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MATTARELLA PRESIDENTE

Sergio Mattarella è il sesto Presidente della Repubblica all’elezione del quale riesco ad assistere: quando sono nato, nel 1974, c’era Leone, ma di lui non ho alcun ricordo, ero veramente troppo piccolo; poi arrivò Pertini, che è stato il Presidente dell’infanzia della mia generazione: tutti i nati in quel periodo lo ricordano sui luoghi delle stragi (la stazione di Bologna), delle catastrofi (il terremoto dell’Irpinia), delle tragedie (Vermicino), ma le immagini che tutti credo abbiano impresse sono quelle della finale di Spagna ’82; di Cossiga ricordo soprattutto il periodo finale, quello delle ‘esternazioni’; poi arrivò Scalfaro, un personaggio con empatia pari a zero, tutto chiuso in un’interpretazione ‘missionaria’, quasi ‘sacrale’ del proprio ruolo; ottimo il ricordo di Ciampi, che ha dedicato la sua Presidenza a riscoprire un certo orgoglio nazionale… e poi arriviamo a Napolitano: ottimo fino a quando non ha ritenuto di doversi sostituire alla ‘politica’, ponendo le sue convinzioni personali davanti a tutto: incapace di capire fino in fondo la società, come ha dimostrato il non aver nemmeno cercato di comprendere fino in fondo il ‘fenomeno’ rappresentato dal MoVimento Cinque Stelle: meglio in fondo i Governi e le riforme sostenuti dal pluriindagato Berlusconi, che non dare una possibilità  gente nuova ed onesta…

E adesso, Mattarella: poteva andare peggio, molto peggio: a me in fondo bastava che non venisse eletto Amato; tutti gli altri per me pari erano; certo, avrei digerito poco anche un Veltroni od un Casini, ma insomma, sempre meglio di Amato. Mattarella mi convince: non solo, ovviamente, per la vicenda umana, legata all’uccisione del fratello; anche per come viene descritto: a me quelli ‘riservati’, ‘schivi’, che magari si tengono le risate e le battute per i momenti privati tra amici e famigliari mi sono sempre piaciuti: a me i politici che se la ridono tra di loro in genere mi fanno venire il voltastomaco, mi danno l’idea di quelli in fondo fanno tutti parte della stessa ‘combriccola’… poi ovviamente nella sua nuova veste sarà costretto a ridere in pubblico, a stringere mani, etc…, ma l’indole di fondo, resta. In due giorni ho sentito Mattarella dire due volte “è sufficiente questo”: mi piace questo riferimento all’essenzialità, questo voler evitare tanti giri di parole, questo sentire non necessario e superfluo rispondere a tutti e tutto. Devo dire che, tra l’altro, dopo Scalfaro, Ciampi e Napolitano, uno che ha ancora tutti i capelli in testa mi fa pure piacere…

Spero, sinceramente, in un nuoo Ciampi: uno che giri l’Italia cercando di ricreare un minimo di ‘sentire comune’; ho qualche timore che possa essere un nuovo Scalfaro, troppo assorto nel proprio ruolo di ‘custode della Costituzione’ per accorgersi di altro; spero, mi auguro, una maggiore elasticità mentale di chi l’ha preceduto, una maggiore apertura nei confronti della società; non so se e quanto Mattarella sappia usare il computer e sia solito navigare in Internet, per dire; mi incoraggia però il fatto che abbia sei nipoti, che forse gli avranno già spiegato e magari ‘insegnato’ qualcosa.

Ho ascoltato il discorso: ‘canovaccio’ prevedibile, un mix di messaggi ‘politici’ destinati al Parlamento e di riferimenti ‘alti’ e in parte ‘accorati’, indirizzati ai cittadini in ascolto; poteva essere un discorso molto più banale, retorico e scontato, poteva essere però più vivace, coraggioso, ‘moderno’: in fondo Mattarella non è una cariatide, ma è comunque un uomo di oltre 70 anni, che probabilmente ha in comune la sua generazione la difficoltà di correre appresso ad un mondo che forse corre troppo veloce. Attendo ora di vedere quale sarà il suo stile, il suo atteggiamento, le sue decisioni, ma ad un primo impatto, a me Mattarella piace. In tutti i casi, buon lavoro.

