Posts Tagged ‘Ortolani’

FUMETTAZIONI 8 / 2017

Brevi recensioni di letture disegnate.

 

I GRANDI CLASSICI DISNEY 20

Domina la storia in quattro puntate che nel 1994 celebrava il numero 2.000 di Topolino: Carlo Panaro e Romano Scarpa (con le chine di Lucio Micheli) alla guida.
I fratelli Barosso firmano – coi disegni di Giovan Battista Carpi e Giuseppe Perego – le prime due storie italiane con protagonista Paperoga; Tony Strobl, Carl Fallberg e Dick Moores guidano la consueta ‘quota U.S.A.’ completa il sommario, tra le altre, una lunga trasferta ‘desertica’ di Zio Paperone & Co. della coppia Pezzin / Cavazzano.
Voto: 7

 

I MIGLIORI ANNI DISNEY – 1977

La ‘premiata ditta’ Pezzin – Cavazzano dà vita all’ecologista (e letta oggi, in tema di cambiamenti climatici, per certi versi profetica) “Zio Paperone e la nuova glaciazione”; i due ‘Guidi’ – Martina e Scala – portano invece i paperi su Marte; completano il sommario la prima apparizione della parodia disney di Sherlock Holmes (qui in Italia noto come Sir Lock), scritta da Carl Fallberg, disegni di Carston Van Osten e Sam Cornell, e un ‘tipico’ giallo con un canonico scontro Topolino – Gambadilegno, a firma Dalmasso – De Vita.
Voto: 7

 

TESORI DISNEY MADE IN ITALY 4

Prosegue ‘il meglio di Giorgio Cavazzano, scelto da sè medesimo’: tra il centenario degli 0scar (scritto da Vincenzo Mollica), affollato di ospiti ‘storici’, una doppia storia con protagonista l’archeologa Eurasia Tost ad affiancare Topolino e Pippo e un giallo con Manetta protagonista assoluto, la ‘perla’ dell’albo è “Zio Paperone e il terzo Nilo”, di diritto tra i classici delle avventure ‘archeologiche’ disneyane.
Voto: 8

 

UACK! 33

Tribù indiane nel nord America, animali mitologici e Paesi mitici occupano le storie principali della selezione, firmate dai ‘titolari’ Carl Barks e Don Rosa; il resto è come al solito ‘contorno’, dove si distingue la prima, storica, apparizione di Lupetto, ‘figlio degenere’ di Ezechiele, storico avversario dei Tre Porcellini.
Voto: 7

 

RAT-MAN 122

L’ultimo numero, e ovviamente non rivelerò il finale, che peraltro è abbastanza ‘annunciato’ e chi segue la serie potrà immaginare.
Qualche breve riflessione sul concludersi di un’avventura di cui spesso ho criticato il finale allungato: oh, sarò fissato, ma non vi va giù: se prima dici: “100 numeri e poi si chiude” e poi “no, vabbè, ho ancora un sacco di cose da dire”, i dubbi vengono…
Non credo sia un’eresia sottolineare che “Rat-Man” è stato una delle ‘galline dalle uova d’oro’ della Panini, così come in fondo non credo di fare un torto a Leo Ortolani, sottolineando nuovamente che secondo me lui ha proseguito un po’ per amore del personaggio, un po’ per l’insicurezza dell’abbandonarlo e un po’ perché, diciamocela tutta, gli scrittori di fumetti non campano di aria e le bollette da pagare ce le hanno pure loro.

Detto questo, quella di “Rat-Man” è stata comunque una ‘bella corsa’:  penso che un po’ tutti noi lettori ‘di lungo corso’ che l’hanno seguito dal primo numero originale (una collezione completa credo che tra qualche anno varrà qualcosina, peccato che al momento l’idea di vendermi i fumetti sia proprio un concetto alieno per me), abbiamo fatto due conti: 122 numeri a cadenza bimestrale fanno 244 mesi e 22 anni: a occhio e croce un po’ più di metà della mia esistenza è stata ‘accompagnata’ dall’appuntamento bimestrale in edicola o fumetteria con “Rat-Man”.

