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GLI ITALIANI SE NE FREGANO

La speranza è l’ultima a morire, ma alla fine non c’è da stupirsi se il referendum sia fallito.
Se il quorum non viene raggiunto, significa una cosa sola: che il tema del referendum a quasi il 70 per cento degli elettori interessava poco o nulla.
Non è solo la questione della ‘tecnicità’ del referendum, né degli inviti al non voto; il problema di fondo è che la maggior parte degli italiani è più o meno totalmente priva di una coscienza ambientale.
A parte il fatto che non si vede perché un elettore debba rinunciare ad andare a votare perché un referendum è ‘troppo complicato e tecnico e queste cose deve deciderle il Parlamento’: poteva essere vero una volta; oggi, con Internet, era possibile informarsi, capire le ragioni del ‘Si’ e del ‘No’ e farsi un’opinione; uno potrebbe anche pensare che i cittadini si siano comunque informati, decidendo di abbracciare le ragioni del ‘non voto’; possibile, ma secondo me improbabile, se si pensa al livello di consapevolezza e coscienza ambientale dell’italiano ‘medio’.
Diciamocela tutta: molti italiani, specie i più anziani – e l’Italia è una Nazione di vecchi – hanno grosse difficoltà a raccogliere la cacca del loro cane; fanno la raccolta differenziata di malavoglia, spesso e volentieri solo se non c’è altra strada e quando possibile non la fanno proprio; se trovano un cassonetto pieno, buttano la spazzatura lì dove capita; se trovano un volantino sul parabrezza dell’auto, lo accartocciano e lo buttano per terra; abbandonano sui marciapiedi materassi, frigoriferi, mobilio assortito.
Allora ‘perché meravigliarsi?’ diventa una domanda scontata dalla risposta ancora più banale, rispetto al fallimento di un referendum che, considerando il livello di alfabetizzazione ambientale della maggior parte degli italiani, era obbiettivamente complicato.
Il tema non interessa, né appassiona: la campagna referendaria è servita forse ad accrescere la consapevolezza che al largo delle coste dell’Adriatico sorge una serie di potenziali ‘bombe ecologiche’: che finora non sia successo nulla è affermazione veritiera, ma che non elimina i rischi, anzi: l’esperienza e la statistica ci dicono che ovunque sono sorte piattaforme di trivellazione, prima o poi qualcosa di grave è successo: non è questione di sé, ma di quando…
Poi vabbé, ognuno ha detto la sua: ho sentito parlare di inutilità del referendum, del fatto che ‘a prescindere’, quelle piattaforme sarebbero comunque restate attive per trent’anni e passa… Aggiungiamoci pure che, anche se avesse vinto il ‘Si’, prima o poi qualcuno avrebbe surrettiziamente cercato di inficiare il risultato con leggi ad hoc, come è sempre successo in Italia ogni volta che i referendum hanno dato risultati indesiderati, come sta succedendo per la privatizzazione dei servizi idrici, tra l’altro.

Il referendum quindi forse non era nemmeno importante in sé e per il risultato che avrebbe offerto: il referendum invece ha offerto un ottimo quadro della coscienza ambientale degli italiani, e il risultato è ineccepibile: alla maggioranza degli italiani dell’ambiente non gliene frega nulla; viene da pensare di cosa gli freghi: sostanzialmente, del portafoglio: anche il referendum sull’acqua è stato ‘vinto’, non per la questione ‘di principio’ dell’acqua pubblica: è stato vinto perché la maggioranza degli italiani ha avuto paura che con il via libera dato ai privati la bolletta dell’acqua esplodesse; per il resto, la maggioranza degli italiani dell’acqua se ne frega: si spreca acqua a tonnellate, dalle abitazioni private ai campi; la rete idrica è un colabrodo ma alla fine a nessuno importa più di tanto.

Alla maggioranza degli italiani informarsi sull’ambiente non gli interessa: gli frega tantissimo di squadre di calcio, tablet, smartphone, talent show, parabole, gossip, ma non dell’ambiente. Le città sono fatte a misura di automobilista, non certo di pedone, ciclista o utente dei mezzi pubblici. La maggioranza degli italiani butta il cervello all’ammasso senza farsi mai domande su nulla; anche quando si deve votare, cerca sempre l’uomo forte che pensi al posto loro, che gli eviti la fatica di usare il contenuto della scatola cranica per attività più complicate che non seguire le ricette dei cuochi in televisione.

Quindi alla fine, la speranza c’era, ma la realtà non stupisce: l’augurio è che prima o poi davvero una delle bombe ecologiche che sorgono nell’Adriatico esploda, ma forse nemmeno quello servirebbe: dopo tutto, gli italiani vanno sull’Adriatico per andare in discoteca, non certo per il mare: per quello, alla fine, c’è Sharm…

In conclusione, credo che l’unico modo per tenere in vita l’istituto referendario in Italia, sia l’eliminazione del quorum: ovviamente, anche il ‘non voto’ rappresenta una scelta, che tuttavia credo tradisca nella maggior parte dei casi un sostanziale poco coinvolgimento nei temi trattati; allora, credo che anche la maggior parte degli astenuti sarebbe d’accordo sul fatto che su certi temi possano e debbano decidere coloro che sono informati, a prescindere dal loro numero; anzi, forse il fatto che certe questioni possano essere decise da una qualsiasi minoranza di persone, finirebbe per spingere i poco interessati a informarsi, farsi un’opinione ed esprimerla.

