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FUORI

Scopo del gioco del calcio  è mettere la palla nella rete avversaria, evitando allo stesso tempo che l’avversario infili la palla nella tua rete.

La Nazionale italiana non si è mostrata in grado di riuscire a fare né la prima cosa – due reti segnate in tre partite – né la seconda, subendo tre reti in tre partite. Eliminazione matematicamente ineccepibile.

Ovviamente nemmeno io pensavo andasse così male, ma se non tiri in porta, non segni. Facendo i quattro punti che io avevo pronosticato, l’Italia si sarebbe qualificata: non si è riusciti a raggiungere nemmeno questo, a dire il vero abbastanza mediocre, obbiettivo.

L’Italia esce dal Mondiale al primo turno per la seconda volta consecutiva: per trovare analogo risultato bisogna risalire al 1962 – ’66: il calcio italiano sembra dunque tornato indietro di mezzo secolo.

Le avvisaglie c’erano tutte: facile fare la figura degli uccelli del malaugurio, ma io ero trai tanti a sostenere che affidare le sorti della Nazionale a Balotelli sarebbe stato un errore. Appunto; piccolo inciso: la Nazionale, nell’amichevole pre-mondiale con la Fluminense, schierando in avanti il tridente Cerci – Immobile – Insigne ha segnato cinque gol, come non accadeva da tempo; ciò avrebbe dovuto suggerire qualcosa a ‘qualcuno’… così non è stato…

Il ‘qualcuno’, naturalmente è Cesare Prandelli, che se ne torna a casa col suo calcio farraginoso, improduttivo, improntato ad unico e solo terminale offensivo, la quasi totale inaffidabilità del quale non la si scopre certo oggi. Tanti saluti a Prandelli ed al suo ‘codice etico’, e forse è una giusta legge del contrappasso, che nella partita che sancisce il suo fallimento, Prandelli abbia dovuto assistere ad uno dei suoi ‘protetti’ (quelli per il quale il ‘codice etico’ non vale) preso letteralmente a morsi da un avversario.

Assieme a Prandelli – gaudio e giubilo!!! – se ne va pure il Presidente della Federazione Abete, che per conto mio avrebbe dovuto liberare il posto già quattro anni fa, dopo il fallimento della scelta demenziale di richiamare Lippi…

Adesso speriamo in una nuova dirigenza e in un tecnico che sfrutti adeguatamente il materiale a disposizione: ce n’era – e tanto – anche trai convocati, solo che non si è stati in grado di usarlo efficientemente; il Mondiale se non altro ci ha fatto ‘scoprire’ Darmian e ci ha confermato il livello di Verratti; assieme a loro, i nomi sono tanti: Insigne, Immobile, Cerci, ma anche i non convocati Rossi, Florenzi, Destro, assieme a qualche ‘senatore’ ancora in grado di dare un contributo: Buffon finché gli andrà, De Rossi, Montolivo quando si riprenderà.  Il problema di fondo resta la scarsità di difensori, ma appunto per questo, allora è il caso di mettere su una Nazionale che sia in grado innanzitutto di segnare.

Speriamo che questo Mondiale insegni qualcosa: squadre come l’Olanda, la Francia, il Costarica, il Messico, la Germania e via discorrendo stanno lì ad insegnare, o meglio a ricordare una cosa: che nel calcio è importante, soprattutto, segnare. L’Italia non solo non ha segnato, ha pure tirato poco in porta, e questo è stato il  risultato.

Un’ultima considerazione: proprio nel giorno in cui l’Italia ha giocato il match decisivo del proprio Mondiale, in un’ospedale di Roma c’è un uomo in fin di vita per il solo fatto di essere andato a vedere una partita di calcio: la coincidenza dà da pensare, e porta a chiedersi se davvero un Paese dove il calcio porti anche  a questo meritasse di andare avanti…

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