Un risultato che ne fa, senza esagerare, una delle testate ‘storiche’ del fumetto italiano, ancora più strabiliante se si pensa che non si tratta di una testata della Bonelli, ma di un fumetto comico inizialmente nato come parodia dei supereroi… che poi, negli ultimi anni, è diventata forse una pura e semplice testata supereroistica, sempre caratterizzata da gag, battutacce, doppi sensi e poco o nessun riguardo per il politically correct, ma con protagonista un personaggio che si è evoluto ormai da anni non viveva più della ‘luce riflessa’ dei supereroi che inizialmente prendeva in giro.

Una lunga ed avvincente storia, anche se con gli anni caratterizzata da una certa ripetitività: se ho una critica da fare a Ortolani non è tanto quella che da un certo punto in poi è andata per la maggiore: “Rat-Man non fa più ridere”, quanto il fatto che col tempo è tornato a raccontare la stessa storia più volte: certo, la rilettura del ‘mito’, l’aggiunta di particolari sempre nuovi è in un certo senso uno dei marchi di fabbrica del fumetto supereroistico, ma nel caso di “Rat-Man” alla lunga questo ha pure stancato.

Eppure, alla fine, non l’ho mollato, forse anche perché, diciamocelo, 2,50 Euro ogni due mesi sono una cifra assai esigua e in fondo Rat-Man la sua funzione di offrire una quarantina di minuti di sano intrattenimento, l’ha assolta egregiamente dall’inizio alla fine.

Non sono così ‘sentimentale’ da affermare che Rat-Man mi mancherà, anche perché – e lo so, sono pedante – secondo me sarebbe già dovuto finire da un pezzo, ma quello che auguro veramente a Leo Ortolani è, una volta liberatosi di un personaggio ormai forse troppo ingombrante, di poter mostrare di poter dire anche altro.
Insomma, se “Rat-Man” come personaggio e serie è ormai nella storia del fumetto italiano, ora tocca a Leo Ortolani dimostrare di poter entrare anche lui nel novero dei ‘grandi’.
Voto: 6,5
Voto all’intera serie di 122 numeri: 8

 

INVINCIBLE 45

Il piano per l’eliminazione definitiva dei viltrumiti rischia di fare piazza pulita dell’intero genere umano; quando un compromesso sembara a portata di mano, l’intervento dei supereroi terrestri genera una rissa generale, e stavolta Invincible, esposto al virus letale, rischia di vedersela veramente brutta…
Voto: 7

In appendice continuano le (dis) avventura di Wolf-Man, alle prese con una vita carceraria in cui si ritrova tutti conto.
Voto: 6,5

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FUMETTAZIONI 6 /2017

Brevi recensioni di letture disegnate

 

I GRANDI CLASSICI DISNEY 17

La ‘perla del mese’ è senz’altro “Eta Beta e la Spia” (di Walsh e Gottfredson): storia in quattro parti che propone la mitologica Spia Poeta che si esprime solo in rima, sullo sfondo di una spy – story a base di invenzioni antiatomiche; la paura del nucleare è il filo conduttore di tutte le storie ‘d’annata’ di questo numero.
La stessa Spia Poeta viene poi proposta nella sua successiva apparizione (1994), ad opera di Massimo Marconi (sotto lo pseudonimo Claudio Goresi) e Sergio Asteriti, con esiti decisamente mediocri, in una storia i cui toni comici privano di ogni fascino il personaggio.
Prosegue poi il recupero delle avventure d’epoca di Top De Tops, mentre il resto è affidato ai consueti ‘riempitivi di classe’, firmati – tra gli altri – da Scarpa, Cimino e Scala.
Voto: 7

 

LILITH 18

Dopo diciotto numeri e nove anni, giunge alla conclusione la saga a base di viaggi temporali firmata da Luca Enoch. Finale ampiamente ‘telefonato’, in cui avversari e alleati si rivelano in buona parte diversi da ciò che erano sembrati, all’insegna di riferimenti alle filosofie orientali, con il presunto Male che diviene agente del cambiamento e il Bene baluardo della conservazione.
Apprezzo molto Luca Enoch, ma a dire la verità, considerando anche la lunghissima ‘gittata’ della serie, tutto questo è veramente troppo, troppo, poco.
Guardando al progetto nel suo complesso, tuttavia, non si possono non apprezzare gli sforzi in termini di ‘inventiva’ e immaginazione che hanno portato la protagonista nei contesti storici più disparati, l’accuratezza della ricerca ‘documentale’ per dare al tutto una più solida credibilità e naturalmente i disegni, per i quali Enoch resta uno dei vertici italiani.
Voto: 5
Voto all’intera serie di 18 numeri: 7