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ALLA RICERCA DI UN PRESIDENTE

‘Sta storia dell’elezione del nuovo Presidente della Repubblica mi ha già ampiamente stufato: da Renzi, presunto ‘grande innovatore’ della politica italiana, ci si sarebbe potuti aspettare un atteggiamento diverso rispetto al passato, più esplicito e meno scontatamente ipocrita; invece, niente: per l’ennesima volta ci troviamo di fronte al solito giochino, ad uso e consumo dei giornali, alla consueta sfilza di nomi, ai ‘borsini’ dei supposti candidati che salgono e scendono…

Un’ipocrisia che si sta ripetendo uguale ed identica al passato, le vittime della quale, più o meno consapevoli, sono i cittadini, presi per i fondelli dalla classe politica: l’elezione del Presidente della Repubblica è, insomma, ‘cosa loro’, noi comuni mortali, più o meno interessati alla questione dobbiamo abbozzare, inermi. Certo, non sta scritto da nessuna parte che il popolo italiano debba essere portato a conoscenza dei ‘veri candidati’: ma è nei fatti che ormai la Presidenza della Repubblica non è solo un incarico onorario; la Presidenza Napolitano ha rappresentato un enorme salto di qualità, nel ruolo che il Presidente assume nella politica italiana: non siamo più di fronte ad un protagonismo popolare in stile Pertini, o ad esternazioni à la Cossiga; Napolitano ha fatto e disfatto Governi più o meno come gli è parso e piaciuto; non metto in discussione la buona fede, né la costituzionalità del suo comportamento, non faccio nemmeno polemica sul modo in cui ha trattato una formazione come M5S, la più votata alle ultime elezioni; tutto perfettamente valido e regolare, ma resta il fatto che a stabilire la strada intrapresa dai Governi italiani negli ultimi due anni sia stato praticamente solo lui.

Difficile pensare che il successore di Napolitano faccia un passo indietro: dubito – anche se Renzi credo lo desidererebbe fortemente – che chiunque venga eletto se ne resti lì buonino a firmare le leggi al Quirinale e a girare l’Italia tenendo i solisti discorsi… A fronte quindi, di un ruolo del Presidente della Repubblica uscito profondamente modificato dagli anni di Napolitano, credo che un coinvolgimento maggiore della cittadinanza sarebbe necessario: non dico che il Presidente dovrebbe essere scelto in base ai sondaggi, penso piuttosto che sia abbastanza misero che a pochi giorni dall’avvio delle elezioni non vi siano ancora candidati precisi; si dice che non si fanno i nomi ‘per non bruciarli’, si tengono le ‘carte coperte’ fino all’ultimo momento; ma scusate, sarebbe così scandaloso fare un nome dieci giorni prima e portarlo fino alle elezioni? O si ritiene di essere così deboli da non riuscire nemmeno a difenderlo? Evidetemente, quest’ultimo è il caso, visto pure cosa è successo con Prodi l’ultima volta.

Almeno bisogna dare atto al centrodestra di averlo fatto un nome, quello di Martino, candidato ‘di bandiera’ o meno, con zero possibilità di venire eletto, ma almeno è un nome; per il resto, il nulla o quasi: Salvini ha snocciolato una serie di nomi buttati lì a casaccio, tanto per buttarla in caciara; la ‘minoranza’ del PD, pronta all’altolà contro il ‘candidato del Nazareno’, è stata altrettanto incapace di offrire un’alternativa (così sono capaci tutti); certo, Civati ha pubblicamente sostenuto Prodi, ma non si mai capisce se Civati parli a titolo personale o quanta parte del PD rappresenti; il fatto è che la ‘minoranza del PD’ sembra costituita da un conglomerato di voci dissonanti (Bersani, Cuperlo, Fassina, Civati e via discorrendo), accomunate dal solo voler rompere le scatole a Renzi, ma prive di una prospettiva organica.

A malincuore devo sottolineare come persino i Cinque Stelle, che due anni fa con la scelta di Rodotà rischiarono seriamente di far saltare il banco, si sono ‘astenuti dalla lotta’, nascondendosi dietro a un timido ‘tanto i nomi che facciamo non vanno bene, quindi inutile farli’, togliendo ulteriormente spinta e forza a quel principio di ‘democrazia della Rete’, zoppicante e perfettibile quanto si vuole, ma che in fondo aveva rappresentato una delle novità più interessanti offerte dal MoVimento (piccolo excursus: mi chiedo se ad esempio organizzare certe primarie via Internet non sarebbe costato al PD meno soldi, ottenendo nel frattempo risultati più affidabili).

Inutili di certo, e anche abbastanza ridicole, sono le ‘consultazioni’ che Renzi porterà avanti nei prossimi giorni: è il solito suo ‘modus operandi’: faccio finta di ascoltare tutti, ma poi mi faccio i ca**i miei; ‘ca**i’ condivisi, in questa come in altre occasioni, con Berlusconi: alla fine, il nuovo Presidente della Repubblica sarà deciso da due ‘giganti’ del calibro di Renzi e Berlusconi, cui andrà appresso l’intera, infima, classe politica italiana, composta da parlamentari nominati e non eletti da nessuno: già questo basterà a privare di autorevolezza qualsiasi scelta verrà compiuta, fosse perfino un individuo indiscutibile come Muti, Rubbia, Carandini o Settis.