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I SOLITI POLITICI DI M****

Un film già visto, l’assoluta mancanza di vergogna di una classe politica che vede nella ‘poltrona’ la propria unica ragione di vita, che se ne fotte alla grande di cosa pensino – e come vivano – i cittadini.
Io non parlo degli ‘altri’, quelli che in fondo sappiamo tutti come sono fatti, quelli che in fondo hanno sempre avuto un comportamento ‘lineare’, coerente e quindi alla fine non possono manco essere criticati.
Io mi riferisco al solito PD che predica bene e razzola male, che non perde mai occasione di mostrare senza alcuna remora la propria doppia faccia, il doppiopesismo, dicendo una cosa, facendone un’altra e poi andando in tv col capo cosparso di cenere perché tanto ormai ‘la frittata è fatta’ e in fondo, basta scusarsi a favore di telecamera.
Non dico che il senatore Azzolini sarebbe dovuto essere messo ai domicialiari (sottolineo: non in galera, ai domiciliari, cosa che alla stragrande maggioranza dei cittadini comuni è preclusa, dato il numero abnorme di detenuti in attesa di giudizio che affolla le carceri italiane) a prescindere.
Dubito però, così come è stato anche sottolineato da alcuni, che i senatori italiani abbiano letto tutte le carte e si siano formati un’opinione; anche perché, diciamocelo, la maggior parte dei nostri rappresentanti in Parlamento è in parte o del tutto priva di mezzi culturali adeguati…
Non voglio nemmeno santificare chi ha votato a favore dell’arresto, ci mancherebbe; ma è un fatto che il voto è stato ‘politico’; ed è un fatto altrettanto incontrovertibile che, come MoVimento Cinque Stelle, Sel, Forza Italia, NCD e via dicendo hanno votato – a favore e contro – rispettando in fondo la propria ‘indole’, il PD come al solito ha proceduto in ordine sparso, a riprova che ormai quel partito è del tutto privo di una qualsiasi struttura ideale, che non sia il puro e semplice obbiettivo della conquista e del mantenimento del potere.
Quando poi, di fronte a quello che è successo, mi devo sorbire le dichiarazioni di Zanda e Serracchiani, beh allora mi sento veramente preso per i fondelli: ancora più mi sentirei preso in giro se fossi un elettore del PD.
Zanda dice che ‘il vosto segreto si presta ai giochi politici’: bene, ma non mi pare che il PD abbia alzato le barricate per ottenere il voto palese; anzi; e poi Zanda è prorio quello che, da ‘capo’ dei senatori PD ha lasciato al gruppo la ‘libertà di votare secondo coscienza’; il che ci porta alle dichiarazioni di Serracchiani, che ha sottolineato come, forse, si sarebbe dovuto votare secondo l’orientamento della Commissione Giustizia che, ricordiamo, aveva votato a favore dell’arresto.
La domanda è: perché dirlo dopo? Perché nessuno, contro le ‘direttive’ di Zanda ha alzato la voce, proponendo l’alternativa? Dirlo dopo è veramente troppo facile.
Si dice spesso che il Parlamento opera come un ‘mero esecutore’ di direttive ‘altre’, ad esempio quelle provenienti dal Governo… Però al Parlamento è possibile ‘alzare la testa’: stavolta, contro quanto indicato dai loro stessi colleghi, i parlamentari hanno deciso di ‘ribellarsi’, mostrando la ‘schiena dritta’: in che occasione? Solo quando c’era da tutelare uno dei loro.
In fondo, sanno che, come al solito, ‘passata la festa, gabbato lo santo’: del caso Azzolini si parlerà per una settimana e poi tutto verrà affossato tra le notizie dedicate alla calura estiva, agli incendi, tra le immagini delle chiappe ambulanti sulle spiagge e degli orsi degli zoo nutriti a cocomeri congelati.
Normalmente, dovrebbero avere almeno un po’ di pudore, di remore, pensando al fatto che poi l’elettorato al momento giusto si potrebbe ricordare di certe situazioni; ma l’elettorato com’è noto, ha poca memoria… e comunque in Italia non è dato di sapere né quando, né se si riandrà al voto, visto quello che è successo negli ultimi anni…
Nel frattempo, ai cittadini ai quali, nonostante il caldo, è ancora rimasta un briciolo di forza per indignarsi, non rimane che assistere inermi al perpetrarsi quotidiano delle solite porcherie.

RENZI E LA DEMOCRAZIA

Pensando a Renzi, mi viene in mente ciò che Nanni Moretti, in un celebre discorso tenuto a Piazza San Giovanni, disse di Berlusconi: “E’ estraneo alla democrazia, non la capisce e non gli serve”… sottolineerei l’ironia di un leader totalmente antidemocratico alla guida di un Partito Democratico.

 

DECISIONE E DISCUSSIONE

Attenzione, Renzi parte da premesse molto condivisibili: è vero che in Italia c’è da sempre un surplus di dibattito, è vero che spesso qui da noi le discussioni non hanno mai fine e che ne derivano spesso provvedimenti annacquati che perdono gran parte della loro efficacia; è altrettanto vero che il simbolo di tutto questo è la sinistra: in un Paese che anche dopo 70 anni non ha ancora superato il ‘trauma’ dei vent’anni di dittatura, qualsiasi ‘decisionismo’ viene subito bollato come dittatorial-fascista: è successo a Craxi, è successo a Berlusconi, succede ora a Renzi; il problema è che se vediamo che fine hanno fatto Craxi e Berlusconi, forse obbiettare sugli atteggiamenti di Renzi non è così sbagliato… La sinistra da sempre discute, discute, discute e raramente arriva a soluzioni efficaci: non è un caso se in Italia ha governato sempre poco e quando lo ha fatto ha finito per collassare non per l’inefficacia dei propri provvedimenti, quanto per le discussioni interne. Renzi, insomma, ha ragione quando afferma di voler scardinare questo sistema.

 

RENZI: LA SCALATA NON DEMOCRATICA AL POTERE

Il problema non sta nelle premesse, ma nelle conseguenze e nei modi: l’estraneità di Renzi alla democrazia è resa evidente dal percorso che lo ha portato alla Presidenza del Consiglio: è diventato segretario del PD attraverso primarie che al meglio potrebbero definirsi come raffazzonate e approssimative; le primarie sono un ottimo strumento, ma così come sono state portate avanti dal PD in questi anni, sono totalmente prive di qualsiasi affidabilità; in seguito, Renzi è diventato Presidente del Consiglio senza alcuna legittimazione popolare o passaggio elettorale, in virtù di un sistema abberrante come quello italiano che permette a chicchessia di diventare Presidente del Consiglio senza passare attraverso il voto.