 

DISNEY DEFINITIVE COLLECTION: DOUBLE DUCK 1

Richiesta da tempo dai lettori, arriva finalmente la ristampa cronologica delle storie di Double Duck, alias Paolino Paperino, gettato inopinatamente nel mondo dello spionaggio internazionale, con tanto di identità segreta.
Creata nel 2008 da Fausto Vitaliano e Marco Bosco, la saga di Double Duck è una sorta di ‘serie nella serie’, che prende a prestito elementi del fumetto americano (a cominciare da un contesto più ‘realistico’ e ‘coerente’), senza rinunciare ovviamente alla consueta dose d’ironia e alle immancabili gag, ma cercando di dare al tutto una confezione più ‘matura’.
Se vogliamo, con Double Duck si è cercato di replicare con la spy story ciò che diversi anni prima si era tentato, con grande successo, col fumetto supereroistico e PK.
Il protagonista viene gettato in un mondo con dinamiche e personaggi diversi, in cui i classici comprimari divengono poco più che comparse, dando quindi modo agli autori di sbizzarrirsi, esplorando le potenzialità del personaggio.
Ai disegni della prima lunga storia, divisa in quattro parti raccolte qui: Andrea Freccero, Vitale Mangiatordi, Marco Mazzarello e Francesco D’Ippolito.
Voto: 7

 

TESORI DISNEY INTERNATIONAL 8

Numero interamente dedicato alle trasposizioni ‘cartacee’ di corti e mediometraggi, dalla fine degli anni ’30 a oggi.
Topolino, da solo o più spesso accompagnato da Pippo e Paperino, diventa di volta in volta, tra gli altri, il Sarto Ammazzasette, l’Apprendista Stregone di “Fantasia”, il protagonista della versione Disney della favola di “Jack e il Fagiolo Magico”, de “Il Principe e il Povero” o de “I tre moschettieri”, in questi ultimi due casi con l’apporto di disegnatori italiani (nel caso del racconto di Twain, un Sergio Asteriti in forma smagliante).
Eccelsa la qualità con la quale i fotogrammi vengono trasportati sulle pagine (in un meccanismo inverso a quanto comunemente accade), che tuttavia non riesce a dissipare l’impressione che ci si trovi di fronte a storie che sono risultato di operazioni squisitamente ‘commerciali’, nate per sfruttare anche sulla carta il successo dei ‘cartoni’.
Considerazione che se ne porta appresso una ulteriore: la testata, che prometteva di essere una sorta di ‘meglio di’ della produzione Disney internazionale, ben presto ha assunto un andamento altalenante, tra numeri monografici dedicati a singoli personaggi o autori e altri connessi a una tematica particolare, come in quest’ultimo caso.
L’impressione è di trovarsi di fronte a una comune testata antologica, all’interno dei cui numeri si mescolano come di consueto storie di ottima caratura e semplici riempitivi, e che di ‘esclusivo’ ha solo il formato e la copertina con caratteri in rilievo; una certa ‘pretenziosità’ di presentazione, che spesso finisce per non corrispondere ai contenuti: in una serie battezzata “Tesori Disney International” per i ‘riempitivi’ non ci dovrebbe proprio essere spazio.
Voto: 6,5

 

THE WALKING DEAD 47

Un altro di quei numeri in cui sotto il profilo della ‘pura azione’ succede poco o nulla, ma che non manca di offrire svolte interessanti: da un lato ci fa conoscere meglio ‘Alpha’, la ‘cattiva di turno’ che appare cedere, solo per un attimo, a un’umanità da tempo soppressa; dall’altro, ci mostra la crescita di Carl, ormai pronto a difendere la ‘sua’ Lydia, anche a costo di schierarsi contro la madre adottiva; e per finire Rick, apparentemente sempre più incapace e inadeguato a gestire l’ira di una collettività pronta a scendere in guerra contro i ‘Sussurranti’… e allora forse, in questi tempi, serve un leader diverso e si profila un’alleanza in fondo tanto prevedibile, quanto spiazzante.
Voto: 7

 

INVINCIBLE 42

E’ arrivato il tempo di un cambio di punto di vista: Invincible comincia a pensare che il senso dei suoi poteri non si possa limitare a un’infinita serie di ‘pestaggi’ ai danni dei cattivi di turno…
Voto: 7