Non mi esercito nella tiritera sui nomi: personalmente ritengo che l’unico che andrebbe bene un po’ a tutti – PD maggioranza e minoranza, Berlusconi, perfino buona parte di M5S – sarebbe Grasso; agli altri, per me pari sono, con l’eccezione di Amato che riterrei una iattura e un’ammissione definitiva di sconfitta da parte dei politici della ‘II Repubblica’, nei confronti del vecchio status quo socialista / democristiano.

A quel punto davvero meglio scegliere tra Magalli, beniamino del pubblico televisivo e Rocco Siffredi, che tanto ha innalzato il vessillo dell’Italia anche all’estero… oppure, rivolgersi direttamente ai poteri criminali che spesso in Italia contano molto più della politica e quindi prendere in considerazione un ‘Cecato’ Carminati o un Messina Denaro.

NAPOLITANO: LE ELEZIONI?…

…UNA SCIOCCHEZZA!!!!

Ecco, a rinsaldare quanto scrivevo più sotto riguardo il Presidente della Repubblica e il suo modo di considerare il ‘mandato popolare’ e il ‘metodo democratico’, è arrivata la dichiarazione di ieri… eppure, è del tutto evidente che nella situazione attuale, le elezioni sarebbero la soluzione migliore: avremmo finalmente un Governo con una linea chiara e non condizionata dai veti incrociati come le larghe intese e in caso di vittoria del PD, Renzi godrebbe di quel ‘mandato popolare’ cui ha sempre mostrato di tenere molto (almeno fino ad ora)… e invece? Invece le elezioni sono una sciocchezza e il Presidente del Consiglio e il Governo se  li sceglie  il Presidente della Repubblica per conto suo…

NAPOLITANO: TUTTO NORMALE… O NO?

Lo scoop del giornalista Alan Friedman, ripreso dal Corriere della Sera, in pratica ci ha detto che il Presidente della Repubblica aveva messo in cantiere una sorta di ‘piano B’ nel caso che le cose per l’Italia si fossero veramente messe male, ‘preallertando’ Mario Monti. Sotto un certo punto di vista si potrebbe parlare addirittura di un Napolitano ‘previdente’; in molti hanno parlato di ‘segreto di Pulcinella’, ma come tutti i ‘segreti di Pulcinella’, una cosa è dire: ‘lo sapevano tutti’, altro è averne le prove; è chiaro che il Presidente della Repubblica può ‘convocare’ chi vuole, pure Rocco Siffredi, per dire… se però l’incontro ‘informale’ viene ‘formalizzato’ dal fatto di essere reso noto pubblicamente, non ci si può lamentare delle conseguenze: il motto ‘a chi tocca, nun s’engrugna’, è valido per tutti, anche per il Presidente della Repubblica.

Che una volta resa pubblica, la questione avrebbe suscitato il solito ‘casino’, era ampiamente prevedibile: chapeau a Friedman, che così venderà vagonate di libri, complimenti al ‘Corriere’ per aver colto al volo l’occasione. I titoli dei giornali più faziosi, dal “giù le mani da Napolitano” alle roboanti richieste di dimissioni sembrano abbastanza ridicoli entrambi, tuttavia, avrei qualche remora anche a far passare tutto come se nulla fosse: credo che tutta la questione vada vista non nel fatto in se (Napolitano convoca Monti per avvertirlo che nel caso, a dover ‘salvare la baracca’ – con i fenomenali risultati che sappiamo, aggiungerei io – sarà chiamato lui), ma in prospettiva.

C’è uno snodo, nella storia degli ultimi due anni e mezzo, che è veramente il punto nevralgico, la svolta che se le cose fossero andate diversamente, porta veramente a dirsi che oggi tutto sarebbe diverso. Quando a fine 2011 Berlusconi cede, Napolitano non ci pensa due volte e chiama Monti: l’idea di andare ad elezioni, di lasciare la parola alla volontà popolare in un momento così critico, apparentemente non lo sfiora neppure. Eppure, quella soluzione, la più logica, la più democratica, la più naturale, la più ‘normale’ è stata quella adottata in qualsiasi altro Paese: cito solo la Spagna e addirittura la Grecia, che nel 2012 è andata a votare per ben due volte, con la Nazione al collasso, molto peggio dell’Italia…  Evidentemente, però, gli italiani sono cretini e non possono andare a votare. Sottolineo: a fine 2011 il PD è a bomba nei sondaggi, Berlusconi è ai minimi, il MoVimento Cinque Stelle è ben lungi dall’esplodere; se si vota, il PD va al Governo; ma votare non si può, perché gli italiani sono cretini e ci vuole Monti.Il PD di fronte ai desiderata di Napolitano cala le braghe e dà l’ok a Monti. Risultato: Monti massacra gli italiani, i redditi crollano, la disoccupazione peggiora, la recessione galoppa e quando finalmente si vota, il PD se la prende in saccoccia, Berlusconi si è ripreso e il MoVimento Cinque Stelle esplode… quello che poi è successo dopo, e che ci ha portato qui, non credo serva ricordarlo…