Chiaramente, la nomina di Renzi alla Presidenza del Consiglio non ha nulla di incostituzionale: il problema è che uno che ha scalato il potere in questo modo (se vogliamo anche un po’ vigliacchetto, all’insegna dei vari enricostaisereno e via dicendo), dovrebbe magari procedere in modo un filo più cauto e dialogante…
Invece Renzi si comporta come il bullo di classe, sicuro che nessuno abbia il coraggio di andare fino in fondo rompendogli i co***oni… O meglio, gli unici che hanno il coraggio di farlo sono quelli di M5S; gli altri, tutti accodati: NCD che usa obbedir tacendo, Forza Italia che fino a qualche mese fa era pappa e ciccia con lui… e la ‘minoranza interna’.

 

LA SINISTRA DAI LEADER ELETTI E SEGATI A MATTEO RENZI

Ora: la storia della sinistra degli ultimi anni è fatta di segretari ‘acclamati’ che poi dal giorno successivo all’elezioni si sono visti segare la poltrona dalle ‘minoranze interne’ (in virtù del fatto che a sinistra bisogna sempre mettere in discussione la dirigenza, perché ogni parvenza di ‘decisionismo’ è giudicata come fascista e dittatoriale); a forza di tirare la corda però, è arrivato il momento che questo modo di agire (che negli ultimi anni ha danneggiato moltissimo non solo la sinistra, ma tutta l’Italia, vedasi l’ingloriosa fine fatta dai Governi Prodi), ha smesso di funzionare… ha smesso di funzionare, perché il PD non è il PCI, il PDS o i DS, è altro: non un partito di ‘sinistra’, ma un ‘partito del niente’: si è passati dalla pura ideologia alla mancanza di qualsiasi principio; il PD è un partito volto solo ed esclusivamente alla conquista ed alla conservazione del potere, pronto a raccogliere al suo interno chiunque per raggiungere lo scopo: può non piacere; se non vi piace, scrivete a Veltroni, il ‘genio’ che ha inventato ‘sto partito e protestate.
Quindi: il ‘segare la sedia’ funzionava con un partito di sinistra in cui la discussione aveva sempre la meglio sulla decisione; col PD, ‘partito del potere’ il metodo non funziona più, specie se a guidarlo è uno come Renzi, che di sinistra, non ha nulla; Renzi il quale si è portato appresso una pletora di persone uguali a lui, gente che adesso sta al Governo, ai vertici del Partito, o che va nei talk show televisivi, che di sinistra, destra o centro non ha nulla, mossa solo dal desiderio di apparire e di farsi bella a favore di telecamera: il nulla eletto a sistema di potere.

Il fatto è che la ‘minoranza PD’ dovrebbe essere ribattezzata ‘minorati PD’, una massa di ritardati che hanno pensato di poter applicare a Renzi gli stessi metodi del passato, accorgendosi troppo tardi di essere fuori tempo e sostanzialmente finendo per prendersela nel didietro. Il problema poi, è che di minoranza PD non ce n’è una, ma almeno tre o quattro, che non sono riuscite a fare ‘massa critica’; in più, vi è stato un errore di comunicazione: il messaggio che arriva all’opinione pubblica è che la minoranza PD non sia realmente interessata al merito delle questioni, ma rompa il ca**o per il solo gusto di farlo, o magari con l’obbiettivo di ottenere qualche poltrona… certo, va riconosciuto a Speranza di averla mollata, una poltrona, ma ha comunque lasciato un incarico, quello di Presidente del gruppo PD, ‘onorario’ o quasi…

 

RENZI SPACCATUTTO

Tutto ciò ha finito per dare mano libera a Renzi, che ha potuto continuare a comportarsi nel suo solito modo precarivatore, arrogante e prepotente, da bullo di classe… fino a mettere la fiducia sulla legge elettorale. Ora, io non entro nel merito: a me la legge elettorale, così come la riforma del senato, fanno del tutto schifo, perché ritengo, per vari motivi, che siano funzionali non alla migliore selezione della classe politica o al funzionamento delle istituzioni, ma al potere del Presidente del Consiglio, e mi fermo qui. Renzi dice che mettere la fiducia sulla legge elettorale ‘è normale’: ma se in Italia la stessa cosa è avvenuta solo con Mussolini e la cosiddetta ‘Legge truffa’, tanto normale alla fine non è…

Aggiungo: Renzi afferma di voler andare alle elezioni solo nel 2018; la nuova legge elettorale sarebbe stata ugualmente approvata nel giro di pochi mesi, attraverso le ordinarie procedure parlamentari… Perché allora Renzi mette la fiducia? Perché è un prepotente e utilizza una legge importante come quella che regola l’elezione del Parlamento, per sbarazzarsi una volta per tutte dei minorati della minoranza interna. Ora, quale concezione pensate che abbia della democrazia una persona che usa una legge elettorale, per ‘regolare i conti’ col proprio partito? Non una concezione alta, sicuramente: Renzi è estraneo alla democrazia, non la capisce e non gli serve… o meglio, forse la capisce fin troppo bene e se ne serve sostanzialmente per farsi i ca**i suoi.
Il tutto, inserito in un contesto in cui il Governo mette la fiducia un giorno si e l’altro pure con la scusa del ‘non c’è tempo’, esautorando nei fatti il Parlamento, come hanno fatto i Governi Berlusconi, Monti e Letta in precedenza, e allora ci sarebbe da chiedersi che ca**o li paghiamo a fare 10.000 euro e passa al mese i parlamentari: forse per andare nei talk show televisivi?

 

L’ESITO

La legge elettorale passerà comunque e Renzi potrà dire di aver vinto; la stragrande maggioranza dei minorati della minoranza PD alla fine chinerà il capo, come ha sempre fatto; chi non voterà la fiducia, sia pure solo per mostrare un minimo di serietà, dovrebbe dimettersi dal PD e dal gruppo parlamentare (sarebbe gradito che si dimettessero pure da parlamentari, ma questo non accadrà, perché non avrebbero di che campare); di certo, dopo aver annunciato il ‘non voto’ alla fiducia, Bersani, Speranza e Civati non possono continuare a far parte del PD come se niente fosse, pena perdere quell’ultimo brandello di credibilità che gli è rimasta: ormai Bersani sembra l’imitazione di Crozza che imita Bersani; Civati è da anni che dice ‘me ne vado’, ma siccome non sa dove andare, resta lì; Speranza non ho idea di che intenzioni abbia; Letta ha già annunciato di mollare la poltrona di parlamentare, liberandosi le mani rispetto a Governo e parlamento.