In appendice continuano le avventure di Tech-Jacket, che tornato dalla lunga parentesi ‘spaziale’ si ritrova alle prese col mistero della scomparsa dei suoi.
Voto: 6

 

I GRANDI CLASSICI DISNEY 18

Angelo Palmas e Giorgio Cavazzano firmano la storia celebrativa dei trent’anni di Disneyland, protagonista Topolino all’inseguimento di Gambadilegno tra le varie aree del parco.
Consueta corposa dose di storie ‘d’epoca’, a cura tra gli altri di Cimino, Scarpa e Perego per gli italiani, Barks, Lockman, Strobl per gli americani.
Quasi incomprensibile l’inserimento nel lotto di una storia di Paperinik in due parti, che di ‘classico’ ha poco o nulla.
Chiude l’albo una tipica avventura ‘archeologica’ di Indiana Pipps, accompagnato da Topolino.
Voto: 6,5

 

RAT-MAN 121

Siamo (quasi) ai titoli di coda: difficile parlare di ciò che succede in questo numero senza spoilerare troppo; finalmente, si realizzano incontri attesi da anni, mentre l’intero cast si prepara allo scontro finale.
Come al solito, Ortolani mescola in modo sapiente comicità e dramma, anche se a dire la verità determinati concetti, come il Bene e il Male due facce della stessa medaglia, o la forza salvifica dell’Amore, appaiono abbastanza consunti.
Voto: 7

 

 

FUMETTAZIONI 3 / 2017

FUMETTAZIONI 3/2017

Brevi recensioni di letture disegnate.

 

INVINCIBLE 38

Numero di attesa, in cui il protagonista si riprende dalle ferite quasi mortali subite nello scontro finale con Conquest e successivamente, assieme a padre e fratello entra nel vivo dello scontro finale con l’impero Viltrumita.
Voto 6,5

In appendice, prende il via Tech-Jacket, la prima serie di Kirckman, tentativo di dare una veste ‘americana’ a certi tipici elementi del fumetto americano
Voto: 6

 

I GRANDI CLASSICI DISNEY 14

Romano Scarpa e Rodolfo Cimino sono gli autori di “Paperino e il Colosso del Nilo”, che rientra a buon diritto tra le pietre miliari della Disney nostrana e non solo. Perché? Oltre alla qualità della trama e dei disegni, perché i nostri nel 1961 immaginavano che i monumenti della Valle dei Re venissero smontati per pezzo e ricostruiti da un’altra parte per far posto a una diga. Piccolo particolare: l’esatto identico procedimento fu usato nella realtà… sette anni dopo!!!
Voto: 8
Altre storie di ambientazione egizia, alcuni episodi più ‘domestici’ e un’invasione aliena completano la selezione, di livello medio; tra gli autori, già presenti altre volte – Cavazzano, Gatto, Kinney, Hubbard, Lockman, Strobl, Panaro – è il caso di citare l’argentino Luis Destuet.
Voto: 7

 

I MIGLIORI ANNI DISNEY – 1974

‘Perla’ dell’albo, “Zio Paperone e il deposito oceanico”, scritto e disegnato da Marco Rota: quasi un capolavoro.
Voto: 8
Un tipico Topolino poliziesco, alcune consuete vicende ‘domestiche’ di Paperino e soci, un’onirica avventura orientale e un riempitivo con protagonista Dinamite Bla completano un albo apprezzabile
Voto: 7

 

RAT-MAN 119

Balzi avanti e indietro nel tempo, rapporti famigliari complicati, e… un bel colpo di scena.
Ortolani decisamente in forma.

Voto: 7

 

TESORI DISNEY MADE IN ITALY 1

Nuova testata semestrale, che si va ad affiancare ed alternare alla ‘gemella’ dedicata ai ‘Tesori International’.
Si apre con il primo di sei numeri interamente dedicati a Giorgio Cavazzano, in occasione dei suoi 70 e del mezzo secolo attività.
La selezione, che a ciclo concluso conterà cinquanta storie, è stata curata dallo stesso autore.
Apre Paperino, alle prese col primo incontro – sottomarino – con la tenera Reginella, in quella che col tempo diventerà una storia d’amore resa senza speranza da distanze siderali, nel vero senso della parola.
Si prosegue con la lunga “Zio Paperone e l’operazione galeone”, definita dallo stesso Cavazzano una pietra miliare nell’evoluzione del proprio stile; poi Paperoga, il papero alieno Ok Quack e la sua astronave ridotta alle dimensioni di una moneta e smarrita nel Deposito di Zio Paperone e si conclude con un classico scontro con Amelia.
‘Grandi Classici’, ancora più grandi e ancora più classici di quelli presenti nella testata a loro dedicata.

