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IL CORAGGIO DI DIRE NO

I greci hanno avuto il coraggio di dire ‘no’, finalmente. Un ‘no’ che per esempio noi italiani non abbiamo avuto la forza di dire, anzi; certo, ora improvvisamente tutti scoprono la dignità ellenica, dando peso alle ragioni del rifiuto di continuare a seguire ricette demenziali; in Italia del resto, l’abitudine di salire sul carro del vincitore non l’abbiamo mai persa. Fino all’altro ieri eravamo quelli che avevano diligentemente ‘fatto i compiti a casa’, seguendo le direttive di Berlino e Bruxelles; oggi molti si scoprono improvvisamente avversari dell’Austerity.

L’Austerity a cui i greci hanno detto ‘no’, è la stessa a cui gli italiani hanno sbrigativamente detto ‘si’, facendosi imporre dall’estero dei Governi i cui Capi (Monti, Letta e in fondo anche Renzi), sembravano mossi dal ‘sacro fuoco’ di trasformare gli italiani in tedeschi; con tutto il rispetto, io non voglio morire tedesco; e nemmeno i greci, che però avuto il coraggio di dirlo chiaramente, prima votando Syriza e poi votando il referendum; certo, purtroppo, a noi italiani è stato impedito di votare…

L’Austerity che da quattro, cinque anni, è stata imposta a Italia e Grecia non ha prodotto risultati apprezzabili: le tasse sono esplose, il debito pubblico è continuato a crescere; certo il famigerato ‘spread’ è diminuito, ma ciò sembra più che altro dovuto al trend internazionale che non alle cosiddette ‘riforme’ portate avanti in Italia. Quella delle ‘riforme’ è una panzana che ci viene raccontata da anni: le famose ‘riforme’ approvate in Italia hanno portato al problema allucinante degli esodati, e all’approvazione di una legge sul mercato del lavoro con qualche luce e parecchie ombre: non di certo quella riforma ‘epocale’ che si vorrebbe far credere; non parliamo poi delle riforme elettorali e Costituzionali, un autentico ginepraio che peraltro sembra ancona lungi dall’essere risolto; sul fronte della burocrazia e del processo civile, gli elementi che dovrebbero incoraggiare gli investimenti esteri in Italia, ben poco è stato fatto… senza contare la questione della criminalità, che ancora oggi rende pressoché impossibile agli imprenditori esteri investire serenamente le proprie risorse in larghe parti del meridione. Riforme? Per favore…

Ancora peggio è andata in Grecia, dove quattro anni di austerity hanno distrutto posti di lavoro, redditi, consumi interni… e proprio erano cominciati i primi, timidi segnali di crescita, ecco di nuovo la ‘troika’ a chiedere misure demenziali come l’aumento dell’IVA, per distruggere quel poco di crescita che era cominciata. Ribadisco quanto scritto precedentemente: i creditori non hanno alcun interesse che i debitori paghino; il loro interesse è che i debitori restino incatenati a loro in eterno, dovendo chiedere sempre più soldi e in cambio dovendo seguire direttive di politica economica volte al liberismo più selvaggio e privo di controlli. La Grecia potrebbe anche uscire dall’euro – meno probabile che esca dall’UE – ma questa soluzione è la meno auspicata perché significherebbe perdere i soldi e soprattutto aprirebbe l’orizzonte a territori inesplorati: e se la Grecia, non più schiava di certe direttive, cominciasse a correre come una locomotiva, dando la mazzata definitiva alla credibilità delle politiche europee? Certo, non è detto che questo accada: l’economia non è una scienza esatta e chi vuol fare credere il contrario è un incapace o è in perfetta malafede: tutte le maggiori crisi economiche degli ultimi anni sono nate da persone che pensavano – o volevano far credere – di essere in possesso della Verità Assoluta in campo economico e da chi gli è andato appresso… diffidare, sempre diffidare: in economia, come in tante altre materie, ogni medaglia ha un suo rovescio; in matematica 1+1 fa due, in economia questo non è per nulla detto.

La soluzione alternativa, e quello che veramente farebbe si che il voto greco non fosse stato inutile, è che in questo frangente venga colta l’occasione per rivedere una buona parte dell’impianto delle politiche europee, aprire la porta ad una discussione che finora è stata sempre chiusa a causa del comportamento tedesco.

Io me la prendo sempre con la Germania: a ben vedere però ogni volta che in Europa le cose vanno per il verso sbagliato ci sono di mezzo i tedeschi. Il fatto è che in fondo all’ottusità e alla sicumera tedesca, alla loro convinzione di essere sempre e comunque nel giusto, ci dovremmo essere abituati; il problema forse sta nel fatto di essergli andati appresso. La Germania negli ultimi ha fatto i suoi interessi, all’insegna del principio secondo cui quel che va bene a loro va bene per il resto d’Europa; la Germania è stata anche molto abile a creare un cosiddetto ‘blocco del rigore’, raccogliendo attorno a sé Stati dell’Europa nord e orientale. Il problema è che non c’è stato un blocco altrettanto granitico dall’altra parte: alla fine gli unici a sfidare il Golia tedesco e i suoi seguaci sono stati i piccoli Davide ellenici, e si potrebbe anche scomodare il paragone con le Termopili.

Il problema è che di fronte all’abilità e all’arroganza tedesca, si sarebbe dovuto contrapporre un altro blocco, diciamo ‘Mediterraneo’, con Italia, Grecia, Portogallo, Spagna, forse anche la Francia; non è un caso, se dopo le ultime elezioni europee, alla guida della Commissione c’è un lussemburghese e a quella dell’Eurogruppo un belga: tutti allineati con la Germania… e il ‘Mediterraneo’? Nulla, anzi, peggio: perché i ‘Paesi con i problemi’ invece di fare massa critica tra di loro, hanno preferito andare appresso alla Germania, invece di fare opposizione, aspirando ad entrare nel ‘club di quelli col ditino alzato’; in Italia è successo esattamente questo, con Monti, Letta e Renzi; analoga situazione in Francia, con Sarkozy prima e Hollande poi (i francesi con la loro tipica supponenza non avranno mai il coraggio di ammettere di avere dei problemi); stessa storia in Spagna.

L’aspetto peggiore di tutta questa situazione è proprio che la Grecia ha finito per portare Tsipras al Governo e votare ‘no’ al referendum perché è stata lasciata sola, peraltro proprio da quelle Nazioni del Mediterraneo che dovrebbero esserle stati più vicine per indole, carattere e cultura, a cominciare dall’Italia: cavolo, Grecia e Italia insieme rappresentano l’80 per cento delle radici della cultura europea… ma invece noi ci siamo ritrovati prima Monti e Letta con la loro smania di trasformare gli italiani in tedeschi e poi Renzi con la sua smania di sedersi al ‘tavolo dei potenti’ per farsi bello nelle conferenze stampa con la sig.ra Merkel. Ora vedremo quello che succederà: il mio timore è che ‘passata la festa, gabbato lo Santo’, sistemata in qualche modo la questione greca, si continui a procedere ottusamente come prima, senza che nulla cambi e continuando a proseguire sulla china che ci ha portato qui, fino alla prossima crisi quando saremo punto e a capo; altrimenti, spero che veramente qualcosa cambi, che prima o poi, magari grazie al cambio progressivo dei vari Governi in giro per l’Europa, si ridiscuta l’impianto di un’Unione che, nata e cresciuta tutto sommato bene, dal momento dell’introduzione dell’euro ha cominciato a storcersi, diventando sempre più aggrovigliata fino a raggiungere le degenerazioni odierne.

