La bestemmia in effetti è un atto istintivo, catartico, spesso un grido d’aiuto che vale più di tante preghiere; gesto ‘puro’ perché privo di filtri…
Non che ci siano bestemmie nei tredici brani di questo lavoro, a tutti gli effetti il primo sulla lunga distanza di Rossella Seno, veneziana di nascita, romana d’adozione, una carriera ultradecennale da ‘cantattrice’, divisa tra microfoni, palchi e telecamere, con una vocazione per Piero Ciampi.
Un disco dedicato agli ‘ultimi’, alle vittime, nei fatti e nelle parole, del pregiudizio; alle donne innanzitutto, che la cantautrice rappresenta fin dalla copertina, in cui è lei stessa a mettersi in croce in un’immagine dal sapore pre-raffaelita.
Suoni per lo più acustici, con costanti rimandi alla tradizione popolare: l’unica osservazione è che forse un filo di elettricità da un lato e la corposità di un piano dall’altro avrebbero accresciuto la potenza di alcuni episodi.
Interpretazione solida, in cui l’impostazione attoriale si fa sentire, senza sfociare nell’accademia ma mantenendo immediatezza.
Aiutata da un manipolo di compagni di strada, tra cui Pino Pavone, storico collaboratore di Piero Ciampi, Rossella Seno dà voce ai ‘sommersi e ai salvati’ dei naufragi (con le parole di Erri DeLuca) e delle galere (con la dedica a Stefano Cucchi), alle ‘principesse’ e alle ‘streghe’ in quella che da bestemmia diventa, come avrebbe detto De André, una ‘smisurata preghiera’.