In tutti i casi, l’Italia sarà quasi completamente in mano a un bullo arrogante il cui unico scopo è ingrassare il proprio potere, con buona pace degli italiani.
Auguri a tutti.

MATTARELLA PRESIDENTE

Sergio Mattarella è il sesto Presidente della Repubblica all’elezione del quale riesco ad assistere: quando sono nato, nel 1974, c’era Leone, ma di lui non ho alcun ricordo, ero veramente troppo piccolo; poi arrivò Pertini, che è stato il Presidente dell’infanzia della mia generazione: tutti i nati in quel periodo lo ricordano sui luoghi delle stragi (la stazione di Bologna), delle catastrofi (il terremoto dell’Irpinia), delle tragedie (Vermicino), ma le immagini che tutti credo abbiano impresse sono quelle della finale di Spagna ’82; di Cossiga ricordo soprattutto il periodo finale, quello delle ‘esternazioni’; poi arrivò Scalfaro, un personaggio con empatia pari a zero, tutto chiuso in un’interpretazione ‘missionaria’, quasi ‘sacrale’ del proprio ruolo; ottimo il ricordo di Ciampi, che ha dedicato la sua Presidenza a riscoprire un certo orgoglio nazionale… e poi arriviamo a Napolitano: ottimo fino a quando non ha ritenuto di doversi sostituire alla ‘politica’, ponendo le sue convinzioni personali davanti a tutto: incapace di capire fino in fondo la società, come ha dimostrato il non aver nemmeno cercato di comprendere fino in fondo il ‘fenomeno’ rappresentato dal MoVimento Cinque Stelle: meglio in fondo i Governi e le riforme sostenuti dal pluriindagato Berlusconi, che non dare una possibilità  gente nuova ed onesta…

E adesso, Mattarella: poteva andare peggio, molto peggio: a me in fondo bastava che non venisse eletto Amato; tutti gli altri per me pari erano; certo, avrei digerito poco anche un Veltroni od un Casini, ma insomma, sempre meglio di Amato. Mattarella mi convince: non solo, ovviamente, per la vicenda umana, legata all’uccisione del fratello; anche per come viene descritto: a me quelli ‘riservati’, ‘schivi’, che magari si tengono le risate e le battute per i momenti privati tra amici e famigliari mi sono sempre piaciuti: a me i politici che se la ridono tra di loro in genere mi fanno venire il voltastomaco, mi danno l’idea di quelli in fondo fanno tutti parte della stessa ‘combriccola’… poi ovviamente nella sua nuova veste sarà costretto a ridere in pubblico, a stringere mani, etc…, ma l’indole di fondo, resta. In due giorni ho sentito Mattarella dire due volte “è sufficiente questo”: mi piace questo riferimento all’essenzialità, questo voler evitare tanti giri di parole, questo sentire non necessario e superfluo rispondere a tutti e tutto. Devo dire che, tra l’altro, dopo Scalfaro, Ciampi e Napolitano, uno che ha ancora tutti i capelli in testa mi fa pure piacere…

Spero, sinceramente, in un nuoo Ciampi: uno che giri l’Italia cercando di ricreare un minimo di ‘sentire comune’; ho qualche timore che possa essere un nuovo Scalfaro, troppo assorto nel proprio ruolo di ‘custode della Costituzione’ per accorgersi di altro; spero, mi auguro, una maggiore elasticità mentale di chi l’ha preceduto, una maggiore apertura nei confronti della società; non so se e quanto Mattarella sappia usare il computer e sia solito navigare in Internet, per dire; mi incoraggia però il fatto che abbia sei nipoti, che forse gli avranno già spiegato e magari ‘insegnato’ qualcosa.

Ho ascoltato il discorso: ‘canovaccio’ prevedibile, un mix di messaggi ‘politici’ destinati al Parlamento e di riferimenti ‘alti’ e in parte ‘accorati’, indirizzati ai cittadini in ascolto; poteva essere un discorso molto più banale, retorico e scontato, poteva essere però più vivace, coraggioso, ‘moderno’: in fondo Mattarella non è una cariatide, ma è comunque un uomo di oltre 70 anni, che probabilmente ha in comune la sua generazione la difficoltà di correre appresso ad un mondo che forse corre troppo veloce. Attendo ora di vedere quale sarà il suo stile, il suo atteggiamento, le sue decisioni, ma ad un primo impatto, a me Mattarella piace. In tutti i casi, buon lavoro.

RENZI: LA MORTE DELLA DEMOCRAZIA

E per fortuna che dicevano che i ‘cinquestelle sò fascisti’… porca miseria…

Premessa: Il Governo Letta ha raggiunto un solo risultato: il calo dei tassi d’interesse sul debito pubblico, che vogliono dire pagare meno e liberare risorse per altro. Un risultato positivo e che gli va riconosciuto,  ma che ad essere onesti era il minimo che ci si potesse aspettare. Enrico Letta ha commesso un solo, grave errore: pensare che gli italiani, dopo il massacro fiscale perpetrato da Monti & Co., fossero disposti ad aspettare le calende greche per vedersi restituire almeno qualcosa, specie considerando che negli ultimi abbiamo assistito a un pò di tutto: dalla riduzione delle multe sulle slot machine illegali, ai regali fatti alle banche… i cittadini sono sempre l’ultima ruota del carro, vengono sempre alla fine, dopo qualcun altro. Letta sarebbe potuto continuare a stare dove sta, se almeno avesse dato qualche segnale positivo: che ne so, una riduzione delle accise sulla benzina, un alleggerimento fiscale, anche modesto… invece, ha ‘regalato’ agli italiani la mini-IMU. Credo che Letta sia in perfetta buona fede quando dice: nel 2014 vedrete i risultati… il problema è che il 2014, dopo il 2012 e il 2013, è già troppo tardi.