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RENZI E LA DEMOCRAZIA

Pensando a Renzi, mi viene in mente ciò che Nanni Moretti, in un celebre discorso tenuto a Piazza San Giovanni, disse di Berlusconi: “E’ estraneo alla democrazia, non la capisce e non gli serve”… sottolineerei l’ironia di un leader totalmente antidemocratico alla guida di un Partito Democratico.

 

DECISIONE E DISCUSSIONE

Attenzione, Renzi parte da premesse molto condivisibili: è vero che in Italia c’è da sempre un surplus di dibattito, è vero che spesso qui da noi le discussioni non hanno mai fine e che ne derivano spesso provvedimenti annacquati che perdono gran parte della loro efficacia; è altrettanto vero che il simbolo di tutto questo è la sinistra: in un Paese che anche dopo 70 anni non ha ancora superato il ‘trauma’ dei vent’anni di dittatura, qualsiasi ‘decisionismo’ viene subito bollato come dittatorial-fascista: è successo a Craxi, è successo a Berlusconi, succede ora a Renzi; il problema è che se vediamo che fine hanno fatto Craxi e Berlusconi, forse obbiettare sugli atteggiamenti di Renzi non è così sbagliato… La sinistra da sempre discute, discute, discute e raramente arriva a soluzioni efficaci: non è un caso se in Italia ha governato sempre poco e quando lo ha fatto ha finito per collassare non per l’inefficacia dei propri provvedimenti, quanto per le discussioni interne. Renzi, insomma, ha ragione quando afferma di voler scardinare questo sistema.

 

RENZI: LA SCALATA NON DEMOCRATICA AL POTERE

Il problema non sta nelle premesse, ma nelle conseguenze e nei modi: l’estraneità di Renzi alla democrazia è resa evidente dal percorso che lo ha portato alla Presidenza del Consiglio: è diventato segretario del PD attraverso primarie che al meglio potrebbero definirsi come raffazzonate e approssimative; le primarie sono un ottimo strumento, ma così come sono state portate avanti dal PD in questi anni, sono totalmente prive di qualsiasi affidabilità; in seguito, Renzi è diventato Presidente del Consiglio senza alcuna legittimazione popolare o passaggio elettorale, in virtù di un sistema abberrante come quello italiano che permette a chicchessia di diventare Presidente del Consiglio senza passare attraverso il voto.

Chiaramente, la nomina di Renzi alla Presidenza del Consiglio non ha nulla di incostituzionale: il problema è che uno che ha scalato il potere in questo modo (se vogliamo anche un po’ vigliacchetto, all’insegna dei vari enricostaisereno e via dicendo), dovrebbe magari procedere in modo un filo più cauto e dialogante…
Invece Renzi si comporta come il bullo di classe, sicuro che nessuno abbia il coraggio di andare fino in fondo rompendogli i co***oni… O meglio, gli unici che hanno il coraggio di farlo sono quelli di M5S; gli altri, tutti accodati: NCD che usa obbedir tacendo, Forza Italia che fino a qualche mese fa era pappa e ciccia con lui… e la ‘minoranza interna’.

 

LA SINISTRA DAI LEADER ELETTI E SEGATI A MATTEO RENZI

Ora: la storia della sinistra degli ultimi anni è fatta di segretari ‘acclamati’ che poi dal giorno successivo all’elezioni si sono visti segare la poltrona dalle ‘minoranze interne’ (in virtù del fatto che a sinistra bisogna sempre mettere in discussione la dirigenza, perché ogni parvenza di ‘decisionismo’ è giudicata come fascista e dittatoriale); a forza di tirare la corda però, è arrivato il momento che questo modo di agire (che negli ultimi anni ha danneggiato moltissimo non solo la sinistra, ma tutta l’Italia, vedasi l’ingloriosa fine fatta dai Governi Prodi), ha smesso di funzionare… ha smesso di funzionare, perché il PD non è il PCI, il PDS o i DS, è altro: non un partito di ‘sinistra’, ma un ‘partito del niente’: si è passati dalla pura ideologia alla mancanza di qualsiasi principio; il PD è un partito volto solo ed esclusivamente alla conquista ed alla conservazione del potere, pronto a raccogliere al suo interno chiunque per raggiungere lo scopo: può non piacere; se non vi piace, scrivete a Veltroni, il ‘genio’ che ha inventato ‘sto partito e protestate.
Quindi: il ‘segare la sedia’ funzionava con un partito di sinistra in cui la discussione aveva sempre la meglio sulla decisione; col PD, ‘partito del potere’ il metodo non funziona più, specie se a guidarlo è uno come Renzi, che di sinistra, non ha nulla; Renzi il quale si è portato appresso una pletora di persone uguali a lui, gente che adesso sta al Governo, ai vertici del Partito, o che va nei talk show televisivi, che di sinistra, destra o centro non ha nulla, mossa solo dal desiderio di apparire e di farsi bella a favore di telecamera: il nulla eletto a sistema di potere.

Il fatto è che la ‘minoranza PD’ dovrebbe essere ribattezzata ‘minorati PD’, una massa di ritardati che hanno pensato di poter applicare a Renzi gli stessi metodi del passato, accorgendosi troppo tardi di essere fuori tempo e sostanzialmente finendo per prendersela nel didietro. Il problema poi, è che di minoranza PD non ce n’è una, ma almeno tre o quattro, che non sono riuscite a fare ‘massa critica’; in più, vi è stato un errore di comunicazione: il messaggio che arriva all’opinione pubblica è che la minoranza PD non sia realmente interessata al merito delle questioni, ma rompa il ca**o per il solo gusto di farlo, o magari con l’obbiettivo di ottenere qualche poltrona… certo, va riconosciuto a Speranza di averla mollata, una poltrona, ma ha comunque lasciato un incarico, quello di Presidente del gruppo PD, ‘onorario’ o quasi…

 

RENZI SPACCATUTTO

Tutto ciò ha finito per dare mano libera a Renzi, che ha potuto continuare a comportarsi nel suo solito modo precarivatore, arrogante e prepotente, da bullo di classe… fino a mettere la fiducia sulla legge elettorale. Ora, io non entro nel merito: a me la legge elettorale, così come la riforma del senato, fanno del tutto schifo, perché ritengo, per vari motivi, che siano funzionali non alla migliore selezione della classe politica o al funzionamento delle istituzioni, ma al potere del Presidente del Consiglio, e mi fermo qui. Renzi dice che mettere la fiducia sulla legge elettorale ‘è normale’: ma se in Italia la stessa cosa è avvenuta solo con Mussolini e la cosiddetta ‘Legge truffa’, tanto normale alla fine non è…

