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PHILIP COHEN, “LIVING” (AUTOPRODOTTO)

Un disco assolutamente ‘americano’, per un cantautore che più inglese di così non si può: Philip Cohen è di Cambridge, ma suona come se ne stesse all’ombra di un portico di una casa coloniale, o se magari viaggiasse nel cassone di uno scalcinato furgone che attraversa gli assolati panorami del Midwest.

Un lavoro improntato all’acustica, giocato costantemente sul classico binomio voce – chitarra (che a volte quasi si ‘maschera’ da banjo); percussioni di contorno, episodicamente un violino, ad accrescere i profumi folk della miscela, una parentesi isolata a dargli man forte dietro al microfono arriva una delicata voce femminile.

Le ascendenze, si sarà intuito, sono abbastanza classiche: tanto country, talvolta declinato nelle odierne suggestioni (volendo si può quindi piazzarci un ‘alt.’ davanti); in un caso (Pawn & Queen) ci si distacca un pò dal contesto, prendendo una strada più tortuosa e irruvidita, talvolta si intravedono sprazzi della nobile tradizione del pop inglese (perché insomma, poi le radici non si possono ignorare più di tanto); il risultato non è magari spettacolare, ma gradevole questo si: Cohen insomma mostra di essere un bravo studente, che oltre a seguire la lezione, trova modo di interessarvisi anche, in maniera genuina. Attendiamo le prossime puntate.

IN COLLABORAZIONE CON LOSINGTODAY

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LA PLAYLIST DI MAGGIO

Il corpo stupido     Giorgio Gaber
Your cheatin’ heart  James Brown
2010                 Apocalyptica
The Khlysti Evangelist   Therion
Sul mare di Okinawa  Insooner
Walking down the street  Super Distortion
Of you of me         Kill Star
L’amante della luna  Antonino di Cara
Pawn & Queen         Philip Cohen
Retrocattiva         Davide Ferrario
L’alba               Luca Gemma
Medusa               Nicolò Carnesi
Sto ancora aspettando Il Disordine Delle Cose
1977                 FEV
Night Train          James Brown
La peste             Giorgio Gaber