Voto: 8

 

UACK! 30

“Paperino e il cimiero vichingo”, firmata da Carl Barks, è il pezzo forte dell’albo, assieme al suo seguito, “Paperino e le carte perdute di Colombo”, su cui non poteva che cimentarsi, oltre 40 anni dopo, Don Rosa.
Storie ‘minori’ a parte, vale almeno la pena di citare un incontro tra i Sette Nani di Biancaneve e il Tippete di Bambi, di Carl Buettner e Roger Armstrong e
“Zio Paperone e il disastro paperopolese” di cui ci vengono mostrati in parallelo lo sketchbook di Barks e il ‘prodotto finito’ dell’olandese Daan Jippes.

FUMETTAZIONI – 1

1, 2, 3… PROVA FUMETTI

E’ una considerazione che ho fatto altre volte: nonostante i fumetti siano forse la mia principale ‘passione intellettuale’ – gli dedico circa un’ora al giorno’ – ne ho sempre parlato poco, qui sul blog.
Forse perché i fumetti, ancora di più di altre tipologie ‘culturali’ (film, libri, etc…) hanno una ‘resistenza limitata’ al passare del tempo.
Il lettore di fumetti, come l’amante dei libri o dei dischi, è un ‘accumulatore seriale’ per il quale spesso la ‘necessità’ di arricchire la propria biblioteca supera quella di fruire del contenuto.
Mi spiego meglio: con tutta probabilità, l’appassionato di un qualunque tipo di consumo, troverebbe maggior godimento nell’ascoltare per la centesima volta Kid A dei Radiohead, o nel leggere l’Odissea, o (per restare in ambito fumettistico) Watchmen di Alan Moore, più che nell’ascolto o nella lettura, dell’ennesimo disco, libro, o fumetto di una band / scrittore / disegnatore che nel giro di poco tempo sarà presto dimenticato…
La questione tra l’altro è stata ulteriormente complicata dall’atomizzazione prodotta da Internet, attraverso cui qualunque band può far ascoltare la propria musica, gli scrittori e i fumettisti farsi leggere.

Insomma: certe passioni intellettuali inducono ‘l’accumulo’, sia esso fisico o, come succede in tempi moderni, ‘digitale’.
Per i fumetti poi il tutto è ulteriormente complicato dalla serialità: certo, ci sono le cosiddette ‘graphic novel’, autoconclusive, paragonabili a un libro, ma alla fine il fumetto campa soprattutto sulla serialità, gli albi che escono ogni mese: siano essi antologici come Topolino, autoconclusivi, ma facenti parte di una serie (come i vari Dylan Dog, Tex e via discorrendo), o concatenati in un susseguirsi di trame sull’esempio di quello che avviene nelle soap opera.
Il fumetto diventa così un mare magnum di storie ‘usa-e-getta’ che, presto lette, finiranno per essere altrettanto presto dimenticate, soppiantate prontamente da altre.
Resto convinto che parlare di fumetti qui abbia poco senso… eppure, mi è venuta voglia di farlo, e dato che comunque sui blog, ‘scripta volant’, mi sono detto: proviamo.
Cercherò di tenere una rubrica più o meno periodica, con brevi recensioni di quanto letto ultimamente… chissà se ci riuscirò…

 

CYBERSIX NUMERI 35, 36, 38

Recuperati parecchio tempo fa (parliamo di anni… questo per riparlare dell’accumulto di cui sopra) ma letti solo ora, questi tre numeri della serie firmata da Trillo e Mejia, dedicate alla creatura artificale dai sentimenti umani in lotta contro la persecuzione dello scienziato che l’ha creata nell’immaginaria città di Meridiana.
Albi pubblicati dalla Eura che risalgono ormai a una ventina di anni fa (e dubito che riuscirà a completare la serie), ma sempre di alto livello, in cui in ogni storia, anche se ‘minima’ si riesce a dire qualcosa in più. Voto: 7

 

FANTOMIUS VOLUME 3.