Aggiungo: Renzi afferma di voler andare alle elezioni solo nel 2018; la nuova legge elettorale sarebbe stata ugualmente approvata nel giro di pochi mesi, attraverso le ordinarie procedure parlamentari… Perché allora Renzi mette la fiducia? Perché è un prepotente e utilizza una legge importante come quella che regola l’elezione del Parlamento, per sbarazzarsi una volta per tutte dei minorati della minoranza interna. Ora, quale concezione pensate che abbia della democrazia una persona che usa una legge elettorale, per ‘regolare i conti’ col proprio partito? Non una concezione alta, sicuramente: Renzi è estraneo alla democrazia, non la capisce e non gli serve… o meglio, forse la capisce fin troppo bene e se ne serve sostanzialmente per farsi i ca**i suoi.
Il tutto, inserito in un contesto in cui il Governo mette la fiducia un giorno si e l’altro pure con la scusa del ‘non c’è tempo’, esautorando nei fatti il Parlamento, come hanno fatto i Governi Berlusconi, Monti e Letta in precedenza, e allora ci sarebbe da chiedersi che ca**o li paghiamo a fare 10.000 euro e passa al mese i parlamentari: forse per andare nei talk show televisivi?

 

L’ESITO

La legge elettorale passerà comunque e Renzi potrà dire di aver vinto; la stragrande maggioranza dei minorati della minoranza PD alla fine chinerà il capo, come ha sempre fatto; chi non voterà la fiducia, sia pure solo per mostrare un minimo di serietà, dovrebbe dimettersi dal PD e dal gruppo parlamentare (sarebbe gradito che si dimettessero pure da parlamentari, ma questo non accadrà, perché non avrebbero di che campare); di certo, dopo aver annunciato il ‘non voto’ alla fiducia, Bersani, Speranza e Civati non possono continuare a far parte del PD come se niente fosse, pena perdere quell’ultimo brandello di credibilità che gli è rimasta: ormai Bersani sembra l’imitazione di Crozza che imita Bersani; Civati è da anni che dice ‘me ne vado’, ma siccome non sa dove andare, resta lì; Speranza non ho idea di che intenzioni abbia; Letta ha già annunciato di mollare la poltrona di parlamentare, liberandosi le mani rispetto a Governo e parlamento.

In tutti i casi, l’Italia sarà quasi completamente in mano a un bullo arrogante il cui unico scopo è ingrassare il proprio potere, con buona pace degli italiani.
Auguri a tutti.

CONTRO L’EUROPA PER UNA NUOVA EUROPA

Per una volta, ha ragione Renzi: quello che si giocherà nelle urne domenica è un derby; non però, come dice il Presidente del Consiglio, tra la ‘speranza’ e la ‘rabbia’, ma tra lo status quo e il cambiamento.

E’ sotto gli occhi di tutti che l’Europa così com’è non funziona: quasi tutte le decisioni prese dall’adozione dell’euro in poi sono state sbagliate. L’Europa è già nata male oltre 50 anni fa, fondata più sulle ragioni economiche che su quelle culturali e sociali, ma negli ultimi 15 – 20 anni abbiamo assistito al totale sfacelo.

Un’Europa priva di identità, con istituzioni deboli, in cui quando arriva il momento delle decisioni tutto si riduce a scontri e prove di forza tra Stati; un’Europa che invece di essere costituita da Nazioni ‘prime tra pari’, vive puntualmente all’insegna della ‘legge del più forte’, in base alla quale alcuni Stati si comportano né più né meno che come bulli dalle tendenze anche un filo dittatoriali, pretendendo che tutti si accodino alle proprie convinzioni (il modo in cui la Germania ha letteralmente umiliato la Grecia è stato squallido e miserevole).

Un’Europa che si è data una ‘moneta unica’ in modo surrettizio e frettoloso, senza nulla chiedere ai cittadini, della quale ha beneficiato soprattutto la Germania, senza che ci fossero istituzioni bancarie e finanziarie, normative fiscali (e aggiungiamoci quelle in tema di lavoro) comuni e strutture politiche funzionanti; un’Europa che conta praticamente nulla sullo scacchiere internazionale, procedendo puntualmente in ordine sparso, in cui le singole nazioni tendono a fregarsi a vicenda (come nel caso libico) e comunque priva dei più elementari principi di solidarietà al proprio interno: quando ci sono benefici, li si deve mettere in comune, se però c’è qualche problema, ogni Stato deve fare da se.

Un’Europa in cui la ‘solidarietà’ viene tirata fuori quasi solo per mettere dei paletti alle produzioni locali, con aberrazioni come le quote latte et similia, aprendo le porte a  prodotti di dubbia provenienza.

Un’Europa in cui, con la scusa della ‘tutela dei risparmiatori’ si sono dati soldi a palate alle banche, risorse delle quali l’economia reale ha visto ben poco, ma che permettono ai banchieri di continuare a giocare al casinò.

Questo è il risultato del grande ‘sogno europeo’ oggi, 2014. La soluzione non è la fine dell’Europa: lo ‘stare insieme’ è ormai motivato da ragioni di mera sopravvivenza di fronte ai ‘colossi’ americano, russo, cinese e più in avanti brasiliano, indiano e chissà quanti altri ancora; è però necessario un cambiamento radicale di prospettiva; perché questo avvenga però, indispensabile non lasciare il volante nelle mani dei responsabili, quelli che ci hanno portato dove siamo ora.

I colpevoli sono naturalmente i due blocchi che da sempre ‘gestiscono’ le questioni europee: il PPE e il PSE, con l’aggiunta dei ‘centristi’di ALDE transfughi dei due gruppi. Loro i colpevoli, loro devono subire le conseguenze; il PPE su tutti, con la sua gestione dell’UE degli ultimi anni, a ruota seguito dal PSE che non può fare certo finta di essere appena sceso da Marte. Non possono dire: ci siamo sbagliati, faremo meglio la prossima volta; qui siamo di fronte a decine di migliaia di cittadini greci mandati sul lastrico, e milioni di disoccupati in giro per l’Europa; se la ragione dello ‘stare insieme’ era proprio quella di rendersi ‘indipendenti da ciò che succedeva oltreoceano, beh, l’obbiettivo è miseramente fallito: la crisi finanziaria USA si è immediatamente trasmessa all’Europa, trasformandosi rapidamente in crisi reale; e adesso hanno il coraggio di venirci a dire che bisogna rivotare per loro?