Considerando quegli avvenimenti, la ‘convocazione’ di Monti da parte di Napolitano in piena estate acquisisce una rilevanza ancora maggiore, perché ci dice che la soluzione – Monti, poi effettivamente adottata, non è stata un frutto della situazione di emergenza, ma era stata progettata da mesi. Qui non si tratta di complotti contro Berlusconi, non si tratta nemmeno di fare della dietrologia (anche se il tutto dà l’idea che Napolitano in qualche modo ‘sapesse’ che le cose stavano per peggiorare e  di molto). Il problema qui, ribadisco, è che fin dall’inizio, Napolitano non aveva alcuna intenzione di far sfociare una possibile crisi in un sano, regolare, democratico, processo elettorale; fin dall’inizio, Napolitano riteneva che la situazione dovesse essere risolta a monte, nei Palazzi, e non a valle nelle urne. Qui non si tratta di complotti contro qualcuno (paradossalmente, più che Berlusconi, ad essere realmente danneggiato da tutta la situazione è stato il PD), si tratta del modo in cui si concepisce la volontà popolare e il metodo democratico. Qui si tratta di sottolineare che ovunque si sia verificata una situazione del genere si è ricorso al voto popolare e democratico. Non in Italia, perché gli italiani sono cretini e incapaci di scegliere qualcosa di meglio di un grigio burocrate, professore universitario, frequentatore delle ‘segrete stanze’ della finanza internazionale, che nulla sa della vita quotidiana delle persone.

Il momento – chiave è stato quello: affidare il Governo a Monti ha voluto dire togliere al PD la possibilità di andare finalmente al Governo da solo, dare  a Berlusconi la possibilità dell’ennesima rinascita, fare si che il MoVimento Cinque Stelle diventasse il terzo incomodo; per evitare tutto questo, sarebbe bastato andare alle urne, ma gli italiani sono cretini e alle urne non ci possono andare, e adesso sappiamo anche che tutto il progetto era in campo da mesi.

Alla lune di tutto questo, la ‘convocazione’ di Monti da parte di Napolitano nella piena estate del 2011 non può più essere lasciata passare come ‘una cosa normale’ e a dire il vero suscita anche qualche dubbio, perché insomma, un conto è preparare il ‘piano B’, un altro il fatto che questo ‘piano B’, apparentemente escluda fin da subito la possibilità di andare al voto.

Il problema è tutto qui: se e sottolineo se,  un ‘complotto’ c’è stato, è a danno della volontà popolare; se qualcuno deve ritenersi offeso, questi sono i milioni di potenziali elettori italiani, trattati da cretini incapaci di prendere una decisione, i quali piuttosto ‘meritavano’ di ritrovarsi governati da Monti, con i risultati che ben conosciamo.

NAPOLITANO NON E’ IL MIO PRESIDENTE

Per carità, non metto in dubbio la regolarità dell’elezione, anche se è del tutto evidente che la situazione non è assolutamente normale, per quanto i media già in queste ore e nei prossimi giorni cercheranno di far pensare il contrario. Non parliamo poi de modo quanto meno ‘irrituale’ in cui si è arrivati a questo, con una sorta di ‘processione’ di leader andati da Napolitano col ‘cappello in mano’ a chiedergli la ‘grazia’ di farsi rieleggere… che poi a ben vedere, nella storia della Repubblica ci sono state elezioni durate molto di più in situazioni di molto più grave emergenza: Sandro Pertini venne eletto al sedicesimo scrutinio, a poche settimane dall’uccisione di Aldo Moro, dopo che il suo predecessore si era dimesso, travolto da accuse poi dimostratesi infondate. Una situazione nemmeno lontanamente paragonabile con questa, eppure si arrivò al sedicesimo scrutinio. La fretta con cui si è andati da Napolitano è quanto meno sospetta, specie pensando che le soluzioni in Parlamento non mancavano, e non mi riferisco solo a Rodotà: la Cancellieri ad esempio avrebbe ottenuto ottime possibilità… eppure si è deciso, in modo costituzionalmente ineccepibile, ma ribadisco del tutto estraneo a qualsiasi prassi e consuetudine, di chiedere un secondo mandato a Napolitano. Napolitano che, senza andare  a spulciare tutto il suo lavoro degli ultimi sette anni, sul quale a dispetto delle apparenze di queste ultime settimane, i pareri sono stati spesso discordi, accompagnati anche da polemiche virulente (scatenate non solo da Grillo: forse certe dichiarazioni di Berlusconi qualcuno se le  è dimenticate un pò troppo in fretta),  è stato l’artefice della nascita del Governo tecnico di Monti, accompagnata da squilli di tromba e grida di giubilo, salvo poi improvvisamente accorgersi, dopo un anno di sostegno prono e incondizionato da parte di tutti, che forse le sue ricette per ‘salvare l’Italia’ non erano così ‘eccezionali’: il paziente magari campa ancora, ma le sue condizioni non sono certo ‘soddisfacenti’… ecco, adesso mi chiedo: alla luce dei risultati ottenuti da un Governo estraneo alla politica, quali ‘brillanti soluzioni’ escogiterà Napolitano per dare vita ad un Governo che sarà eminentemente ‘politico’, sorretto nuovamente dagli stessi partiti che ci hanno portato dove siamo (nell’ultimo anno e nei precedenti) e nel quale essendo coinvolti a pieno titolo, cercheranno ognuno un giorno si e l’altro pure di tirare l’acqua al proprio mulino; già si fanno nomi, si ipotizzano spartizioni di poltrone (Amato, Letta, Alfano, Mauro, Monti), di fronte ai quali sinceramente non si può fare altro che mettersi le mani nei capelli. E io dovrei riconoscere Napolitano come mio rappresentante? Per carità, lo sarà pure a livello Nazionale, è tutto regolare e valido ai fini della Costituzione… A livello personale però, non chiedetemelo: io da Napolitano non mi sento per nulla rappresentato e perciò ribadisco: Napolitano sarà pure il ‘ Presidente di tutti gli italiani’… di tutti, eccetto me.