In tutta questa situazione, c’era il fattore Renzi. Ora,di Renzi  erano chiare almeno due cose: la sua sfrenata ambizione, e la volontà di presentarsi come ‘l’uomo del popolo’ eletto ‘contro il Palazzo’; era chiaro che prima o poi queste due nature si sarebbero dovute scontrare. Ha vinto la prima, con buona pace del ‘popolo’; con una mossa che ricorda il più bigio vecchiume del trio Craxi-Andreotti-Forlani, Renzi dà il benservito a Letta per insediarsi lui a Palazzo Chigi, accompagnato da una serie di personaggi (i nomi che circolano sono da brivido: da Baricco alla cultura a Farinetti all’agricoltura) che danno l’idea di un Berlusconi in salsa radical-chic. Insomma, Renzi ha gettato la maschera:  altro che ‘nuovo’,  Renzi è un personaggio che esce fuori direttamente da “The Walking Dead”.

Tutto questo, ovviamente, col bene placito del Presidente Napolitano, del quale Renzi si è improvvisamente scoperto uno strenuo difensore: guai ad andare alle elezioni, le elezioni sono il Male, le urne sono il Demonio, specie da quando gli italiano hanno mostrato di gradire il MoVimento Cinque Stelle. Non sia mai: se gli italiani ‘come piace a loro’, non si vota. M5S al 21 per cento è ancora un rischio troppo grande, bisogna aspettare che scenda almeno fino al 10; per questo guarda caso Renzi parla addirittura del 2018: perché sa benissimo farà l’impossibile per fare in modo che il suo ‘tentativo’ duri, nella speranza che le cose migliorino e che l’Italia torni ad essere un Paese – secondo lui – ‘normale’, dove la gente vota chi ‘deve’ votare.

Insomma, il ‘democraticissimo’ Renzi, quello che è sempre ricorso alla ‘base’ contro il ‘Palazzo’, scopre che no, meglio non votare, quando è molto più facile farsi investire dal Presidente.  Tanti saluti alla democrazia: se un Governo cade, la soluzione è andare a votare, specie in una situazione come quella italiana… ma no, votare non si può, perché un Paese dove M5S prende oltre il 20 per cento non è normale; è invece normale un Paese dove rischiamo di avere tre Presidenti del Consiglio di fila che non rispondono al popolo, che non li ha eletti, ma solo al Presidente della Repubblica che li ha ‘incaricati’; è normale un Paese dove un segretario di Partito manda a casa un Presidente del Consiglio compagno dello stesso Partito; è normale un Paese dove le ‘crisi di Governo’ si gestiscono in colloqui privati, vengono spiegate tramite lanci di agenzia, twitt e conferenze stampa, senza che il Parlamento possa dire ‘A’… Chissà se la Presidente della Camera, sempre pronta rampognare chiunque non si comporti come lei crede che ci si debba comportare, avrà qualcosa da ridire.

Tanti saluti al metodo democratico e alla volontà popolare: l’importante è che non si voti, perché dopo tutto, come ha detto ‘qualcuno’, le elezioni? Sciocchezze!!!

BERLUSCONI ARRIVEDERCI… ALLA PROSSIMA PUNTATA

L’impressione è che come di frequente succede in Italia, sia difficile che ieri si sia realmente visto scrivere la parola fine alla vicenda politica di Berlusconi: continuo a pensare che questa coinciderà con quella puramente biografica, ergo: Berlusconi ce lo dovremo tenere finché campa; il suo ruolo, la sua personalità, ciò che ha fatto o detto negli ultimi vent’anni, non può essere sbrigativamente derubricato da una decadenza parlamentare verso la quale si è di fatto proceduto in maniera frettolosa e per certi versi approssimativa. Attenzione: lungi da me difendere Berlusconi, lo ha fatto benissimo lui per vent’anni; dico solo che c’è modo e modo: e il modo che si è visto è stato, purtroppo, simile a tanti altri del passato; certo forse per certi versi ‘definitivo’  (non c’è dubbio che l’unico reale nemico di Berlusconi sia attualmente l’anagrafe e un altro tipo di decadenza, quella fisica), ma non ‘conclusivo’… Non conclusivo perché – come succede in Italia almeno dall’Unità, lascia sempre la porta aperta a dietrologie, obiezioni, riletture, etc… Ancora una volta in Italia non si avrà una visione univoca, ci sarà sempre spazio per polemizzare… e figuriamoci se Berlusconi dovesse ottenere una revisione del processo a suo favore, o l’appoggio della Corte di Giustizia UE: come la metteremmo, in quel caso.

Ad ogni modo, ieri abbiamo comunque assistito all’incapacità di Berlusconi di andare oltre le parole: se è vero che quello di ieri è stato per lui e i suoi un ‘giorno nero per la democrazia’, allora coerenza avrebbe voluto che Berlusconi si presentasse in aula, prendesse la parola  e incitasse i suoi sostenitori alla rivolta: non si possono lanciare accuse di ‘non democraticità’ e poi limitarsi a snocciolare la solita sequela di concetti già sentiti decine di volte (eccheppalle!!!), davanti ai soliti sbandieratori. Dov’è il nerbo, dov’è la spina dorsale, dove sono gli attributi???? Se si ritiene che cacciare Berlusconi dal senato sia contro la democrazia, allora è giusto sollevarsi e combattere, non inscenare uno squallido teatrino davanti casa.

Per un attimo, ho sperato: ho sperato che Berlusconi ‘rompesse’, facesse come nel finale del “Caimano”, ma evidentemente Nanni Moretti in quel film l’ha sopravvalutato… Berlusconi si è dimostrato ancora una volta, come tra l’altro successo nelle sue varie esperienze di Governo, incapace di andare oltre le parole. Dopo tutto,  infatti, l’uscita dal Parlamento non cambia di una virgola la sua situazione economica e muta di poco gli equilibri di potere in Italia: e dunque ne dobbiamo trarre la conclusione che a Berlusconi della democrazia non importa, ma gli stanno più a cuore i suoi interessi personali, che l’esclusione dal Parlamento non cambia granché.

