘il meno peggio’… Per quanto mi riguarda, è molto più facile individuare il ‘peggio del peggi0’: qualcuno già penserà che vada a parare verso Berlusconi; invece – sorpresa – se c’è una personalità politica che proprio non riesco a digerire, è Pierferdinando Casini. Pensateci: ma che ha fatto, in fondo, Casini? Insomma, prendiamo Berlusconi, si può dire tutto ciò che si vuole, ma alla fine anche i peggiori detrattori sono costretti ad ammettere che qualche ‘numero’ ce l’ha; ma Casini? Una vita da democristiano, si potrebbe dire, parodiando Ligabue; democristiano, ovviamente, nel senso più deleterio del termine: il democristiano – tipo, quello che ‘lasciare tutto com’è è comunque preferibile a qualsiasi cambiamento’; il moderatismo e il grigiore, associato, nel caso di Casini alla convenienza politica. Pensateci: in fondo la summa del Casini – pensiero fino a fine 2011 è stata: tutto quello che dice il Papa va bene; poi è arrivato Monti e da allora, ‘tutto quello che dice Monti va bene’; sfido qualcuno a ricordare un provvedimento che abbia inciso sulle vite degli italiani che porti la firma di Casini: nessuno, e  in questo è in buona compagnia (a cominciare da D’Alema, il quale guarda caso dell’alleanza con Casini è sempre stato uno dei principali sostenitori); una vita di ‘tracheggio parlamentare’ che l’ha portato fino alla Presidenza della Camera; una vita a fare l’ago della bilancia facendo ‘pesare’ un numero irrisorio di voti che però, per l’altrui incapacità di farne a meno, è stato sempre reso necessario.  Il tutto condito col linguaggio del corpo, dominato da quell’aria perennemente ‘ingrugnata’, caratterizzata dalle folte ciglia corrucciate, come se fare la ‘faccia incavolata’ fosse esso stesso segno di ‘serietà’. Casini insieme a Fini – entrambi da un trentennio circa in Parlamento – si presenta ora come alfiere di un  ‘rinnovamento’ che sarebbe portato avanti da una persona – Monti –  alle soglie dei settant’anni… ci sarebbe da offendersi per il fatto che sembra proprio che ci prendano per scemi… L’impressione che Casini ci stia prendendo in giro è poi accresciuta da certi manifesti elettorali, il cui lui si erge a difensore dei più deboli, quando per oltre un anno ha sostenuto un Governo che dei più deboli se n’è ampiamente infischiato, guardandosi bene tra l’altro dal colpire i più forti… Eppure Casini sta lì, e ancora una volta si è collocato nella comoda posizione di ‘ago della bilancia’, di uno che alle elezioni viene votato da quattro gatti ma che poi le circostanze mettono nella condizione di fare il bello e il cattivo tempo (alla faccia della democrazia) e a questo giro addirittura rischia di diventare Presidente del Senato; tutto questo, ribadisco, senza aver mai fatto nulla di concreto per nessuno: ribadisco, sfido qualcuno a identificare un solo provvedimento uscito dalla testa dell’onorevole Casini che abbia avuto un qualche significato per la propria vita quotidiana o per l’Italia in genere : giusti o sbagliati che siano stati, certi provvedimenti lanciati da Berlusconi, (l’abolizione dell’ICI per tutti ) Bersani (le liberalizzazioni), Prodi (l’abolizione dell’ICI per i meno abbienti), Veltroni (il finanziamento dei Beni Culturali col lotto), hanno firmato provvedimenti che in qualche modo possono essere ricordati: persino le controverse e contestate leggi sull’immigrazione firmate da Napolitano e Turco  prima  e Fini e Bossi poi, perfino il provvedimento sulle tossicodipendenze firmato dallo stesso Fini e da Giovanardi per quanto non siano per nulla condivisibili e abbiano portato al sovraffollamento delle carceri  sono provvedimenti in cui i suddetti ci hanno ‘messo la faccia’. Casini, mai: è in Parlamento da quasi trent’anni e non c’è un solo provvedimento significativo, giusto o sbagliato che sia, che porti la sua firma.  Una vita da democristiano, fiero sostenitore nella vita pubblica dei valori della Chiesa cattolica, a cominciare dalla centralità della famiglia, ma pronto (ovviamente, da buon democristiano) a fare delle eccezioni nella vita privata, non facendosi tanti problemi a risposarsi dopo la fine del primo matrimonio: i principi cattolici sono uguali per tutti… gli altri…

