Quando Thanos – già artefice della prima invasione aliena di New York – decide di impadronirsi delle sei ‘Gemme dell’Infinito’ (potentissimi oggetti capaci di controllare i vari aspetti della realtà, due delle quali sono sulla Terra, in possesso del Dr. Strange e Visione), al fine di ‘risolvere’ il problema del sovrappopolamento universale facendo piazza pulita della metà dei suoi abitanti – gli Avengers dovranno ‘ritrovarsi’ e unire le forze coi ‘nuovi arrivati’ della comunità dei supereroi… ma basterà?
Finalmente, quello che tutti gli appassionati di fumetti attendevano dalla famosa scena ‘post credit’ del primo Avengers; finalmente, tutto quello che gli appassionati del filone cinematografico aspettavano.
“Avengers Infinity War” arriva e (in larga parte) non delude: un gigante ipertrofico, sviluppato tra lo spazio e la Terra, pianeti devastati e New York, l’Africa e stelle morenti; gli Avengers si riuniscono per una battaglia campale nel Wakanda; Iron Man e Thor, col Dr. Strange e l’Uomo Ragno assieme ai Guardiani della Galassia nello spazio: botte da orbi ovunque come se non ci fosse un domani fino al finale ‘spalancato’ che apre le porte alla nuova fase dell’Universo Marvel su grande schermo, mentre all’orizzonte si profila l’arrivo di un nuovo ‘capitano’ – anzi: capitanA – che promette di essere l’unica veramente in grado di prendere a calci nelle terga il ‘cattivone’ di turno.
Si fa piacere, questa ‘Guerra dell’Infinito’: lasciando fuori dalla porta i raffronti col fumetto, avendo ormai assimilato la tendenza alle ‘battutine’ (che se non altro dono più dosate e non sparse ‘ad minchiam’ qua e là), si fanno apprezzare la ‘crisi d’identità’ di Banner, incapace di far riemergere un Hulk traumatizzato e un Groot metafora di un’alienazione giovanile solo apparente.
Il resto, come detto, sono ‘botte’, che per certi versi cominciano a dare l’impressione di ‘giá visto’; il finale però merita, perché – almeno per i meno smaliziati – lascia più domande che risposte: piccola rivincita per gli appassionati di fumetti, molto più ‘avvezzi’ a certe situazioni.
Chiudo con una nota personale: erano due che non andavo a vedere un ‘cinecomic’, da “Batman v Superman”; per la Marvel devo risalire a “Age of Ultron”: è stata una pausa ‘salutare’, che mi ha permesso di riconciliarmi col ‘genere’, affrontando questo film liberandomi del bagaglio di ‘pretenziosità’, tipico degli appassionati di fumetti.
Il discorso sarebbe lungo, ma va ormai serenamente accettato che i fumetti non sono i film, così come la Marvel di oggi non è quella di 15, 30, 45 anni fa. “Avengers Infinity War” promette divertimento e divertimento offre: questo alla fine può bastare.
P.S. Mentre pubblico su WP, mi accorgo di non aver fatto alcun riferimento agli attori, il che qualcosa vorrà effettivamente dire: alla fine, questo è uno dei film meno ‘recitati’ dell’intero corpus cinematografico marvelliano; si potrebbero giusto citare la buona prova di Josh Brolin come Thanos, per quanto trasfigurato dalla grafica computerizzata e l’apparizione di Peter Dinklage, beniamino dei seguaci di “Game of Thrones”; per il resto, veramente poca roba, con attori, a cominciare da Scarlett Johansson, che ormai ottengono perfino di rinunciare alla tinta dei capelli e altri che in tutta evidenza si limitano a svolgere un compitino, con poco o nullo coinvolgimento. L’impressione è di essere veramente alle soglie di un cambio generazionale e che i vari Downey Jr. (che ormai anche ‘a vista’ comincia a sembrare troppo ‘maturo’ per interpretare un supereroe), Evans e Ruffalo, siano ormai discretamente annoiati di vestire i panni degli Avengers; l’unico che sembra ancora ‘crederci’ in una certa misura è Chris Hemsworth; più coinvolte le ‘nuove leve’, anche se poi questo film non ha richiesto chissà quali ‘prove’ interpretative.