Votare, o rivotate, quei partiti che a livello nazionale si riconoscono in quei tre gruppi, significa voler continuare ad avere l’Europa che abbiamo avuto fino ad oggi: un Europa fatta di bulli e di vittime predestinate, di solidarietà nulla, di coltellate alle spalle, di conventicole sovranazionali prive di qualsiasi legittimazione democratica (le stesse che hanno imposto Monti alla Presidenza del Consiglio e che applaudirono l’elezione di Letta); se l’Europa così com’è vi va bene, benissimo: continuate a votare PPE, PSE, ALDE (ovvero in Italia: Forza Italia, NCD, PD e centristi assortiti), credete pure che la musica possa cambiare solo con facce diverse, ma con lo stesso background politico e culturale.

Se invece pensate che l’Europa debba cambiare, votate altro; mi spingo a dire che non è manco importante chi votiate: ognuno ha le sue idee; io voterò M5S (ne condivido in buona parte il programma, che contiene misure comprensibili e di buon senso: l’unico programma fondato peraltro su punti precisi, mentre quelli degli altri si fondano su dichiarazioni di intenti piuttosto generiche); da romano non potrei mai votare Lega; Fratelli d’Italia non mi convince perché è fatto di gente che per anni è stata pappa e ciccia con Berlusconi; la Lista Tsipras è troppo basata sulle ‘figurine’ – come scrivevo qualche giorno fa – per attirarmi; ma non c’è dubbio che oggi si debba mandare un segnale. Certo, alle brutte PPE, PSE e ALDE faranno una grossa coalizione, magari con Verhofstadt alla guida della Commissione, è molto probabile, ma è essenziale lanciare un segnale: tale almeno da fargliela fare sotto, a coloro che ci hanno portato dove siamo.

Ci vuole un forte segnale di cambiamento: altrimenti, a votare sempre gli stessi, si darà loro l’impressione di essere nel giusto e le cose continueranno ad andare come sono andate finora: un’Europa con istituzioni finte in cui alla fine continua a valere la legge del più forte e dove gli Stati – bulli si permettono di umiliare i più deboli e dove il benessere di pochi si fonda sulla povertà di tanti.  Cambiare è possibile: certo sarà un percorso lungo, ma da qualche parte bisogna pur cominciare; non votare chi ci ha portato dove siamo ora, sarebbe un buon inizio.

 

LE ESPULSIONI DAL MOVIMENTO CINQUE STELLE

Brevi considerazioni:

1) Non posso dire che la cosa mi faccia piacere.

2) gli ‘espulsi’ adesso stanno meglio di prima, perché potranno fare ciò che vogliono del lauto stipendio da Parlamentare (che nonostante tutte le ciance di PD, FI, e soci non è stato ancora tagliato).

3) noto come ci sia gente che per questo si dimette da Parlamentare, rinunciando ai privilegi (altri cambiano semplicemente gruppo, tenendosi i soldi)

4) L’espulsione è stata sancita da una consultazione online cui hanno partecipato oltre 40.000 persone. Tante? Poche? Di sicuro, più di quelle che nel PD hanno deciso di mandare a casa Letta. Poi, potete dire quello che vi pare, sommergetemi di puntualizzazioni, distinguo, frecciate, sarcasmo e ironia… però il problema di fondo resta: proponetemi voi un’alternativa valida, perché io ad ora ancora non ne vedo.

RENZI: LA MORTE DELLA DEMOCRAZIA

E per fortuna che dicevano che i ‘cinquestelle sò fascisti’… porca miseria…

Premessa: Il Governo Letta ha raggiunto un solo risultato: il calo dei tassi d’interesse sul debito pubblico, che vogliono dire pagare meno e liberare risorse per altro. Un risultato positivo e che gli va riconosciuto,  ma che ad essere onesti era il minimo che ci si potesse aspettare. Enrico Letta ha commesso un solo, grave errore: pensare che gli italiani, dopo il massacro fiscale perpetrato da Monti & Co., fossero disposti ad aspettare le calende greche per vedersi restituire almeno qualcosa, specie considerando che negli ultimi abbiamo assistito a un pò di tutto: dalla riduzione delle multe sulle slot machine illegali, ai regali fatti alle banche… i cittadini sono sempre l’ultima ruota del carro, vengono sempre alla fine, dopo qualcun altro. Letta sarebbe potuto continuare a stare dove sta, se almeno avesse dato qualche segnale positivo: che ne so, una riduzione delle accise sulla benzina, un alleggerimento fiscale, anche modesto… invece, ha ‘regalato’ agli italiani la mini-IMU. Credo che Letta sia in perfetta buona fede quando dice: nel 2014 vedrete i risultati… il problema è che il 2014, dopo il 2012 e il 2013, è già troppo tardi.

In tutta questa situazione, c’era il fattore Renzi. Ora,di Renzi  erano chiare almeno due cose: la sua sfrenata ambizione, e la volontà di presentarsi come ‘l’uomo del popolo’ eletto ‘contro il Palazzo’; era chiaro che prima o poi queste due nature si sarebbero dovute scontrare. Ha vinto la prima, con buona pace del ‘popolo’; con una mossa che ricorda il più bigio vecchiume del trio Craxi-Andreotti-Forlani, Renzi dà il benservito a Letta per insediarsi lui a Palazzo Chigi, accompagnato da una serie di personaggi (i nomi che circolano sono da brivido: da Baricco alla cultura a Farinetti all’agricoltura) che danno l’idea di un Berlusconi in salsa radical-chic. Insomma, Renzi ha gettato la maschera:  altro che ‘nuovo’,  Renzi è un personaggio che esce fuori direttamente da “The Walking Dead”.

Tutto questo, ovviamente, col bene placito del Presidente Napolitano, del quale Renzi si è improvvisamente scoperto uno strenuo difensore: guai ad andare alle elezioni, le elezioni sono il Male, le urne sono il Demonio, specie da quando gli italiano hanno mostrato di gradire il MoVimento Cinque Stelle. Non sia mai: se gli italiani ‘come piace a loro’, non si vota. M5S al 21 per cento è ancora un rischio troppo grande, bisogna aspettare che scenda almeno fino al 10; per questo guarda caso Renzi parla addirittura del 2018: perché sa benissimo farà l’impossibile per fare in modo che il suo ‘tentativo’ duri, nella speranza che le cose migliorino e che l’Italia torni ad essere un Paese – secondo lui – ‘normale’, dove la gente vota chi ‘deve’ votare.