OGGI IL PD E’ MORTO

Con la scelta di non dare il voto a Rodotà (solo perché è candidato da MoVimento 5  Stelle, e questo la dice lunga su quale sia il ‘senso della democrazia’ del ‘sedicente’ Partito Democratico), ma di andare da Napolitano (un uomo di 88 anni che avrebbe tutto il diritto di vivere in santa pace, senza avere a che fare tutti i giorni con una classe politica infima), il PD è ufficialmente morto. La prospettiva è chiara: Napolitano pretenderà un Governo che – a guida tecnica o PD – sia comunque sostenuto da tutte le cosiddette ‘forze politiche responsabili’, con l’unico scopo di accontentare Sua Maestà Merkel, la BCE, la Banca Mondiale, il Fondo Monetario Internazionale, le agenzie di rating, i mercati: tutti, tranne ovviamente gli italiani che si ritroveranno ancora una volta con un Governo sostenuto da formazioni politiche indegne e incapaci di prendere qualsiasi decisione, un Governo che se ne fregerà ampiamente degli italiani. Seconda conseguenza, ovviamente, marginalizzare i ‘pericolosi sovversivi’ del MoVimento Cinque Stelle… complimenti. Avevo sperato che Napolitano avesse un sussulto di dignità, rifiutasse di sottomettersi a quello che in tutta evidenza è stato un autentico ricatto morale impostogli dalle forze politiche… così non è stato e a pagarne le conseguenze saranno ancora una volta gli italiani, non certo coloro che sono seduti al caldo in Parlamento, il cui futuro è loro assicurato dai lauti stipendi pagati coi soldi dei cittadini. Poteva andare diversamente: il PD poteva per una volta scendere dal piedistallo, togliersi di dosso il mantello dell’arroganza del ‘noi siamo meglio degli altri’, accettare serenamente i propri limiti e votare Rodotà; così non è stato… Il PD ancora una volta tra la dinamica speranza del nuovo e la rassicurante immobilità del vecchio, sceglie quest’utima.  Tanto poi a rimetterci saranno gli altri, gli ‘italiani’ e di loro, giustamente,  chi se ne frega.

OGGI LA SEZIONE SOTTO CASA DEL PD E’ CHIUSA…

…ecco, credo che questo dica molto, sulla situazione del PD e sul casino che si è creato ieri: il problema è sempre il solito: la ‘nomenclatura’, quelli che stanno seduti in Parlamento, i ‘capoccioni’, hanno del tutto perso il senso della realtà… lasciamo perdere per un attimo il fatto che sia stata la stessa base del PD a scegliersi Bersani come candidato Premier (ma non come Segretario, sottolineo). La mentalità è sempre quella, vecchia, vecchia e vecchia: votateci, che poi facciamo noi e silenzio. Il problema è che oggi c’è una ‘strana cosa’ (che il PD non ha ben capito) che si chiama Internet: una volta c’erano le innocue ‘chiacchiere da bar’; oggi c’è la Rete che permette di creare movimenti d’opinione e consenso. La base del PD in questi giorni prima ha detto Marini non lo vogliamo; risultato: Bersani candida Marini, con l’unico risultato di dare il via a una mezza rivolta; poi la stessa ‘base’ ha detto: fateci il piacere, votare Rodotà con M5S; risultato: Bersani candida Prodi, e peggio mi sento: si scopre che 1/4 dei ‘grandi elettori’ del PD è composto da quelli che definire degli infami traditori, sottolineo: INFAMI TRADITORI è un complimento. Congratulazioni: per la figura, per il partito di m***a che siete, per la m***a nella quale rischiate di gettare l’Italia (oltre ad avercela già ampiamente messa nell’ultimo anno di Governo ‘pappa e ciccia’ col PDL). Uno si dice: a questo punto l’avranno capita: hanno fatto fare una figuraccia a Prodi, hanno distrutto il partito, hanno creato una situazione in cui sono rimasti solo cocci (e vedrete l’autentica tempesta a base di secchiate di sterco che si scatenerà tra poco nel PD, del resto da un partito di m***a non c’è da aspettarsi altro): adesso gli resta solo cercare di creare un minimo di rapporto con la ‘base’, voteranno Rodotà… INVECE NO!!! Che fanno i vigliacchi, cacasotto, infami? Vanno a chiedere la ‘questua’ a quel povero Cristo di Napolitano a chiedergli in ginocchio di rimanere al Quirinale; una persona di 88 anni che avrebbe il sacrosanto diritto di viversi in pace e serenità la vecchiaia viene sottoposta a quello che altro non è se non un AUTENTICO RICATTO MORALE. MA SIETE VERAMENTE DELLE M***E!!! Io godo di non avervi votato, mi fate schifo, alle prossime elezioni vi meritate di scendere al di sotto del 10 per cento…