Tuttavia, quanto successo ieri porta con sé ben altri tipi di danni; si apre, come dicevo, l’ennesimo capitolo delle italiche dietrologie: come successo con la caduta di Mussolini, la Resistenza, il caso Moro, Tangentopoli, i rapporti tra Mafia e Politica,   la cacciata di Berlusconi sarà l’ennesimo capitolo su cui in Italia non ci sarà mai una lettura condivisa, l’ennesima pagina destinata a creare divisioni. Gli italiani, da sempre o quasi, sono volti più alla divisione che all’unità… questo probabilmente perché, come sosteneva Monicelli, non hanno mai fatto una rivoluzione, non c’è mai stato un momento di autentica unità popolare contro un male visto come assoluto. Non è stato così per l’Unità d’Italia (e la secolare questione meridionale è lì a dimostrarlo), né è stato così per la Resistenza, sui cui ancora oggi non c’è una visione comune. E allora, dato che non si è fatta la Rivoluzione, l’unico modo per uscire dallo stallo è – forse – una bella guerra civile: Nord contro Sud contro Roma, cattolici contro laici, onesti contro ladri, destri contro sinistri contro tutti gli altri e via dicendo: un regolamento di conti su scala nazionale dal quale esca una ed un’unica parte vincitrice, che finalmente dia vita a un popolo che possa definirsi tale. Una visione estrema e violenta? Forse (ma d’altronde, se andiamo a ben vedere, è l’intera  storia della civiltà ad essere dominata da estremismo e violenza), ma probabilmente l’unica strada percorribile rimasta per far uscire l’Italia da questo circolo vizioso fatto di una serie infinita di nodi irrisolti.

ALFANO SBATTE LA PORTA. ANZI NO, ANZI FORSE…

Difficile commentare ‘a caldo’ una situazione ancora in divenire, e che probabilmente nelle prossime settimane e nei prossimi mesi è destinata a farsi ancora più ingarbugliata: al momento, c’è da prendere nota del fatto che Alfano e i suoi sembrano ‘fare sul serio’… ovviamente, cercando comunque di salvare capra e cavoli: la non entrata in Forza Italia e la formazione di gruppi autonomi al Parlamento al momento non è infatti in funzione anti- o alternativa a Berlusconi: risponde piuttosto all’esigenza di avere le ‘mani libere’, nel proseguire l’esperienza di Governo… la colpa di quanto successo non viene attribuita a Berlusconi, quanto a chi lo circonda. Il discorso di fondo, anche abbastanza ipocrita (ma l’onestà intellettuale raramente è attributo della politica) è il seguente:  pur continuando a considerare Berlusconi un punto di riferimento, preferiamo proseguire ad appoggiare il Governo: si tiene il piede in due staffe, insomma. Coerenza avrebbe voluto che nel sostenere il Governo assieme a chi vuole la decadenza di Berlusconi segnasse la definitiva presa di distanze dal Cavaliere; all’opposto, continuare ad essere suoi alleati avrebbe previsto l’abbandono del Governo… si è scelta la più ambigua delle formule, perché in fondo non si vuole inimicarsi il ‘Capo’, almeno non ancora. Il primo banco di prova sarà proprio il voto sulla decadenza, a quel punto si vedranno le reali distanze tra il gruppo – Alfano ed i fedelissimi di Berlusconi.

Lo scenario politico sembra segnare l’anno zero per i moderati / conservatori italiani, dispersi ai quattro venti: in Parlamento, dove li troviamo distribuiti tra Fratelli d’Italia, i due gruppi ex PDL, le frange centriste nate dal disgregarsi di Scelta Civica con l’aggiunta dell’UDC, con un ulteriore, sparuto ma rumoroso gruppo in seno al PD, che recentemente è tornato a parlare di scissione; aggiungiamo poi, fuori dal Parlamento le iniziative dei vari Storace, Alemanno e Fini, tutte più o meno volte a ricostituire un partito unico di connotazione esplicitamente destrorsa (chiamatela nuova AN, o come vi pare). Appare chiaro come difficilmente una tale varietà di formazioni potrebbe presentarsi alle elezioni: le ampie alleanze possono forse portare alla vittoria, ma si è dimostrato come rendano impossibile il Governo: un riaccorpamento nei prossimi mesi è da ritenere particolarmente certo. Nell’equazione va fatto in qualche modo rientrare comunque Berlusconi, unico al momento a poter contare su un congruo bacino elettorale; le primarie non sono cosa da centro-destra, visto che i suoi elettori preferiscono avere un leader attorno a cui raccogliersi, piuttosto che sceglierselo da soli; al momento comunque da quelle parti non vedo figure in grado di superare per appeal elettorale Berlusconi.

A questo punto però, il pallino del gioco passa al PD, anzi, a Renzi: la sua conquista della segreteria del Partito appare praticamente certa, ma sappiamo tutti che Renzi vede questa solo come una tappa verso l’ascesa al Governo: ora, se pensiamo che il centrodestra è messo male, e che Renzi a detta di tutti è in grado di intercettare una fetta non indifferente dell’elettorato del MoVimento Cinque Stelle, c’è da pensare che lui abbia tutto l’interesse per far cadere il Governo quanto prima e ad andare ad elezioni nelle quali sarebbe stra-favorito… L’impressione è che quindi si possa andare a votare verso aprile – maggio, di modo che Renzi possa presentarsi come nuovo Premier in occasione dell’avvio della Presidenza italiana UE in giugno… tutto questo, a meno che il Governo Letta nei prossimi non ottenga risultati talmente stupefacenti da far ritenere un autogol la sua sfiducia: ma al momento l’ipotesi appare quanto meno fantasiosa…