Insomma, il ‘democraticissimo’ Renzi, quello che è sempre ricorso alla ‘base’ contro il ‘Palazzo’, scopre che no, meglio non votare, quando è molto più facile farsi investire dal Presidente.  Tanti saluti alla democrazia: se un Governo cade, la soluzione è andare a votare, specie in una situazione come quella italiana… ma no, votare non si può, perché un Paese dove M5S prende oltre il 20 per cento non è normale; è invece normale un Paese dove rischiamo di avere tre Presidenti del Consiglio di fila che non rispondono al popolo, che non li ha eletti, ma solo al Presidente della Repubblica che li ha ‘incaricati’; è normale un Paese dove un segretario di Partito manda a casa un Presidente del Consiglio compagno dello stesso Partito; è normale un Paese dove le ‘crisi di Governo’ si gestiscono in colloqui privati, vengono spiegate tramite lanci di agenzia, twitt e conferenze stampa, senza che il Parlamento possa dire ‘A’… Chissà se la Presidente della Camera, sempre pronta rampognare chiunque non si comporti come lei crede che ci si debba comportare, avrà qualcosa da ridire.

Tanti saluti al metodo democratico e alla volontà popolare: l’importante è che non si voti, perché dopo tutto, come ha detto ‘qualcuno’, le elezioni? Sciocchezze!!!

RENZI: ED ORA?

Quel che è detto è detto, quel che fatto è fatto… il risultato delle primarie sta tutto nei numeri: 3.000.000 circa di votanti, un plebiscito per Renzi… più che delle analisi sul ‘ciò che è stato’, sono curioso per il ‘ciò che sarà’. Gli analisti sostengono che se Renzi non è stupido, lascerà lavorare Letta, senza rischiare di buttare tutto all’aria… nel suo discorso di ieri, Renzi ha rimarcato ancora una volta l’urgenza della nuova  legge elettorale e di una riforma che semplifichi e renda più agile e meno costosa l’architettura istituzionale italiana. Bene, ma i tempi? Possibile che il solo arrivo di Renzi alla segreteria segni un’accelerazione in tal senso? E se, poniamo, Renzi davvero in uno – due mesi, dovesse raggiungere i due obbiettivi, allora che succederà? Sono abbastanza sicuro che il neo-segretario non abbia intenzione di andare a votare con l’attuale legge elettorale (qualunque essa sia, visto che appurata l’incostituzionalità di quella vigente, non si è ancora capito se, poniamo, ritorni in vigore quella precedente); tuttavia, se Renzi dovesse ottenere in tempi brevi la nuova legge elettorale,  non sono così sicuro che lasci proseguire Letta.

Renzi è ambizioso, e sappiamo bene che ha deciso di fare il segretario solo perché questo è uno step ‘intermedio’ che si è frapposto tra lui e il Governo; altrimenti del PD se ne sarebbe fregato. Ora: attualmente Renzi è il politico più popolare in Italia, a occhio e croce i sondaggi vedranno ad esempio, tornare M5S sotto al 20% proprio per l’effetto – Renzi; la destra è allo sbando, il centro inesistente; Renzi può contare su un vantaggio competitivo allucinante, vantaggio che però è destinato ad assottigliarsi per il solo passare del tempo. Votare nel 2015 per Renzi significherebbe: 1) Esporsi al logoramento del sostegno di un Governo che continuerà  ad operare come ha fatto finora, puntando tutto sul rigore dei conti, con poco o nullo spazio per la riduzione delle tasse; 2) Di conseguenze esporsi alle critiche del MoVimento Cinque Stelle; 3) Permettere al campo del centrodestra di riorganizzarsi.

Domanda: gli conviene tutto questo? La risposta non può che essere negativa, e allora io ho tanto l’impressione che non appena Renzi porterà a casa la legge elettorale, cercherà il ‘casus belli’ per far cadere il Governo, magari prendendo a pretesto la politica fiscale o altro; di tempo ce n’è obbiettivamente poco, ma ce n’è… e davvero pensate che Renzi non sia intrigato dall’idea di presentarsi in Europa come il nuovo Capo del Governo in occasione del semestre di Presidente italiana UE? Lo ribadisco, l’uomo è ambizioso, e a restare per oltre un anno ad occuparsi delle beghe di partito, proprio non ce lo vedo.

QUALCHE CONSIDERAZIONE SUL CASO CANCELLIERI

Dunque oggi avremo questo voto di sfiducia, che ovviamente verrà respinto al mittente: comportamento coerente da parte M5S che da sempre fa della trasparenza dei comportamenti una bandiera, altrettanto coerente da parte delle altre opposizioni, che in questo modo ottengono visibilità; coerenza anche da parte del PDL, da sempre garantista;  il PD, mi spiace dirlo, mostra ancora una volta una disarmante discrasia tra dichiarazioni e comportamenti.

Non dico che avrebbero dovuto votare la mozione Cinquestelle, capisco i motivi di immagine alla base della scelta; il problema nasce quando i tre principali candidati alla segreteria, Renzi, Cuperlo e Civati, esprimono un giorno si e l’altro pure giudizi di ‘opportunità’ rispetto alle dimissioni del Ministro della Giustizia e poi quando viene il momento si ritirano in buon ordine, con l’eccezione di Civati che quanto meno ha avuto il buon gusto di proporre coerentemente una mozione PD; poi però succede che arriva Enrico Letta, che impone lo stop: teniamoci il Ministro per carità: quindi, contrordine, compagni!!! La Cancellieri non la vuole nessuno, ma ce la teniamo.

Entrando nel merito, io sottolineerei due punti.
Primo: il caso Cancellieri nasce da una delle tante storture del sistema giudiziario italiano, ovvero il ricorso esasperato alla carcerazione preventiva, alla base peraltro del sovraffollamento delle carceri. Non è questione di ricchi o poveri, è questione che la gente in carcere in attesa di giudizio proprio non ci dovrebbe andare… ma siamo in Italia, ed evidentemente i magistrati trovano più comodo e rapido sbattere in galera migliaia di persone senza che ci sia nemmeno stato uno straccio di processo. Io non conosco Giulia Ligresti: mi rifiuto però di credere che in Italia, nel 2013 non esistano strumenti per tenere una persona chiusa in casa ed impedirle di ripetere il reato, scappare o inquinare le prove. Evidentemente però per poter procedere a ciò serve metterci un pò di testa e di tempo, ed evidentemente in Italia ciò viene ritenuto troppo faticoso.  Altrove la ricca Ligresti in carcere non ci sarebbe mai entrata, come non ci sarebbe entrata la maggior parte dei poveracci attualmente in attesa di giudizio.

Il secondo e più importante punto, è il risvolto etico e morale della vicenda… ora, io credo di non essere l’unico ad essermi rotto le scatole di come vanno le cose in Italia: ogni volta, esce fuori che ‘tutti sono amici di tutti’;  bisogna sempre concludere che ci siamo noi, i comuni cittadini e loro, i politici, gli amministratori locali e nazionali, i governanti, gli imprenditori e i finanzieri. Non conosco la Ministra Cancellieri, da quello che leggo ha fatto bene ovunque è andata… però; però esce fuori che è amica dei Ligresti e che il figlio ha lavorato con loro. Sempre la stessa storia, alla fine, sempre lo stesso trito, consunto, noioso ed irritante copione, sempre la solita cricca, gli amici degli amici, le parentele, le contiguità, etc… e alla fine si scopre che la Ministra, amica di famiglia di vecchia data dei Ligresti, si è mossa per far scarcerare la rampolla di famiglia. Procedura regolare? Diamo atto della aderenza alle leggi e alla buona fede. Tuttavia non si può sottolineare come ci si trovi per l’ennesima volta alla solita zona grigia, ai rapporti preferenziali, agli ammanicamenti, alle combriccole, a un ‘mondo’ politico-finanziario in cui tutti conoscono tutti e se possibile si danno una mano.