La sezione del PD sotto casa oggi è desolatamente chiusa: non c’è alcuna volontà di ascoltare, generare un dibattito, incontrare le persone; si continua pervicacemente a insistere sui giochini, le strategie, le ‘stanze chiuse’ e le infami lotte di potere portate avanti al riparo del voto segreto, mentre fuori l’Italia va allo sbando: eccolo, il grande, responsabile, serio Partito Democratico… Io mi auguro sinceramente che militanti ed elettori trovino il coraggio di ribellarsi, perché il trattamento di questi giorni sinceramente, proprio non se lo meritano.

E’ UFFICIALE

IL PD E’ UN PARTITO DI IMBECILLI.

Bersani  pur di restarne a capo è disposto a mandare Marini al Quirinale e poi ovviamente ad andare al Governo col PDL… per non fare nulla e mettere gli italiani ancora più nella m***a di quanto già non siano, però lui resta a capo del PD, vuoi mettere? Magari l’Italia va in default, ma… RAGASSI?!?!? IO SONO IL CAPO DEL PIDI’. E ALLORA, BERSANI, NON TI MERITI ALTRO CHE UN GRANDE, ENORME ROBOANTE

VAFF****LO!!!!!

Mi auguro sinceramente che domani si assista alla fine di quell’equivoco che fin dall’inizio è stato il Partito Democratico: SEL si è già smarcata,  e probabilmente voterà Rodotà, Renzi e i suoi a quanto pare non sono per nulla intenzionati a votare Marini… mi auguro che nel PD i ‘sani di mente’ riescano a prendere il sopravvento, anche se sarà difficile. Io non so se quella di Bersani sia tutta tattica per ‘bruciare’ il nome di Marini e poi magari votarsi autonomamente Prodi, me lo auguro vivamente, ma al momento il dato di fatto è questo: Bersani e Berlusconi hanno deciso di mandare Marini al Quirinale.

AUGURI.

P.S. Se Marini diventa Presidente della Repubblica, che nessuno si azzardi più a rompere le scatole col MoVimento Cinque Stelle.

VI PREGO: TUTTI, MA NON AMATO O MARINI

E’una richiesta / preghiera che invio a coloro che possono influire sulla questione: ovvero PDL, PD e MoVimento Cinque Stelle: non vi azzardate, ripeto, non vi azzardate, ad eleggere alla Presidenza della Repubblica Giuliano Amato o Franco Marini: vorrebbe dire fare un salto indietro di vent’anni e passa, eleggere alla più alta carica italiana personaggi che obbiettivamente non hanno più nulla da dire, due residuati della Prima Repubblica, due ottuagenari (o quasi) che non porterebbero niente di nuovo, anzi riaffermando una concezione del dibattito politico da mesozoico… Tutti, ma non loro: accetterei pure D’Alema, per quanto mi stia cordialmente antipatico, andrebbe bene anche Prodi, ma sinceramente, Amato e Marini, proprio no: credo ci fareste anche una pessima figura con l’elettorato che, più o meno, suppongo si aspetti altro che l’ennesima cariatide portata al Quirinale in mancanza d’altro. Il MoVimento Cinque Stelle, ho pochi dubbi, dopo la rinuncia di Gabanelli e suppongo di Strada, proporrà Rodotà; a questo il PD ha tre possibilità: convergere su Rodotà (anche se mi rendo conto non ci farebbe una gran figura), cercare l’accordo col PDL, e allora la terrificante prospettiva che uno dei due sopra vada al Quirinale si fa più concreta, o procedere con un nome suo, non saprei quale,  forse il più probabile diverrebbe Prodi. Il PDL, che sembra completamente privo di idee, secondo me dovrebbe fare il ‘colpo di teatro’ e proporre Emma Bonino, ma credo che manchi il coraggio, e che soprattutto non ci voglia alienare le simpatie delle gerarchie cattoliche.  La situazione è comunque confusionaria: il PDL ha rimediato una figuraccia nel suo non riuscire a proporre un nome; il PD prosegue nella strategia vincente di sembrare uno, nessuno e centomila, ancora una volta tira un’aria di regolamento di conti, si è interessati alle lotte di potere interne e degli italiani sti****i; il MoVimento Cinque Stelle, per quanto coi soliti contrattempi, dubbi, aree grige è riuscito quanto meno a proporre una lista definita di candidati: domani gli unici ad andare in aula a carte scoperte, in modo trasparente, lontani dai ‘giochetti’ saranno loro… Non ho idea di come andrà a finire: personalmente spero in Rodotà; Prodi andrebbe pure bene, per quanto certamente non mi esalti e lo ritenga ampiamente sopravvalutato: del resto in entrambe le occasioni in cui è andato al Governo, è poi caduto miseramente e questo qualcosa vorrà pur dire, al di là delle responsabilità degli altri partiti. Vedremo. Il mio timore è che pur di avere un Presidente della Repubblica in tempi brevi, PD e PDL possano convergere su uno dei due di cui sopra: e allora ci sarà veramente da deprimersi.