NON HO VOTATO ALLE PRIMARIE…

… anche se in fondo, mi sarebbe piaciuto: secondo me ogni occasione è buona per esprimere la propria opinione; d’altronde ho votato anche alle ‘primarie fantasma’ organizzate precedentemente… tuttavia stavolta sono venuti al pettine alcuni nodi: non è solo la procedura di registrazione, della quale a dirla tutta ancora adesso mi sfugge ancora qualcosa; il motivo principale è la firma del famoso ‘manifesto d’intenti’. Sinceramente, non me la sono sentita; certo, concordo che non sarebbe stato poi così grave firmare una dichiarazione in cui ci si dichiara’di sinistra’ e poi magari a marzo, quando di acqua sotto i ponti ne sarà passata parecchia, si vota altrove: chissà in quanti l’avranno fatto. Eppure, io non me la sono sentita: credo ci voglia rispetto, per le ‘Primarie’: per conto mio, non sono ancora sicuro di cosa voterò a marzo: do al MoVimento 5 Stelle un 50 per cento di possibilità, un 25 per cento ai Radicali, un 15 per cento a Sel e un 10 per cento al PD, allo stato attuale delle cose. Tra l’altro, al momento non si sa ancora bene come si presenteranno i partiti: ognuno per sè? In coalizioni? Finché non si decide sulla legge elettorale, questo non sarà chiaro… comunque, ho pensato: ma che ci vado a fare a votare alle Primarie, se poi magari finisco per votare il MoVimento 5 Stelle o i Radicali.  Credo che le Primarie ‘attraggano’, perché costituiscono anche un grande ‘happening’: non voglio dire che si vada a votare perché ‘di moda’ o  perché ‘fa figo’, ma è il classico momento ‘di aggregazione’ in cui anche se uno non sa bene se e cosa voterà a marzo, ci partecipa lo stesso perché alla fine è bello esserci, è bello sfruttare un’occasione per trovarsi insieme a tante altre persone e magari scambiare due chiacchiere con chi non si conosce: e intendiamoci, sotto questo profilo le Primarie sono una grande idea, forse la migliore che la sinistra abbia avuto in Italia negli ultimi 20 anni. Però ecco, al di là di questo, credo che le Primarie vogliano essere una ‘cosa seria’, non solo un momento di aggregazione, e quindi è giusto fare le ‘persone serie’: a me, sinceramente, non sembrava serio votare non avendo la sicurezza che avrei poi votato per il centrosinistra alle elezioni; ergo, ho lasciato perdere. Una postilla: nell’Appello degli Elettori che si deve firmare, si parla di ‘stagione berlusconiana’: ecco, secondo me questo è un errore: gli ultimi vent’anni non sono stati solo Berlusconi: sono stati anche D’Alema, che ha tentato più volte di ‘dialogare’, sono stati le armate Brancaleone guidate da Prodi in cui prima o poi qualcuno faceva affondare la nave, sono stati Mastella, c’è stato Veltroni col ‘ma-anchismo’,  ci  sono stati – purtroppo – gli apparati e le spese incontrollate della classe politica che hanno coinvolto tutti o quasi. Insistere per l’ennesima volta, derubricando gli anni appena passati come ‘stagione berlusconiana’, significa semplificare un pò troppo il quadro: c’è stato Berlusconi, che però secondo me più che la causa del ‘male italiano’, ne resta il sintomo, ma ci sono stati anche tanti errori altrove…  Fossi andato, avrei votato per Vendola o Puppato; non ci credo, ma sarebbe bello se Vendola si prendesse uno dei due posti per il ballottaggio, allora ci sarebbe da divertirsi: alla fine, temo, sarà questione tra Bersani e Renzi…