Nuovo volume dedicato al predecessore / antesignano di Paperinik; quattro storie scritte e disegnate da Marco Gervasio, che negli ultimi anni ha letteralmente costruito la mitologia del personaggio. In questo numero, come di consueto ambientato negli anni ’20, il Dr. Fu-Man-Etchù; un’avventura nella brughiera inglese con contorno di un cane infernale, scorribande tra le calli veneziane e il primo incontro del protagonista col suo fido alleato Copernico Pitagorico. Voto: 7

 

AGE OF ULTRON VS MARVEL ZOMBIE N.2

Nel nugolo di miniserie che fanno da contorno al megaevento Marvel Secret Wars, l’incontro tra le versioni decomposte dei supereroi e l’esercito di androidi creato dall’androide Ultron era quella che prometteva il maggior tasso di ‘delirio’: l’esito è stato purtroppo modesto, con una storia che giunta a metà percorso ha detto finora ben poco.
Voto: 5,5

Alla fine risulta più intrigante la seconda storia che occupa l’albo, che segue le vicende della cacciatrice di creature soprannaturali Elsa Bloodstone proprio in terra di non morti.
Voto: 6

 

GLI INCREDIBILI X-MEN N. 308

Anche le testate mutanti sono sconvolte da Secret Wars: la serie personale di Magneto ci narra dei suoi ultimi tentativi di salvare il salvabile – voto: 6 – mentre in Anni di un Futuro Passato, i mutanti di una realtà distopica cercano di salvare la pelle. Voto: 6,5
Più interessante, specie per i disegni di Ramon Villalobos, la terza miniserie dell’albo, E come Estinzione, in cui le versioni ‘attempate’ dei mutanti storici tentano di tenere a freno l’irruenza giovanile delle nuove leve. Voto: 7

 

MR. PUNCH

I nomi di Neil Gaiman e Dave McKean basterebbero da soli a offrire la dimensione dell’opera (uscita nel 1994): un’inquietante discesa attraverso memorie infantili, sprazzi di ricordi che alzano il velo su tragedie ed efferatezze volutamente dimenticate.
La scrittura ellittica di Gaiman, nel quale prevale l’allusione, il non detto, il non spiegato, in un’atmosfera in cui non realtà, sogno e immaginazione infantile si mescolano continuamente; i disegni e le disturbanti costruzioni fotografiche di McKean. Voto: 8

 

INVINCIBLE 26

Il buon Invincible scopre di essere una pedina, e questo non gli piace per nulla; il numero 50 della serie originale apre nuovi scenari. Nonostante si tratti di storie abbastanza datate (metà 2008), lette oggi risultano ancora godibilissime, merito soprattutto della scrittura di Robert Kirkman (stesso creatore di The Walking Dead). Voto: 7

Sulla serie ‘di accompagnamento’, Wolf-Man, braccato, va in cerca di pericolosi alleati. Voto: 6,5

 

MIRACLE MAN DI GAIMAN E BUCKINGHAM 3

Prosegue la ristampa delle storie firmate da Neil Gaiman a inizio anni ’90, coadiuvato dai disegni di un Mark Buckinghm in stato di grazia, a narrare le storie di gente comune in un mondo in cui i supereroi sono diventati realtà, assurgendo al ruolo di dei o quasi e sconvolgendo la società… In questo numero il protagonista non è esattamente una ‘persona come le altre’, ma… uno dei numerosi cloni di Andy Warhol… e qui mi fermo. Voto: 7,5

 

I GRANDI CLASSICI DISNEY 2

Vagabondi, singhiozzi e scaramanzie; l’epopea del West, Beniamino Franklin e il suo topo e la Paperodissea nel post-Guerra di Secessione; Kangurpaperi e balene a pallini rosa… Il tutto firmato, da Panaro, Scarpa, Michieli, Abramo Barosso, Giampaolo Barosso, Massimo De Vita, Fraberg, Strobl, Liggera, De Connell, Hubbard, Martina, Pier Lorenzo De Vita, Bottaro, Dalmasso, Carpi.
Che dite, può bastare? Voto: 8

 