Attendiamo a gloria di avere un Ministro, un qualsiasi Ministro, che abbia come frequentazioni il bar sotto casa e non le dorate case dei magnati della finanza. Dateci, per favore, un Governo di persone comuni.

COSA RESTERA’ DI QUESTO PDL?

Non so… solitamente, in politica quando si annunciano rivoluzioni, si fanno aleggiare scissioni, si grida alla ‘rivoluzione’, poi succede poco. Non credo domani assisteremo a grandi colpi di teatro; sicuramente non a scenate come quella di Fini qualche anno fa, al quale, pur dovendogli imputare di non averne azzeccata una in seguito, va quanto meno riconosciuto di essere stato finora l’unico autore di un vero e proprio atto di ‘lesa maestà’ nei confronti del capo.

Credo che, in qualche modo, si troverà una soluzione di compromesso che consenta a tutti di salvare la faccia: al PDL di non spaccarsi (soluzione che al momento non conviene a nessuno, manco all’Italia, forse), restando unito con Berlusconi contro la decadenza, ma allo stesso tempo continuando a sostenere il Governo… Ai ‘lealisti’, che potranno così cantare vittoria, ai ‘governativi’ che potranno fare altrettanto, senza andarsi ad ‘infognare’ in ‘avventure’ piene di incognite: su una cosa credo Berlusconi abbia ragione: se Alfano e soci mollano la baracca, è del tutto probabile che vadano a finire con un nuovo partito dalle percentuali da prefisso telefonico, facendo rapidamente la fine di Fini (bisticcio voluto) quando l’esperienza di Governo avrà fine.

Non c’è dubbio infatti, che Alfano e soci abbiano almeno un grande debito di riconoscenza nei confronti di Berlusconi, grazie al quale sono dove sono: insomma, lungi da me essere maleducato, ma fatico non poco a immaginare che, in un altro contesto, persone come Lorenzin, De Girolamo e Quagliariello sarebbero mai riuscite a sedersi su uno scranno ministeriale; sentimenti come gratitudine, lealtà ed amicizia, ma anche coerenza personale, vorrebbero che quelle persone seguissero le sorti del capo, anche se sappiamo benissimo che lealtà, fiducia, amicizia, coerenza, gratitudine non sono propriamente sentimenti da agone politico…

A monte se vogliamo c’è una questione ancora più semplice: ad oggi, in quella parte politica, l’unico che è in grado di ottenere voti per vincere le elezioni si chiama Berlusconi; non importa che il suo nome sia Silvio, in fondo: arrivo a dire che perfino un anonimo omonimo, che non abbia alcun legame di parentela con ‘i Berlusconi’, potrebbe ottenere più voti di un Alfano qualsiasi, solo in virtù del cognome. Le chiacchiere, come si dice a Roma, stanno a zero: se escono dal PDL, o dalla nuova Forza Italia che sia, Alfano e soci hanno zero possibilità di proseguire ‘degnamente’ la propria carriera politica, condannati a seguire lo stesso percorso di Fini o, per altro verso di Monti; non hanno appeal, non possono vantare un’analoga ‘storia umana ed imprenditoriale’ (lasciando per un attimo da parte le questioni giudiziarie), non hanno competenze di alcun tipo: certo alcuni – nemmeno tutti – sono laureati,  ci sono molti avvocati (in un Paese in cui di avvocati ce ne sono ad ogni angolo di strada), c’è qualche professore universitario… ma nel PDL – Forza Italia complessivamente considerato, il livello è generalmente medio basso, e non è un caso, visto che da vent’anni Berlusconi è il padre padrone di quella parte politica e ha sistematicamente impedito che qualcuno ‘crescesse’ in modo tale da soppiantarlo. Berlusconi è l’unico capace di prendere voti perché – può non piacere, ma è così –  una larghissima fetta dell’elettorato del PDL (e non parlo di gente indottrinata dalla tv, parlo di persone con un livello  d’istruzione anche medio – alto) crede in perfetta buona fede che la Magistratura con Berlusconi abbia esagerato e che Berlusconi non sia riuscito a mantenere ciò che promette da vent’anni, perché di volta si è trovato sulla strada dei cosiddetti ‘alleati’ che poi sono stati i primi a mettergli i bastoni tra le ruote… ovviamente si può discutere del merito, ma se per un attimo restiamo al tema dell’appeal elettorale, la situazione  è  questa.

Del resto, basta ricordare il lunghissimo elenco di tutti coloro che di volta in volta si sono messi contro Berlusconi: nessuno si ricorda di alcuni esponenti della prima ora di Forza Italia, come Vittorio Dotti, Giuliano Urbani, l’avvocato Della Valle? In seguito, di Follini, condannato alla marginalità nella massa indistinta del PD? In tempi più recenti, non solo di Fini, ma anche  Casini e persino Monti, che se vogliamo fu lanciato a suo tempo dallo stesso Berlusconi: hanno fatto tutti, senza eccezioni, una ‘brutta fine’… di alcuni si sono perfino perse del tutto o quasi le tracce. Questo dovrebbe dirci qualcosa, di cosa voglia dire, ancora oggi, mettersi contro Berlusconi: chi tocca i fili, muore, e ho la vaga impressione che anche la ‘fronda governativa’ si avvii a fare la stessa fine. Magari domani vedremo che qualcuno  sbatte la porta sul serio, ma dubito che questa possa essere una strategia vincente; si troverà una soluzione gattopardesca: cambiare tutto perché nulla cambi e la settimana prossima  gli esponenti delle due parti faranno la fila da Bruno Vespa, Floris e Santoro per dire che no, ci eravamo sbagliati tutti, avevamo capito male, il rischio – scissione non c’è mai stato.

Il PDL – Forza Italia resterà così, debole e malaticcio, ma meglio così che spaccato in due pezzi e troverà presto un contraltare nel PD, che probabilmente dopo le imminenti primarie sarà più spaccato di prima… e con due sostegni del genere, e l’aggiunta dell’ininfluente gruppo ‘centrista’, l’unico a gongolare sarà Letta, che con tre partiti così malmessi, nessuno dei quali con  la forza necessaria per staccare la spina, si potrà permettere il lusso di continuare a governare in tutta tranquillità…  se per gli italiani questo sarà un bene o un male, resta tutto da vedere.