IL DIRETTORIO DEL PRESIDENTE

Quando Napolitano ha annunciato la scelta dei 10 saggi, la cosa mi ha lasciato abbastanza sorpreso: ho pensato, pensa tu, ha scelto un metodo per accontentare tutti o, piuttosto, per non scontentare nessuno… Ammetto che poi fin dall’inizio non avevo compreso in fondo il ‘senso’ dell’operazione, che a dire la verità al momento resta un pò oscuro per tutti.  Arriva la lista dei nomi, e spunta la delusione: un’accozzaglia di nomi già sentiti, di vecchi ‘maneggioni’ della politica che girano da anni (Quagliariello, Violante), affiancati da ‘astri nascenti’ (Mauro, Bubbico, Giorgetti) e da una serie di nomi più o meno conosciuti o altisonanti, rimediati dai ‘cervelloni’ della giurisprudenza, o dalle solite istituzioni economico – finanziarie (grida vendetta l’ennesimo ‘genio’ uscito dalla Banca d’Italia… banchieri, anche basta), con l’aggiunta dell’inserimento di un componente dell’attuale Governo, per dare un’ulteriore parvenza di ‘regolarità’ alla questione.  Di fronte alle rimostranze, in parte giustificate, di chi segnala l’assenza di donne, molto più grave mi pare il fatto che per l’ennesima volta in una fase delicata dell’Italia ci si rivolga a giuristi, esperti di economia o semplicemente politici in carriera: non uno, dico uno, che si occupi di cultura o ambiente: si ciarla tanto di questi ‘asset’ sui quali l’Italia potrebbe benissimo campare e alla grande, di rendita, ma al momento buono, mai una volta che ci rivolga ad un esperto del ramo. Le perplessità poi aumentano quando si pensa alla ‘ragion d’essere’ di questa sorta di ‘direttorio’. In Italia c’è un Governo, per quanto dimissionario; in Italia c’è un Parlamento, democraticamente eletto, che può redigere e approvare leggi. Punto. Non si vede a cosa serva un gruppo di cervelloni scelti dal Presidente della Repubblica, per fare non si sa bene cosa. Il senso, da quello che ho capito, sarebbe quello di ideare progetti: il brainstorming tra i cervelloni, tra cui ci sono rappresentanti di PD, PDL, Lega  e Scelta Civica (naturalmente nessuno del MoVimento Cinque Stelle, ed è meglio così, vista la compagnia), servirebbe, forse, a bypassare le lungaggini parlamentari per portare in aula provvedimenti da approvare con rapidità. Tuttavia mi chiedo: ma il Parlamento fa così schifo? Ci metterà tanto, ma è pur sempre democraticamente eletto. Qui abbiamo una cosa strana: un Presidente della Repubblica, eletto da un Parlamento non più incarica, che non si sa  a quale titolo invece di dare un incarico definito per formare il Governo, si sceglie dieci persone di sua fiducia, non si sa bene con quale ruolo; sembra quasi che si sia di fronte a un ‘corpo intermedio’ tra Parlamento e Governo dimissionario, scelto però con pura e totale discrezionalità dal Presidente della Repubblica: secondo me c’è da porsi un serio interrogativo sulla costituzionalità di una soluzione del genere, soprattutto c’è da chiedersi  – senza lanciare accuse – se il fatto che la Costituzione non lo vieti esplicitamente, la renda automaticamente praticabile. L’impressione è che Napolitano abbia voluto tergiversare, cercando di trovare una soluzione che, in mancanza di un Governo nel possesso di pieni poteri, agevoli l’approvazione di provvedimenti urgenti; una soluzione che permette di offrire una parvenza di stabilità davanti all’estero (ma basteranno i 10 piccoli indiani per rassicurare i mercati), e di far passare in maniera meno caotica il periodo che va da qui all’elezione del nuovo Presidente, che così potrà serenamente decidere se assegnare un nuovo incarico, o sciogliere le camere ed andare ad elezioni; sembra inoltre intravedersi il  tentativo, riunendo i rappresentanti delle ali più ‘dialoganti’ di PD  e PDL di riavvicinare i due, magari agevolando al prossimo inquilino del Quirinale il compito di trovare una soluzione di compromesso per la creazione della grande coalizione, tanto auspicata dai mercati, dall’Europa, dalla Germania, dalle agenzie di rating, del PDL e di settori non marginali del PD, con l’ovvio obbiettivo più a lunga gittata di depotenziare il MoVimento Cinque Stelle e rimettere il pallino nelle mani di quelli che negli ultimi vent’anni ci hanno portato dove siamo. L’unico problema è che vista la loro conclamata inettitudine, se PDL e PD vanno al Governo insieme, al prossimo giro il MoVimento becca il 40 per cento e passa…

VEDREMO…

Mi ero ripromesso di non postare più nulla di post-elettorale, almeno per questa settimana, ma mi piace comunque porre qualche osservazione:  le Camere si riuniranno per la prima volta tra quindici giorni, a breve giro di posta cominceranno le consultazioni di Napolitano. La domanda che si fanno tutti è se PD e MoVimento Cinque Stelle troveranno il modo di collaborare: Bersani preme, Grillo sdegnosamente rifiuta, ma questi atteggiamenti sembrano più tattica che altro: credo sia perfettamente inutile stare appresso ad ogni dichiarazione, si rischia solo la crisi di nervi… Per conto mio spero, credo, che una soluzione si possa trovare; c’è lo scoglio della ‘fiducia’ da superare, vediamo se si trova un escamotage per permettere al MoVimento di far passare il Governo senza che questo sembri una resa… Naturalmente il pallino del gioco ce l’ha in larga parte Bersani, che dovrà imbastire una proposta credibile, fermo restando il fatto che di certo non si può chiedere ai rappresentanti del MoVimento un’alleanza organica: il ‘si vota provvedimento per provvedimento’ fa parte del loro DNA.