RATMAN 113

Prende il via l’ultima saga di Rat-Man: o almeno, questo è ciò che sostiene l’autore Leo Ortolani, che d’altronde aveva già assicurato di voler chiudere col n.100, salvo poi tornare sui suoi passi… Primo di dieci episodi che promettono di chiudere tutti, ma proprio tutti, i discorsi lasciati in sospeso, tra eroismo e comicità demenziale; ma da tempo Rat-Man ha perso la sua carica propulsiva.
Voto: 6

Completano l’albo il consueto raccontino della serie de I miei ragguardevoli sabato sera (di Cavalli / Ampollini) sostanzialmente inutile – Voto: 5 –  e la sventagliata finale di vignette di varia cronaca parmense degli anni ’90. Voto: 6,5

DJANGO UNCHAINED

… che poi alla fine questa rischia di essere una recensione completamente inutile: a poco più di una settimana dall’uscita, riuscire a dire qualcosa di originale su Django Unchained è esercizio arduo e anche un tantino presuntuoso: il film è stato già ampiamente sviscerato e sezionato…
La storia è più o meno nota: un cacciatore di taglie tedesco (Christoph Waltz), libera per i suoi scopi personali lo schiavo Django (Jamie Foxx); trai due in seguito nasce un forte legame di amicizia che li porterà a muoversi alla ricerca della moglie dello stesso Django (Kerry Washington), schiava di un terribile proprietario terriero (Leonardo DiCaprio), fino all’inevitabile carneficina finale.
Dopo i gangster, la black exploitation, le arti marziali, i maniaci autostradali, i film di guerra, Tarantino si butta sul western, omaggiando ancora una volta il cinema italiano ‘di genere’ e ispirandosi ai cari, vecchi, ‘spaghetti western’.
Tarantino, lo hanno già scritto altri, fa film non tanto per ‘riflettere sui massimi sistemi’: il suo scopo alla fine è quello di intrattenere lo spettatore, regalandogli qualche ora di svago, coinvolgendolo e prendendolo per mano, per poi improvvisamente condurlo davanti a una finestra spalancata e scaraventarlo di sotto, precipitandolo nel solito baratro di ‘esagerazioni senza freni’ che giunge puntuale in ogni suo film: anche stavolta sotto forma di una bella carneficina finale, ricca di spunti che non possono fare a meno di far sorridere.
Si ride, in parte ci si indigna di fronte alla violenza della schiavitù: Tarantino non ci risparmia (quasi) nulla, in virtù di quella che un’illustrazione di quanto avveniva ai tempi, crudeltà assortite incluse, che non può certo essere accusata di intenti di ‘spettacolarizzazione’: visto il film, la polemica imbastita da Spike Lee sembra abbastanza tendenziosa e immotivata.
Un film western corroborato di trovare ironiche, che non si risparmia accenti ‘slasher’, che come al solito in Tarantino trova i suoi punti di forza nella perfezione formale e nella regia ai massimi livelli, che stavolta usa in modo impeccabile le scenografie mozzafiato delle montagne americane.<br>
Non mancano certe ‘fisse’ stilistiche di Tarantino: anche qui alcune delle ‘scene madri’ si svolgono in contesti conviviali, mentre  il regista ci fa ancora una volta assaporare un dolce, ma ingolosire è soprattutto quella che resterà negli annali come una delle birre più succulente della storia del cinema…
Il tutto affidato a un cast come al solito di livello eccelso, sul quale svettano Waltz e Di Caprio, accompagnati da un Samuel L. Jackson formidabile nel ruolo del capo della servitù talmente succube e fedele del ‘padrone’ dal non esitare a mettersi dalla sua parte contro la sua stessa gente: un trio che finisce quasi per mettere in ombra il protagonista Foxx, comunque efficace nel dare vita al personaggio, in un cast completato da una Kerry Washington che svolge egregiamente l’incarico affidatole, e arricchito dal solito ‘nugolo’ di ‘comparsate’, tra cui spiccano Don Johnson, Bruce Dern, l’immancabile Michael Parks, fino al genio degli effetti speciali Tom Savini e allo stesso Tarantino che si ‘regala’ una delle morti più spassose dell’intero film.<br>
Immancabile nota di merito per la colonna sonora, che va dalle colonne sonore di Morricone, Micalizzi, Ortolani e Bacalov, fino al tema di Trinità, al folk americano di ieri (Johnny Cash, Jim Croce) e oggi (John Legend).
Tarantino è tornato e, come al solito, W Tarantino!!!