QUALCHE CONSIDERAZIONE SULLE TASSE IN ITALIA

Come tanti altri temi, anche quello delle tasse in Italia è spesso mal posto, volutamente, tra l’altro… come ho scritto altre volte, l’onestà intellettuale non appartiene alla classe politica italiana ed è forse merce rara tra gli stessi italiani, ma in fondo probabilmente lo stesso discorso è valido anche altrove… Si dice spesso che ‘in Italia si pagano troppe tasse’… Non si spiega mai ‘troppe’ rispetto a cosa: in genere si intende ‘troppe rispetto al reddito’, ed è vero: in Italia una bella percentuale del reddito delle persone viene assorbito dalle tasse, il reddito disponibile diminuisce, i consumi si contraggono, la raccolta fiscale si riduce e di conseguenza si devono innalzare ulteriormente le tasse: è un circolo vizioso nel quale sono caduti sia il Governo Monti, sia, temo, anche il Governo Letta.

Tuttavia il problema è un altro: le tasse devono essere paragonate non tanto al reddito disponibile, quanto ai servizi che si ricevono in cambio, e questo lo dicono in pochi… Quando Padoa Schioppa disse: ‘pagare le tasse è bellissimo’, usò un’espressione infelice per esprimere un concetto giustissimo: pagare le tasse significa contribuire  a rendere disponibili quei ‘servizi’ cui i singoli cittadini, specie i meno abbienti, difficilmente, potrebbero accedere. Il problema nasce quando il ‘cittadino comune’, comincia a notare che le tasse pagate non producono servizi efficienti, o peggio vengono usate per ‘fare altro’; e in Italia, purtroppo, il nodo è proprio questo. Abbiamo una tassazione da Paese scandinavo con servizi da Terzo Mondo… escludiamo il sistema sanitario, che tutto sommato funziona; ma il resto? Diamo ogni anno badilate di soldi ai Comuni, e in cambio (almeno a Roma), otteniamo marciapiedi sporchi, strade piene di buche, asili nido inaccessibili, mezzi pubblici che passano ‘quando gli va’, e che in genere sono strapieni; non parliamo poi del trasporto pubblico per i pendolari… Aggiungerei un dato poco considerato: i cittadini romani sono costretti a ‘farla’ prima di uscire di casa, perché questa città è perlopiù priva di ‘bagni pubblici’: nella città dove sono stati inventati i ‘vespasiani’, se a uno gli ‘scappa’, deve tenersela, o magari pagare una consumazione al bar per poter usufruire del bagno… Temi ‘locali’, ma che si ripetono spesso su tutto il territorio e diventano nazionali;  e passiamo al nazionale: il sistema sanitario nazionale funziona, ma lascia scoperte grandi fasce di persone ‘svantaggiate’… pensiamo solo a chi è colpito dalle cosiddette malattie ‘rare’ o fortemente invalidanti come la SLA… Spesso chi ha un malato, o semplicemente un anziano fortemente invalidato a casa, deve arrangiarsi… Parliamo delle pensioni: a fronte di persone che devono cavarsela con 300 euro al mese, c’è chi di euro al mese ne becca 30.000 e passa, magari solo per aver occupato una scrivania; parliamo degli ammortizzatori sociali: se perdi il lavoro, meglio che accendi un cero… se il lavoro lo cerchi la prima volta, mettiti l’anima in pace perché lo Stato non ti aiuterà mai… Guardiamo il prelievo fiscale in Italia, guardiamo i Paesi dove il prelievo è analogo,confrontiamo la qualità dei servizi.. e poi traiamo le conclusioni.

C’è da stupirsi se poi gli italiani odiano il fisco e se vanno appresso al primo che gli promette di ridurre le tasse, non importa quali siano le conseguenze? Non credo… io stesso (che poi a ben vedere non sto messo ‘così male’), mi sto convincendo che al prossimo giro voterò per chiunque mi prometterà una riduzione fiscale… anche perché, diciamocela tutta, è vero che l’importante è mettere insieme pranzo e cena e avere un tetto, ma un’economia avanzata vive e dà lavoro anche coi consumi culturali (musei, cinema, librerie) o ricreativi (ristoranti, vacanze): un’economia ridotta alla sussistenza dall’austerity non va da nessuna parte.

Si dice che in Italia il problema è l’evasione: mah… oddio, è vero che in Italia si evadono le tasse, anche se a ben vedere la situazione sta peggiorando, perché all’evasione dei ‘furbi’ si aggiunge quella ‘per necessità’; è vero che forse in Italia c’è poco ‘senso dello Stato’, retaggio di un Paese che ha nel Comune la sua unità amministrativa storica, ma allora la soluzione è decentrare il più possibile la tassazione: del resto, più la tassazione viene gestita a livello territoriale, più è possibile individuare l’evasione… Negli ultimi anni invece il Governo centrale ha cominciato a tenere per se quote crescenti delle tasse destinate agli enti locali (leggi: IMU), i quali naturalmente invece di ridurre le spese, hanno pensato bene di aumentare le tasse locali, via più semplice e comoda… E’ vero che in Italia si evade tanto, ma riuscire a ricondurre quell’evasione nella legalità è difficile e complicato: spesso si pensa all’evasore medio come uno che semplicemente non compila l’UNICO o ignora le scadenze… In realtà, le cose stanno diversamente: l’evasore tipico è una persona che gode degli strumenti legali e finanziari per poter frodare il fisco, che magari intesta case, barche e quant’altro a società con sede nei paradisi fiscali… valli a cercà, buona fortuna; certo che se poi gli evasori li trovi, ma gli fai lo sconto, come ha fatto il Governo Letta nel caso dei gestori fraudolenti delle slot machine, riducendo la multa da 2,5 miliardi a 600 milioni di euro, viene da chiedersi se poi quella di combattere l’evasione si una volontà reale o solo uno slogan…

L’unica strada percorribile è quella di rivedere la spesa pubblica: si dice che 800 miliardi sono troppi, ma il problema è che non sono troppi, semplicemente, sono mal spesi: basterebbe mantenere la stessa spesa pubblica spostando le risorse, a cominciare dalle pensioni minime, dai fondi per la non autosufficienza e da un ‘reddito di cittadinanza’ attentamente modulato… C’è la volontà politica di farlo? No. La spesa pubblica italiana è alta perché la gestione delle risorse pubbliche è uno straordinario strumento di potere politico. Attraverso la spesa pubblica si possono ‘premiare’ gli amici e ‘punire’ i nemici, dare soldi a chi ti ha sostenuto in campagna elettorale e toglierli a chi ti si è schierato contro. Non parliamo poi delle ‘società partecipate’ degli enti locali, ‘mostri giuridici’ , doppioni delle amministrazioni locali, creati solo per dare poltrone a parenti e amici.Non parliamo delle società che gestiscono i servizi locali, anch’esse usate per dare lavoro a parenti e amici. Non parliamo della spesa dei partiti a livello locale (la cronaca ci dice che le ruberie sono lungi dall’essere finite, come dimostrano i recenti casi di Emilia Romagna e Liguria). Non parliamo dei soldi usati per garantire la sopravvivenza a giornali che non legge nessuno… Sono tutti esempi di spesa pubblica improduttiva e  ‘politica’. Poi magari riduciamo i posti negli asili, perché ‘non ci sono i soldi’.