CHI SARA’ IL NUOVO PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA?

A una settimana dall’avvio dell’elezione del Presidente della Repubblica, tento di fare il punto della situazione; di nomi ne circolano tanti… pure troppi: vediamo di fare un pò d’ordine.

MONTI, ovvero: ‘dalle stelle alle stalle’ (o quasi, naturalmente con tutto il rispetto). A novembre la strada appariva chiara e ben delineata: Monti al Quirinale, uno dei suoi Ministri ‘tecnici’ (Passera o Riccardi i più gettonati) a capo di un Governo sostenuto da PD, PDL e centristi; poi, tutto all’aria: Berlusconi molla Monti, con questo privandosi dell’unica personalità del ‘mondo moderato’ che avesse una concreta possibilità di raggiungere la Presidenza; Monti dal canto suo per ripicca ‘scende in campo’, togliendo ai moderati voti preziosi e contribuendo all’attuale fase di stallo. Nonostante questo, Monti probabilmente resta ancora il Presidente più gradito ai ‘mercati’, alla Banca Mondiale, all’FMI, all’UE, alle agenzie di rating e alla Germania, che lo vedono ancora come il salvatore dell’Italia e dell’euro; difficile, molto difficile però che Berlusconi e Bersani cambino ancora una volta bandiera, appoggiando la sua elezione, e dando l’idea di un sistema politico italiano che piega ancora una volta la testa ai ‘desiderata’ di oltreconfine.

AMATO, D’ALEMA, VIOLANTE, ovvero: ‘quelli di sinistra graditi alla destra’ (e chiediamoci il perché…); ognuno a suo modo sarebbe un nome ‘plausibile’, ma per ognuno sembra difficile soprassedere a certi ‘difetti di base’: Amato è a tutti gli effetti un residuato della Prima Repubblica, D’Alema è sommamente antipatico a gran parte degli italiani, a cominciare proprio da quelli di sinistra, che non gli perdonano l’atteggiamento giudicato troppo ‘morbido’ nei confronti di Berlusconi, problema che condivide con Violante, che nonostante il passato in magistratura e nella commissione antimafia e la Presidenza della Camera, non sembra abbia il ‘phisique du role’ per arrivare al Quirinale.

MARINI, ovvero: ‘quello che in mancanza d’altro è perfetto per il ruolo’ (pure troppo); a ben vedere le caratteristiche per la Presidenza le ha tutte: una prima carriera nel mondo del lavoro (diventanto un leader sindacale di primo piano), poi il passaggio in politica, arrivando fino alla Presidenza del Senato. ‘Una vita da mediatore’, si potrebbe dire, parafrasando Ligabue: teoricamente è la migliore scelta possibile, se si vuole un Presidente ‘facilitatore’ che crei le condizioni per un Governo PD-PDL. Giocano a suo sfavore l’età (non so se gli italiani dopo Scalfaro, Ciampi e Napolitano gradirebbero un altro Presidente ottuagenario) e il fatto di essere finito sostanzialmente fuori dalla scena politica dopo le ultime elezioni, che gli darebbe l’aria di quello che, uscito dalla porta, viene fatto rientrare dalla finestra.