Tra gli elettori di sinistra c’è molta sfiducia, ma spesso avverto la fastidiosa impressione che loro trattino chi ha votato per il MoVimento come una massa di imbecilli che si sono fatti abbindolare, mentre loro sono gli unici ‘intelligenti’ e ‘responsabili’… ‘responsabilità’  è una parola che circola molto, peccato di ‘responsabilità’ negli ultimi vent’anni a destra, centro e sinistra se n’è vista ben poca. Io da elettore del MoVimento sono ovviamente fiducioso, certo anche con una certa prudenza… l’incognita è rappresentata non tanto da Grillo, quanto dagli eletti del MoVimento: non credo sia possibile ‘telecomandare’ oltre un centinaio di persone, vedremo…

Per intanto, le ultime elezioni ci hanno regalato il Parlamento con l’età media più bassa dell’Occidente ed una (finalmente!!) dignitosa rappresentanza femminile: sia nel numero che nella ‘qualità’; tante donne normali, bellezze pensanti e’non siliconate. Dopo vent’anni, le ultime elezioni sembrano aver posto fine al grande equivoco italiano del ‘centro’: finalmente gli elettori hanno capito che il ‘centro’ in tutti questi anni non è servito a nulla, se non a fare i propri interessi ‘di bottega’ , dall’alto di percentuali di votanti risibili: Casini non potrà più fare il bello e il cattivo tempo col cinque per cento di voti… Guardiamo la parte piena del bicchiere: per anni ci si è lamentati del Parlamento di vecchi, con poche donne, in qualche caso giunte a sedere su quegli scranni solo il virtù dell’avvenenza fisica, un Parlamento in cui ogni impeto progressista era tarpato dalla presenza del ‘centro’, immobile nella sua concezione, la peggiore possibile, di ‘moderatismo’.  Io credo bisogni essere fiduciosi, ed evitare di paragonare Grillo e il MoVimento a Berlusconi, Forza Italia e il PDL visto e considerato che nessuno del MoVimento è  entrato in parlamento per scampare dai propri guai giudiziari o per curare meglio i propri interessi economici: tutti criticano per la faccenda di mettere PDL e PD sullo stesso piano, ma a breve giro di posta compiono lo stesso errore… E comunque tra il ‘bello’ di questa situazione c’è anche il fatto che le persone sembrano un pò tornare a interessarsi di politica: passare davanti al baretto dove in genere si ciancia ‘de ‘a Roma e de ‘a Lazio’ e sentire invece parlare di Bersani e Grillo, fa una certa impressione… 🙂

La Germania dall’alto della sua tracotanza (che, è bene ricordarlo, è alla base della stragrande maggioranza di guai che affliggono l’Europa) si permette di derubricare la situazione italiana con giudizi offensivi e ancora una volta supponenti:  forse farebbero meglio a tacere, visto lo stato in cui hanno ridotto l’Europa coi loro diktat…

LA MISERIA

Quello che è successo ieri in parlamento ha dell’incredibile… Oddio, forse in una certa misura era anche prevedibile, ma insomma, uno spera sempre che si sia toccato il fondo e invece puntualmente qualcuno si arma di pala e ricomincia a scavare… La situazione mi ha ricordato per certi versi quella della mancata autorizzazione a procedere contro Craxi: l’unica differenza è che allora a essere coinvolto era stato tutto il Parlamento, stavolta solo una parte, con poche eccezioni. Berlusconi riscende in campo (ma sarà proprio vero? O è l’ennesima mossa compiuta ‘per vedere l’effetto che fa’?) e praticamente ogni dissenso, nel suo partito, viene meno: il diktat è ‘togliere la fiducia al Monti brutto e cattivo’, tutti, eccetto poche notabili eccezioni, sono pronti a piegare il capo in segno di ossequiosa obbedienza; tutti, eccetto uno sparuto gruppo di persone che evidentemente hanno ancora un filo di dignità e di senso della misura, pronti per l’ennesima volta a offrire gentilmente le proprie terga al membro flaccido e avvizzito del ‘capo’… Una miseria morale come, anche in Italia dove siamo abituati, raramente se ne sono viste. Spero sinceramente non finisca qui: spero che chi, come Meloni e Alemanno, fino a ieri parlava di impresentabilità di Berlusconi, tenga fede alle proprie dichiarazioni e prenda le distanze. La figura peggiore l’ha fatta Alfano, incapace ancora una volta di alzare la voce, pronto per l’ennesima volta a chinare il capo, ad andare in tv sorridente e uscirsene con metafore come quella di ‘Berlusconi che è il detentore del titolo, la coppa l’ultima volta l’ha alzata lui’; e subito, si rimette in moto la macchina: sul TG5, un ‘servizio – santino’ dedicato al Capo, seguito da un velenoso catalogo delle nefandezze di Monti. Una Nazione allo sbando: ostaggio prima di un Parlamento di nominati dediti solo a compiacere chi gli ha donato una poltrona e completamente disinteressati delle sorti dei cittadini; poi il crollo e, in spregio a ogni più elementare regola di democrazia, lo stesso Parlamento di nominati che dà il via libera a un Governo voluto dalle istituzioni finanziarie internazionali, calato dall’alto, privo di qualsiasi legittimazione democratica; perfino nelle più disastrate Grecia e Spagna si è votato; non Italia, dove evidentemente la democrazia è un optional. Oggi, dopo  un anno di ‘rigore’ fine a sé stesso, l’economia portata al collasso da ricette per le quali non c’era certo bisogno di ‘tecnici’, si ritorna da capo: continueremo ad avere un parlamento di ‘nominati’, continueremo ad avere Berlusconi come uno dei due contendenti, pronto a dipingersi come il salvatore della patria, tanto la memoria degli italiani è corta… Ci aspettano nuovamente tre mesi in cui si parlerà solo e soltanto di Berlusconi, da una parte gli adoratori del ‘Capo’, dall’altra chi lo dipingerà come un demonio e dei problemi veri e del futuro, chi se ne frega; del resto, Berlusconi ha superato di gran lunga i 70 anni e Bersani i 50: il futuro di certo non gli appartiene, quindi chissà che gliene frega, meglio parlare solo e soltanto del presente. Gli elettori delle primarie del centrosinistra hanno voluto Bersani: con lui gli è stato recapitato nuovamente anche Berlusconi… a loro, e pure a noi; ringraziamo sentitamente… Anche perché con la ridiscesa in campo di Berlusconi, i Veltroni, le Bindi, i D’Alema sentiranno tutto il diritto di fare altrettanto… Auguri a tutti, nei prossimi tre mesi saremo letteralmente sommersi da una mare di m***a.