C’è da meravigliarsi, dunque, se in Italia la gente ha poco senso dello Stato e odia il fisco, sentendolo come ‘vessatorio’? La colpa non è dello stereotipo dell’italiano ‘furbetto’… gli italiani ‘onesti’, ‘furbetti’ lo diventano per autodifesa, fermo restando che la stragrande maggioranza dei cittadini, lavoratori dipendenti e pensionati, le tasse non le potrebbero evadere manco volendo… e allora giù, a fare i conti ogni anno col bilancino, mentre lo Stato dà soldi a giornali che non arrivano mai in edicola, condona le multe sulle slot machine illegali e si permette il lusso di spendere soldi per caccia militari che resteranno ad arrugginire negli hangar…

TACI!!! L’AMICO TI ASCOLTA…

Ora: a me tutta ‘sta storia delle intercettazioni dell’elite mondiale mi sembra surreale e paradossale, se non un’autentica, enorme, buffonata… Scusate, ma… qual è il mestiere delle spie? Spiare. Cosa usano le spie per spiare? I metodi più avanzati che la tecnologia mette  a disposizione. Dunque? Dove sarebbe la novità? Non vorremmo mica inalberarci perché ‘il cellulare della signora Merkel era intercettato’? Che poi, dire ‘il cellulare della signora Merkel era intercettato’ non vuole dire nulla: a parte che bisogna capire il ‘come’ (le conversazioni, gli sms o semplicemente i numeri chiamanti e chiamati?); ma poi è appena il caso di capire ‘quale’ cellulare: insomma, già le persone ‘normali’ a volte hanno due, magari tre ‘telefonini’, figuriamoci la Cancelliera; e comunque: è cosa abbastanza nota che i personaggi di un certo livello cambino numero di cellulare con una certa frequenza… insomma, non è che la Merkel è una come gli altri, che tiene lo stesso apparecchio e lo stesso numero per anni…  Qualcuno dice: eeeeh, ma gli alleati non si intercettano. E dove sta scritto, scusate? E poi, ‘alleati’… il termine si presta a interpretazioni: Paesi ‘alleati’ in certe situazioni, non lo sono più in altre… pensate solo agli Stati Uniti e la Francia in occasione della guerra in Iraq: alleati per un verso, su fronti diametralmente opposti per l’altro.

Semmai, il problema nasce quando l’NSA, a quanto ci viene detto, intercetta le comunicazioni di milioni di persone comuni, senza manco chiedere il permesso… ma anche qui, a pensarci, viene da chiedere se ci di deve meravigliare… Pensate solo a quello che succede su Internet – se ne parlava qualche giorno fa con un’altra blogger – vi siete mai chiesti perché nella casella mail o sul profilo di FaceBook (per chi ce l’ha) appaiono promozioni che, guarda caso, sembrano fare riferimento alle nostre navigazioni? Perché quando navighiamo, siamo tutti intercettati: ci sono i cosiddetti ‘cookies’, che permettono a certi siti di monitorare le nostre abitudini di navigazione quando siamo connessi; FaceBook monitora costantemente le nostre attività, e ci propone banner pubblicitari ad hoc.

Allarghiamo ulteriormente il discorso: siamo lontani da un computer? Nessun problema, se abbiamo un cellulare appresso, i nostri spostamenti sono rilevati tramite GPS; le telecamere ‘di sicurezza’ che sono disseminate ovunque ci seguono ugualmente passo – passo (ogni tanto guardatevi NCIS, per capire…).  Siamo tutti intercettati, sempre: l’evoluzione tecnologica – purtroppo aggiungo – ha portato con sé la quasi totale sparizione del concetto di ‘diritto alla privatezza’; ora, mi dico che se c’è qualcuno che è ‘giusto’ intercettare, dal punto di vista dei servizi segreti, sono proprio i leader politici, non certo il cittadino comune…

Non capisco poi come proprio in Italia si dedichi tanto spazio alla questione: ci siamo già dimenticati che in Italia le conversazioni private, fino ad entrare in camera da letto,  di un Presidente del Consiglio non solo sono state intercettate, ma sono inopinatamente finite sulle prime pagine dei giornali, o nei programmi di prima serata? Alla domanda: “ma a noi di quello che si dicevano Berlusconi e Stefania D’Addario, che ca**o ce ne doveva fregare? ” Santoro, Scalfari & co. non hanno ancora risposto (ieri Scalfaro stava da Fazio… chissà se a Fazio gli è mai passato per la testa di fargli quella domanda).

Qualcuno – un Presidente americano, credo – una volta disse più o meno che un popolo che in virtù della propria ‘sicurezza’ è disposto a rinunciare alla propria libertà è un popolo che si merita di finire in schiavitù… negli ultimi dieci – quindici anni ci è stato detto in tutte le salse che alla libertà di tenerci per noi le nostre conversazioni possiamo – e dobbiamo – volentieri rinunciare, se è il prezzo da pagare per una maggiore sicurezza. Dopo l’11 settembre, col cosiddetto Patriot Act, l’amministrazione Bush ha deciso che per motivi di sicurezza era lecito ficcanasare nelle mail di chiunque; l’amministrazione Obama, pur apportando qualche modifica, ha mantenuto volentieri il sistema di rilevamento. Adesso improvvisamente, tutto questo non va più bene e questo attenzione, non perché intercettare il privato non vada bene, ma perché la NSA doveva ‘chiedere il permesso’: ovvero, intercettare le conversazioni di milioni di persone è giusto, ma solo se Hollande, Merkel o Letta danno il permesso: attenzione, non il cittadino comune francese, tedesco o italiano, ma i loro leader politici… scusate, ma dove sta scritto che un Presidente del Consiglio possa disporre liberamente in questo modo delle comunicazione private altrui, per poi inca**arsi, se ad essere intercettato è proprio lui? No, dico, ma ci rendiamo conto della demenzialità del principio? Siccome io sto all’Eliseo o a Palazzo Chigi, per me non vale lo stesso diritto alla privatezza dei comuni cittadini????

E poi ribadisco, il mestiere delle spie è spiare, da sempre, e probabilmente le conversazioni della signora Merkel hanno forse qualche rilevanza in più, che non le mail di un anonimo cittadino bavarese… e poi scusate, ma ve l’immaginate la NSA che chiede il permesso: scusa, ti dispiace se ti spio? Boh, a me sembra un circo; forse c’è solo il timore che le opinioni pubbliche mondiali comprendano improvvisamente la dimensione del fenomeno e ci si mette al riparo… in tutti i casi, alla base c’è la guerra per il possesso dei ‘dati sensibili’ delle persone, che già oggi genera un giro d’affari multimiliardario ed è uno dei business del presente e del futuro.