PRODI, ovvero: ‘il sogno del PD e di Bersani’: due esperienze di Governo e soprattutto un corposo cursus honorum all’estero, culminato con la Presidenza della Commissione Europea; ineccepibile sotto il profilo istituzionale, ha il suo punto debole nel suscitare giudizi opposti in Patria: Napolitano pur essendo un ex comunista, godeva del riconoscimento anche dalla parte opposta; Prodi è un nome che ancora oggi divide, soprattutto per la gestione del tasso di cambio euro – lira che in molti considerano una sconfitta e un cedimento nei confronti della Germania.

LETTA – BERLUSCONI I ‘sogni del PDL… e di Berlusconi’: detto che le possibilità che il Cavaliere diventi Presidente della Repubblica sono le stesse che ha la Roma di vincere lo scudetto, Letta resta ad oggi l’unico nome di una certa ‘serietà’ che può presentare il PDL; tuttavia Letta non è un politico di carriera, né un ‘tecnico’ di rango: è semplicemente un ex giornalista e direttore di giornale che poi per gran parte della sua vita è stato il principale consigliere politico di Berlusconi: basta questo per portarlo alla Presidenza della Repubblica?

RODOTA’ – ZAGREBELSKY sono i due nomi principali sui quali potrebbe esserci una convergenza PD – M5S come già avvenuto in occasione dell’elezione dei Presidenti delle Camere; condividono il fatto di essere giuristi di primo livello, e quello di essere stati sempre in prima linea nella denuncia dei ‘rischi di autoritarismo’ del Governo berlusconiano (a proposito, sottolineerei come proprio loro, visti come paladini della democrazia, siano i preferiti da parte di attivisti ed elettori del MoVimento Cinque Stelle, da altri accusato esplicitamente di essere una formazione di stampo fascista). Rodotà ha forse qualche possibilità in più, perché più conosciuto al grande pubblico e per aver tenuto negli anni un atteggiamento forse un filo meno militante.

BONINO, ovvero: ‘il jolly’, il nome sul quale potrebbero trovarsi d’accordo veramente tutti (e questo già la mette potenzialmente fuori gioco), se il principio fosse quello del ‘usiamo l’elezione del Presidente della Repubblica per lanciare un segnale di cambiamento all’elettorato’ . Donna e radicale, più volte Ministro, Emma Bonino unisce la popolarità trasversale in Italia (superiore a quella di Prodi) ad un ampio riconoscimento a livello internazionale, dove ha ricoperto incarichi sia all’UE che all’ONU. Emma Bonino al Quirinale sarebbe un sogno che appare troppo, troppo bello per poter diventare realtà e i sogni si sa svaniscono all’alba. Potrebbe avere possibilità concrete se non si limitasse a prendere voti sparsi, ma se divenisse la candidata ufficiale del M5S, o del PDL che potrebbe fare il suo nome per il solo gusto di mettere i bastoni tra le ruote a Prodi.

ALTRI: Di nomi ne sono stati fatti tanti: per il PDL, quelli di Pera o Martino, ma appaiono nomi buttati lì ‘tanto per’; qualche chance in più potrebbe avere Anna Finocchiaro per il PD (che potrebbe anche giocarsi le carte Veltroni o Bindi, dei quali, stranamente, negli ultimi tempi non si parla granché); bisognerà poi vedere cosa farà il MoVimento Cinque Stelle, presso il quale i nomi più gettonati sarebbero quelli di Rodotà, Zagrebelsky e Bonino, cui si aggiungo ipotesi più fantasione come quelle di Strada o Gabanelli; si sono fatti i nomi di De Rita, Presidente del Censis, o delle ex Ministre montiane
Severino e Cancellieri, di Onida, uno dei ‘dieci saggi’ di Napolitano; il mondo della cultura vedrebbe bene il professor Salvatore Settis, in un Paese che solo su cultura, scienza e ambiente può fondare la propria ripresa; sono stati ipotizzati i nomi degli attuali Presidenti delle Camere, Grasso e Boldrini.
Mi unisco anche io al gioco, buttando lì i nomi, da completa fantascienza, del Nobel Carlo Rubbia e dell’archeologo Andrea Carandini, per il discorso che l’Italia non può non ripartire da scienza o cultura.

Emma Bonino è indubbiamente il nome migliore, che unisce prestigio internazionale a una certa ‘popolarità’ tra gli italiani… i partiti per una volta potrebbero fare uno strappo alla regola e considerare anche gli umori che circolano fuori dal Palazzo, con un atto di ‘riconciliazione’ e diciamocelo anche di immagine; altrimenti ho l’impressione che la Presidenza se la giocheranno Prodi o Marini: il primo, se il PD forzerà la mano per non dare l’idea al proprio elettorato di ‘inciuciare’ col PDL; il secondo se, viceversa, lo stesso PD sceglierà, per quieto vivere non ‘fare tutto da solo’ e scegliere un Presidente che agisca da ‘facilitatore’ nei rapporti col PDL, anche se a ben vedere lo stesso ruolo di ‘pontiere-pompiere’ potrebbe essere coperto efficacemente anche da Emma Bonino.